Foto: © Olga Lyubkina/Shutterstock
Lo so, questo SJ ci porterà ad una pioggia di pomodori (preferisco, se proprio devo scegliere, quelli piccoletti, chiamati ciliegino, e belli maturi: perché li preferisco per gusto e perché fanno anche meno male). Spero non si arrivi a tirarci le pietre, ma ricordatevi che solo chi è senza peccato… (per questo abbiamo scelto una foto con pietra e fogliolina, per dare un senso “zen”).
Quello che importa, però, è che abbiamo una posizione di dialogo con i fotografi professionisti unica, in Italia, e se queste cose le diciamo noi forse qualcuno ci ascolta, ed è importante dirle. Lo sapete che non solo siamo dalla parte dei fotografi (non potremmo fare altrimenti, è da quando avevo 5 anni che mi occupo di fotografia, non saprei da quale altra parte stare…), ma specialmente questa sezione è letta quasi solo da fotografi professionisti, siete oltre 5000, ma siamo tra di noi, non ci sono molti “esterni”, quindi possiamo parlarci a bassa voce, senza farci ascoltare da “altri”, ed è una delle meraviglie delle nicchie in un mondo super aperto ed ampio come è Internet.
Veniamo a bomba, e vi parliamo di tre spunti che abbiamo raccolto in settimana, e come spesso capita in questo spazio li abbiamo messi insieme per fare un discorso unico, per proporre una prospettiva diversa e figlia del nostro modo di pensare (speriamo condivisibile… ahiaaaaaa…. la prima pietra è arrivata, preventiva! Lo so, siete preoccupati!). La prima riguarda un post letto l’altro giorno in rete: un fotografo amico del titolare di questo blog ha scritto per segnalare un fatto “da discutere”: in pratica, si segnalava un fatto che coinvolge la rivista internazionale “GUP Magazine“, prestigiosa ed interessante pubblicazione dedicata all’avanguardia creativa che si propone di essere Guide to Unique Photography, stampata e inviata ogni due mesi in tutto il mondo per far conoscere la creatività che vive e si sviluppa on line. La discussione è questa: pur apprezzando la rivista, il fotografo si lamentava che una sua foto era stata inserita nella pubblicazione (con tanto di crediti e indirizzo web) nell’area bkmrks (bookmarks) senza avere fatto una specifica richiesta. In pratica, l’hanno presa e pubblicata. Orrore… chi si permette di prendere una foto pubblicata on line (su Flickr, sul proprio sito, su DeviantArt…)? Ma che fine fa il copyright? I diritti dell’autore, chi può decidere cosa e come pubblicare le proprie opere? Beninteso, in teoria, nel mondo questo sarebbe ed è lecito: la legislazione ci viene incontro, e specialmente se scriviamo che “Tutti i diritti sono riservati“, deve essere così: se vuoi “usare” le mie immagini, devi chiedere, devi pagare, devi avere una mia autorizzazione scritta.
L’ho scritto? Che tutto questo è ingiusto? Che dovrebbe essere rispettoso del copyright? Bene… allora posso dire: “smettiamola di fare i bambini!” (ecco, arrivano i pomodori, arrivano le pietre… arrivano gli insulti… e tutti a scrivere: Luca si è bevuto il cervello!). Ma porca la miseria, vogliamo capire quali sono i “diritti”? Quali sono i nostri vantaggi? La storia dice, la viviamo tutti i giorni, che il web ha rivoluzionato le logiche, e se da una parte è necessario difenderci con armi affilate da tutti gli “stronzi” che ci rubano le foto per pubblicarle, usarle, stravolgerle per un loro vantaggio e business (leggi: non pagare le foto), al tempo stesso dobbiamo essere aperti alla condivisione del nostro lavoro laddove, invece, questo può andare a nostro vantaggio. Il fatto che una rivista prestigiosa, in una rubrica che segnala giovani creativi pubblichi una nostra foto E‘ UNA COSA VANTAGGIOSA, o no? Sono 30 mila copie che vanno in tutto il mondo, che raccontano qualcosa di voi, che dicono dove trovarvi, che vi mettono in una lista di contatti utili. Potrebbero – direte voi, dicono anche nei commenti del post – chiedere autorizzazione, e forse è vero, ma l’editore risponde che questo viene fatto sempre, ad esclusione di questa rubrica bkmrks, perché sono troppi i contatti che ogni numero andrebbero fatti, e molte volte le persone non rispondono, non prestano attenzione. Possiamo controfirmare: non vi immaginate quanto spocchiosi possono essere alcuni fotografi (e non solo), che se non ti chiami “rivista-strafiga” non ti leggono, non ti ascoltano, non ti considerano, un esempio è una discussione che ho avuto anni fa legato al mondo della Musica, che Fegiz ha pubblicato sul suo blog (per chi vuole divertirsi…). Il senso della rubrica di bookmark è analoga a quello che si può fare in una lista di bookmark pubblici (come Delicious, per esempio): non serve autorizzazione per segnalare, in un bookmark, il lavoro di un bravo fotografo alla propria comunità. E se si pubblica un bookmark, ci si “appropria” di un contenuto (nome, url, fotografia) di chi segnaliamo, e se lo facciamo va a vantaggio principalmente di chi viene segnalato: viene scoperto da altri, il link diventa elemento di valutazione per il ranking sui motori di ricerca, verrà segnalato da altri… eccetera. Allora, smettiamola di accanirci ciecamente su alcuni “diritti” che tolgono vantaggi a noi, invece che garantirci e proteggerci da qualcosa. E’ possibile che non siamo capaci di distinguere uso “positivo” da quello “negativo”? Vogliamo imparare ad essere contemporanei? Allora iniziamo, invece che dire “Tutti i diritti riservati”, invece che perdere tempo per arrabbiarsi pubblicamente non facciamo opera di “modernariato” individuando la migliore licenza Creative Commons che permetta a tutti di fare quello che vogliono con le nostre opere, ad esclusione di quelle che, invece, non vogliamo consentire? Tipo: non puoi vendere le mie opere, non puoi modificarle perché voglio che venga mantenuta l’integrità (ma anche questo non è detto: la filosofia del “remix” è molto interessante: menti che lavorano sul nostro lavoro e lo migliorano… mica possiamo sempre pensare che quello che facciamo sia sempre “perfetto”, no?).
Questo ci porta al secondo argomento della giornata: qualcuno dirà: Ma GUP Magazine non fa questo “gratis“, ma vende la rivista, e quindi “guadagna su di noi”. Falso, anche se vero (ahhahaa… frase politichese!). E’ vero che GUP vende la sua rivista, ma non “guadagna su di noi”: il fatto di citarci è gratuito: per loro e per noi. Cosa significa “Gratis”? E’ il momento di chiarirci le idee: quanti di voi si domandano come fanno le aziende a sviluppare business “regalando” cose? Come fanno Flickr, YouTube, Google a sopravvivere regalando i loro servizi? Ma, specialmente, come possiamo NOI fare soldi “regalando” la nostra professionalità? Un esempio: voi state leggendo qualcosa (il testo che avete di fronte) che richiede tempo e (consentitecelo) professionalità. Sarebbe un prodotto vendibile, no? Le riviste cartacee che potrebbero pubblicare questo articolo richiederebbero un costo da pagare, da parte del lettore, ma qui è gratis. Che senso ha? Se abbiamo pubblicato oltre 200 Sunday Jumper, (gratis e con licenza CC) o siamo pazzi, oppure un senso deve esserci, no? Allora, è necessario capire questo meccanismo, e studiarlo, non solo parlarne al bar. In questo ci viene incontro un libro, di cui si parla da un paio di anni (lo abbiamo segnalato e ne abbiamo parlato diverse volte in questo spazio) e che da qualche giorno è uscito in Italiano: si parla di “Gratis” (titolo originale “Free”) di Chris Anderson, direttore di Wired USA (e nostro santo patrono) che è uno dei più influenti pensatori del nostro periodo. Questo libro spiega, indirizza, approfondisce il concetto del “gratis” e lo posiziona nella nostra realtà, per comprendere come usare questa forte leva (commerciale, istintiva, emotiva) a nostro vantaggio, ovvero: per guadagnare. Ci sono esempi perfetti che ci aiutano a pensare: come dei musicisti sono riusciti a balzare ai primi posti delle vendite (vendite…) regalando i loro dischi, oppure come Google, regalando un servizio di posta con archivio illimitato (Gmail) possa guadagnare, oppure come le realtà come Wikipedia possano avere un senso. Chi siamo noi, per pensare di non far parte di questa logica? Possiamo, certo, ma dobbiamo capire se “regalare” alcune cose potrebbe essere la strada giusta per, finalmente, avere successo e vivere di quello che facciamo. Un esempio facile: se tiriamo la cinghia vendendo fotografie che ci vengono commissionate, che sono brutte, prive di senso, ma che sono quelle che il mercato ci chiede, perché non provare in aggiunta a “regalare” immagini di ricerca, per farle girare e poi farsi conoscere (e vendere) con quello che finora è chiuso nel nostro cassetto? Detta così è stupida, ma non possiamo che fare una provocazione veloce, altrimenti un libro lo scriviamo noi! La provocazione serve a lanciare il sasso, da parte nostra, o da parte vostra, se volete seguire la filosofia del titolo. Se ci volete ancora bene, se capite che stiamo cercando di trovare strade giuste per tutti, comprate questo libro e leggetelo: compratelo da qui, perché questo è un altro esempio di come il “gratis” può dare vantaggi a tutti: voi lo comprate con lo sconto e vi arriva a casa in pochissimo tempo, noi guadagnamo qualche centesimo da questo link, se scegliete di comprare proprio grazie a questo link il libro. Per voi è un link “gratis”, per noi anche, ma se qualcuno lo compra qui forse un caffé ce lo siamo guadagnati. Sui piccoli numeri, questo vale niente, sui numeri grandi si fanno i soldi: si chiama affiliazione.
Veniamo all’ultimo punto. Proprio ieri notte ho letto un post che è bello per chiudere: un messaggio che ci vuole ricordare perché sono state inventate e si continuano ad inventare le fotocamere. E’ un messaggio che dobbiamo rifare nostro, in un mestiere che sembra ormai puntare solo su argomenti di polemica, o di tecnica, o che comunque vive di smarrimento. Si producono fotocamere, e di fanno foto per creare, ricordare, trasmettere emozioni. A volte, proprio perché semplici, difficili da raccontare.
sante castignani says:
Niente pietre, solo il solito ringraziamento; peccato che le settimane siano corte per esplorare tutte le strade che si schiudono in questo effervescente momento.
sante castignani says:
Niente pietre, solo il solito ringraziamento; peccato che le settimane siano corte per esplorare tutte le strade che si schiudono in questo effervescente momento.
Gianni Canali says:
Caro Luca,
la tua battaglia che da anni conduci per una professione intelligente, pare abbia colpito e sconvolto ancora una volta i diretti interessati.
La mancanza di commenti, (magari è un caso, ma la questione non cambia) potrebbe esserne una prova.
L’ ego del fotografo non permette di ragionare, professionista che si è “fatto da se”, imprenditore per necessità.
Claudia Serina in un suo libro (non ricordo il titolo al momento) aveva psicanalizzato un collega e mostrava un esempio tipico del fotografo professionista: al primo contatto con il cliente per discutere il lavoro da svolgere, il fotografo non ascolta il cliente ma conosce già le risposte da fornire, come realizzerà le immagini, quali soluzioni adottare e le espone al cliente.
Come sai ti seguo da sempre, dalle prime apparizioni cartacee e credo fermamente che tu sia l’ unica voce “giornalistica”, nel campo della fotografia, che dia un elevato ed utile contributo alla categoria.
Le gocce d’acqua piano piano scavano la roccia.
Grazie
Gianni
Gianni Canali says:
Caro Luca,
la tua battaglia che da anni conduci per una professione intelligente, pare abbia colpito e sconvolto ancora una volta i diretti interessati.
La mancanza di commenti, (magari è un caso, ma la questione non cambia) potrebbe esserne una prova.
L’ ego del fotografo non permette di ragionare, professionista che si è “fatto da se”, imprenditore per necessità.
Claudia Serina in un suo libro (non ricordo il titolo al momento) aveva psicanalizzato un collega e mostrava un esempio tipico del fotografo professionista: al primo contatto con il cliente per discutere il lavoro da svolgere, il fotografo non ascolta il cliente ma conosce già le risposte da fornire, come realizzerà le immagini, quali soluzioni adottare e le espone al cliente.
Come sai ti seguo da sempre, dalle prime apparizioni cartacee e credo fermamente che tu sia l’ unica voce “giornalistica”, nel campo della fotografia, che dia un elevato ed utile contributo alla categoria.
Le gocce d’acqua piano piano scavano la roccia.
Grazie
Gianni
Roberto Bigano says:
Sono pienamente d’accordo con Luca. Personalmente da qualche anno ho intrapreso questa strada. Sul mio sito, sul sito di Manfrotto o di Hasselblad pubblico degli articoli con cui “svelo” molti dei miei segreti professionali e propongo di fatto dei “tutorial” e chiunque può usufruirne a titolo totalmente gratuito.
Questo mi ha portato vantaggi competitivi importanti in un momento in cui il mercato è diventato cattivo e competitivo.
Non è male se in vari siti decine di migliaia di persone vedano ad esempio un video sul tuo lavoro: Una volta questi servizi si pagavano nei Black Book etc. Inoltre la diffusione in rete crea dei contatti assolutamente imprevisti che portano prospettive di lavoro inaspettate. Ad esempio, attraverso questi canali sono venuto a contatto con un designer giapponese, un’architetto spagnolo ed un curatore americano. Quando mai con mezzi convenzionali avrei potuto ottenere risultati simili?
Altre volte i contatti che ne derivano non portano lavoro direttamente, ma ti permettono di venire a contatto con le realtà più disparate che ti tengono aggiornato e “vivo”.
Roberto Bigano says:
Sono pienamente d’accordo con Luca. Personalmente da qualche anno ho intrapreso questa strada. Sul mio sito, sul sito di Manfrotto o di Hasselblad pubblico degli articoli con cui “svelo” molti dei miei segreti professionali e propongo di fatto dei “tutorial” e chiunque può usufruirne a titolo totalmente gratuito.
Questo mi ha portato vantaggi competitivi importanti in un momento in cui il mercato è diventato cattivo e competitivo.
Non è male se in vari siti decine di migliaia di persone vedano ad esempio un video sul tuo lavoro: Una volta questi servizi si pagavano nei Black Book etc. Inoltre la diffusione in rete crea dei contatti assolutamente imprevisti che portano prospettive di lavoro inaspettate. Ad esempio, attraverso questi canali sono venuto a contatto con un designer giapponese, un’architetto spagnolo ed un curatore americano. Quando mai con mezzi convenzionali avrei potuto ottenere risultati simili?
Altre volte i contatti che ne derivano non portano lavoro direttamente, ma ti permettono di venire a contatto con le realtà più disparate che ti tengono aggiornato e “vivo”.
Andrea Scala says:
Condivido in pieno la vostra apertura verso il “nuovo” modo di intedere diritti e costi. Se vi arrivano pietre avvisatemi che vengo a farmi lapidare insieme a voi! :D
Andrea Scala says:
Condivido in pieno la vostra apertura verso il “nuovo” modo di intedere diritti e costi. Se vi arrivano pietre avvisatemi che vengo a farmi lapidare insieme a voi! :D
mimmo torrese says:
bella la lettera mandata a Mario Luzzati Fegiz. Mai lettera può meglio rappresentare la sufficienza, la spocchia di tanti cosidetti promoter, addetti stampa fighetti pluri masterizzati. Mesi addietro uno di questi personaggi mi ha tenuto in forse fino all’ultimo per consentirmi di fare le foto durante uno spettacolo teatrale di un comico new entry, che si atteggiava a divo. Alla fine, dopo un incontro nei camerini con il suo capo, mi ha benevolmente concesso di scattare, non prima però di avermi spiegato come fare, perchè si sà, questi personaggi sono anche fotografi, giornalisti, registi…
mimmo torrese says:
bella la lettera mandata a Mario Luzzati Fegiz. Mai lettera può meglio rappresentare la sufficienza, la spocchia di tanti cosidetti promoter, addetti stampa fighetti pluri masterizzati. Mesi addietro uno di questi personaggi mi ha tenuto in forse fino all’ultimo per consentirmi di fare le foto durante uno spettacolo teatrale di un comico new entry, che si atteggiava a divo. Alla fine, dopo un incontro nei camerini con il suo capo, mi ha benevolmente concesso di scattare, non prima però di avermi spiegato come fare, perchè si sà, questi personaggi sono anche fotografi, giornalisti, registi…
Biska says:
Ho appena comprato il libro, giusto 2 minuti fa con carta di credito: non l’ho fatto certo per offrirti un caffè (sarebbe meglio dal vivo, ma quando capito a Milano vengo sempre per impegni presi), ma perché, tanto per cambiare, ho tratto spunto da quello che scrivi, e suggerisci (o che ti suggeriscono), e credo fermamente in questo (il gratis per guadagnare) e in altri argomenti trattati (a partire dal milli/micro/nano/pico/stock), non per niente li sto portando avanti con convinzione nel mio modo di pensare sul lavoro (e sul modo di rapportarmi con i clienti).
Per aprire un off topic (fuori argomento) dell’odierno SJ, ma che è in topic (in argomento!) di molti precedenti, giusto oggi chiacchieravo con un’amica/collega fotografa sui prezzi (sui prodotti fotografici, a partire da una banale fototessera) che, da queste parti (Ivrea ndr), invece che scendere, salgono, ma salgono a dei livelli che non hanno senso di essere: purtroppo (purtroppo per loro, almeno dal mio piccolo punto di vista) pensano ancora in “pellicola” anche se scattano in digitale, e infatti il mercato (che si ostinano a cercare di infinocchiare) non li sta premiando, anzi: io vado avanti per la mia strada del “piccolo (ma giusto) prezzo in grande quantità”, se poi dai anche la qualità, sfido chiunque a dire che non sia la strada giusta…
Fine off topic
Grande Luca, mi stai facendo spendere soldi che altrimenti rischierebbero la solitudine nel portafoglio… :o)
Ps: l’avevi letto il commento, a mesi di distanza, su questo oggettino che ci facevi notare (http://www.jumper.it/news/?p=1050)? No? Beh, allora te lo riscrivo qui: io (e un mio amico) l’abbiamo ordinato ed è arrivato in 10 gg: ottimo prodotto da studio (per un servizio tipo matrimonio è quantomeno “ingombrante”, specialmente il softbox!), di ottima fattura, da’ l’opportunità di un vero studio fotografico con i soli flash a slitta. Ecco, altro ottimo consiglio: vedi però di non consigliare l’acquisto di una nave-scuola in disarmo al porto di Genova come location per foto in esterni, non ci arrivo con i dindi, per questo mese! :o)
Biska says:
Ho appena comprato il libro, giusto 2 minuti fa con carta di credito: non l’ho fatto certo per offrirti un caffè (sarebbe meglio dal vivo, ma quando capito a Milano vengo sempre per impegni presi), ma perché, tanto per cambiare, ho tratto spunto da quello che scrivi, e suggerisci (o che ti suggeriscono), e credo fermamente in questo (il gratis per guadagnare) e in altri argomenti trattati (a partire dal milli/micro/nano/pico/stock), non per niente li sto portando avanti con convinzione nel mio modo di pensare sul lavoro (e sul modo di rapportarmi con i clienti).
Per aprire un off topic (fuori argomento) dell’odierno SJ, ma che è in topic (in argomento!) di molti precedenti, giusto oggi chiacchieravo con un’amica/collega fotografa sui prezzi (sui prodotti fotografici, a partire da una banale fototessera) che, da queste parti (Ivrea ndr), invece che scendere, salgono, ma salgono a dei livelli che non hanno senso di essere: purtroppo (purtroppo per loro, almeno dal mio piccolo punto di vista) pensano ancora in “pellicola” anche se scattano in digitale, e infatti il mercato (che si ostinano a cercare di infinocchiare) non li sta premiando, anzi: io vado avanti per la mia strada del “piccolo (ma giusto) prezzo in grande quantità”, se poi dai anche la qualità, sfido chiunque a dire che non sia la strada giusta…
Fine off topic
Grande Luca, mi stai facendo spendere soldi che altrimenti rischierebbero la solitudine nel portafoglio… :o)
Ps: l’avevi letto il commento, a mesi di distanza, su questo oggettino che ci facevi notare (http://www.jumper.it/news/?p=1050)? No? Beh, allora te lo riscrivo qui: io (e un mio amico) l’abbiamo ordinato ed è arrivato in 10 gg: ottimo prodotto da studio (per un servizio tipo matrimonio è quantomeno “ingombrante”, specialmente il softbox!), di ottima fattura, da’ l’opportunità di un vero studio fotografico con i soli flash a slitta. Ecco, altro ottimo consiglio: vedi però di non consigliare l’acquisto di una nave-scuola in disarmo al porto di Genova come location per foto in esterni, non ci arrivo con i dindi, per questo mese! :o)
Biska says:
Ah, tanto per la cronaca, da ‘ste parti si azzardano a far pagare 15€ 4 foto tessera per documento… Sono scemo io, o mi sembra un tantino eccessivo? A meno che non le facciano con il dorso digitale e flash ProFoto, s’intende…
Biska says:
Ah, tanto per la cronaca, da ‘ste parti si azzardano a far pagare 15€ 4 foto tessera per documento… Sono scemo io, o mi sembra un tantino eccessivo? A meno che non le facciano con il dorso digitale e flash ProFoto, s’intende…
giuseppe bigliardi says:
Complimenti, proprio perchè siete dalla parte dei fotografi potete dire tutto questo, le pietre e i pomodori teniamoli per altre occasioni. L’ opportunità che ha avuto il fotografo con GUP MAGAZINE deve essere considerata una benedizione al di là di ogni “All Right reserved”, non è difficile da capire..
Per quanto riguarda il secondo punto sul concetto del Gratis, credo ci siano ancora molte resistenze a capire a fondo il concetto e coglierne i risvolti in tutte le sfumature. Nonostante ci siano esempi da diversi anni si rimane un pò disarmati di fronte a questo nuovo modo di operare. Ora che è uscito in italiano, ordinerò senza dubbio il libro di Anderson tramite il vostro link, giusto per rendere giustizia al meccanismo del free. Al prossimo SJ.
giuseppe bigliardi says:
Complimenti, proprio perchè siete dalla parte dei fotografi potete dire tutto questo, le pietre e i pomodori teniamoli per altre occasioni. L’ opportunità che ha avuto il fotografo con GUP MAGAZINE deve essere considerata una benedizione al di là di ogni “All Right reserved”, non è difficile da capire..
Per quanto riguarda il secondo punto sul concetto del Gratis, credo ci siano ancora molte resistenze a capire a fondo il concetto e coglierne i risvolti in tutte le sfumature. Nonostante ci siano esempi da diversi anni si rimane un pò disarmati di fronte a questo nuovo modo di operare. Ora che è uscito in italiano, ordinerò senza dubbio il libro di Anderson tramite il vostro link, giusto per rendere giustizia al meccanismo del free. Al prossimo SJ.
Luca Pianigiani says:
Grazie a tutti, per il fatto che, otto ore dopo, sono ancora vivo e nemmeno sporco di pomodoro! (ma non sono ancora fuggito dal pericolo, domani è un altro giorno!).
Per Mimmo: la storia di L’Aura è finita che il giorno dopo mi ha chiamato la Sony ed è stata fatta l’intervista, il podcast, le foto, sono diventato amico della cantante e del suo chitarrista. Forse l’attenzione oggi nei confronti dei “piccoli”, causa blog e social network è cambiato, forse…
Per Biska: la proposta nuova, pubblicata ieri, riguardava un tappo per obiettivi (lo trovi nelle news…): non è una nave scuola, ma non posso promettere per il futuro! Per il costo fototessera… ehm… in effetti un po’ caro ;-)
Luca Pianigiani says:
Grazie a tutti, per il fatto che, otto ore dopo, sono ancora vivo e nemmeno sporco di pomodoro! (ma non sono ancora fuggito dal pericolo, domani è un altro giorno!).
Per Mimmo: la storia di L’Aura è finita che il giorno dopo mi ha chiamato la Sony ed è stata fatta l’intervista, il podcast, le foto, sono diventato amico della cantante e del suo chitarrista. Forse l’attenzione oggi nei confronti dei “piccoli”, causa blog e social network è cambiato, forse…
Per Biska: la proposta nuova, pubblicata ieri, riguardava un tappo per obiettivi (lo trovi nelle news…): non è una nave scuola, ma non posso promettere per il futuro! Per il costo fototessera… ehm… in effetti un po’ caro ;-)
Biska says:
Si si, vista (la proposta) con i feed RSS del Jumper News, insieme al beauty dish che assomiglia (anche se più grande e flessibile) a quello che ho preso io, che però è in alluminio… Per il tappo no problem, come costi, dato che tanto non ho neppure un obiettivo di tal misura per montarlo!!
Biska says:
Si si, vista (la proposta) con i feed RSS del Jumper News, insieme al beauty dish che assomiglia (anche se più grande e flessibile) a quello che ho preso io, che però è in alluminio… Per il tappo no problem, come costi, dato che tanto non ho neppure un obiettivo di tal misura per montarlo!!
Flavio Massari says:
Caro Luca, sempre acuto e attento osservatore mi ricordo di te dai tempi di fotonotiziario….
Se condivido la tua attenzione a come va il mercato, ed il mondo in generale, non ne condivido il tuo entusiasmo…Ho letto qualcosa mesi fa sul Free, ed è vero che andremo a finire da quelle parti, anzi ci siamo già (omissis). Se è vero che può esistere un modello economico che funziona in tal senso, è anche vero che il suo successo è una scommessa che si vince o si perde, ed io prevede che un manipolo di vincitori emergerà da un immensa platea di sconfitti. Oggi mi trovo a passare più ore a capire quali strategie di marketing adottare per sopravvivere che a migliorarmi come fotografo, perchè nel marketing di questi modelli la qualità è un optional. Ne sono un esempio, pur citato tra i modelli del free che funzionano, le compagnie aeree low cost. Tutti ne abbiamo beneficiato, con prezzi così bassi volare non è più un lusso, ma oltre a dercretare il fallimento delle compagnie high cost ( che italianamente non facevano profitti neanche in tempi di monopolio, a forza di saccheggiare le casse dello stato) vedono anche tra le low cost fallimenti a raffica, fenici che rinascono, e rifalliscono, utenti abbandonati quà e là, etc. Se hai pagato un cent il biglietto ( cioè gratis) non puoi nemmeno lamentarti, accontentati.
Tutto questo mi dice che l’universo della professione fotografica, va visto si con occhi nuovi, ma il prezzo da pagare è elevatissimo, realtà meravigliose, professionisti splendidi, stritolati dai modelli low, micro, pico, free. E qualche decine invece farà affari d’oro, avendo azzeccato la combinazione vincente stile superenalotto. Caro Luca, sono mesi che mi organizzo mentalmente al cambio di modello della mia professione, ma non ne sono affatto entusiasta, anzi. riguardo ai 15 euro, sono troppi, forse, ma il posatore di piastrelle mi ha chiesto 50 euro al mq per il bagno che equivale a 400 euro orari, per un mestiere artigianale che richiede pratica e 300 euro di attrezzatura oltre ad un furgoncino, se vuoi tenere il cheienne pulito.. Quanti di voi colleghi in splendida forma economica possono dire di guadagnare tanto? Per Biska: avere la mente fresca e brillante è anche legato all’età, ad un certo punto uno vorrebbe raccogliere il frutto di ciò che semina; a me sembra di seminare da una vita su superfici di terreno che alla velocità dello zapping mutano continuamente, tanto da non fare in tempo a capire se quel terreno è fertile o già arido; credo che tu sia giovane e la cosa non ti spaventi; io 50enne avrei preferito che Grazia Neri non avesse chiuso. Saremmo stai tutti più ricchi
(Nota della redazione: abbiamo tolto un riferimento non pubblicabile, che nulla toglie alla comprensibilità del commento… altrimenti altro che pietre, ci dovete portare le arance! ;-))
Flavio Massari says:
Caro Luca, sempre acuto e attento osservatore mi ricordo di te dai tempi di fotonotiziario….
Se condivido la tua attenzione a come va il mercato, ed il mondo in generale, non ne condivido il tuo entusiasmo…Ho letto qualcosa mesi fa sul Free, ed è vero che andremo a finire da quelle parti, anzi ci siamo già (omissis). Se è vero che può esistere un modello economico che funziona in tal senso, è anche vero che il suo successo è una scommessa che si vince o si perde, ed io prevede che un manipolo di vincitori emergerà da un immensa platea di sconfitti. Oggi mi trovo a passare più ore a capire quali strategie di marketing adottare per sopravvivere che a migliorarmi come fotografo, perchè nel marketing di questi modelli la qualità è un optional. Ne sono un esempio, pur citato tra i modelli del free che funzionano, le compagnie aeree low cost. Tutti ne abbiamo beneficiato, con prezzi così bassi volare non è più un lusso, ma oltre a dercretare il fallimento delle compagnie high cost ( che italianamente non facevano profitti neanche in tempi di monopolio, a forza di saccheggiare le casse dello stato) vedono anche tra le low cost fallimenti a raffica, fenici che rinascono, e rifalliscono, utenti abbandonati quà e là, etc. Se hai pagato un cent il biglietto ( cioè gratis) non puoi nemmeno lamentarti, accontentati.
Tutto questo mi dice che l’universo della professione fotografica, va visto si con occhi nuovi, ma il prezzo da pagare è elevatissimo, realtà meravigliose, professionisti splendidi, stritolati dai modelli low, micro, pico, free. E qualche decine invece farà affari d’oro, avendo azzeccato la combinazione vincente stile superenalotto. Caro Luca, sono mesi che mi organizzo mentalmente al cambio di modello della mia professione, ma non ne sono affatto entusiasta, anzi. riguardo ai 15 euro, sono troppi, forse, ma il posatore di piastrelle mi ha chiesto 50 euro al mq per il bagno che equivale a 400 euro orari, per un mestiere artigianale che richiede pratica e 300 euro di attrezzatura oltre ad un furgoncino, se vuoi tenere il cheienne pulito.. Quanti di voi colleghi in splendida forma economica possono dire di guadagnare tanto? Per Biska: avere la mente fresca e brillante è anche legato all’età, ad un certo punto uno vorrebbe raccogliere il frutto di ciò che semina; a me sembra di seminare da una vita su superfici di terreno che alla velocità dello zapping mutano continuamente, tanto da non fare in tempo a capire se quel terreno è fertile o già arido; credo che tu sia giovane e la cosa non ti spaventi; io 50enne avrei preferito che Grazia Neri non avesse chiuso. Saremmo stai tutti più ricchi
(Nota della redazione: abbiamo tolto un riferimento non pubblicabile, che nulla toglie alla comprensibilità del commento… altrimenti altro che pietre, ci dovete portare le arance! ;-))
Monica Marziani says:
Come? Niente pietre?!? Mi sa che qui, l’argomento che suscita le discussioni più accese, più che sul diritto del copyright, sia sulle agenzie microstock o stock….
Penso che la riflessione obbligatoria per affrontare il futuro della professione fotografica, lasciando da parte per un momento la questione dei prezzi (15 EURO?!? Nemmeno la mia mamma che ci tiene li spenderebbe più….), sia sul senso della fotografia in generale.
Non voglio filosofeggiare, ma prendo atto dalle discussioni che qui si svolgono sempre più partecipate, che uno spazio di discussione ci vuole e ci vuole la sintesi di diversi pensieri, al di là del cantarsela e suonarsela, insomma.
Potrà sembrare generico o banalizzante, ma questo spunto viene subito prima della necessità di trasformarci in personaggi da marketing, visto che amiamo fare un mestiere diverso. Ed è in questa direzione che il tuo lavoro, Luca, sta portando: verso l’acculturamento della categoria dei fotografi in un’area diversa da quella che il loro (nostro) mestiere ricopre. E come te anche Tomesani con le iniziative di Tau Visual. Si sa, sono tempi difficili e duri, di grande cambiamento e caos, e so di ripetermi dicendo che serve una riflessione.
Sto pensando che manca ancora qualcosa per andare avanti, manca ancora qualcosa alla nostra autocoscienza di categoria, troppo presa dall’ambizione del “successo personale”, ambizione che sta perdendo sempre più di significato.
Un po’ come l’andare in televisione per essere famosi…. ora che ci vanno tutti, per essere famosi cosa bisogna fare di diverso?
…. (Qui arrivano gli eccessi più disparati e “creativi”, e… via ai pomodori….).
Grazie e… se ne prendo due di libri, valgono per due caffè?
Monica Marziani says:
Come? Niente pietre?!? Mi sa che qui, l’argomento che suscita le discussioni più accese, più che sul diritto del copyright, sia sulle agenzie microstock o stock….
Penso che la riflessione obbligatoria per affrontare il futuro della professione fotografica, lasciando da parte per un momento la questione dei prezzi (15 EURO?!? Nemmeno la mia mamma che ci tiene li spenderebbe più….), sia sul senso della fotografia in generale.
Non voglio filosofeggiare, ma prendo atto dalle discussioni che qui si svolgono sempre più partecipate, che uno spazio di discussione ci vuole e ci vuole la sintesi di diversi pensieri, al di là del cantarsela e suonarsela, insomma.
Potrà sembrare generico o banalizzante, ma questo spunto viene subito prima della necessità di trasformarci in personaggi da marketing, visto che amiamo fare un mestiere diverso. Ed è in questa direzione che il tuo lavoro, Luca, sta portando: verso l’acculturamento della categoria dei fotografi in un’area diversa da quella che il loro (nostro) mestiere ricopre. E come te anche Tomesani con le iniziative di Tau Visual. Si sa, sono tempi difficili e duri, di grande cambiamento e caos, e so di ripetermi dicendo che serve una riflessione.
Sto pensando che manca ancora qualcosa per andare avanti, manca ancora qualcosa alla nostra autocoscienza di categoria, troppo presa dall’ambizione del “successo personale”, ambizione che sta perdendo sempre più di significato.
Un po’ come l’andare in televisione per essere famosi…. ora che ci vanno tutti, per essere famosi cosa bisogna fare di diverso?
…. (Qui arrivano gli eccessi più disparati e “creativi”, e… via ai pomodori….).
Grazie e… se ne prendo due di libri, valgono per due caffè?
roberto tomesani says:
Acc! Luca, ci hai bruciato sul tempo! Sei sempre troooopo avanti!!!
Avevo comprato “Gratis” alla fine di questa estate, molto carino, anche se con alcuni concetti da riadattare al nostro strambo settore, e pensavo che una bella discussione fra colleghi sul tema sarebbe stata interessante… Subito dopo il Click Up la proporremo ai soci, allargando il tema alle implicazioni di corollario.
Beh, come vedi la pomodorazione (lapidazione buonina) non e’ arrivata, anche perche’ chi e’ rimasto indietro difficilmente legge una cosa “avanti” come SJ!
ciao!
roberto tomesani says:
Acc! Luca, ci hai bruciato sul tempo! Sei sempre troooopo avanti!!!
Avevo comprato “Gratis” alla fine di questa estate, molto carino, anche se con alcuni concetti da riadattare al nostro strambo settore, e pensavo che una bella discussione fra colleghi sul tema sarebbe stata interessante… Subito dopo il Click Up la proporremo ai soci, allargando il tema alle implicazioni di corollario.
Beh, come vedi la pomodorazione (lapidazione buonina) non e’ arrivata, anche perche’ chi e’ rimasto indietro difficilmente legge una cosa “avanti” come SJ!
ciao!
Biska says:
Rileggendo il mio primo post mi sono reso conto che ho scritto “non l’ho fatto certo per offrirti un caffè”, come se volessi dire “me ne guardo bene dal farlo!”: mi sono dimenticato (scrivendo e correggendo capita) di scrivere anche la parola “solo”, ergo la frase diventa “non l’ho fatto certo SOLO per offrirti un caffè”, da cui si evince che anche un caffè “a distanza” può essere significato di stima.
Tutto questo, per la precisione!
Biska says:
Rileggendo il mio primo post mi sono reso conto che ho scritto “non l’ho fatto certo per offrirti un caffè”, come se volessi dire “me ne guardo bene dal farlo!”: mi sono dimenticato (scrivendo e correggendo capita) di scrivere anche la parola “solo”, ergo la frase diventa “non l’ho fatto certo SOLO per offrirti un caffè”, da cui si evince che anche un caffè “a distanza” può essere significato di stima.
Tutto questo, per la precisione!
max bonfanti says:
Bè davvero non si può far altro che ringraziarti per tutti questi spunti e oliature alle nostre celluline celebrali…purtroppo davvero ci vuole una vita parallela per seguire tutto e in questo mi sento un po
in difficoltà le ore volano!! ma comunque tornando alla questione dell’amico collega direi che sicuramente era corretto fare specifica richiesta per pubblicare l’immagine da parte dell’editore, ma visto i tempi… rimane la parte positiva, che è stato indicato l’autore e tutti i suoi crediti . questa la trovo un ottima cosa e quindi l’autore potrebbe anche essere soddisfatto..e trarne vantaggi,visibilita ecc
Saluto e alla prossima
max bonfanti says:
Bè davvero non si può far altro che ringraziarti per tutti questi spunti e oliature alle nostre celluline celebrali…purtroppo davvero ci vuole una vita parallela per seguire tutto e in questo mi sento un po
in difficoltà le ore volano!! ma comunque tornando alla questione dell’amico collega direi che sicuramente era corretto fare specifica richiesta per pubblicare l’immagine da parte dell’editore, ma visto i tempi… rimane la parte positiva, che è stato indicato l’autore e tutti i suoi crediti . questa la trovo un ottima cosa e quindi l’autore potrebbe anche essere soddisfatto..e trarne vantaggi,visibilita ecc
Saluto e alla prossima
lucio says:
Usiamo le pietre per costruire, e i pomodori per una spaghettata, tutti insieme.
Ciao a tutti e grazie di cuore
lucio says:
Usiamo le pietre per costruire, e i pomodori per una spaghettata, tutti insieme.
Ciao a tutti e grazie di cuore
marco giugliarelli says:
Luca, di tirarti sassi o pomodori non se ne parla proprio anzi, come al solito, è d’obbligo ringraziarti per le tue sollecitazioni continue a fare meglio, a stare al passo a guardare oltre con occhi diversi.
marco giugliarelli says:
Luca, di tirarti sassi o pomodori non se ne parla proprio anzi, come al solito, è d’obbligo ringraziarti per le tue sollecitazioni continue a fare meglio, a stare al passo a guardare oltre con occhi diversi.
Massimo Dordoni says:
Chris Anderson e Rizzoli ringraziano…
ed in ogni caso, favorevoli o contrari, sono davvero felice di conoscere Pianigiani e lo staff di Jumper,
vere “antenne paraboliche” nell’intercettare e anticipare le rotte future. Grazie.
ciao , Luca!!!!
Massimo Dordoni says:
Chris Anderson e Rizzoli ringraziano…
ed in ogni caso, favorevoli o contrari, sono davvero felice di conoscere Pianigiani e lo staff di Jumper,
vere “antenne paraboliche” nell’intercettare e anticipare le rotte future. Grazie.
ciao , Luca!!!!
Massimo Dordoni says:
p.s. @Roberto T: c’è moltissimo materiale su cui discutere.
un saluto. Massimo
Massimo Dordoni says:
p.s. @Roberto T: c’è moltissimo materiale su cui discutere.
un saluto. Massimo
Marco Durantini says:
sarà che ho 52 anni anch’io ma Flavio Massari ha fatto la fotografia (ho fatto la battuta involontariamente) della nostra situazione, o perlomeno di come la vedo io.
Tutto gratis produrrà pochi eletti, magari ricchi e belli, ma l’esercito dei senza tetto sarà folto.
Ottima la discussione e per quanto riguarda i pomodori stai tranquillo oramai siamo oltre ogni possibile rassegnazione.
Io comunque il bagno te lo piastrello per 35 euro al mq
Saluti a tutti
Marco Durantini says:
sarà che ho 52 anni anch’io ma Flavio Massari ha fatto la fotografia (ho fatto la battuta involontariamente) della nostra situazione, o perlomeno di come la vedo io.
Tutto gratis produrrà pochi eletti, magari ricchi e belli, ma l’esercito dei senza tetto sarà folto.
Ottima la discussione e per quanto riguarda i pomodori stai tranquillo oramai siamo oltre ogni possibile rassegnazione.
Io comunque il bagno te lo piastrello per 35 euro al mq
Saluti a tutti
Giorgio Pedretti says:
Vorrei farvi riflettere sulla posizione di Flavio Massari, poiché trovo che illumini benissimo uno dei tanti problemi di oggi: lo squilibrio.
Non solo squilibrio di prezzi tra costo del lavoro e prezzo del prodotto finito, ma anche squilibrio nella normale dinamica di chi sale – perché più bravo, di successo e quindi in grado di
affrontare nuovi stili di marketing – e quella di chi scende – e, per forza di cose, deve mettere da parte sia il marketing sia la creatività.
Certo, si dirà, Flavio forse è ancora dell’idea che occorra una “buona” attrezzatura, una “buona” competenza, una “buona” esperienza e un “buon” tempo per arrivare a produrre una “buona” immagine, che sia commerciabile, aderente alle richieste del committente, significativamente nuova e creativa.
E perciò Flavio (non me ne volere se sbaglio: è solo un esempio) potrà anche ritrovarsi un po’ stordito vedendo che un suo giovanissimo collega gli soffia il lavoro usando una G11 e due flash a slitta.
Sì, fa parte del gioco, lo sappiamo bene.
E però questo è un altro squilibrio, tipicamente fotografico, che ha che fare con il gusto e, semmai, è solo amplificato dalla rete: perché – diciamocelo! – siamo in troppi a fare questo mestiere e le immagini, anche bellissime, ormai abbondano. E quindi ci sarà sempre un giovane fotografo (o anche un non-fotografo…) pieno di creatività e volontà che, buttato nello stagno, farà gola per i prezzi bassi e per la novità.
È pur vero che Roberto Bigano (ciao!) racconta una storia di segno opposto e lì si sentono la tenacia e l’ostinazione del lottatore, oltre che del bravo fotografo. Ma a fronte di un esempio di successo, quanti altri bravi fotografi non possono nemmeno ipotizzare di seguire strategie della “lunga coda” o dell’affiliazione che ci proponi, caro Luca? Che cosa manca loro? La visibilità in rete? I contatti? La creatività?
Forse hai proprio ragione tu, Tomesani, a insistere spesso sullo stesso tasto: è solo vendendo le nuove idee che ci salveremo. Tutti?
Chiudo in positivo: io, che fotografo di moda certo non sono, mi sono trovato a lavorare per un bel catalogo di tessile italiano. Schema classico: location, stylist, truccatrice e parrucchiera. Abiti e modelle. Però, con un’idea in più: la location si improvvisa. E non si paga. Nessun costo per trasferte di uomini e mezzi, ma si usa ciò che si ha. Vicino. Un ready made applicato allo sfondo. Quindi si lavora a Milano, sul cemento, con immancabili bambù in secondo piano. Luce contrastata, violenta, sottolineata con l’oro dei pannelli. Idee chiare, pochi scatti di prova, un gruppo di professionisti esperti. Discussione al volo con il cliente. Lo stile piace e in una giornata sola una decina di pagine del catalogo sono pronte. Et voila!
Giorgio Pedretti says:
Vorrei farvi riflettere sulla posizione di Flavio Massari, poiché trovo che illumini benissimo uno dei tanti problemi di oggi: lo squilibrio.
Non solo squilibrio di prezzi tra costo del lavoro e prezzo del prodotto finito, ma anche squilibrio nella normale dinamica di chi sale – perché più bravo, di successo e quindi in grado di
affrontare nuovi stili di marketing – e quella di chi scende – e, per forza di cose, deve mettere da parte sia il marketing sia la creatività.
Certo, si dirà, Flavio forse è ancora dell’idea che occorra una “buona” attrezzatura, una “buona” competenza, una “buona” esperienza e un “buon” tempo per arrivare a produrre una “buona” immagine, che sia commerciabile, aderente alle richieste del committente, significativamente nuova e creativa.
E perciò Flavio (non me ne volere se sbaglio: è solo un esempio) potrà anche ritrovarsi un po’ stordito vedendo che un suo giovanissimo collega gli soffia il lavoro usando una G11 e due flash a slitta.
Sì, fa parte del gioco, lo sappiamo bene.
E però questo è un altro squilibrio, tipicamente fotografico, che ha che fare con il gusto e, semmai, è solo amplificato dalla rete: perché – diciamocelo! – siamo in troppi a fare questo mestiere e le immagini, anche bellissime, ormai abbondano. E quindi ci sarà sempre un giovane fotografo (o anche un non-fotografo…) pieno di creatività e volontà che, buttato nello stagno, farà gola per i prezzi bassi e per la novità.
È pur vero che Roberto Bigano (ciao!) racconta una storia di segno opposto e lì si sentono la tenacia e l’ostinazione del lottatore, oltre che del bravo fotografo. Ma a fronte di un esempio di successo, quanti altri bravi fotografi non possono nemmeno ipotizzare di seguire strategie della “lunga coda” o dell’affiliazione che ci proponi, caro Luca? Che cosa manca loro? La visibilità in rete? I contatti? La creatività?
Forse hai proprio ragione tu, Tomesani, a insistere spesso sullo stesso tasto: è solo vendendo le nuove idee che ci salveremo. Tutti?
Chiudo in positivo: io, che fotografo di moda certo non sono, mi sono trovato a lavorare per un bel catalogo di tessile italiano. Schema classico: location, stylist, truccatrice e parrucchiera. Abiti e modelle. Però, con un’idea in più: la location si improvvisa. E non si paga. Nessun costo per trasferte di uomini e mezzi, ma si usa ciò che si ha. Vicino. Un ready made applicato allo sfondo. Quindi si lavora a Milano, sul cemento, con immancabili bambù in secondo piano. Luce contrastata, violenta, sottolineata con l’oro dei pannelli. Idee chiare, pochi scatti di prova, un gruppo di professionisti esperti. Discussione al volo con il cliente. Lo stile piace e in una giornata sola una decina di pagine del catalogo sono pronte. Et voila!
Andrea Taglier says:
Antenna parabolica mi è piaciuta come definizione per Luca e lo staff SJ.
A brevissimo comprerò il libro Gratis…e leggendolo certo occorrerà discernere,finalmente, con la propia testa il meglio e il peggio di questa evoluzione della società e dei vari mercati lavorativi ma occorre a mio avviso leggere e documentarsi per poter trarre un giudizio e poi provare!
certo che è dura scegliere le strategie migliori e le direzioni da prendere ma bisogna prendere qualcosa, tranne i pomodori e le pietre…direi i pensieri creativi e svilupparli ed essere contenti di una segnalazione su una rivista importante anche perchè io l’autorizzazione l’avrei data e penso anche il nostro collega e quindi che differenza c’è? io sarei felice di una visibilità del genere.
Trovo molto interessante lo scambio di commenti a seguito del sempre prezioso e attento Luca e del suo SJ, questi confronti servono, servono a crescere, ad uscire dal guscio, a farci forza e a non rassegnarci.
ok basta, adesso compro il libro.
alla prossima
ciao!
Andrea Taglier says:
Antenna parabolica mi è piaciuta come definizione per Luca e lo staff SJ.
A brevissimo comprerò il libro Gratis…e leggendolo certo occorrerà discernere,finalmente, con la propia testa il meglio e il peggio di questa evoluzione della società e dei vari mercati lavorativi ma occorre a mio avviso leggere e documentarsi per poter trarre un giudizio e poi provare!
certo che è dura scegliere le strategie migliori e le direzioni da prendere ma bisogna prendere qualcosa, tranne i pomodori e le pietre…direi i pensieri creativi e svilupparli ed essere contenti di una segnalazione su una rivista importante anche perchè io l’autorizzazione l’avrei data e penso anche il nostro collega e quindi che differenza c’è? io sarei felice di una visibilità del genere.
Trovo molto interessante lo scambio di commenti a seguito del sempre prezioso e attento Luca e del suo SJ, questi confronti servono, servono a crescere, ad uscire dal guscio, a farci forza e a non rassegnarci.
ok basta, adesso compro il libro.
alla prossima
ciao!
Luca Pianigiani says:
Parto con la risposta Flavio, che ha innescato una serie di commenti. Vorrei chiarire che io non sono “entusiasta”, guardo le cose analizzandole e cercando di offrire delle soluzioni, o quanto meno delle interpretazioni, che certamente non sono (lo dico sempre) LA soluzione, ma UNA (possibile) soluzione. Il rischio di affiancare a pochi vincitori tanti perdenti non è frutto del micro, del low del free… ma di un’economia che impone e determina una competitività folle, una selezione naturale, una riduzione del numero dei professionisti che occupavano delle posizioni all’interno del mercato. Ci sono stati, storicamente, settori che hanno subito molto più violentemente questi cambiamenti; oggi, abbiamo ancora la possibilità di rimanerci, in questo settore, cambiando la mente, gli atteggiamenti, i riferimenti. L’alternativa è uscirne, oppure trovare delle nicchie ad alto reddito, sempre più difficili da identificare. Nessuno probabilmente è entusiasta, ma non essere positivi e costruttivi non aiuta. Bisogna affrontare la realtà, scegliere una strategia forte, ridisegnare la propria professione e la propria immagine; quello che facciamo qui, e alziamo ogni settimana il tiro, è di far prendere coscienza della realtà: che non è semplice, ma non è poi così devastante come alcuni cercano di descrivere. E’… diversa, può non piacere, ma è un fatto.
Passo ora al commento di Giorgio, che si riallaccia e risponde a Flavio. Credo che il punto non sia l’attrezzatura del giovane rispetto al professionista affermato: G11, Mark V (ehm… se ne parla in giro…) Hasselblad… Il mezzo conta laddove è percepita (dal cliente e non dal fotografo) una differente qualità che giustifica un diverso prezzo. Ma c’è di peggio: siamo sicuri che il “ragazzetto” (lo chiamo così perché questo è il concetto espresso, anche se con parole diverse) è inferiore sia dal punto di vista delle attrezzature che da quello qualitativo? Scusate, so di urtare molti, ma conosco “ragazzetti” che fanno le scarpe a molti professionisti affermati: più moderni, più freschi, più dinamici, più creativi e persino più sorridenti. Allora, il problema è uscire dalle polemiche, dal “bel passato” e guardare con occhi giovani e con ottimismo alle strade che si aprono, che possono essere molte, ma richiedono idee e spirito. Si può seguire la strada del microstock, del “free”, del marketing, del social network, della fine art… ma in tutti i casi bisogna essere contemporanei, rispondere con il giusto tono alle richieste del mercato.
Amo troppo questo settore e questa professione per non lottare. E’ difficile, per voi, ma anche per noi (pensate, negli anni ’70 ci sono state persone che sono diventate ricche facendo riviste di fotografia… incredibile no?). Ma ci siamo ancora, abbiamo alternative, abbiamo speranze. Non buttiamole nel cestino solo perché forse una volta era più facile più bello, più romantico. Noi cerchiamo di esplorare e di proporre: soluzioni non per tutti, ma per il nostro mondo.
Infine, ringrazio Massimo per la definizione di “antenna parabolica”, molto carina davvero! Voglio dire però che le antenne trasmettono, ma quello che importa è la ricezione. Di “Free” abbiamo parlato due anni fa circa, su alcuni SJ e in una serie di convegni in giro per l’Italia. Era però troppo presto per essere compresa e ricevuta correttamente, come informazione. La grande novità è che stiamo regolando il “tuning” con voi, e finalmente sta diventando un dialogo attivo e costruttivo. Questo si chiama forza, che aiuterà tutti noi. Ce la stiamo facendo, tutti insieme…
Luca Pianigiani says:
Parto con la risposta Flavio, che ha innescato una serie di commenti. Vorrei chiarire che io non sono “entusiasta”, guardo le cose analizzandole e cercando di offrire delle soluzioni, o quanto meno delle interpretazioni, che certamente non sono (lo dico sempre) LA soluzione, ma UNA (possibile) soluzione. Il rischio di affiancare a pochi vincitori tanti perdenti non è frutto del micro, del low del free… ma di un’economia che impone e determina una competitività folle, una selezione naturale, una riduzione del numero dei professionisti che occupavano delle posizioni all’interno del mercato. Ci sono stati, storicamente, settori che hanno subito molto più violentemente questi cambiamenti; oggi, abbiamo ancora la possibilità di rimanerci, in questo settore, cambiando la mente, gli atteggiamenti, i riferimenti. L’alternativa è uscirne, oppure trovare delle nicchie ad alto reddito, sempre più difficili da identificare. Nessuno probabilmente è entusiasta, ma non essere positivi e costruttivi non aiuta. Bisogna affrontare la realtà, scegliere una strategia forte, ridisegnare la propria professione e la propria immagine; quello che facciamo qui, e alziamo ogni settimana il tiro, è di far prendere coscienza della realtà: che non è semplice, ma non è poi così devastante come alcuni cercano di descrivere. E’… diversa, può non piacere, ma è un fatto.
Passo ora al commento di Giorgio, che si riallaccia e risponde a Flavio. Credo che il punto non sia l’attrezzatura del giovane rispetto al professionista affermato: G11, Mark V (ehm… se ne parla in giro…) Hasselblad… Il mezzo conta laddove è percepita (dal cliente e non dal fotografo) una differente qualità che giustifica un diverso prezzo. Ma c’è di peggio: siamo sicuri che il “ragazzetto” (lo chiamo così perché questo è il concetto espresso, anche se con parole diverse) è inferiore sia dal punto di vista delle attrezzature che da quello qualitativo? Scusate, so di urtare molti, ma conosco “ragazzetti” che fanno le scarpe a molti professionisti affermati: più moderni, più freschi, più dinamici, più creativi e persino più sorridenti. Allora, il problema è uscire dalle polemiche, dal “bel passato” e guardare con occhi giovani e con ottimismo alle strade che si aprono, che possono essere molte, ma richiedono idee e spirito. Si può seguire la strada del microstock, del “free”, del marketing, del social network, della fine art… ma in tutti i casi bisogna essere contemporanei, rispondere con il giusto tono alle richieste del mercato.
Amo troppo questo settore e questa professione per non lottare. E’ difficile, per voi, ma anche per noi (pensate, negli anni ’70 ci sono state persone che sono diventate ricche facendo riviste di fotografia… incredibile no?). Ma ci siamo ancora, abbiamo alternative, abbiamo speranze. Non buttiamole nel cestino solo perché forse una volta era più facile più bello, più romantico. Noi cerchiamo di esplorare e di proporre: soluzioni non per tutti, ma per il nostro mondo.
Infine, ringrazio Massimo per la definizione di “antenna parabolica”, molto carina davvero! Voglio dire però che le antenne trasmettono, ma quello che importa è la ricezione. Di “Free” abbiamo parlato due anni fa circa, su alcuni SJ e in una serie di convegni in giro per l’Italia. Era però troppo presto per essere compresa e ricevuta correttamente, come informazione. La grande novità è che stiamo regolando il “tuning” con voi, e finalmente sta diventando un dialogo attivo e costruttivo. Questo si chiama forza, che aiuterà tutti noi. Ce la stiamo facendo, tutti insieme…
Flavio Massari says:
Si, Luca, è ciò che volevo dire, ma forse al posto di entusiasmo, avrei dovuto usare ottimismo, perchè a sentirti sembra sempre che ci sia una via di uscita per tutti …..Sono un marinaio, certo che la troverò una via, sono abituato a lottare; ma non riesco a farlo proprio con il sorriso stampato in viso, anzi digrigno i denti e vado avanti. Ma tanti non ne avranno la forza e perderemo per sempre la loro creatività….. secondo me è un peccato. Comunque mi fa piacere scoprire che il libro in questione è lo stesso che io ho letto in stralcio molti mesi fa, in inglese però. quindi proprio quelle analisi hanno suscitato la mia perplessità. Ah… è un peccato che tu abbia censurato la mia battuta, in fondo l’informazione dà segnali molto peggiori, fra calzini azzurri, e notizie false a scopo di linciaggio…. la mia era solo una battuta, neanche tanto volgare…. ;-))
Flavio Massari says:
Si, Luca, è ciò che volevo dire, ma forse al posto di entusiasmo, avrei dovuto usare ottimismo, perchè a sentirti sembra sempre che ci sia una via di uscita per tutti …..Sono un marinaio, certo che la troverò una via, sono abituato a lottare; ma non riesco a farlo proprio con il sorriso stampato in viso, anzi digrigno i denti e vado avanti. Ma tanti non ne avranno la forza e perderemo per sempre la loro creatività….. secondo me è un peccato. Comunque mi fa piacere scoprire che il libro in questione è lo stesso che io ho letto in stralcio molti mesi fa, in inglese però. quindi proprio quelle analisi hanno suscitato la mia perplessità. Ah… è un peccato che tu abbia censurato la mia battuta, in fondo l’informazione dà segnali molto peggiori, fra calzini azzurri, e notizie false a scopo di linciaggio…. la mia era solo una battuta, neanche tanto volgare…. ;-))
Graziano “Biska” Meneghini says:
Per Flavio: no, non sono giovane (almeno, ho compiuto 40 anni giusto una settimana fa: ora sono negli anta, sono giovane o no?), o almeno non sono più 30 o 25 enne, ma il futuro non mi spaventa nemmeno un po’. E si che avrei da spaventarmi, perché il mio studio fotografico l’ho aperto solo 2 mesi fa, e ho cominciato a progettarlo a partire dall’anno scorso, in piena crisi, quando sono stato lasciato a casa dal lavoro, tout court (grazie alla crisi, ovviamente). E invece no, come già detto, nonostante già vent’anni di lavoro alle spalle (non solo fotografico, per dirla giusta), sono arrivato a 40 anni e mi sento come un bambino che finalmente ha il suo giocattolo preferito, e finalmente può fare quello che vuole, senza che nessuno gli dica di smettere di giocare: anzi! Sarà l’eccitazione “dell’essere indipendenti”, sarà incoscienza (Bilancia come sono io, l’incoscienza non fa parte del mio DNA), ma il futuro lo vedo roseo, a tinte vive. E lo vedo roseo perché… si, perché dal SJ (e da Jumper in generale) ho già tratto tantissimi consigli, tantissimi spunti (a proposito, ringrazio il mio amico Sandro Pisani, ottimo fotografo, che me l’ha fatto conoscere l’anno scorso), e mi sento un privilegiato a poterlo leggere, perché davvero sento di avere quella marcia in più da sfruttare a mio vantaggio. Sono talmente sicuro del valore aggiunto di Jumper che sarei quasi tentato a non diffonderne l’esistenza, ad altri fotografi, ben sapendo invece che, nonostante il consiglio, non sarebbero minimamente interessati all’argomento (almeno, non tutti: anzi, pochi…), perché come detto, “pensano in pellicola e scattano in digitale”.
E questo, nonostante la loro sia si una giovane età: lo sai, c’è gente giovane a 70 e più anni, e vecchia a 30, e questo momento della fotografia (ma non solo) non da chances a chi è “vecchio dentro” (leggasi: non al passo con i tempi), ecco perché dobbiamo ringraziare ad essere qui a discutere (ed assorbire) su come uscire “vincitori da questa lotta senza quartiere” (e non è una battuta: con l’avvento di internet, il nostro mondo/mercato non è più solo tra quattro condomini e vie rassicuranti), e non piangerci addosso.
Ok, capisco il tuo “scoramento” di chi vorrebbe vedere crescere qualcosa, ma se siamo qui tutti insieme è perché uno metta la terra, uno il concime, l’altro l’acqua: la luce, da buoni fotografi, non ci mancherà mai, al massimo usiamo il flash!!
PS: Grazia Neri ha chiuso come azienda, ma il suo vissuto, il suo patrimonio di cultura non è sparito, non si è estinto: noi non siamo più poveri perché sappiamo coglierne il valore, anche se non continuerà a “produrre” immagini, come non erano assolutamente più ricchi quelli che, anche se ancora in attività, non ipotizzavano neppure l’esistenza di Grazia Neri e della sua agenzia. Per tornare al tuo esempio, quello che ha seminato ha dato eccome i suoi frutti: ora, probabilmente, è giunto solo il giorno del suo meritato riposo.
Oh, parlo sempre del concetto, dell’azienda, non di Grazia Neri: non è che sembra troppo un necrologio, questo?? :o)
Graziano “Biska” Meneghini says:
Per Flavio: no, non sono giovane (almeno, ho compiuto 40 anni giusto una settimana fa: ora sono negli anta, sono giovane o no?), o almeno non sono più 30 o 25 enne, ma il futuro non mi spaventa nemmeno un po’. E si che avrei da spaventarmi, perché il mio studio fotografico l’ho aperto solo 2 mesi fa, e ho cominciato a progettarlo a partire dall’anno scorso, in piena crisi, quando sono stato lasciato a casa dal lavoro, tout court (grazie alla crisi, ovviamente). E invece no, come già detto, nonostante già vent’anni di lavoro alle spalle (non solo fotografico, per dirla giusta), sono arrivato a 40 anni e mi sento come un bambino che finalmente ha il suo giocattolo preferito, e finalmente può fare quello che vuole, senza che nessuno gli dica di smettere di giocare: anzi! Sarà l’eccitazione “dell’essere indipendenti”, sarà incoscienza (Bilancia come sono io, l’incoscienza non fa parte del mio DNA), ma il futuro lo vedo roseo, a tinte vive. E lo vedo roseo perché… si, perché dal SJ (e da Jumper in generale) ho già tratto tantissimi consigli, tantissimi spunti (a proposito, ringrazio il mio amico Sandro Pisani, ottimo fotografo, che me l’ha fatto conoscere l’anno scorso), e mi sento un privilegiato a poterlo leggere, perché davvero sento di avere quella marcia in più da sfruttare a mio vantaggio. Sono talmente sicuro del valore aggiunto di Jumper che sarei quasi tentato a non diffonderne l’esistenza, ad altri fotografi, ben sapendo invece che, nonostante il consiglio, non sarebbero minimamente interessati all’argomento (almeno, non tutti: anzi, pochi…), perché come detto, “pensano in pellicola e scattano in digitale”.
E questo, nonostante la loro sia si una giovane età: lo sai, c’è gente giovane a 70 e più anni, e vecchia a 30, e questo momento della fotografia (ma non solo) non da chances a chi è “vecchio dentro” (leggasi: non al passo con i tempi), ecco perché dobbiamo ringraziare ad essere qui a discutere (ed assorbire) su come uscire “vincitori da questa lotta senza quartiere” (e non è una battuta: con l’avvento di internet, il nostro mondo/mercato non è più solo tra quattro condomini e vie rassicuranti), e non piangerci addosso.
Ok, capisco il tuo “scoramento” di chi vorrebbe vedere crescere qualcosa, ma se siamo qui tutti insieme è perché uno metta la terra, uno il concime, l’altro l’acqua: la luce, da buoni fotografi, non ci mancherà mai, al massimo usiamo il flash!!
PS: Grazia Neri ha chiuso come azienda, ma il suo vissuto, il suo patrimonio di cultura non è sparito, non si è estinto: noi non siamo più poveri perché sappiamo coglierne il valore, anche se non continuerà a “produrre” immagini, come non erano assolutamente più ricchi quelli che, anche se ancora in attività, non ipotizzavano neppure l’esistenza di Grazia Neri e della sua agenzia. Per tornare al tuo esempio, quello che ha seminato ha dato eccome i suoi frutti: ora, probabilmente, è giunto solo il giorno del suo meritato riposo.
Oh, parlo sempre del concetto, dell’azienda, non di Grazia Neri: non è che sembra troppo un necrologio, questo?? :o)
Luca Pianigiani says:
Flavio: la “battuta” non è stata tagliata per censura politica (chissenefrega della politica), ma perché scusami ma confondi la chiacchiera da bar con la pubblicazione su un organo di stampa, che nel suo piccolo Jumper è, e di cui io sono responsabile (legale, prima di tutto). Non sarebbe stata più una “battuta”, se pubblicata, sarebbe diventata una dichiarazione che poteva causare una denuncia. E’ questione di etica e di ruolo.
Luca Pianigiani says:
Flavio: la “battuta” non è stata tagliata per censura politica (chissenefrega della politica), ma perché scusami ma confondi la chiacchiera da bar con la pubblicazione su un organo di stampa, che nel suo piccolo Jumper è, e di cui io sono responsabile (legale, prima di tutto). Non sarebbe stata più una “battuta”, se pubblicata, sarebbe diventata una dichiarazione che poteva causare una denuncia. E’ questione di etica e di ruolo.
Flavio Massari says:
Si, ok Luca, hai fatto bene a tagliare, non è sede questa quindi andiamo avanti.
Biska: lo dicevo io, avevo ragione, non sei giovane, sei neonato, se hai aperto lo studio da 2 mesi, un poppante, anche se magari vivi la fotografia da una vita, ora hai cambiato prospettive. E l’entusiasmo è tipico di chi inizia una nuova avventura….
Io sono sul mercato da 25 anni, ho avuto entusiasmi ben forti, con difficoltà differenti da quelle di oggi, ma senza nessuna paura le ho affrontate; sono stato tra i primi in Italia a comprare un dorso digitale, mi sembra che fosse il 98, quando non si sapeva ancora bene che direzione prendere, ho lavorato con un dorso Dicomed a scansione e le luci HMI, su un Quadra quando la ram costava 100mila lire a mega, ho acquistato un dorso Carnival, e ho lavorato anche benino, se consideri che sono sprofondato nella provincia di Lecce, dove sono sempre stato un pioniere….Quindi diciamo ne ho passate…. oggi ritrovo freschezza e entusiasmo insegnando fotografia ad appassionati giovani o meno giovani, ma ti assicuro che molta della magia non la trovo più. Quando un corpo è disseminato di cicatrici, la pelle diventa meno sensibile; Attenzione non voglio emettere un lamento, soltanto dire che la direzione che sta prendendo o ha preso questa professione non mi affascina affatto. Come Luca anche io mi limito a commentare la situazione personalizzandola un po’, lui con ottimismo, io meno, gli faccio da contraddittorio. Buona Fortuna
Flavio Massari says:
Si, ok Luca, hai fatto bene a tagliare, non è sede questa quindi andiamo avanti.
Biska: lo dicevo io, avevo ragione, non sei giovane, sei neonato, se hai aperto lo studio da 2 mesi, un poppante, anche se magari vivi la fotografia da una vita, ora hai cambiato prospettive. E l’entusiasmo è tipico di chi inizia una nuova avventura….
Io sono sul mercato da 25 anni, ho avuto entusiasmi ben forti, con difficoltà differenti da quelle di oggi, ma senza nessuna paura le ho affrontate; sono stato tra i primi in Italia a comprare un dorso digitale, mi sembra che fosse il 98, quando non si sapeva ancora bene che direzione prendere, ho lavorato con un dorso Dicomed a scansione e le luci HMI, su un Quadra quando la ram costava 100mila lire a mega, ho acquistato un dorso Carnival, e ho lavorato anche benino, se consideri che sono sprofondato nella provincia di Lecce, dove sono sempre stato un pioniere….Quindi diciamo ne ho passate…. oggi ritrovo freschezza e entusiasmo insegnando fotografia ad appassionati giovani o meno giovani, ma ti assicuro che molta della magia non la trovo più. Quando un corpo è disseminato di cicatrici, la pelle diventa meno sensibile; Attenzione non voglio emettere un lamento, soltanto dire che la direzione che sta prendendo o ha preso questa professione non mi affascina affatto. Come Luca anche io mi limito a commentare la situazione personalizzandola un po’, lui con ottimismo, io meno, gli faccio da contraddittorio. Buona Fortuna
Monica Marziani says:
Breve comunicazione: Feltrinelli mi ha appena comunicato che il libro NON è più disponibile. Non che è in ordine e c’è da aspettare, ma che non è più disponibile e di annullare l’ordine. L’ho trovato comunque su BOL, sempre che non facciano scherzi anche loro…
Ciao!
Monica Marziani says:
Breve comunicazione: Feltrinelli mi ha appena comunicato che il libro NON è più disponibile. Non che è in ordine e c’è da aspettare, ma che non è più disponibile e di annullare l’ordine. L’ho trovato comunque su BOL, sempre che non facciano scherzi anche loro…
Ciao!
Luca Pianigiani says:
Per Monica: e io che speravo in una settimana di caffè pagati! Vabbè, tanto sono già nervoso senza! Grazie per la segnalazione! :-)
Luca Pianigiani says:
Per Monica: e io che speravo in una settimana di caffè pagati! Vabbè, tanto sono già nervoso senza! Grazie per la segnalazione! :-)
marco says:
Carissimo Luca,
leggendo il tuo articolo, e non avendo letto “Gratis” ma proponendomi di farlo, devo affermare che sei tu a lanciare molte pietre ma non contro qualcuno bensì verso lo stimolo al dibattito, perciò vorrei risponderti su:
– la problematica dell’uso di immagini da parte di terzi sotto tutela della normativa del copyright
– l’utilizzo delle licenze creative commons
in un momento di mutamento del metodo di utilizzo e fruibilità delle immagini stesse e di globalizzazione delle informazioni a mezzo internet.
Rispondere a quanto affermi nel tuo articolo non è semplice perchè affronti un problema di tipo giuridico dal punto di vista sia etico che di fine (scopo) personale, cosa che non è compatibile a livello giuridico.
Quando viene a trattarsi la questione delle immagini di proprietà di un soggetto interviene il di dir. proprietà (dell’autore dell’opera dell’ingegno) e con esso di tutti quei diritti che ne derivano, si pensi, nella specie, al diritto d’autore ed ai diritti di utilizzazione economica dell’immagine. Il “ biasimo” rivolto al collega che si lamentava dopo aver ricevuto una pubblicità che “non ha prezzo” , è un esempio paradigmatico di come un editore “intelligente” ( perchè, comunque, inserisce i dati del fotografo) può pubblicizzarti ma, per la legge (sul diritto d’autore vigente in Italia e secondo quanto stabilisce la convenzione di Berna a livello internazionale sul diritto d’autore etc.. ), tale comportamento sarebbe illecito perchè la pubblicazione stessa è avvenuta senza il consenso dell’autore, come ben tu dici;
ora, dopo aver ricapitolato, ti pongo un esempio : se tutti ragionassero o si comportassero come quell’editore , ogni fotografo , pubblicando immagini su internet o altrove dovrebbe targarle con la dicitura – not available- copyright – nome del fotografo – data (in quanto la legge tutela solo sotto questo aspetto le fotografie dotate di carattere creativo), oppure potrebbero utilizzare una delle diciture delle licenze creative commons, poiché se il professionista avesse venduto preventivamente ad altri l’uso di quell’immagine con il trasferimento di tutti i “diritti connessi” mantenendo il diritto d’autore e di pubblicazione della stessa sul proprio sito o in proprie pubblicazioni, cosa sarebbe successo se la parte, che deteneva i diritti regolarmente acquistati, avesse trovato pubblicato, all’insaputa sua e dell’ignaro fotografo, su una rivista a diffusione internazionale, l’immagine in oggetto?
Pertanto, sarebbe sempre meglio chiedere prima di utilizzare, anche se si è in buona fede o si vuol fare pubblicità a qualcuno senza l’intenzione di ledere altri, perchè quando si lavora con professionisti dell’immagine siano essi fotografi che editori , designer etc… la domanda si deve sempre porre.
A volte, anche in buona fede o per colpa si creano dei problemi e nascono controversie civili e penali che per giungere ad una soluzione necessitano di tempo e danaro .
Per quanto attiene alla questione delle creative commons, condivido parzialmente quanto affermi. Ciascuno è libero di utilizzare o meno tali tipi di licenze, è facoltà del singolo scegliere. Le formule adottate nelle tipologie di licenze delle creative commons non sono delle grandi novità a livello giuridico, sono sempre state usate negli accordi contrattuali di trasferimento dei diritti sulle immagini, soprattutto in paesi anglosassoni, da decenni ad oggi; la novità è quella di avere reso queste formulette fruibili anche da tutti i non addetti ai lavori in campo giuridico come formule sintetiche che forniscono informazioni immediate sull’utilizzo che terzi possono fare o meno delle immagini pubblicate;
In conclusione va detto che la fase di palingenesi del settore dell’immagine fotografica, alla quale stiamo assistendo, è sicuramente epocale sia dal punto di creazione dell’immagine attraverso il sistema digitale, sia dal punto di vista della visibilità e comunicazione che ognuno di noi può dare e fare con i propri lavori a mezzo internet, così come è necessario stare al passo coi tempi e cercare di essere ancor più creativi nel trovare formule di lavoro che sappiamo portare anche buoni risultati economici.
Siamo solo all’inizio, in mondo sempre più invaso dalle immagini e dove, invece di una riduzione delle stesse, si assiste ad un implemento esponenziale di queste ma, come ha detto bene il filosofo Galimberti, da un mondo che fondava le proprie radici ed educazione nel mito, si passò ad un mondo dove il tutto era determinato dalla religione e, dalla seconda metà del XX secolo, siamo nel mondo dove l’uomo si forma attraverso i media, soprattutto TV, (ed io aggiungerei internet ed immagini)…
Con viva cordialità, marco
marco says:
Carissimo Luca,
leggendo il tuo articolo, e non avendo letto “Gratis” ma proponendomi di farlo, devo affermare che sei tu a lanciare molte pietre ma non contro qualcuno bensì verso lo stimolo al dibattito, perciò vorrei risponderti su:
– la problematica dell’uso di immagini da parte di terzi sotto tutela della normativa del copyright
– l’utilizzo delle licenze creative commons
in un momento di mutamento del metodo di utilizzo e fruibilità delle immagini stesse e di globalizzazione delle informazioni a mezzo internet.
Rispondere a quanto affermi nel tuo articolo non è semplice perchè affronti un problema di tipo giuridico dal punto di vista sia etico che di fine (scopo) personale, cosa che non è compatibile a livello giuridico.
Quando viene a trattarsi la questione delle immagini di proprietà di un soggetto interviene il di dir. proprietà (dell’autore dell’opera dell’ingegno) e con esso di tutti quei diritti che ne derivano, si pensi, nella specie, al diritto d’autore ed ai diritti di utilizzazione economica dell’immagine. Il “ biasimo” rivolto al collega che si lamentava dopo aver ricevuto una pubblicità che “non ha prezzo” , è un esempio paradigmatico di come un editore “intelligente” ( perchè, comunque, inserisce i dati del fotografo) può pubblicizzarti ma, per la legge (sul diritto d’autore vigente in Italia e secondo quanto stabilisce la convenzione di Berna a livello internazionale sul diritto d’autore etc.. ), tale comportamento sarebbe illecito perchè la pubblicazione stessa è avvenuta senza il consenso dell’autore, come ben tu dici;
ora, dopo aver ricapitolato, ti pongo un esempio : se tutti ragionassero o si comportassero come quell’editore , ogni fotografo , pubblicando immagini su internet o altrove dovrebbe targarle con la dicitura – not available- copyright – nome del fotografo – data (in quanto la legge tutela solo sotto questo aspetto le fotografie dotate di carattere creativo), oppure potrebbero utilizzare una delle diciture delle licenze creative commons, poiché se il professionista avesse venduto preventivamente ad altri l’uso di quell’immagine con il trasferimento di tutti i “diritti connessi” mantenendo il diritto d’autore e di pubblicazione della stessa sul proprio sito o in proprie pubblicazioni, cosa sarebbe successo se la parte, che deteneva i diritti regolarmente acquistati, avesse trovato pubblicato, all’insaputa sua e dell’ignaro fotografo, su una rivista a diffusione internazionale, l’immagine in oggetto?
Pertanto, sarebbe sempre meglio chiedere prima di utilizzare, anche se si è in buona fede o si vuol fare pubblicità a qualcuno senza l’intenzione di ledere altri, perchè quando si lavora con professionisti dell’immagine siano essi fotografi che editori , designer etc… la domanda si deve sempre porre.
A volte, anche in buona fede o per colpa si creano dei problemi e nascono controversie civili e penali che per giungere ad una soluzione necessitano di tempo e danaro .
Per quanto attiene alla questione delle creative commons, condivido parzialmente quanto affermi. Ciascuno è libero di utilizzare o meno tali tipi di licenze, è facoltà del singolo scegliere. Le formule adottate nelle tipologie di licenze delle creative commons non sono delle grandi novità a livello giuridico, sono sempre state usate negli accordi contrattuali di trasferimento dei diritti sulle immagini, soprattutto in paesi anglosassoni, da decenni ad oggi; la novità è quella di avere reso queste formulette fruibili anche da tutti i non addetti ai lavori in campo giuridico come formule sintetiche che forniscono informazioni immediate sull’utilizzo che terzi possono fare o meno delle immagini pubblicate;
In conclusione va detto che la fase di palingenesi del settore dell’immagine fotografica, alla quale stiamo assistendo, è sicuramente epocale sia dal punto di creazione dell’immagine attraverso il sistema digitale, sia dal punto di vista della visibilità e comunicazione che ognuno di noi può dare e fare con i propri lavori a mezzo internet, così come è necessario stare al passo coi tempi e cercare di essere ancor più creativi nel trovare formule di lavoro che sappiamo portare anche buoni risultati economici.
Siamo solo all’inizio, in mondo sempre più invaso dalle immagini e dove, invece di una riduzione delle stesse, si assiste ad un implemento esponenziale di queste ma, come ha detto bene il filosofo Galimberti, da un mondo che fondava le proprie radici ed educazione nel mito, si passò ad un mondo dove il tutto era determinato dalla religione e, dalla seconda metà del XX secolo, siamo nel mondo dove l’uomo si forma attraverso i media, soprattutto TV, (ed io aggiungerei internet ed immagini)…
Con viva cordialità, marco
Luca Pianigiani says:
Ciao Marco, innanzitutto grazie per la serietà dell’approfondimento, che mi porta a dire che passerò le giornate a tirare pietre, per avere un dialogo e un confronto di simile livello, utile – specialmente in forma pubblica – per aiutare tutto il settore.
Se è vero che non ho affrontato (totalmente) il problema dal punto giuridico, è anche vero che sono convinto che – pur lecita e corretta l’analisi giuridica – in questo momento è più importante capire il senso generale della professione che sta cambiando, perché il rischio è quello che, per difendere il “lecito” si finisce con il perdere di vista il modo di operare in un mercato che è cambiato, e lo sanno bene tutti coloro (non solo i fotografi) che guadagnano sui diritti d’autore.
Non discuto, e in realtà ho detto nel testo che l’azione di questa rivista potrebbe prevedere il contatto delle persone che intendono inserire in questa area di “citazioni” o “segnalazioni”, ma ho anche detto che non si capisce perché se io qui, proprio qui (che è un organo di informazione) inserisco un link è considerata un’operazione etica e giuridicamente corretta, e se invece lo faccio su un foglio di carta no. Mi dirai… che in realtà anche il link giuridicamente è discutibile (ci sono state accese discussioni in merito, ma non sto a dilungarmi), ma che un conto è un link che porta “a casa” dell’autore, diverso è un “link” sotto forma di una pubblicazione di un’immagine che pur essendo un “ponte” verso la “casa” dell’autore, di fatto è anche contenuto (sempre che si possa dire che un link non lo sia… dillo a Google!). Posso, però, accettare di buon grado la tua visione “giuridica” e dire: no, non è corretto pubblicare la foto di qualcuno senza autorizzazione. Ma questo non toglie il problema di base: quello che è più vantaggioso essere pubblicati (purché ci sia un evidente vantaggio anche per l’autore, non parlo di “sfruttamento”) che tutelare il proprio “prezioso lavoro”. In un mondo perfetto tutto dovrebbe essere condiviso, concordato, definito e autorizzato, ma il metodo che ci porta a lavorare lo impedisce. Letteralmente: lo impedisce. Possiamo dire che non è giusto, che bisognerebbe fare le cose con i tempi giusti, che danno spazio e regole per tutto, ma facendo così non si riesce (oggi) a fare nulla. Il lavoro di quella rivista è bello, degno, ti assicuro (da ex editore di riviste di “prestigio” nel settore della fotografia professionale), non porta soldi, lo si fa per passione, per entusiasmo, perché si crede (noi illusi) che qualcosa possa cambiare.
Per risolvere queste cose, è nata la Creative Commons, che – mi permetto di dissentire – non è cosa “non nuova”. Lo è, eccome, e lo è perché prevede il fatto che un utente senza una profonda conoscenza giuridica possa comunque identificare diritti e limiti dell’operato di terzi in relazione all’uso della propria opera. Lo è perché evita di mettersi tra le mani di strutture come la SIAE, che non riesce a tutelare i piccoli, che costa più di quello che fa guadagnare per la maggior parte degli autori (ci sono statistiche che lo confermano, non sono io a dirlo), che è comunque tortuosa, complessa, fa perdere tempo, prevede una procedura e una burocrazia. Lo è perché è moderna nel concetto essenziale, non nasce per “proibire” ma per “consentire”. Torniamo alla filosofia, ma in ogni caso ha basi giuridiche solide, e non a caso è stata sviluppata da avvocati, e non da “hacker”.
Infine, torno al senso di questo SJ: gli autori (tutti, dai musicisti ai fotografi, dagli scrittori ai videomaker) devono confrontarsi con un approccio più aperto, meno geloso, più sereno. Io mi stupisco quando qualcuno mi chiede se può pubblicare un nostro testo da qualche parte, perché io in partenza lo autorizzo, con una licenza Creative Commons: chiunque può prendere questo contenuto e ripubblicarlo dove vuole, purché ci sia il rispetto dei “limiti” chiaramente descritti dalla licenza stessa. Ho valutato vantaggi e rischi, e ho capito che posso guadagnare di più dando questa “Libertà” piuttosto che usare tutte le armi possibili per difendere la mia “opera”.
Voglio far capire, ma ancora di più…. voglio far penetrare in tutti i pori questa visione in tutti coloro che vorranno ascoltarci. Non è una cosa nuova, non sono “antenna” che sta trasmettendo la novità: di Creative Commons si parla da tantissimi anni, e lo faccio personalmente almeno da 5 anni… Ma non fa parte della nostra cultura, non quella italiana, non quella dei fotografi. Non ancora, anche se ogni domenica un po’ di più. Il lato giuridico è importante, e grazie per averlo rimarcato, ma il rischio è che non rimanga nulla da proteggere…
Luca Pianigiani says:
Ciao Marco, innanzitutto grazie per la serietà dell’approfondimento, che mi porta a dire che passerò le giornate a tirare pietre, per avere un dialogo e un confronto di simile livello, utile – specialmente in forma pubblica – per aiutare tutto il settore.
Se è vero che non ho affrontato (totalmente) il problema dal punto giuridico, è anche vero che sono convinto che – pur lecita e corretta l’analisi giuridica – in questo momento è più importante capire il senso generale della professione che sta cambiando, perché il rischio è quello che, per difendere il “lecito” si finisce con il perdere di vista il modo di operare in un mercato che è cambiato, e lo sanno bene tutti coloro (non solo i fotografi) che guadagnano sui diritti d’autore.
Non discuto, e in realtà ho detto nel testo che l’azione di questa rivista potrebbe prevedere il contatto delle persone che intendono inserire in questa area di “citazioni” o “segnalazioni”, ma ho anche detto che non si capisce perché se io qui, proprio qui (che è un organo di informazione) inserisco un link è considerata un’operazione etica e giuridicamente corretta, e se invece lo faccio su un foglio di carta no. Mi dirai… che in realtà anche il link giuridicamente è discutibile (ci sono state accese discussioni in merito, ma non sto a dilungarmi), ma che un conto è un link che porta “a casa” dell’autore, diverso è un “link” sotto forma di una pubblicazione di un’immagine che pur essendo un “ponte” verso la “casa” dell’autore, di fatto è anche contenuto (sempre che si possa dire che un link non lo sia… dillo a Google!). Posso, però, accettare di buon grado la tua visione “giuridica” e dire: no, non è corretto pubblicare la foto di qualcuno senza autorizzazione. Ma questo non toglie il problema di base: quello che è più vantaggioso essere pubblicati (purché ci sia un evidente vantaggio anche per l’autore, non parlo di “sfruttamento”) che tutelare il proprio “prezioso lavoro”. In un mondo perfetto tutto dovrebbe essere condiviso, concordato, definito e autorizzato, ma il metodo che ci porta a lavorare lo impedisce. Letteralmente: lo impedisce. Possiamo dire che non è giusto, che bisognerebbe fare le cose con i tempi giusti, che danno spazio e regole per tutto, ma facendo così non si riesce (oggi) a fare nulla. Il lavoro di quella rivista è bello, degno, ti assicuro (da ex editore di riviste di “prestigio” nel settore della fotografia professionale), non porta soldi, lo si fa per passione, per entusiasmo, perché si crede (noi illusi) che qualcosa possa cambiare.
Per risolvere queste cose, è nata la Creative Commons, che – mi permetto di dissentire – non è cosa “non nuova”. Lo è, eccome, e lo è perché prevede il fatto che un utente senza una profonda conoscenza giuridica possa comunque identificare diritti e limiti dell’operato di terzi in relazione all’uso della propria opera. Lo è perché evita di mettersi tra le mani di strutture come la SIAE, che non riesce a tutelare i piccoli, che costa più di quello che fa guadagnare per la maggior parte degli autori (ci sono statistiche che lo confermano, non sono io a dirlo), che è comunque tortuosa, complessa, fa perdere tempo, prevede una procedura e una burocrazia. Lo è perché è moderna nel concetto essenziale, non nasce per “proibire” ma per “consentire”. Torniamo alla filosofia, ma in ogni caso ha basi giuridiche solide, e non a caso è stata sviluppata da avvocati, e non da “hacker”.
Infine, torno al senso di questo SJ: gli autori (tutti, dai musicisti ai fotografi, dagli scrittori ai videomaker) devono confrontarsi con un approccio più aperto, meno geloso, più sereno. Io mi stupisco quando qualcuno mi chiede se può pubblicare un nostro testo da qualche parte, perché io in partenza lo autorizzo, con una licenza Creative Commons: chiunque può prendere questo contenuto e ripubblicarlo dove vuole, purché ci sia il rispetto dei “limiti” chiaramente descritti dalla licenza stessa. Ho valutato vantaggi e rischi, e ho capito che posso guadagnare di più dando questa “Libertà” piuttosto che usare tutte le armi possibili per difendere la mia “opera”.
Voglio far capire, ma ancora di più…. voglio far penetrare in tutti i pori questa visione in tutti coloro che vorranno ascoltarci. Non è una cosa nuova, non sono “antenna” che sta trasmettendo la novità: di Creative Commons si parla da tantissimi anni, e lo faccio personalmente almeno da 5 anni… Ma non fa parte della nostra cultura, non quella italiana, non quella dei fotografi. Non ancora, anche se ogni domenica un po’ di più. Il lato giuridico è importante, e grazie per averlo rimarcato, ma il rischio è che non rimanga nulla da proteggere…
Graziano “Biska” Meneghini says:
Mi spiace per Monica (anzi, mi spiace per il non caffè di Luca, dato che Monica ha trovato un ripiego!), ma a me il libro è già arrivato stamattina… :o)
Per Flavio: hai (abbastanza) ragione tu. Un conto l’età anagrafica, un conto quella “sul campo” (fotografico lavorativo, non lavorativo in toto, anzi…). Ma se nel tuo caso ti capisco (te l’ho già detto), in altri casi sai anche meglio di me che ad un’età anagrafica minore non corrisponde sempre un’età cerebrale più elastica (e il Brain Training del Nintendo DS non c’entra!), ed era soprattutto a questo che volevo puntare, con i miei commenti.
Però il: “soltanto dire che la direzione che sta prendendo o ha preso questa professione non mi affascina affatto” te l’appoggio a metà: la fotografia è cambiata tanto, tantissimo, e può anche non piacere, ma va di pari passo al mondo, e il mondo lo viviamo e lo facciamo noi tutti (ho scoperto l’acqua calda!).
E anche questo può non piacere.
Sta perciò a noi cercare di dare delle direttive, oppure adeguarci agli altri: in entrambi i casi avremo ragione.
PS: comunque, da poppante, quale asilo nido migliore di Jumper per crescere sano e forte?? :o)
Graziano “Biska” Meneghini says:
Mi spiace per Monica (anzi, mi spiace per il non caffè di Luca, dato che Monica ha trovato un ripiego!), ma a me il libro è già arrivato stamattina… :o)
Per Flavio: hai (abbastanza) ragione tu. Un conto l’età anagrafica, un conto quella “sul campo” (fotografico lavorativo, non lavorativo in toto, anzi…). Ma se nel tuo caso ti capisco (te l’ho già detto), in altri casi sai anche meglio di me che ad un’età anagrafica minore non corrisponde sempre un’età cerebrale più elastica (e il Brain Training del Nintendo DS non c’entra!), ed era soprattutto a questo che volevo puntare, con i miei commenti.
Però il: “soltanto dire che la direzione che sta prendendo o ha preso questa professione non mi affascina affatto” te l’appoggio a metà: la fotografia è cambiata tanto, tantissimo, e può anche non piacere, ma va di pari passo al mondo, e il mondo lo viviamo e lo facciamo noi tutti (ho scoperto l’acqua calda!).
E anche questo può non piacere.
Sta perciò a noi cercare di dare delle direttive, oppure adeguarci agli altri: in entrambi i casi avremo ragione.
PS: comunque, da poppante, quale asilo nido migliore di Jumper per crescere sano e forte?? :o)
Luca Pianigiani says:
Adoro essere Asilo nido!! eehehehe….
Luca Pianigiani says:
Adoro essere Asilo nido!! eehehehe….
marco says:
Caro Luca , scusami per i refusi del mio scritto ma l’ho inviato senza rileggerlo,, comunque, spero si siano compresi i concetti che volevo esprimere;
avevo inteso il senso della tuo articolo e l’importanza ecco perchè mi sono permesso di inviarti alcuni miei pensieri , mi fa piacere che tu e molti altri colleghi abbiate una visione così aperta sulla fruibilità delle immagini;
concordo, inoltre, sul fatto che in relazione a tale argomento la nostra cultura “italiana” sia, non dico retrograda, ma ancorata ad un concetto di proprietà dell’immagine così com’ era nella concezione precedente il digitale ed internet;
le abitudini e il desiderio di tutela di fronte ad ogni forma di abuso o di uso non consentito , insiti in ognuno di noi, sono duri a morire ma, seguendo chi vede “forse” più avanti, vale la pena di fare…
marco says:
Caro Luca , scusami per i refusi del mio scritto ma l’ho inviato senza rileggerlo,, comunque, spero si siano compresi i concetti che volevo esprimere;
avevo inteso il senso della tuo articolo e l’importanza ecco perchè mi sono permesso di inviarti alcuni miei pensieri , mi fa piacere che tu e molti altri colleghi abbiate una visione così aperta sulla fruibilità delle immagini;
concordo, inoltre, sul fatto che in relazione a tale argomento la nostra cultura “italiana” sia, non dico retrograda, ma ancorata ad un concetto di proprietà dell’immagine così com’ era nella concezione precedente il digitale ed internet;
le abitudini e il desiderio di tutela di fronte ad ogni forma di abuso o di uso non consentito , insiti in ognuno di noi, sono duri a morire ma, seguendo chi vede “forse” più avanti, vale la pena di fare…
Fabio Sirna says:
Luca, ti seguo sempre (evviva Twitter) e vorrei riassumere il mio pensiero e la mia frustrazione in una mail che ho appena inviato alla redazione di un giornale che ha pubblicato una mia foto senza alcun permesso, manipolandola e cancellando il “copyright” e non riconoscendomi un equo compenso (nè economico nè di termini di tipo “promozionale”).
Possiamo anche trovarci qui, al bar o sui social network a discutere di modelli di marketing, di rivalutare la professione del fotografo, di Creative Commons e tutto il resto, ma fino a quando ci saranno persone che non considerano il nostro lavoro una professione che merita rispetto ed un riconoscimento “equo”… beh allora credo che restino solo tante tante parole.
Gentile Redazione,
dalla vostra risposta mi sembra che ci sia molto superficialità in quello che fate dato che non controllate il materiale che viene pubblicato.
L’articolo da voi citato, come giustamente fate notare, riporta che l’eventuale pagamento del fotografo è previsto solo in caso di utilizzo commerciale della foto e non giornalistico.
La foto di cui sono l’autore (posso dimostrarlo ovviamente in quanto ho il file RAW originale), è stata pubblicata senza alcun permesso.
E’ stata inoltre manipolata (si vede chiaramente dal pdf e dalla copia cartacea), perché la foto e specchiata, e per questo motivo sono stati cancellati i credits da essa, in quanto sarebbero risultati girati al contrario e quindi non leggibili.
Infine non credo che il vostro giornale viva grazie ad ignoti benefattori, e nemmeno che le pubblicità su ogni pagina siano gratuite.
Questo è un utilizzo commerciale?
Ricapitolando:
– il vostro giornale trae un vantaggio economico: senza foto nessuno leggerebbe una riga di quello che scrivete (vi prego abbiate il coraggio di dimostrarmi il contrario!) e nessun inserzionista pagherebbe soldi in pubblicità ;
– la signorina Exxxxxxxxx ne trae un vantaggio di tipo “promozionale” visto che l’articolo racconta (tra l’altro molto bene) la sua attività professionale;
– la mia foto non ha lo stesso diritto “promozionale”, ma viene manipolata e maltrattata e quindi il mio lavoro non deve essere remunerato citando l’autore e quindi, come cita la legge non ho nemmeno diritto al “…pagamento a favore di quest’ultimo, da parte di chi utilizza commercialmente la riproduzione, di un equo corrispettivo.”
Equo corrispettivo.
No… il mio lavoro da Fotografo non vale un cazzo, nemmeno i soldi per pagarmi una birra o portare fuori a cena la mia famiglia.
Ecco.
Questo, con tutto il rispetto ci tenevo a dirvelo.
Cordialità.
Fabio Sirna
Fabio Sirna says:
Luca, ti seguo sempre (evviva Twitter) e vorrei riassumere il mio pensiero e la mia frustrazione in una mail che ho appena inviato alla redazione di un giornale che ha pubblicato una mia foto senza alcun permesso, manipolandola e cancellando il “copyright” e non riconoscendomi un equo compenso (nè economico nè di termini di tipo “promozionale”).
Possiamo anche trovarci qui, al bar o sui social network a discutere di modelli di marketing, di rivalutare la professione del fotografo, di Creative Commons e tutto il resto, ma fino a quando ci saranno persone che non considerano il nostro lavoro una professione che merita rispetto ed un riconoscimento “equo”… beh allora credo che restino solo tante tante parole.
Gentile Redazione,
dalla vostra risposta mi sembra che ci sia molto superficialità in quello che fate dato che non controllate il materiale che viene pubblicato.
L’articolo da voi citato, come giustamente fate notare, riporta che l’eventuale pagamento del fotografo è previsto solo in caso di utilizzo commerciale della foto e non giornalistico.
La foto di cui sono l’autore (posso dimostrarlo ovviamente in quanto ho il file RAW originale), è stata pubblicata senza alcun permesso.
E’ stata inoltre manipolata (si vede chiaramente dal pdf e dalla copia cartacea), perché la foto e specchiata, e per questo motivo sono stati cancellati i credits da essa, in quanto sarebbero risultati girati al contrario e quindi non leggibili.
Infine non credo che il vostro giornale viva grazie ad ignoti benefattori, e nemmeno che le pubblicità su ogni pagina siano gratuite.
Questo è un utilizzo commerciale?
Ricapitolando:
– il vostro giornale trae un vantaggio economico: senza foto nessuno leggerebbe una riga di quello che scrivete (vi prego abbiate il coraggio di dimostrarmi il contrario!) e nessun inserzionista pagherebbe soldi in pubblicità ;
– la signorina Exxxxxxxxx ne trae un vantaggio di tipo “promozionale” visto che l’articolo racconta (tra l’altro molto bene) la sua attività professionale;
– la mia foto non ha lo stesso diritto “promozionale”, ma viene manipolata e maltrattata e quindi il mio lavoro non deve essere remunerato citando l’autore e quindi, come cita la legge non ho nemmeno diritto al “…pagamento a favore di quest’ultimo, da parte di chi utilizza commercialmente la riproduzione, di un equo corrispettivo.”
Equo corrispettivo.
No… il mio lavoro da Fotografo non vale un cazzo, nemmeno i soldi per pagarmi una birra o portare fuori a cena la mia famiglia.
Ecco.
Questo, con tutto il rispetto ci tenevo a dirvelo.
Cordialità.
Fabio Sirna
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