La notizia l’abbiamo pubblicata in settimana, ma pensiamo che valga la pena approfondirla insieme. Parliamo di Alamy, una delle agenzie stock on line più importanti al mondo, nata nel 1999 e che oggi propone milioni di immagini, provenienti da oltre 15 mila fotografi e da 480 agenzie, che ha recentemente pubblicato sul suo blog informativo una serie di informazioni su quelle che sono le fotocamere “accettate“, ma specialmente quelle che invece renderebbero “Inaccettabili” le fotografie inviate al database. In pratica, il senso è che se il sistema rileverà che una determinata fotografia sarà stata scattata con un apparecchio che rientra nella “lista nera” (o che non fa parte della “lista bianca”) verrà automaticamente scartata.
All’interno di questa “lista nera” ci sono quasi tutte le compatte (Canon G9 e G10 sono tra le poche escluse dalla bocciatura), ma ci sono anche delle reflex “famose”, che pur non nuovissime (alcune decisamente datate, ok!), sono ancora tra le mani di molti professionisti. Siamo andati a spulciare le informazioni e i consigli che sono pubblicati sul sito di Alamy, dove si consiglia di non usare apparecchi da meno di 6 milioni di pixel, e poi le solite buone parole, con qualche interessante sfumatura: ok, per avere un ottimo controllo di post produzione, scattate in RAW, ma le moderne DSLR producono comunque eccellenti Jpeg che sono visivamente indistinguibili rispetto al RAW e al TIFF, se invece usate fotocamere di minore qualità conviene scattare in RAW per preservare la qualità ad un livello “accettabile”.
Tutto questo ci preoccupa un pochino: da un lato viene dichiarato ufficialmente qualcosa che abbiamo già sospettato con amici e collaboratori riguardo il metodo di valutazione delle agenzie microstock: pur non detto, sembra che un filtro qualitativo sia settato, anche in questo caso, sulla “credibilità” della fotocamera usata: insomma, se usi una reflex professionale hai più possibilità di vedere le tue fotografie accettate, rispetto a quelle che potresti avere, con la stessa qualità fotografica, con un apparecchio amatoriale. E a poco sembra funzionare la soluzione dell’eliminazione dei dati EXIF (ci sono diversi software che lo fanno), perché in assenza delle informazioni, le nostre immagini finirebbero in un limbo privo di sbocco.
Non c’è molto da scandalizzarsi: all’epoca d’oro, se non si scattava con il Kodachrome non si poteva sperare di pubblicare sul National Geographic, e da sempre se non si ha una macchina che definisca inequivocabilmente la nostra professionalità si finisce con l’essere considerati dei dilettanti. L’abito (tecnologico) fa quindi il monaco? Sembra di si, secondo Alamy, che nella sua ottica molto rigida non considera alcuni fattori, che sono per esempio la concettualità della foto, l’espressività di una soluzione tecnica “povera” dal punto di vista formale, ma ricca da quello visuale. Non vogliamo arrivare a dire (ma lo diciamo) che una foto scattata con un cellulare potrebbe essere schifosa e meravigliosa allo stesso tempo, ma senza arrivare all’estremo, siamo convinti che ci siano oggi compatte in grado di produrre immagini che potrebbero trovare spazio e merito in tutte le riviste del mondo. Ovvio che le fotocamere professionali reflex (o addirittura di più) sono in grado di produrre un livello eccezionale, superiore in tutto rispetto ad una “macchinetta”, ma questa dichiarazione nero su bianco potrebbe assumere toni pericolosi. SI potrebbe arrivare al punto in cui i clienti (perché ormai le agenzie online sono tra i principali “clienti” o quantomeno “rivenditori” di fotografie e quindi possono influenzare il mercato e il nostro futuro) impongono uno specifico modello di fotocamera, oppure un numero minimo di pixel (non interpolati), o altre sofisticazioni (ottiche, sensibilità, profondità di campo…). La fotografia e la sua qualità, filtrata da questi schemi, rischia di essere trasformata in numeri e in schemi preconfezionati che porterebbero un danno irreversibile. E’ risaputo, per esempio, che fotografi bravissimi come per esempio Alex Majoli, usano delle compatte per realizzare servizi strepitosi per la Magnum, perché il vantaggio dell’uso di questi apparecchi, piccoli e compatti, è superiore alla qualità “assoluta” che si potrebbe avere con apparecchi più ingombranti. C’è il rischio che foto come quelle di Majoli non vengano nemmeno prese in considerazione da un sistema automatico, per la “colpa” di non essere scattate con l’apparecchio che il sistema definisce (nella sua stupidità, o nella sua schematizzazione) “inadeguate”?
La preoccupazione è maggiore di quello che possiamo spiegare usando il pretesto della lista nera di Alamy, che forse alla fine, calata nella nostra realtà professionale, potrebbe non essere così grave (alla fine, quasi tutti scattiamo con macchine riconosciute come “buone” persino dai più rigidi ed intolleranti), ma è solo il dettaglio più evidente di qualcosa che sta alla base delle nostre fotografie, e che rischia di stravolgere completamente e definitivamente il mercato: i dati contenuti nelle immagini: da quelli EXIF di cui abbiamo parlato (che indicano quale fotocamera abbiamo usato, per esempio) ma anche e specialmente le keywords, i sistemi di indicizzazione, il ranking e la popolarità che viene governata da Google. Si discute sempre del “valore” delle foto, del mercato potenzialmente devastante del microstock e della sua vendita “a pochi euro”, ma il pericolo non è questo (abbiamo detto mille volte che vendere tanto a poco spesso rende di più che poco a tanto), ma quello della capacità di essere ricercabile, di essere “adeguato” in funzione di parametri definiti da altri (cosa succederebbe se Google decidesse di rendere più visibili le immagini realizzate con una determinata categoria di fotocamere, proprio con lo stesso approccio di Alamy?).
C’è chi sta discutendo di questo, on line, proprio quando noi stiamo cercando risposte agli interrogativi di questo Sunday Jumper: crediamo non sia un caso, alla fine le sensazioni sono figlie di una serie di indizi che chi è attento e sensibile insegue e si trova di fronte. Una proposta, coraggiosa, sarebbe quella di creare una coalizione tra le agenzie stock per creare delle logiche di ricercabilità basate sulla pertinenza e non sulla popolarità o su valutazioni che sono frutto di analisi di dati studiati non da esperti dell’immagine. Vogliamo dire che non può essere un algoritmo che decide il successo o l’oblio per una fotografia, ma dei parametri che non si possono scrivere in un dato. Ma come fare? Forse creando un motore di ricerca collettivo, che offre risultati con un concetto diverso, innovativo, non matematico. Si può partire dalla ricerca dei dati IPTC, completati con cura e precisione per ogni immagine, che offrono una schedatura dell’immagine che garantisce maggiore approfondimento e che pur essendo uno “standard” Google ignora nella sua ricerca. Ma per riuscire a combattere i limiti di Google (che tanti valori positivi ha, in generale), serve un approccio collettivo, quasi impossibile da realizzare, anche solo da ipotizzare.
Da qualche tempo penso seriamente (anche se pensare non serve a nulla) che non è possibile legare tutto ad un solo approccio di ricerca, ma che servirebbero porte di ingresso alle informazioni differenti (in questo caso visuali). E forse, addirittura, aree di informazioni che sono accessibili solo attraverso queste porte, e non altre. Ma in questo, per ora, c’è riuscito solo Facebook, che ha chiuso le porte alle sue informazioni, che sono raggiungibili solo attraverso la sua, di porta.
Marcello Bacchini says:
ciao redazione di jumper
ho letto con grande curiosità questo post. io penso che l’estremizzazione dei concetti usati anche da Alamy sia un tantino eccessivo. Il punto è che una foto è bella punto. anche scattata con un telefonino, piouttosto che con un Lomo. Il fatto è che si tende a rendere sempre piu perfette immagini che a volte sono strepitose perchè imperfette. L’esempio di Alex Majoli è perfettamente calzante. Usare una compatta e realizzare progetti per Magnum valorizza ancora di piu quello che ho detto prima. Non è il mezzo che conta in certi lavori fotografici o perlomeno non sempre. Nel reportage, nella street photopgrahy oggi usare un reflex è molto complicato, oltre che pesante, ingombrante è anche troppo invadente. non tutti possono permettersi una leica m8 o m9, quindi le compatte di un certo livello sono piu che adatte a realizzare progetti fotografici. Non facciamo travolgere dall’eccessiva scia tecnologica perdendo di vista invece il senso che ha la fotografia.
Marcello Bacchini says:
ciao redazione di jumper
ho letto con grande curiosità questo post. io penso che l’estremizzazione dei concetti usati anche da Alamy sia un tantino eccessivo. Il punto è che una foto è bella punto. anche scattata con un telefonino, piouttosto che con un Lomo. Il fatto è che si tende a rendere sempre piu perfette immagini che a volte sono strepitose perchè imperfette. L’esempio di Alex Majoli è perfettamente calzante. Usare una compatta e realizzare progetti per Magnum valorizza ancora di piu quello che ho detto prima. Non è il mezzo che conta in certi lavori fotografici o perlomeno non sempre. Nel reportage, nella street photopgrahy oggi usare un reflex è molto complicato, oltre che pesante, ingombrante è anche troppo invadente. non tutti possono permettersi una leica m8 o m9, quindi le compatte di un certo livello sono piu che adatte a realizzare progetti fotografici. Non facciamo travolgere dall’eccessiva scia tecnologica perdendo di vista invece il senso che ha la fotografia.
daniele robotti says:
All’opposto c’è invece Getty che ti accetta i jpeg che pubblichi su Flickr.
Nella lista delle “cose buone” di Alamy c’è anche un suggeremto sulla qualità delle ottiche… sono fenomenali!
daniele robotti says:
All’opposto c’è invece Getty che ti accetta i jpeg che pubblichi su Flickr.
Nella lista delle “cose buone” di Alamy c’è anche un suggeremto sulla qualità delle ottiche… sono fenomenali!
walter Zerla says:
buongiorno Luca,
il tuo splendido articolo non fa una grinza……………….e continuerò con interesse a leggere i prossimi.
Mi permetto di sottolineare che Alamy accetta TUTTE LE IMMAGINI INVIATE basta che siano tecnicamente giuste, al contrario altre agenzie per le quali lavoro usano il criterio di qualità e vendibilità. Accettando TUTTO da TUTTI amatori inclusi l’unica possibilità che ha di creare un filtro è quello tecnico (come tu sottolineavi).
Ricordo anche che le agenzie di Stock, non cercano di implementare il proprio catalogo con immagini di alto spessore artistico (che potrebbero essere fatte con un telefonino) ma cercano immagini vendibili, curiose, nuove, e anche banali.
La fotografia o meglio il fotografo oggi ritengo non debba distrarsi (causa il mercato fermo) dal continuare ad essere un artista, anche al servizio del mercato certamente, (stock, mickrostock, commerciale, editoriale) deve continuare a produrre buone immagini, e vedersele rifiutate a volte da alcuni mercati come lo Stock perchè deboli tecnicamente, ma accettate da Magnum perchè hanno un alto valore umanitario.
Caro Luca continua la tua missione, noi ti seguiamo e ti leggiamo con piacere.
Walter Zerla
walter Zerla says:
buongiorno Luca,
il tuo splendido articolo non fa una grinza……………….e continuerò con interesse a leggere i prossimi.
Mi permetto di sottolineare che Alamy accetta TUTTE LE IMMAGINI INVIATE basta che siano tecnicamente giuste, al contrario altre agenzie per le quali lavoro usano il criterio di qualità e vendibilità. Accettando TUTTO da TUTTI amatori inclusi l’unica possibilità che ha di creare un filtro è quello tecnico (come tu sottolineavi).
Ricordo anche che le agenzie di Stock, non cercano di implementare il proprio catalogo con immagini di alto spessore artistico (che potrebbero essere fatte con un telefonino) ma cercano immagini vendibili, curiose, nuove, e anche banali.
La fotografia o meglio il fotografo oggi ritengo non debba distrarsi (causa il mercato fermo) dal continuare ad essere un artista, anche al servizio del mercato certamente, (stock, mickrostock, commerciale, editoriale) deve continuare a produrre buone immagini, e vedersele rifiutate a volte da alcuni mercati come lo Stock perchè deboli tecnicamente, ma accettate da Magnum perchè hanno un alto valore umanitario.
Caro Luca continua la tua missione, noi ti seguiamo e ti leggiamo con piacere.
Walter Zerla
Giovanni Salici says:
Salve,
vorrei andare un po’ controcorrente su quanto espresso nell’articolo ed nei commenti.
In linea generale sono convinto anch’io che una immagine sia buona perché: bella, valida, comunica emozione, dipinge la realtà, stravolge la realtà, racconta ecc…
Però sono io a storcere il naso quando nel nostro ambiente si comincia a estremizzare “riconoscendo” addirittura la possibile qualità in una foto da cellulare.
Benché possa, in certi estremi casi essere meglio una foto da cellulare che una non foto, a mio avviso, meglio ricondurci nei discorsi e nella cultura, a livelli di qualità vera e non presunta.
Dopo questa premessa che forse non sarà condivisa, vorrei dare anche lo spunto per una riflessione opposta a quanto scritto.
Non so se effettivamente quanto attuato da questa agenzia on-line sia “discriminante” o no, però forse è un sistema tentato anche per selezionare gente “in regola”. Spero.
Seppure è vero che vi siano dilettanti, secondo lavoristi, post aziendali… :) in grado di permettersi fotocamere più costose e professionali di chi di questo lavoro ne fa professione vera, vedo in questi “paletti” una possibile scrematura della massa.
Non dico che sia giusto o sbagliato il sistema. Dico solo che potremmo vedere in ciò un bicchiere mezzo pieno invece che 3/4 vuoto. Cominciare a riflettere se vi siano strade migliori.
D’altra parte non mi pare vi siano altre strategie ad oggi, che stiano funzionando nella direzione di rendere il mercato di nuovo più professionale che amatoriale.
Aggiungo come ulteriore mio pensiero, che non sono mai stato in sintonia e non lo sono tuttora con la “filosofia” che vendere tanto a poco sia una strada percorribile.
Non so quanti fotografi professionisti riescano a fare “affari” d’oro come quella americana famosa.
Mi rendo conto ogni giorno di quanto tempo e tempo e tempo ci vada nel realizzare anche solo foto discrete, oltre che buone. Vendere a pochi euro non mi pare la strada giusta. Perché non credo che che a tutti possa andare per il verso giusto. La maggior parte venderebbe comunque poco e quel poco, male.
Buona giornata
Giovanni Salici says:
Salve,
vorrei andare un po’ controcorrente su quanto espresso nell’articolo ed nei commenti.
In linea generale sono convinto anch’io che una immagine sia buona perché: bella, valida, comunica emozione, dipinge la realtà, stravolge la realtà, racconta ecc…
Però sono io a storcere il naso quando nel nostro ambiente si comincia a estremizzare “riconoscendo” addirittura la possibile qualità in una foto da cellulare.
Benché possa, in certi estremi casi essere meglio una foto da cellulare che una non foto, a mio avviso, meglio ricondurci nei discorsi e nella cultura, a livelli di qualità vera e non presunta.
Dopo questa premessa che forse non sarà condivisa, vorrei dare anche lo spunto per una riflessione opposta a quanto scritto.
Non so se effettivamente quanto attuato da questa agenzia on-line sia “discriminante” o no, però forse è un sistema tentato anche per selezionare gente “in regola”. Spero.
Seppure è vero che vi siano dilettanti, secondo lavoristi, post aziendali… :) in grado di permettersi fotocamere più costose e professionali di chi di questo lavoro ne fa professione vera, vedo in questi “paletti” una possibile scrematura della massa.
Non dico che sia giusto o sbagliato il sistema. Dico solo che potremmo vedere in ciò un bicchiere mezzo pieno invece che 3/4 vuoto. Cominciare a riflettere se vi siano strade migliori.
D’altra parte non mi pare vi siano altre strategie ad oggi, che stiano funzionando nella direzione di rendere il mercato di nuovo più professionale che amatoriale.
Aggiungo come ulteriore mio pensiero, che non sono mai stato in sintonia e non lo sono tuttora con la “filosofia” che vendere tanto a poco sia una strada percorribile.
Non so quanti fotografi professionisti riescano a fare “affari” d’oro come quella americana famosa.
Mi rendo conto ogni giorno di quanto tempo e tempo e tempo ci vada nel realizzare anche solo foto discrete, oltre che buone. Vendere a pochi euro non mi pare la strada giusta. Perché non credo che che a tutti possa andare per il verso giusto. La maggior parte venderebbe comunque poco e quel poco, male.
Buona giornata
Luca Pianigiani says:
Per Giovanni: ho visto più fotocamere prestigiose e “professionali” in mano a dilettanti ed abusivi di quelle che ho visto in mano ai professionisti, in 20 anni di lavoro. Credo, quantomeno, che non sia una discriminante. Per quello che riguarda il mercato, insisto col dire che i mercati sono tanti, e ognuno può essere presente in uno o in più modalità di business, non esistono quelle giuste, o quelle sbagliate, ma solo quelle che calzano meglio o peggio sulle esigenze personali, ed anche sulla competenza e qualitò professionale di ciascuno.
Per finire, noto, dai primi commenti, che come pensavo, l’argomento si è focalizzato sulla provocazione (leggi: fotocamere bocciate) e non sulla sostanza dell’articolo (un futuro dove le nostre foto rischiano di non essere mai più trovate). E questo fa capire quanto prestiamo attenzione al dettaglio artigianale tecnico, e quanto invece non consideriamo la problematica vera dell’evoluzione del mercato. Proporrei di riconsiderare la parte finale del SJ… ;-)
Luca Pianigiani says:
Per Giovanni: ho visto più fotocamere prestigiose e “professionali” in mano a dilettanti ed abusivi di quelle che ho visto in mano ai professionisti, in 20 anni di lavoro. Credo, quantomeno, che non sia una discriminante. Per quello che riguarda il mercato, insisto col dire che i mercati sono tanti, e ognuno può essere presente in uno o in più modalità di business, non esistono quelle giuste, o quelle sbagliate, ma solo quelle che calzano meglio o peggio sulle esigenze personali, ed anche sulla competenza e qualitò professionale di ciascuno.
Per finire, noto, dai primi commenti, che come pensavo, l’argomento si è focalizzato sulla provocazione (leggi: fotocamere bocciate) e non sulla sostanza dell’articolo (un futuro dove le nostre foto rischiano di non essere mai più trovate). E questo fa capire quanto prestiamo attenzione al dettaglio artigianale tecnico, e quanto invece non consideriamo la problematica vera dell’evoluzione del mercato. Proporrei di riconsiderare la parte finale del SJ… ;-)
Giovanni Salici says:
Per Giovanni: ho visto più fotocamere prestigiose e “professionali” in mano a dilettanti ed abusivi di quelle che ho visto in mano ai professionisti, in 20 anni di lavoro
Lo so … lo scritto anch’io (“Seppure è vero che vi siano dilettanti, secondo lavoristi, post aziendali… in grado di permettersi fotocamere più costose e professionali di chi di questo lavoro ne fa professione vera”)
Non sto focalizzando sulla tecnologia Luca, riflettevo invece sul fatto che attraverso una “selezione” cmq tecnoligica (magari noo perfetta o non corretta) si provasse fare un passo concreto in quella che un tempo era la lotta all’abusivismo. Tutto qui.
Invece non riesco a comprendere il xè le ns immagini non dovrebbero essere più trovate.
Mi pare che nell’articolo si parli di compilare bene i campi IPTC ….corretto?!
Quale dovrebbe essere la dinamica successiva che porta i motori a non rendere visibili le immagini?
Perdonami… probabilmente nn ho afferrato qualche cosa.
ciao
Giovanni Salici says:
Per Giovanni: ho visto più fotocamere prestigiose e “professionali” in mano a dilettanti ed abusivi di quelle che ho visto in mano ai professionisti, in 20 anni di lavoro
Lo so … lo scritto anch’io (“Seppure è vero che vi siano dilettanti, secondo lavoristi, post aziendali… in grado di permettersi fotocamere più costose e professionali di chi di questo lavoro ne fa professione vera”)
Non sto focalizzando sulla tecnologia Luca, riflettevo invece sul fatto che attraverso una “selezione” cmq tecnoligica (magari noo perfetta o non corretta) si provasse fare un passo concreto in quella che un tempo era la lotta all’abusivismo. Tutto qui.
Invece non riesco a comprendere il xè le ns immagini non dovrebbero essere più trovate.
Mi pare che nell’articolo si parli di compilare bene i campi IPTC ….corretto?!
Quale dovrebbe essere la dinamica successiva che porta i motori a non rendere visibili le immagini?
Perdonami… probabilmente nn ho afferrato qualche cosa.
ciao
Simmessa says:
Non c’è che dire, un articolo bello da leggere e che fa riflettere, pertanto ecco le mie, di riflessioni…
Fanno paura queste tecniche messe a punto da chi si occupa di stock photo, per il concetto, per la limitazione formale spietata che non sa niente del “bello” di una foto, mi viene in mente il film Gattaca: solo se sei perfetto (almeno tecnicamente, o meglio geneticamente) ti permetteremo di vivere…o addirittura di colonizzare le altre galassie.
Però, in fondo, già adesso i criteri di selezione sui siti di fotografia stock sono piuttosto malsani se presi in termini assoluti…dopotutto cosa sono, se non regolette che consentono di selezionare delle foto che venderanno bene ??
Certo, regole inflessibili di composizione, genericità, prodezza tecnica… non definiranno mai il contenuto d’arte di una foto, e sui siti di stock alla fine va bene così!
Quasi quasi mi viene voglia di vederla come una misura con cui difendere il mondo dei professionisti da quello degli amatori, quando questi ultimi stanno diventanto sempre più capaci e agguerriti, non arriveranno mai a potersi permettere i modelli di punta al costo di svariate mensilità solo per dare sfogo ad una passione…e allora si gioca solo tra i pro, e questa cosa non è tanto carina, ma non sarebbe assolutamente la prima volta che accade…
Che limitino le macchine o che facciano del razzismo fotografico, alla fine qualche interesse in gioco c’è, sempre mercati sono.
Il futuro è IPTC, chiaramente, ma alla portata di tutti, foto tracciate dal GPS, riconoscimento delle forme e dei contesti, dopotutto andiamo verso il web semantico.
Complimenti vivissimi anche ai commentatori precedenti che hanno stimolato altrettante riflessioni nuove.
Saluti,
Simmessa.
Simmessa says:
Non c’è che dire, un articolo bello da leggere e che fa riflettere, pertanto ecco le mie, di riflessioni…
Fanno paura queste tecniche messe a punto da chi si occupa di stock photo, per il concetto, per la limitazione formale spietata che non sa niente del “bello” di una foto, mi viene in mente il film Gattaca: solo se sei perfetto (almeno tecnicamente, o meglio geneticamente) ti permetteremo di vivere…o addirittura di colonizzare le altre galassie.
Però, in fondo, già adesso i criteri di selezione sui siti di fotografia stock sono piuttosto malsani se presi in termini assoluti…dopotutto cosa sono, se non regolette che consentono di selezionare delle foto che venderanno bene ??
Certo, regole inflessibili di composizione, genericità, prodezza tecnica… non definiranno mai il contenuto d’arte di una foto, e sui siti di stock alla fine va bene così!
Quasi quasi mi viene voglia di vederla come una misura con cui difendere il mondo dei professionisti da quello degli amatori, quando questi ultimi stanno diventanto sempre più capaci e agguerriti, non arriveranno mai a potersi permettere i modelli di punta al costo di svariate mensilità solo per dare sfogo ad una passione…e allora si gioca solo tra i pro, e questa cosa non è tanto carina, ma non sarebbe assolutamente la prima volta che accade…
Che limitino le macchine o che facciano del razzismo fotografico, alla fine qualche interesse in gioco c’è, sempre mercati sono.
Il futuro è IPTC, chiaramente, ma alla portata di tutti, foto tracciate dal GPS, riconoscimento delle forme e dei contesti, dopotutto andiamo verso il web semantico.
Complimenti vivissimi anche ai commentatori precedenti che hanno stimolato altrettante riflessioni nuove.
Saluti,
Simmessa.
Luca Pianigiani says:
E ribadisco: la lotta all’abusivismo non si fa con la selezione tecnologica, anzi! E poi, cos’è l’abusivismo nell’era di Internet, dove si vendono e si comprano immagini on line e che tutto è gestito da transazioni che comunque sono ufficiali e alla luce del sole? Chi ha diritto a vendere e quali sono i diritti di chi acquista? Sono legati ad un incontro tra domanda e offerta, tra qualità offerta e prezzo da pagare, dal fatto che la nostra immagine sia più trovabile di altre. E torno al problema: chissenefrega di compilare i dati IPTC se poi Google non li legge ed è Google che governa la maggior parte delle ricerche di foto in rete? Capisci perché QUESTO è un problema, specialmente se le agenzie non riescono a coalizzarsi e fare qualcosa a vantaggio del valore delle foto dal punto di vista descrittivo, della qualità e delle informazioni che sono più profonde ed approfondite del sapere che sono state scattate con una fotocamera X?
Luca Pianigiani says:
E ribadisco: la lotta all’abusivismo non si fa con la selezione tecnologica, anzi! E poi, cos’è l’abusivismo nell’era di Internet, dove si vendono e si comprano immagini on line e che tutto è gestito da transazioni che comunque sono ufficiali e alla luce del sole? Chi ha diritto a vendere e quali sono i diritti di chi acquista? Sono legati ad un incontro tra domanda e offerta, tra qualità offerta e prezzo da pagare, dal fatto che la nostra immagine sia più trovabile di altre. E torno al problema: chissenefrega di compilare i dati IPTC se poi Google non li legge ed è Google che governa la maggior parte delle ricerche di foto in rete? Capisci perché QUESTO è un problema, specialmente se le agenzie non riescono a coalizzarsi e fare qualcosa a vantaggio del valore delle foto dal punto di vista descrittivo, della qualità e delle informazioni che sono più profonde ed approfondite del sapere che sono state scattate con una fotocamera X?
Massimo Montersino says:
Il mio commento è forse controcorrente: se vedeste le porcherie che vendono le agenzie, tecnicamente inutilizzabili in un workflow, forse rivedreste le vostre posizioni.
Continuate a dimenticare che un’immagine non è bella “a prescindere”: deve anche essere utilizzabile.
Ci sono delle eccezioni: l’immagine dell’onda di tsunami che tocca la spiaggia non importa come sia scattata, è compito di quelli come me farla rendere al meglio.
Ma una bella immagine non scattata in condizioni uniche se non è tecnicamnete perfetta crea ritardi, costi aggiuntivi e, in fondo, attese che non saranno soddisfatte.
E fra un jpeg on-board e uno sviluppo da Raw forse non ci sono differenze……finchè non dovete farci sopra una qualsiasi operazione: al quel punto cominciano i problemi.
Le immagini non sono realizzate per “stare lì” ma per essere utilizzate: e l’uyilizzo comanda tecnicamente.
Massimo
Massimo Montersino says:
Il mio commento è forse controcorrente: se vedeste le porcherie che vendono le agenzie, tecnicamente inutilizzabili in un workflow, forse rivedreste le vostre posizioni.
Continuate a dimenticare che un’immagine non è bella “a prescindere”: deve anche essere utilizzabile.
Ci sono delle eccezioni: l’immagine dell’onda di tsunami che tocca la spiaggia non importa come sia scattata, è compito di quelli come me farla rendere al meglio.
Ma una bella immagine non scattata in condizioni uniche se non è tecnicamnete perfetta crea ritardi, costi aggiuntivi e, in fondo, attese che non saranno soddisfatte.
E fra un jpeg on-board e uno sviluppo da Raw forse non ci sono differenze……finchè non dovete farci sopra una qualsiasi operazione: al quel punto cominciano i problemi.
Le immagini non sono realizzate per “stare lì” ma per essere utilizzate: e l’uyilizzo comanda tecnicamente.
Massimo
Luca Pianigiani says:
Per massimo: sono d’accordo specialmente sul discorso raw, trattato in modo semplicistico dai “consigli” di Alamy, certamente rivolti ad un pubblico di non esperti. Poi una domanda: le schifezze che arrivano in produzione sono colpa di fotocamere inaduguate o da mancanza di competenza in ripresa o ancor di più in elaborazione? Sii sincero :-)
Luca Pianigiani says:
Per massimo: sono d’accordo specialmente sul discorso raw, trattato in modo semplicistico dai “consigli” di Alamy, certamente rivolti ad un pubblico di non esperti. Poi una domanda: le schifezze che arrivano in produzione sono colpa di fotocamere inaduguate o da mancanza di competenza in ripresa o ancor di più in elaborazione? Sii sincero :-)
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angelo cucchetto says:
allora, concordo con luca, il vero problema cmq non è il microstock o i criteri di selezione, tanto è già passato, presente e futuro, punto.
Credere che il canale del microstock riguardi solo le immagini commerciali e di “basso profilo” sarebbe utopico e ceco, già da un po si stanno incrociando i canali “tradizionali” e i microstock, scambiandosi gruppi di materiale in modo continuo, istockphoto e fotolia hanno da tempo implementato i canali video, illustrazioni, vettoriali, in futuro il materiale disponibile diverrà sempre piu sofisticato e sarà in vendita anche la parte piu artistica, tranquilli.
giusto per informarsi fatevi un giro su http://istockcharts.multimedia.de/, bel sito di analisi continua delle vendite di istockphoto, è molto istruttivo.
quello che luca sta sottolineando è che per come funziona il web saranno sempre piu soggetti “non esperti” a decidere cosa mandare in cima alle ricerche di immagini e come indicizzare il materiale, usando logiche non premianti la qualità artistica intrinseca delle immagini ma altri fattori, e questo è effettivamente un problema serio.
angelo cucchetto says:
allora, concordo con luca, il vero problema cmq non è il microstock o i criteri di selezione, tanto è già passato, presente e futuro, punto.
Credere che il canale del microstock riguardi solo le immagini commerciali e di “basso profilo” sarebbe utopico e ceco, già da un po si stanno incrociando i canali “tradizionali” e i microstock, scambiandosi gruppi di materiale in modo continuo, istockphoto e fotolia hanno da tempo implementato i canali video, illustrazioni, vettoriali, in futuro il materiale disponibile diverrà sempre piu sofisticato e sarà in vendita anche la parte piu artistica, tranquilli.
giusto per informarsi fatevi un giro su http://istockcharts.multimedia.de/, bel sito di analisi continua delle vendite di istockphoto, è molto istruttivo.
quello che luca sta sottolineando è che per come funziona il web saranno sempre piu soggetti “non esperti” a decidere cosa mandare in cima alle ricerche di immagini e come indicizzare il materiale, usando logiche non premianti la qualità artistica intrinseca delle immagini ma altri fattori, e questo è effettivamente un problema serio.
odo says:
beh se ci pensate è successo lo stesso con i quadri.. nelle case ci sono un sacco di quadri fatti in serie e venduti da ikea o dal magazzino di mobili del vostro paese..
odo says:
beh se ci pensate è successo lo stesso con i quadri.. nelle case ci sono un sacco di quadri fatti in serie e venduti da ikea o dal magazzino di mobili del vostro paese..
Fabio Sirna says:
Copio e incollo da Twitter un pensiero che mi trova totalmente d’accordo:
Saying that a good camera takes good pictures is like saying that a good guitar plays good music (via @carlonicora).
Fabio Sirna says:
Copio e incollo da Twitter un pensiero che mi trova totalmente d’accordo:
Saying that a good camera takes good pictures is like saying that a good guitar plays good music (via @carlonicora).
daniele robotti says:
E’ vero Luca, va a finire che Google si indicizza tutte le immagini migliori (non so come, ma se arriveranno tecnologie diciamo “semantiche” potrebbe essere possibile) o quelle di alcuni nomi cuccandosi tutti gli annessi e connessi con la pubblicità sulla sua pagina.
Tanto, tutti passano da quella pagina.
Daniele
daniele robotti says:
E’ vero Luca, va a finire che Google si indicizza tutte le immagini migliori (non so come, ma se arriveranno tecnologie diciamo “semantiche” potrebbe essere possibile) o quelle di alcuni nomi cuccandosi tutti gli annessi e connessi con la pubblicità sulla sua pagina.
Tanto, tutti passano da quella pagina.
Daniele
Monica Marziani says:
Bella discussione!
Che dire… non è altro che la diretta conseguenza del potere del web, che è sì condivisione, ma anche dittatura della massa (a rischio di essere impopolare…). La massa può parlare, la massa può decidere se su youtube il video di un ragazzino down malmenato in classe fa audience, la massa…
La differenza tra il grigio amalgama e il pluralismo democratico verrà fatta dalla forza delle idee. Se idee forti ce ne saranno. Per esempio, mettere un’indicizzazione alternativa a quella di google in un nuovo motore di ricerca dedicato e farlo da esperti di fotografia, non di algoritmi… Lo so, puzza di utopia, come di utopia sa anche il credere che dall’interno, la categoria coesa dei fotografi si ribelli a queste tendenze sbagliate del mercato.
Un atteggiamento propositivo potrebbe essere anche quello dei clienti delle agenzie che facciano pressione o restituiscano al mittente immagini prodotte con una gestione del colore sbagliata, per esempio. Anche se pagate pochi dollari. Questa pressione potrebbe portare a stabilire gli standard non sulle caratteristiche tecniche delle fotocamere ma su una competenza tecnica di chi l’immagine per primo la concepisce.
Poi la diatriba tra grafici e fotografi è vecchia come la… comunicazione visiva!
Il mercato è libero solo se c’è un sistema antitrust e la libera concorrenza. La libera concorrenza, in questo caso, è la capacità di mettere a punto un sistema di indicizzazione/distribuzione di contenuti visivi adeguato rispetto ad uno inadeguato.
L’antitrust potrebbe essere rappresentato da una scelta “politica” dei fotografi a vendere immagini ad una agenzia che discrimina i contenuti in favore della tecnica, visto che dal punto di vista istituzionale, anche dove le istituzioni ci sono, non funzionano…
Buon lavoro a tutti :-)
Monica Marziani says:
Bella discussione!
Che dire… non è altro che la diretta conseguenza del potere del web, che è sì condivisione, ma anche dittatura della massa (a rischio di essere impopolare…). La massa può parlare, la massa può decidere se su youtube il video di un ragazzino down malmenato in classe fa audience, la massa…
La differenza tra il grigio amalgama e il pluralismo democratico verrà fatta dalla forza delle idee. Se idee forti ce ne saranno. Per esempio, mettere un’indicizzazione alternativa a quella di google in un nuovo motore di ricerca dedicato e farlo da esperti di fotografia, non di algoritmi… Lo so, puzza di utopia, come di utopia sa anche il credere che dall’interno, la categoria coesa dei fotografi si ribelli a queste tendenze sbagliate del mercato.
Un atteggiamento propositivo potrebbe essere anche quello dei clienti delle agenzie che facciano pressione o restituiscano al mittente immagini prodotte con una gestione del colore sbagliata, per esempio. Anche se pagate pochi dollari. Questa pressione potrebbe portare a stabilire gli standard non sulle caratteristiche tecniche delle fotocamere ma su una competenza tecnica di chi l’immagine per primo la concepisce.
Poi la diatriba tra grafici e fotografi è vecchia come la… comunicazione visiva!
Il mercato è libero solo se c’è un sistema antitrust e la libera concorrenza. La libera concorrenza, in questo caso, è la capacità di mettere a punto un sistema di indicizzazione/distribuzione di contenuti visivi adeguato rispetto ad uno inadeguato.
L’antitrust potrebbe essere rappresentato da una scelta “politica” dei fotografi a vendere immagini ad una agenzia che discrimina i contenuti in favore della tecnica, visto che dal punto di vista istituzionale, anche dove le istituzioni ci sono, non funzionano…
Buon lavoro a tutti :-)
Monica Marziani says:
… errata corige ….
… scelta “politica” dei fotografi a NON vendere ….
Monica Marziani says:
… errata corige ….
… scelta “politica” dei fotografi a NON vendere ….
maurizio caringi says:
Buongiorno a tutti, più passa il tempo e più sono convinto che la fotografia digitale non esista.
Nella fotografia cosiddetta analogica, dopo lo scatto iniziava il processo fotografico in camera oscura, dalla bravura del fotografo e dello stampatore, veniva fuori il prodotto finito.
Oggi tutto questo non avviene più, dopo lo scatto avviene il processo fotografico digitale, la stessa Adobe con Lightroom insegna: non più camera oscura ma semplicemente camera chiara.
Questo mio ragionamento è supportato dall’articolo di Luca Pianigiani, si legge il dato EXIF.
Oggi per molti, la qualità è data dall’apparecchio fotografico usato, sei professionista se usi un prodotto professionale, insomma la professionalità secondo alcuni è rapportata a quanto hai speso.
Vorrei fare lanciare una sfida: in una sala con 100 fotografi ed esperti del settore, proiettare due immagini fatte con due apparecchi diversi e chiedere al pubblico di capire con quali apparecchi sono state realizzate, quale marca è la migliore ecc.
In conclusione, secondo il mio parere bisognerebbe ricominciare a parlare di fotografia intesa come “prodotto finito” lasciare da parte il “mezzo meccanico” e valutare serenamente il risultato da quello che uno vede, che poi nella realtà è quello che uno vende ed il cliente compra.
Conosco colleghi che usano macchine considerate “amatoriali”, producono risultati migliori di altri che usano “attrezzi meccanici” più alla moda e costose, sono sempre alla ricerca dell’ultimo attrezzo.
Per concludere, nella passata “stagione del rullino”, a mio parere, veniva più sfruttata la macchina, non c’era la rincorsa all’ultimo modello, chi era bravo traeva il massimo dall’apparecchio e dalla pellicola, oggi si ricerca sempre più l’ultima arrivata per “rinnovarsi” nella tecnica e nello stile.
Forse è il caso di concentrarsi maggiormente sul risultato che si vuole ottenere, piuttosto di rincorrere il “mezzo”, se per alcuni conta più l’Exif, pazienza, credo che per molti ancora oggi conta più ciò che vedi, perché in definitiva il prodotto viene visto, sia esso bello, sia esso brutto, sia esso stampa su carta che pubblicato in forma elettronica.
Buon lavoro a tutti.
maurizio caringi says:
Buongiorno a tutti, più passa il tempo e più sono convinto che la fotografia digitale non esista.
Nella fotografia cosiddetta analogica, dopo lo scatto iniziava il processo fotografico in camera oscura, dalla bravura del fotografo e dello stampatore, veniva fuori il prodotto finito.
Oggi tutto questo non avviene più, dopo lo scatto avviene il processo fotografico digitale, la stessa Adobe con Lightroom insegna: non più camera oscura ma semplicemente camera chiara.
Questo mio ragionamento è supportato dall’articolo di Luca Pianigiani, si legge il dato EXIF.
Oggi per molti, la qualità è data dall’apparecchio fotografico usato, sei professionista se usi un prodotto professionale, insomma la professionalità secondo alcuni è rapportata a quanto hai speso.
Vorrei fare lanciare una sfida: in una sala con 100 fotografi ed esperti del settore, proiettare due immagini fatte con due apparecchi diversi e chiedere al pubblico di capire con quali apparecchi sono state realizzate, quale marca è la migliore ecc.
In conclusione, secondo il mio parere bisognerebbe ricominciare a parlare di fotografia intesa come “prodotto finito” lasciare da parte il “mezzo meccanico” e valutare serenamente il risultato da quello che uno vede, che poi nella realtà è quello che uno vende ed il cliente compra.
Conosco colleghi che usano macchine considerate “amatoriali”, producono risultati migliori di altri che usano “attrezzi meccanici” più alla moda e costose, sono sempre alla ricerca dell’ultimo attrezzo.
Per concludere, nella passata “stagione del rullino”, a mio parere, veniva più sfruttata la macchina, non c’era la rincorsa all’ultimo modello, chi era bravo traeva il massimo dall’apparecchio e dalla pellicola, oggi si ricerca sempre più l’ultima arrivata per “rinnovarsi” nella tecnica e nello stile.
Forse è il caso di concentrarsi maggiormente sul risultato che si vuole ottenere, piuttosto di rincorrere il “mezzo”, se per alcuni conta più l’Exif, pazienza, credo che per molti ancora oggi conta più ciò che vedi, perché in definitiva il prodotto viene visto, sia esso bello, sia esso brutto, sia esso stampa su carta che pubblicato in forma elettronica.
Buon lavoro a tutti.
sante castignani says:
Per quanto mi riguarda, il dato più interessante emerso da questo ennesimo spunto di Luca è costituito dalla varietà degli interventi suscitati.
Con egoismo estremo, rimango indifferente alle problematiche di web e di stock, diciamo che non rientrano nel mio orizzonte attuale; ma la lettura delle reazioni è davvero molto istruttiva su quanto variegata sia la nostra categoria.
A naso direi che la rivoluzione tuttora in corso ha accresciuto la varietà di approcci al settore; molte barriere sono state abbattute, e la trasmigrazione tra comparti affini (ma un tempo non comunicanti) è all’ordine del giorno.
Personalmente, e chiudo, lo trovo molto eccitante sia da spettatore che da attore. Non avrei creduto di affrontare la fase matura della mia professione con tanto entusiasmo. Oggi mi sento molto più artigiano di qualche anno fa (quando scattato il rullo avevo terminato il mio lavoro, e le mie immagini finivano tra le mani di altri soggetti -fotolitisti, cromisti, grafici, ecc-), e allo stesso tempo anche più moderno. Peccato solo che nel frattempo si sia così degradato l’uso dell’immagine e dell’informazione. Sarebbe stato bellissimo disporre di questi strumenti in altre epoche.
sante castignani says:
Per quanto mi riguarda, il dato più interessante emerso da questo ennesimo spunto di Luca è costituito dalla varietà degli interventi suscitati.
Con egoismo estremo, rimango indifferente alle problematiche di web e di stock, diciamo che non rientrano nel mio orizzonte attuale; ma la lettura delle reazioni è davvero molto istruttiva su quanto variegata sia la nostra categoria.
A naso direi che la rivoluzione tuttora in corso ha accresciuto la varietà di approcci al settore; molte barriere sono state abbattute, e la trasmigrazione tra comparti affini (ma un tempo non comunicanti) è all’ordine del giorno.
Personalmente, e chiudo, lo trovo molto eccitante sia da spettatore che da attore. Non avrei creduto di affrontare la fase matura della mia professione con tanto entusiasmo. Oggi mi sento molto più artigiano di qualche anno fa (quando scattato il rullo avevo terminato il mio lavoro, e le mie immagini finivano tra le mani di altri soggetti -fotolitisti, cromisti, grafici, ecc-), e allo stesso tempo anche più moderno. Peccato solo che nel frattempo si sia così degradato l’uso dell’immagine e dell’informazione. Sarebbe stato bellissimo disporre di questi strumenti in altre epoche.
massimo mantovani says:
cosa c’entra il microstock con la foto d’arte? o di ricerca? o di cronaca?
se fossi il gestore di un sito microstock vorrei delle foto adatte al mio mercato, non tutte le foto.
un fotografo potrebbe essere nel posto giusto al momento giusto, ma perche dovrebbe vendere uno scoop attraverso il microstock? furbo, fortunato o capace prima e coglione poi?
un fotografo che fa foto artistiche, magari elaborate, sofferte, sudate, dovrebbe vendere tramite microstock?
massimo mantovani says:
cosa c’entra il microstock con la foto d’arte? o di ricerca? o di cronaca?
se fossi il gestore di un sito microstock vorrei delle foto adatte al mio mercato, non tutte le foto.
un fotografo potrebbe essere nel posto giusto al momento giusto, ma perche dovrebbe vendere uno scoop attraverso il microstock? furbo, fortunato o capace prima e coglione poi?
un fotografo che fa foto artistiche, magari elaborate, sofferte, sudate, dovrebbe vendere tramite microstock?
Massimo Bianchi says:
Quante polemiche…..Poi dette da chi consiglia il mercato di micro stock ai professionisti..Si tu Luca più volte te l’ho sentito dire. Ecco il tuo S.J a volte mi sembra un buon spunto di riflessione , altre mi sembra un modo molto ipocrita di vedere le cose solo per dire ogni settimana che qualcosa non funziona…Contraddicendoti…
Detto questo non mi va di sprecare altre parole. E’ la cultura visiva che non esiste, il problema non è chi accetta di vendere foto da 6 o 60 megapixel, ma chi compra delle pessime foto a prezzi stracciati.
Le agenzie per esempio…………………..
Massimo
Massimo Bianchi says:
Quante polemiche…..Poi dette da chi consiglia il mercato di micro stock ai professionisti..Si tu Luca più volte te l’ho sentito dire. Ecco il tuo S.J a volte mi sembra un buon spunto di riflessione , altre mi sembra un modo molto ipocrita di vedere le cose solo per dire ogni settimana che qualcosa non funziona…Contraddicendoti…
Detto questo non mi va di sprecare altre parole. E’ la cultura visiva che non esiste, il problema non è chi accetta di vendere foto da 6 o 60 megapixel, ma chi compra delle pessime foto a prezzi stracciati.
Le agenzie per esempio…………………..
Massimo
Luca Pianigiani says:
Per massimo: che cos’è una foto “artistica”? O di “ricerca”? Spesso si confonde quello che vogliamo apparire, quello che aspiriamo ad essere, ma quello che gli altri pensano di noi. Non mischiamo il valore commerciale con le definizioni. Si può vendere arte nel microstock, volendo. Oppure no. Oserei dire che l’arte si da per l’arte e non per vendere, poco importa se a basso o alto costo… Si fa arte per propria esigenza, stimolo, desiderio di mostrare il nostro modo di vedere. Si può fare arte e regalarla nelle strade … Se invece dici che per “arte” intendi qualcosa destinato ad un’elite di persone raffinate e facoltose che capiscono forme di espressione di cultura superiore (e quindi comprensibile a pochi) allora si sta parlando di posizionamento commerciale, che probabilmente non è affine a soluzioni e rivenditori che sono nati per proporre prodotti di massa. Però non confondiamo: chi fa microstock suda quanto e probabilmente di più di un “artista” e spesso è anche più capace, più professionale di tanti che si definiscono superiori solo perché vendono (o ci provano, e magari non ci riescono) a prezzo più alto. Se continuiamo questo concetto di razzismo da costo a foto invece che approdondire il come posizionare il proprio prodotto con una strategia seria e non solo di parole e di polemiche non si andrà lontani. Chi ha la possibilità di farsi riconoscere valori alti per le proprie immagini, nei fatti e nel fatturato, fa benissimo: ne conosciamo tanti ! Ma smettiamo di parlare d’arte se poi la parola non è altro che il tentativo di farsi pagar di più perché il mercato non paga…
Per lo scoop e la cronaca…. Penso che sarà il prossimo step del microstock, in parte è già realtà… Ne parleremo forse settimana prossima. Non prenderla come una critica personale perché non è così ; è un’analisi generale da osservatore attento e che sta dalla parte dei fotografo non certo contro ;-)
Luca Pianigiani says:
Per massimo: che cos’è una foto “artistica”? O di “ricerca”? Spesso si confonde quello che vogliamo apparire, quello che aspiriamo ad essere, ma quello che gli altri pensano di noi. Non mischiamo il valore commerciale con le definizioni. Si può vendere arte nel microstock, volendo. Oppure no. Oserei dire che l’arte si da per l’arte e non per vendere, poco importa se a basso o alto costo… Si fa arte per propria esigenza, stimolo, desiderio di mostrare il nostro modo di vedere. Si può fare arte e regalarla nelle strade … Se invece dici che per “arte” intendi qualcosa destinato ad un’elite di persone raffinate e facoltose che capiscono forme di espressione di cultura superiore (e quindi comprensibile a pochi) allora si sta parlando di posizionamento commerciale, che probabilmente non è affine a soluzioni e rivenditori che sono nati per proporre prodotti di massa. Però non confondiamo: chi fa microstock suda quanto e probabilmente di più di un “artista” e spesso è anche più capace, più professionale di tanti che si definiscono superiori solo perché vendono (o ci provano, e magari non ci riescono) a prezzo più alto. Se continuiamo questo concetto di razzismo da costo a foto invece che approdondire il come posizionare il proprio prodotto con una strategia seria e non solo di parole e di polemiche non si andrà lontani. Chi ha la possibilità di farsi riconoscere valori alti per le proprie immagini, nei fatti e nel fatturato, fa benissimo: ne conosciamo tanti ! Ma smettiamo di parlare d’arte se poi la parola non è altro che il tentativo di farsi pagar di più perché il mercato non paga…
Per lo scoop e la cronaca…. Penso che sarà il prossimo step del microstock, in parte è già realtà… Ne parleremo forse settimana prossima. Non prenderla come una critica personale perché non è così ; è un’analisi generale da osservatore attento e che sta dalla parte dei fotografo non certo contro ;-)
leonardo bigagli says:
Ciao Luca, scusa non c’entra nulla con l’argomento di oggi, ma avevo mandato una mail alla newsletter di jump per proporre il jumpercamp sul rawe anche in altre città, a magari sondare la disponibilità appunto di altri colleghi ad ospitare l’evento. a tale mai però non ho ricevuto nessuna risposta, ne sai qualcosa???
Ciao Leonardo
leonardo bigagli says:
Ciao Luca, scusa non c’entra nulla con l’argomento di oggi, ma avevo mandato una mail alla newsletter di jump per proporre il jumpercamp sul rawe anche in altre città, a magari sondare la disponibilità appunto di altri colleghi ad ospitare l’evento. a tale mai però non ho ricevuto nessuna risposta, ne sai qualcosa???
Ciao Leonardo
leonardo bigagli says:
Sempre io, ho la tastiera che mi salta e confonde le lettere, ora vado a comprarne una nuova, cmq volevo dire “il jumper sul RAW e a tale mail non ho ricevuto risposta…:-)))” ciao
leonardo bigagli says:
Sempre io, ho la tastiera che mi salta e confonde le lettere, ora vado a comprarne una nuova, cmq volevo dire “il jumper sul RAW e a tale mail non ho ricevuto risposta…:-)))” ciao
Luca Pianigiani says:
Per massimo Bianchi : in effetti hai ragione, io scrivo alle due di notte del sabato non certo perché ho qualcosa da dire, ma solo perché non ho nulla d fare e quindi mi annoio, ma in realtà non c’è nulla che merita di essere letto :-). Come ho già commentato, però, il senso di questo sj (mi spiace se inutile, poi mi spiegherai quale è la contradizione perché non la vedo rispetto a quello scritto in passato) non è la provocazione su Alamy ma il resto… Ma forse hai smesso di leggere a metà perché in effetti non era interessante (mi spiace).
Infine, non ho letto polemiche ma dialogo, ed è un dialogo che credo che sia ancora più importante di quello che scrivo e che mi rende Felice perché stiamo unendo i fotografi… E non è una cosa piccola. Anche col rischio di non accontentare tutti. Se vuoi, però, rileggi dibo in fondo e magari commenti come quello di angeli Cucchetto che forse ha sintetizzato il senso di questo sj molto bene (grazie Angelo) che poco o forse nulla aveva a che fare coi pixel :-)
Luca Pianigiani says:
Per massimo Bianchi : in effetti hai ragione, io scrivo alle due di notte del sabato non certo perché ho qualcosa da dire, ma solo perché non ho nulla d fare e quindi mi annoio, ma in realtà non c’è nulla che merita di essere letto :-). Come ho già commentato, però, il senso di questo sj (mi spiace se inutile, poi mi spiegherai quale è la contradizione perché non la vedo rispetto a quello scritto in passato) non è la provocazione su Alamy ma il resto… Ma forse hai smesso di leggere a metà perché in effetti non era interessante (mi spiace).
Infine, non ho letto polemiche ma dialogo, ed è un dialogo che credo che sia ancora più importante di quello che scrivo e che mi rende Felice perché stiamo unendo i fotografi… E non è una cosa piccola. Anche col rischio di non accontentare tutti. Se vuoi, però, rileggi dibo in fondo e magari commenti come quello di angeli Cucchetto che forse ha sintetizzato il senso di questo sj molto bene (grazie Angelo) che poco o forse nulla aveva a che fare coi pixel :-)
Giorgio Brioschi says:
mi sono permesso di inviare alla ALAMY una mail che allego.
“I WRITE IN ITALIAN TO EXPRESS BETTER THE CONCEPTS.
“Images from digital cameras
Digital cameras are now capable of producing top quality results and have become increasingly popular with professional photographers. Our standard advice for preparing digital camera files for Alamy is as follows……”
VOI SIETE “LIBERI” DI FARE COMMERCIO ED IMPORRE IL TIPO DI FOTOCAMERA, IL FORMATO, IL NUMERO DI PIXELS DELLE FOTOGRAFIE DA METTERE IN VENDITA, MI SORGONO I SEGUENTI DUBBI:
– VOLETE ARRIVARE AD IMPORRE UN TIPO DI FOTOCAMERA DI UN CERTO PRODUTTORE? CONFLITTO DI INTERESSE!
– LE CARATTERISTICHE TECNICHE DELLA FOTOCAMERA NON SONO CERTO CONDIZIONE SUFFICIENTE PER AVERE UN’OTTIMA FOTOGRAFIA, NON E’ PENSABILE DI IMPORRE AD UN CREATIVO (PITTORE, FOTOGRAFO, GRAFICO, MUSICISTA ECCETERA) QUALI STRUMENTI E CHE TIPO DI STRUMENTI DEVE USARE PENA L’IMPOSSIBILITA’ DI POTERLE VENDERE O PUBBLICARE SUL VOSTRO SITO
-E COME SE I COMMITTENTI DEI PITTOTI E SCULTORI DEL RINASCIMENTO (MA VALE PER TUTTE I PERIODI DALLA CIVILTA’ GRECA ALLA ROMANA AGLI EGIZI ECCETERA) AVESSERO IMPOSTO A MICHELANGELO, LEONARDO, CARAVAGGIO, MANTEGNA ECCETERA ,CHE PENNELLI, CHE COLORI, QUALI SUPPORTI USARE! NON AVREMMO AVUTO LE OPERE CHE HANNO CREATO E CHE ANCORA OGGI POSSIAMO AMMIRARE!
– STATE TRASCURANDO LA CREATIVITA’ A SCAPITO DEL SOLO TECNICISMO!
– DA QUANDO VIENE DEMANDATO AD UN SISTEMA AUTOMATICO (SW) LA SELEZIONE DI UN OPERA DI INGEGNO!
SIGNORI SIETE FUORI STRADA!!
Giorgio Brioschi says:
mi sono permesso di inviare alla ALAMY una mail che allego.
“I WRITE IN ITALIAN TO EXPRESS BETTER THE CONCEPTS.
“Images from digital cameras
Digital cameras are now capable of producing top quality results and have become increasingly popular with professional photographers. Our standard advice for preparing digital camera files for Alamy is as follows……”
VOI SIETE “LIBERI” DI FARE COMMERCIO ED IMPORRE IL TIPO DI FOTOCAMERA, IL FORMATO, IL NUMERO DI PIXELS DELLE FOTOGRAFIE DA METTERE IN VENDITA, MI SORGONO I SEGUENTI DUBBI:
– VOLETE ARRIVARE AD IMPORRE UN TIPO DI FOTOCAMERA DI UN CERTO PRODUTTORE? CONFLITTO DI INTERESSE!
– LE CARATTERISTICHE TECNICHE DELLA FOTOCAMERA NON SONO CERTO CONDIZIONE SUFFICIENTE PER AVERE UN’OTTIMA FOTOGRAFIA, NON E’ PENSABILE DI IMPORRE AD UN CREATIVO (PITTORE, FOTOGRAFO, GRAFICO, MUSICISTA ECCETERA) QUALI STRUMENTI E CHE TIPO DI STRUMENTI DEVE USARE PENA L’IMPOSSIBILITA’ DI POTERLE VENDERE O PUBBLICARE SUL VOSTRO SITO
-E COME SE I COMMITTENTI DEI PITTOTI E SCULTORI DEL RINASCIMENTO (MA VALE PER TUTTE I PERIODI DALLA CIVILTA’ GRECA ALLA ROMANA AGLI EGIZI ECCETERA) AVESSERO IMPOSTO A MICHELANGELO, LEONARDO, CARAVAGGIO, MANTEGNA ECCETERA ,CHE PENNELLI, CHE COLORI, QUALI SUPPORTI USARE! NON AVREMMO AVUTO LE OPERE CHE HANNO CREATO E CHE ANCORA OGGI POSSIAMO AMMIRARE!
– STATE TRASCURANDO LA CREATIVITA’ A SCAPITO DEL SOLO TECNICISMO!
– DA QUANDO VIENE DEMANDATO AD UN SISTEMA AUTOMATICO (SW) LA SELEZIONE DI UN OPERA DI INGEGNO!
SIGNORI SIETE FUORI STRADA!!
Elena Landi says:
Ciao Luca,
in riferimento alle agenzie stock mi confermi una idea che avevo già da tempo e alcuni test che ho effettuato lo confermano.
In riferimento alle schifezze che arrivano in produzione sono colpa di fotocamere inaduguate o da mancanza di competenza in ripresa?
per me è la seconda che hai detto… non è il mezzo che fà la qualità ma l’idea che ci metti dentro alla foto che la rende speciale, unica.
La forza si Google nel restare unico nel web è la sua capacità di fare un passo sempre prima degli altri, di sviluppare tencologie e di dare risultati sempre più profilati e semantici.
Google rilascia informazioni profilare e pretende che tu inserisca altrettanto informazioni profilate.
E’ cambiato il modo di veicolare informazioni e di ricercare, una volta si andava nei punti vendita, si prendevano kili di carta, si tornava a casa e ci si informava… oggi… si prende in mano il cellulare e si cercano tutte le infomazioni e poi si acquista un prodotto.
Ma è come lo si cerca e il modo come lo si trova che fà e farà la differenza…
Il potere è nel web e lo sanno benissimo le grosse aziende che stanno iniziando a scomitare, a far saltare teste, a salire di grado per esserci quando sarà il momento…
Detto questo, tornando a noi, è pratica.mente impossibile sapere cosa abbia in testa Google e in che direzione sta andando, ma se notiamo cosa ha introdotto Google nella versione .com ossia la voce “Show options…” una idea si inizia ad averla.
Le aziende iniziano ad usare Google Maps per posizionarsi, per far sapere che offrono quel prodotto e che sono GEO localizzate in quel determinato posto, perchè l’utente inizia ad esigere anche questo.
Perchè mai, un domani Google non dovrebbe dare importanza ai dati IPTC?
Dai vari forum del settore seo/sem c’e’ rumors su questo argomento e si dice che Google sia in grado di leggerli ma che non li considera ancora… Ma secondo me, li considererà e allora perchè non prevenire invece di riparare?
Iniziamo a metterli e quando sarà ci saremo, d’altronde per Flicker lo facciamo e se facciamo alcune ricerche vedrete che ci si può posizionare anche con le sue immagini (verificato di persona)…
L’argomento delle agenzie stock mi tocca sul vivo e tempo fà avevo fatto dei test e leggere l’articolo di Luca mi da quasi una certezza che questo non avvenga solo con Alamy ma con altre famose agenzie… Apprezzabile che Alamy l’habbia dichiarato, almeno sappiamo come muoversi a differenza delle altre…
Non mi meraviglia che Alamy abbia adottato una strategia del genere, forse pensa in questo modo di fare una selezione e pulizia, ma a mio avviso è una battaglia persa perchè ci sono molti che scattano con mezzi stra costosissimi e producono foto dal contenuto imbarazzante per quanto sono scadenti.
Chiudo il post con una provocazione…
Se avessi una foto di un evento eccezionale…unico, foto scattata con iphone… l’accetterebbero? Sapendo che è “l’unica foto al mondo” che testimonia l’evento?
Si fermerebbero alla qualità del mezzo o preferirebbero avere la foto che gli fa guadagnare tanti soldini e pubblicità?
Ciao
Elena Landi says:
Ciao Luca,
in riferimento alle agenzie stock mi confermi una idea che avevo già da tempo e alcuni test che ho effettuato lo confermano.
In riferimento alle schifezze che arrivano in produzione sono colpa di fotocamere inaduguate o da mancanza di competenza in ripresa?
per me è la seconda che hai detto… non è il mezzo che fà la qualità ma l’idea che ci metti dentro alla foto che la rende speciale, unica.
La forza si Google nel restare unico nel web è la sua capacità di fare un passo sempre prima degli altri, di sviluppare tencologie e di dare risultati sempre più profilati e semantici.
Google rilascia informazioni profilare e pretende che tu inserisca altrettanto informazioni profilate.
E’ cambiato il modo di veicolare informazioni e di ricercare, una volta si andava nei punti vendita, si prendevano kili di carta, si tornava a casa e ci si informava… oggi… si prende in mano il cellulare e si cercano tutte le infomazioni e poi si acquista un prodotto.
Ma è come lo si cerca e il modo come lo si trova che fà e farà la differenza…
Il potere è nel web e lo sanno benissimo le grosse aziende che stanno iniziando a scomitare, a far saltare teste, a salire di grado per esserci quando sarà il momento…
Detto questo, tornando a noi, è pratica.mente impossibile sapere cosa abbia in testa Google e in che direzione sta andando, ma se notiamo cosa ha introdotto Google nella versione .com ossia la voce “Show options…” una idea si inizia ad averla.
Le aziende iniziano ad usare Google Maps per posizionarsi, per far sapere che offrono quel prodotto e che sono GEO localizzate in quel determinato posto, perchè l’utente inizia ad esigere anche questo.
Perchè mai, un domani Google non dovrebbe dare importanza ai dati IPTC?
Dai vari forum del settore seo/sem c’e’ rumors su questo argomento e si dice che Google sia in grado di leggerli ma che non li considera ancora… Ma secondo me, li considererà e allora perchè non prevenire invece di riparare?
Iniziamo a metterli e quando sarà ci saremo, d’altronde per Flicker lo facciamo e se facciamo alcune ricerche vedrete che ci si può posizionare anche con le sue immagini (verificato di persona)…
L’argomento delle agenzie stock mi tocca sul vivo e tempo fà avevo fatto dei test e leggere l’articolo di Luca mi da quasi una certezza che questo non avvenga solo con Alamy ma con altre famose agenzie… Apprezzabile che Alamy l’habbia dichiarato, almeno sappiamo come muoversi a differenza delle altre…
Non mi meraviglia che Alamy abbia adottato una strategia del genere, forse pensa in questo modo di fare una selezione e pulizia, ma a mio avviso è una battaglia persa perchè ci sono molti che scattano con mezzi stra costosissimi e producono foto dal contenuto imbarazzante per quanto sono scadenti.
Chiudo il post con una provocazione…
Se avessi una foto di un evento eccezionale…unico, foto scattata con iphone… l’accetterebbero? Sapendo che è “l’unica foto al mondo” che testimonia l’evento?
Si fermerebbero alla qualità del mezzo o preferirebbero avere la foto che gli fa guadagnare tanti soldini e pubblicità?
Ciao
Monica Marziani says:
Spero anch’io come te, Luca, che discussioni come queste siano il principio di un’aggregazione che, come indicato nell’articolo linkato in fondo al SJ (Thoughts of a Bohemian), è alla base di una risposta al tentativo che viene via via fatto di ribassare il valore della fotografia (non intendo in questo caso quello specificatamente monetario ma quello qualitativo).
Mi sembra di cogliere che questo sia diventato un luogo di incontro delle diverse parti interessate all’ambito dell’immagine e della fotografia, non soltanto di fotografi professionisti, dilettanti o “post-lavoratori”, e di questo ringrazio Luca.
La discussione, soprattutto di fronte a questi segnali negativi, serve per capire cosa c’è di giusto, di inevitabile o di sbagliato e per capire questo servono tanti punti di vista anche non strettamente fotografici o tecnici.
Grazie
Monica Marziani says:
Spero anch’io come te, Luca, che discussioni come queste siano il principio di un’aggregazione che, come indicato nell’articolo linkato in fondo al SJ (Thoughts of a Bohemian), è alla base di una risposta al tentativo che viene via via fatto di ribassare il valore della fotografia (non intendo in questo caso quello specificatamente monetario ma quello qualitativo).
Mi sembra di cogliere che questo sia diventato un luogo di incontro delle diverse parti interessate all’ambito dell’immagine e della fotografia, non soltanto di fotografi professionisti, dilettanti o “post-lavoratori”, e di questo ringrazio Luca.
La discussione, soprattutto di fronte a questi segnali negativi, serve per capire cosa c’è di giusto, di inevitabile o di sbagliato e per capire questo servono tanti punti di vista anche non strettamente fotografici o tecnici.
Grazie
Massimo Montersino says:
Luca.
se guardo a ciò che arriva nelle redazioni dai microstock posso dedurre due cose:
– i redattori sono specializzati nel scegliere le immagini peggiori
– i microstock sono pieni di pessime immagini, sia a livello iconografico che tecnico.
Comincio a pensare che non ci siano più figure capaci a comprare foto e, di conseguenza, chi vende si sia adeguato.
Se cominciamo a scartare le immagini TECNICAMENTE non lavorabili toccherà a chi compra imparare a comprare le immagini corrette iconograficamente.
Massimo
Massimo Montersino says:
Luca.
se guardo a ciò che arriva nelle redazioni dai microstock posso dedurre due cose:
– i redattori sono specializzati nel scegliere le immagini peggiori
– i microstock sono pieni di pessime immagini, sia a livello iconografico che tecnico.
Comincio a pensare che non ci siano più figure capaci a comprare foto e, di conseguenza, chi vende si sia adeguato.
Se cominciamo a scartare le immagini TECNICAMENTE non lavorabili toccherà a chi compra imparare a comprare le immagini corrette iconograficamente.
Massimo
sante castignani says:
Comunque ho dato un’occhiata ad Alamy, e non mi sembra un sito di microstock, ma di normale stock: ho simulato l’acquisto di una foto per 1/8 di pagina di una pubblicazione turistica, e il prezzo per un anno di diritti nazionali era di 45 sterline; non siamo al dollaro a foto.
sante castignani says:
Comunque ho dato un’occhiata ad Alamy, e non mi sembra un sito di microstock, ma di normale stock: ho simulato l’acquisto di una foto per 1/8 di pagina di una pubblicazione turistica, e il prezzo per un anno di diritti nazionali era di 45 sterline; non siamo al dollaro a foto.
Luca Pianigiani says:
Infatti, io non ho mai parlato di Alamy come un’agenzia di Microstock, ma di Stock puro, con immagini proposte con licenza RoyaltyFree (RF) e con Licenza d’Uso (L), con costi variabili in funzione dell’utilizzo. E’ che quando si parla di Stock forse la lingua batte dove il dente duole e quindi si finisce con l’interpretare tutto come Microstock.
Luca Pianigiani says:
Infatti, io non ho mai parlato di Alamy come un’agenzia di Microstock, ma di Stock puro, con immagini proposte con licenza RoyaltyFree (RF) e con Licenza d’Uso (L), con costi variabili in funzione dell’utilizzo. E’ che quando si parla di Stock forse la lingua batte dove il dente duole e quindi si finisce con l’interpretare tutto come Microstock.
Emanuele says:
Ciao,
io sono un abusivo.
D’altra parte la passione per la fotografia è arrivata in modo trasversale in mezzo ad altre passioni, altri interessi, ma poi è rimasta lì, da sola, a fianco ad un lavoro che non mi da nessuna soddisfazione ed uno stipendio basso. E allora cosa dovrei fare? Buttare via la macchina fotografica perché non è il mio mezzo di sostentamento? Ho voglia di affrontare la fotografia in modo serio, vorrei che fosse il mio lavoro, le mie foto non saranno stupende (a tal proposito sarei curioso di vedere le foto di tutti quelli che parlano di schifezze, non per provocazione, ma realmente, per sapere come posizionare i miei lavori), ma sono sudate pure quelle, non è che se sono uno sporco abusivo le mie foto vengono da sole.
Credo comunque che si debbano tenere separate le realtà, quelle del microstock, dello stock, dell’arte, ma fino ad un certo punto. È vero quello che dice Luca: cos’è arte? chi lo decide che lo è?
D’altra parte se ho la bravura e la fortuna (Giorgio Lotti ha sempre detto delle sue foto più belle di essere stato anche fortunato) di essere al posto giusto al momento giusto e di fare una foto unica e importante non la venderò certo ad iStockPhoto, e se ho un progetto importante un idea un tema su cui lavorare, nemmeno penso. No?
Allora il problema non sono né gli abusivi come me né il mercato del microstock. Il problema è sicuramente che il mondo dell’immagine sta cambiando come il mondo della musica e di tutto quello che ci gira intorno, è tutto di corsa, nessuno si vuole fermare a pensare, si consuma un’immagine come una canzone come prodotto in un attimo perché ci rimane in testa e poi lo sostituiamo subito con qualcos’altro. Il problema è che in mezzo a questo consumismo di tutto, noi (anche coloro i quali fanno tanto parlare sulle immagini penose che ci sono in giro) noi dicevo siamo mediocri, per citare un esempio di Luca, mi sbaglierò, ma non penso che Alex Majoli (che non è mediocre) sia infastidito dal fatto che io possa fare fotografie e tentare anche di venderle.
Ecco il problema è che in mezzo a tante cose scadenti noi non riusciamo a distinguerci e allora tutti ad accusare, a difenderci da tutti.
Poi è tutto vero, non c’è cultura, non si fa cultura dell’immagine come della musica o dell’arte in generale, ma la causa non è Google, non è il mercato del microstock, questi sono solo gli ultimi a cavalcare il momento, sono stati furbi e comunque hanno messo in moto quel qualcosa che hanno in più di altri. Da parte nostra cosa possiamo fare? Credo che sia importante il lavoro fatto da Luca e da tutti quelli che contribuiscono con i loro commenti se sono propositivi. È importante parlarne, far circolare idee che siano di cultura non di difesa del nostro orticello, ma di condivisione di sapere.
Altra cosa: ce ne è dei contributi degli taskers? uno dei temi era proprio il criterio di scelta delle immagini di iStockPhoto
Emanuele says:
Ciao,
io sono un abusivo.
D’altra parte la passione per la fotografia è arrivata in modo trasversale in mezzo ad altre passioni, altri interessi, ma poi è rimasta lì, da sola, a fianco ad un lavoro che non mi da nessuna soddisfazione ed uno stipendio basso. E allora cosa dovrei fare? Buttare via la macchina fotografica perché non è il mio mezzo di sostentamento? Ho voglia di affrontare la fotografia in modo serio, vorrei che fosse il mio lavoro, le mie foto non saranno stupende (a tal proposito sarei curioso di vedere le foto di tutti quelli che parlano di schifezze, non per provocazione, ma realmente, per sapere come posizionare i miei lavori), ma sono sudate pure quelle, non è che se sono uno sporco abusivo le mie foto vengono da sole.
Credo comunque che si debbano tenere separate le realtà, quelle del microstock, dello stock, dell’arte, ma fino ad un certo punto. È vero quello che dice Luca: cos’è arte? chi lo decide che lo è?
D’altra parte se ho la bravura e la fortuna (Giorgio Lotti ha sempre detto delle sue foto più belle di essere stato anche fortunato) di essere al posto giusto al momento giusto e di fare una foto unica e importante non la venderò certo ad iStockPhoto, e se ho un progetto importante un idea un tema su cui lavorare, nemmeno penso. No?
Allora il problema non sono né gli abusivi come me né il mercato del microstock. Il problema è sicuramente che il mondo dell’immagine sta cambiando come il mondo della musica e di tutto quello che ci gira intorno, è tutto di corsa, nessuno si vuole fermare a pensare, si consuma un’immagine come una canzone come prodotto in un attimo perché ci rimane in testa e poi lo sostituiamo subito con qualcos’altro. Il problema è che in mezzo a questo consumismo di tutto, noi (anche coloro i quali fanno tanto parlare sulle immagini penose che ci sono in giro) noi dicevo siamo mediocri, per citare un esempio di Luca, mi sbaglierò, ma non penso che Alex Majoli (che non è mediocre) sia infastidito dal fatto che io possa fare fotografie e tentare anche di venderle.
Ecco il problema è che in mezzo a tante cose scadenti noi non riusciamo a distinguerci e allora tutti ad accusare, a difenderci da tutti.
Poi è tutto vero, non c’è cultura, non si fa cultura dell’immagine come della musica o dell’arte in generale, ma la causa non è Google, non è il mercato del microstock, questi sono solo gli ultimi a cavalcare il momento, sono stati furbi e comunque hanno messo in moto quel qualcosa che hanno in più di altri. Da parte nostra cosa possiamo fare? Credo che sia importante il lavoro fatto da Luca e da tutti quelli che contribuiscono con i loro commenti se sono propositivi. È importante parlarne, far circolare idee che siano di cultura non di difesa del nostro orticello, ma di condivisione di sapere.
Altra cosa: ce ne è dei contributi degli taskers? uno dei temi era proprio il criterio di scelta delle immagini di iStockPhoto
sante castignani says:
per me non esistono abusivi, esistono soltanto evasori; se uno svolge dieci lavori e su tutti adempie ai relativi oneri fiscali, io non ho nulla da eccepire; se il suo lavoro principale non gli consente di affiancare altre attività, mi dispiace, non lo trovo giusto, e non è un mio problema.
La nostra non è una corporazione, non è una categoria assoggettabile ad un albo, è una attività fondamentalmente concettuale; se io decidessi di farlo, oltre che fotografo potrei essere scrittore, cineasta, corniciaio, restauratore, consulente, critico, imbianchino.
Pertanto dico ad Emanuele di considerarsi benvenuto, purché dichiari nella propria denuncia dei redditi gli introiti del proprio hobby.
sante castignani says:
per me non esistono abusivi, esistono soltanto evasori; se uno svolge dieci lavori e su tutti adempie ai relativi oneri fiscali, io non ho nulla da eccepire; se il suo lavoro principale non gli consente di affiancare altre attività, mi dispiace, non lo trovo giusto, e non è un mio problema.
La nostra non è una corporazione, non è una categoria assoggettabile ad un albo, è una attività fondamentalmente concettuale; se io decidessi di farlo, oltre che fotografo potrei essere scrittore, cineasta, corniciaio, restauratore, consulente, critico, imbianchino.
Pertanto dico ad Emanuele di considerarsi benvenuto, purché dichiari nella propria denuncia dei redditi gli introiti del proprio hobby.
antonella says:
Eccomi qua anch’io ho voglia di dire la mia
certo se si parla di fotografia non è il mercato di microstock che fa diventare una persona un fotografo
penso che per chiamarsi tale una persona deve avere una conoscenza tecnica, una esperienza e nel suo bagaglio aver mangiato milioni di fotografie confrontandosi ogni volta con se stesso, con una macchina con una esposizione con una sensibilità con una inquadratura con una situazione con una luce che da il nome a questo grande mestiere, e non con dei pixel! e poi confrontandosi con il mondo.
se vogliamo continuare a chiamarci fotografi e non fattografi non è un pixel o una marca di fotocamera che ci fa diventare tali, sono contro a questo mercato.Vedo che comunque il fotografo non tende a vendere le sue foto in un mercato di stock dove il suo impegno la sua passione la sua ricerca i suoi studi le sue emozioni non hanno valore, piuttosto le regalo ma ci sentiamo dire Che bella FOTO, e non quanti pixel ha.
La fotografia è un mezzo per comunicare il mondo. un disagio un espressione un’ emozione una situazione una denuncia, ma soprattutto tu sai che se sei un fotografo ti interessa solo ottenere quel risultato che solo tu con la tua macchina sai che puoi dare e fai di tutto con ogni mezzo che tu disponi e non, per ottenere l’immagine che serve al tuo caso, perchè solo quello ti è dato di fare, solo con quello riesci a trasmettere, ma non con un pixel e con uno stock, ma con un pensiero che si trasforma in immagine e che ti da la possibilità di sentirti vivo.
pensieri notturni……
antonella says:
Eccomi qua anch’io ho voglia di dire la mia
certo se si parla di fotografia non è il mercato di microstock che fa diventare una persona un fotografo
penso che per chiamarsi tale una persona deve avere una conoscenza tecnica, una esperienza e nel suo bagaglio aver mangiato milioni di fotografie confrontandosi ogni volta con se stesso, con una macchina con una esposizione con una sensibilità con una inquadratura con una situazione con una luce che da il nome a questo grande mestiere, e non con dei pixel! e poi confrontandosi con il mondo.
se vogliamo continuare a chiamarci fotografi e non fattografi non è un pixel o una marca di fotocamera che ci fa diventare tali, sono contro a questo mercato.Vedo che comunque il fotografo non tende a vendere le sue foto in un mercato di stock dove il suo impegno la sua passione la sua ricerca i suoi studi le sue emozioni non hanno valore, piuttosto le regalo ma ci sentiamo dire Che bella FOTO, e non quanti pixel ha.
La fotografia è un mezzo per comunicare il mondo. un disagio un espressione un’ emozione una situazione una denuncia, ma soprattutto tu sai che se sei un fotografo ti interessa solo ottenere quel risultato che solo tu con la tua macchina sai che puoi dare e fai di tutto con ogni mezzo che tu disponi e non, per ottenere l’immagine che serve al tuo caso, perchè solo quello ti è dato di fare, solo con quello riesci a trasmettere, ma non con un pixel e con uno stock, ma con un pensiero che si trasforma in immagine e che ti da la possibilità di sentirti vivo.
pensieri notturni……
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