Frames: Il mondo dell’immagine è fatta di Frames. Non esiste più la fotografia e non esiste più il video, se non come scelta finale per presentare un messaggio visuale che, in partenza, è stato progettato in modalità “multi frames“. Attenzione: non è che scompare la fotografia e il video in quanto linguaggio, quello che cambia assomiglia un po’ – per fare un esempio tecnico – allo scattare in RAW rispetto allo scattare in Jpg o in Tiff: se non sappiamo esattamente quello che ci servirà, se non abbiamo definito i confini della fruizione della nostra immagine, allora conviene essere preparati scattando più immagini, o salvando una sequenza video. La scelta del lavorare in RAW ci apre la strada ad una successiva e più ampia azione di post produzione, per poter effettuare scelte (più) accurate sul contrasto, sulle densità, sull’esposizione, sul colore; la scelta di avere molti frames a disposizione ci offre, potenzialmente, molto più di questo: ci permette di raccontare una storia in tanti modi diversi. Magari, ottimizzandola ad ogni tipo di fruizione, ogni tipo di device: sulla stampa, un’immagine fissa, su un video una sequenza, sui device touch un’animazione controllata da uno “swipe” (movimento del dito premuto sullo schermo), sul web come una gif animata o come un cinemagraph. Per dirla in modo più pratico: tanti Frames ci permettono di monetizzare in vario modo e su vari media quello che produciamo.
Esattamente un anno fa, parlavamo di questo fenomeno, su un articolo in questo sito, dal titolo: “Tu chiamala se vuoi “Frames”: 10 motivi per cui la fotografia sta cambiando”, dove accennavamo a questa rivoluzione, e questo ci permette anche di dimostrare che questo sito non è fatto di cronaca, va vissuto come stimolo ma anche come ricerca: molte delle cose di cui parliamo, sono sensazioni che poi richiedono tempo, per maturare. Se tornate ogni tanto indietro, probabilmente potreste trovare argomenti che, oggi, sono più attuali di quanto non fossero quando sono stati scritti. Un anno esatto è passato (l’articolo citato è del 3 febbraio 2013, curioso che abbiamo deciso di tornare a parlarne il 2 febbraio 2014), e molte cose si sono evolute nel mondo della comunicazione. Di “Frames” abbiamo parlato tantissimo, quest’anno e abbiamo sviluppato un sacco di esperienze, raccolto esempi e poi… e poi la tecnologia si è evoluta. Oggi, ancor più di un anno fa, ci sono segnali che impongono una analisi seria da parte dei produttori dell’immagine, dei creativi, di chi vuole esprimersi in un’ottica contemporanea, ma specialmente che vuole in questo mondo sempre più complesso trovare strade per lavorare, per guadagnare, per progredire. Leggete quindi l’articolo di un anno fa, e poi tornate qui per fare un salto in avanti di un anno.
Frames: l’evoluzione della fotografia e del video, un anno dopo
Cosa è cambiato, rispetto a solo un anno fa? Alcuni fenomeni:
1) Web: ascesa del Parallax Scrolling
La grande rivoluzione del web, in questo ultimo periodo, si chiama Parallax Scrolling. E’ uno strumento di comunicazione affascinante, perché permette di creare effetti di movimenti, usando sequenze con tante immagini, integrando testi, grafica e altri elementi. Ma funziona anche “solo” con le immagini. Guardate questo sito, è un’intervista alla bravissima cantante del gruppo Bat for Lashes. Se scrollate, vedrete che il movimento genera dei cambiamenti dell’immagine (varie foto dello stesso shooting). L’azione di Scrolling viene stimolata e rafforzata dal fatto che c’è il testo (dalla “seconda pagina”, termine ancor più sbagliato perché si tratta di una sola pagina): leggendo, si scrolla e le immagini cambiano.
Come questo, ci sono mille altri esempi, tanto per prenderne alcuni a caso:
Ma potete trovarne mille altri. Qual è il senso del parallax scrolling per dei fotografi? Semplice… siti così evoluti richiedono tante (tante, tante, tante) immagini, e devono essere di qualità, perché quasi sempre sono immagini fortemente emotive, che vengono visualizzate a pieno schemo. Il web non è più territorio per immagini di bassa qualità, con pochi pixel, che “anche mio cugino può fare”. La navigazione tramite scroll permette di avere una progressione di una storia, viene utilizzata tantissimo per raccontare e questo permette il suo utilizzo in tanti campi: dal raccontare un’azienda, un prodotto, un manuale di istruzioni, un evento (fotografi di matrimonio….? si, parliamo anche con voi). Caso vi interessasse approfondire “come farlo”, specialmente se non siete esperti di html e webdesign, sappiate che abbiamo preparato un video tecnico sull’argomento, e settimana prossima lo pubblichiamo su Jumper Premium.
2) L’ascesa del Visual Storytelling
Altro tema che stiamo spingendo tanto, in quest’ultimo anno, è quello dell’impatto del Visual Storytelling. Ne abbiamo parlato spesso, in questi ultimi mesi, ma abbiamo iniziato a parlarne nel 2012, in questo articolo: Mi racconti una storia? Partiamo dalle immagini…. In questi mesi abbiamo fatto molti corsi su questa materia (anche gratuiti, ore e ore di formazione a costo zero per i professionisti dell’immagine), ma ogni giorno ci stupiamo di quanto e di come questo mondo stia crescendo progressivamente. La cosa eccezionale è che questo percorso apre – ne siamo sicuri – un percorso per creare una vera e propria nuova economia nel mondo del fotogiornalismo, dell’editoria, dei media. Guardate questo sito, (meglio su Chrome, Safari in questo periodo fa un po’ le bizze…) e seguite il percorso che è un mix di immagini (foto e video), di un percorso visuale e interattivo, un accesso alle informazioni, una voce narrativa che completa l’informazione. Stiamo preparando una serie di incontri per fotoreporter, per editori, per creatori di app per parlare del COME raccontare le storie nell’era digitale, perché se è vero che in tanti si stanno interrogando, in pochi stanno invidivuando facilmente la strada da percorrere. Avrete presto notizie su queste iniziative, ma focalizzatevi su questi punti:
- Le persone sono interessate alle “storie”
- I tablet sono i perfetti strumenti per raccontare storie interattive
- Le persone amano essere accompagnate nel percorso narrativo
- Il fenomeno del Self Publishing è in crescita. E’ una grande occasione, ma bisogna saperlo fare (e il problema non è di tipo “tecnico”, non più…)
3) Non chiamatelo (più) TimeLapse
In questi ultimi anni, il fenomeno del timelapse e dello stopmotion è esploso. Senza considerare un elemento fondamentale: che qualsiasi movimento se non crea stupore annoia dopo qualche secondo (dovrei dire frazione di secondo ma voglio essere buono…). L’occhio umano è una macchina di difesa, si attiva e invia al cervello segnali di attenzione quando si accorge che qualcosa che sta succedendo non è prevedibile. Una nuvoletta che inizia a muoversi da sinistra verso destra, dopo 1 solo secondo diventa prevedibile, l’occhio capisce qual è la destinazione di quella nuvola… e se ne disinteressa. Il Timelapse, così come lo conosciamo (e come milioni di fotografi stanno facendo) è morto, a meno che non si usino tecniche che mettano in evidenza:
- Il percorso narrativo, come se fosse una carrellata cinematografica, che accompagna il fruitore da un pezzo di storia all’altro*. Per farlo, serve studiare e adottare il linguaggio cinematografico, e non solo “far scattare la macchina”.
- Creare stupore: ed è possibile, facendo in modo che l’ordine dei frames venga sconvolto, creando una continua tensione nell’osservatore, che deve ripagarci dedicandoci più tempo.
Per darvi qualche esempio, guardate questo video, lo mostriamo spesso nei nostri corsi di Visual Storytelling, e lo troviamo interessantissimo.
2877 FRAMES OF FEBRUARY from Jonathan DeNicholas on Vimeo.
E poi, guardate questo, pubblicato di recente:
Sous le ciel de Paris from Neels CASTILLON on Vimeo.
E’ un ulteriore passo in avanti, perché permette di mostrare l’unione di Frames con diverse velocità e in numero diverso, per creare una narrazione efficace ed emozionale:
- Frames a velocità lenta… per fare un rallenty
- Frames a velocità video, per creare fluidità reale
- Frames singoli, per inserire fotografie che bloccano l’attenzione
- Frames che creano fotografie che si muovono allungando la percezione della fotografia stessa
Per fare queste cose, serve progettualità, ma anche capire con quanta semplicità si può passare da singoli frames a sequenze in movimento, e da video a fotografie. La tecnologia oggi ci rende così facili questi passaggi che ci stupiamo di quanto ancora sia poco percepito questo flusso di scomposizione e composizione dei frames. Lo vediamo nello stupore degli occhi di molte delle persone che partecipano ai nostri corsi, e anche se molti (forse tutti) hanno idea che queste cose siano “fattibili”, realmente non hanno mai fatto queste prove, oppure le hanno fatte solo parzialmente e specialmente non le hanno ancora assorbite completamente.
4) Basta un “Frame” per raccontare una storia (però non è semplice)
La fotografia come forse gran parte delle persone la intendono ancora (giustamente) non è morta: si può decidere di “scattare in Jpg” (come da metafora dell’inizio: intendiamo avere a disposizione solo uno scatto buono e usabile), ma deve essere gravido di contenuto, di narrazione. Le persone – la massa, intendiamo, non quelli che vanno alle mostre di fotografia – vivono le immagini fisse come un contenuto da assorbire in una frazione di secondo. Come possiamo riuscire a monetizzare il nostro lavoro, se gli utenti consumeranno il nostro prodotto in 1/20 di secondo (tempo medio, per esempio, necessario per sfogliare una pagina di una rivista)? Oppure ancora meno sul web… Semplicemente diventa difficile, e allora il nostro compito è di:
- Creare immagini complesse, ricche di stimoli, che possano fermare
- Creare spazi (chiamateli se volete Media) dove il tempo di fruizione apparirà naturalmente più lungo
- Creare contenuti che possano essere fruiti su device dove le persone tendono a investire più tempo (quanto tempo le persone dedicano all’informazione sul web? sulla carta? sui tablet? sugli smartphone?… se non lo sapete questa è una ricerca che dovete approfondire; la risposta esatta, dal punto di vista statistico, ve la anticipiamo noi: i tablet).
Tutto questo, e molto di più, sono gli studi che abbiamo fatto e che abbiamo parzialmente condiviso con centinaia di persone, quest’anno. Abbiamo fatto questa sintesi per cercare di aiutare tutti, anche quelli che sono rimasti fuori da questo mondo, o che non l’hanno percepito come importante, per non perdere questo treno. Per noi, questa ricerca è pronta per un passo ulteriore, per andare avanti, per proseguire. Abbiamo investito tanto in ricerca, e abbiamo davanti ai nostri occhi lo step successivo, che vogliamo condividere con voi. Ed è uno step che riguarda tutti coloro che con la fotografia, con il video, con le parole, con l’informazione, con i media vogliono continuare a lavorare con successo e con voglia di futuro. Se siete pronti, mandateci una mail per essere informati in anteprima sugli sviluppi di questa ricerca e sulle occasioni di approfondimento e di incontro. Sarà per noi la lista delle persone che hanno voglia, curiosità, necessità di crescere. Quelli che ci piacciono, insomma ;-)
alex says:
Ciao Luca,
complimenti per la passione che metti ogni domenica con i tuo SJ!
vorrei porti un paio di domande:
in primo luogo non credi che oltre al problema di pensare ad una cosa dal punto di vista creativo poi anche l’aspetto tecnico sia importante? in molte occasioni dici che l’aspetto tecnico non sia importante o che non sia il problema principale ma non credi che se non ci fossero delle figure che hanno molte conoscenze tecniche molti creativi non avrebbero molte possibilità di poter creare le loro idee?
Per esempio per fare un parallax in ambito web, se il creativo non ha una conoscenza di codice javascript molto sviluppata non credo che possa arrivare a livelli dei siti che hai citato.
é anche vero che ci sono software che permettono di creare cose di questo genere con una capacità tecnica minima, ma per arrivare ad un livello qualitativo ai livelli degli esempi che hai citato non credi che la soluzione migliore sia che un tecnico ed un creativo lavorino assieme cosi da avere tutte le competenza necessarie per sviluppare progetti qualitativamente alti?
Luca Pianigiani says:
Ciao Ale,
grazie per la tua “presenza”. Cerco di risponderti, per spiegarti l’approccio nel quale credo e che cerco di condividere.
Sono convinto che la tecnica sia fondamentale, non importante. E il mio approccio parte sempre dalla tecnica: capire come fare, prima di fare. Il problema è che in questo settore la parte tecnica si vive come scusante o come arma per troppe cose: molti difendono la loro “professionalità” dicendo: “Io so come si fa”; altri si nascondono dicendo: “farei anche questa cosa, ma non sono capace di farlo”. In entrambi i casi, si rischia un errore enorme. La fotografia, il video, la comunicazione, sono prima di tutto (e sempre più) questione di idee e di creatività, di capacità di sviluppare emozione. Questo è il punto che manca di più. Una volta, una parte fondamentale di questi mestieri si basava sul “saper fare”, su un approccio artigianale. Oggi, la tecnologia rende tutto – nella sua essenza e base, non nelle sfumature – più semplice: è “quasi impossibile”, oggi, sbagliare una foto dal punto di vista tecnico, per fare un esempio.
Da qui, parte la mia convinzione: dobbiamo far venire fuori le idee, gli stimoli, la creatività. Se ci riusciamo, poi l’argomento tecnico si risolve in tre fasi:
– Formazione (e non a caso, questa è la nostra attività primaria)
– Uso di soluzioni “semplici” alla portata di molti (ma con idee forti)
– Affidarsi a tecnici esperti.
Come vedi, le soluzioni se “si sa cosa fare” ma non si sa “come fare”, ci sono. Servono, eccome, queste competenze, ma cosa potremmo fare se prima non sappiamo come usare queste tecniche?
Quello che mostro nei corsi e negli eventi che faccio sono soluzioni tecniche semplici, certo, altrimenti non mi seguirebbe nessuno e sarebbe necessario fare tanta strada prima di arrivare a un “dunque”. Ma sono strade che permettono di lavorare con una buona qualità, e specialmente di imparare. Spesso dico che prima di avere un carrello di alte prestazioni (quindi costoso) per fare un movimento di macchina, va benissimo lo skateboard oppure … il carrello della spesa. Sono adeguati per fare un lavoro ineccepibile? No, ovviamente no, ma non ha senso avere uno elider fantastico se non sappiamo cosa farci, come funziona il linguaggio del cinema.
Per il Parallax Scrolling, spieghiamo due tecniche per farlo “benino”, e “bene”, per farlo ottimamente serve tanta competenza tecnica. Ma prima le idee… prima la capacità di fare foto adeguate per questa tecnica, eccetera…
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Francesco Haag Bellini says:
Complimenti Luca,
Credo proprio che hai centrato tutti gli ottimi consigli.
Vorrei investire proprio in queste direzioni, qua in Lituania dove sto per aprire un nuovo studio di comunicazione.
Percepisco le opportunità concettuali offerte da Frames, Storytelling, Parallel Scrolling delle vere svolte verso nuove tipologie di clienti, paganti, in grado di capire il valore del lavoro di fotografi creativi capaci di lavorare nelle modalità citate.
Ancora Grazie Luca!
Francesco H. B.
Luca Pianigiani says:
Potresti raccontarci cosa fai il Lituania ;-))
carlo says:
devo farvi i complimenti per il materiale a corredo dei vostri articoli; ogni qualvolta citate video, siti, artisti, è sempre materiale di primissimo ordine, super interessante!
mitici! lettura fissa della domenica sera!
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