Il diritto d’autore è uno degli argomenti più “caldi”, quando si parla della comunicazione digitale, di Internet, della rete. Sono moltissimi coloro che reputano che la “Libertà” offerta da questa che è la maggiore rivoluzione degli ultimi decenni provochi danni irreparabili all’economia della vendita delle opere d’ingegno protette (o che dovrebbero essere protette, tutelate e fatte pagare): troppo facile copiare, appropriarsi indebitamente di contenuti altrui, e addirittura rivendere servizi collegati alla possibilità di trovare e scaricare illegalmente immagini, video, film, musica. Insomma, noi “autori” produciamo dei beni, con l’intento di venderli, e la rete se ne appropria, se ne impossessa, genera utilizzi non consentiti.
I detentori dei diritti d’autore che valgono tanto (le major, le televisioni, le case discografiche, eccetera), che numericamente sono probabilmente poche decine di entità dalle dimensioni mastodontiche (Disney, News Corp., Warner, eccetera) stanno lottando da sempre contro questo uso che definiscono incorretto, truffaldino e incivile, puntando su due elementi: la comunicazione di cui posseggono gli strumenti potenti (televisioni, giornali, riviste e persone che ci lavorano, che quindi difendono questo “partito”) e la forza politica ed economica nei confronti delle istituzioni (il Congresso USA, principalmente). Nascono quindi proposte di legge che – mettendola sul piano etico ed economico contemporaneamente – portano o pretendono di portare ad un imbavagliamento della rete, al fine di tutelare il loro business. In questo periodo, negli USA si sta discutendo una proposta di legge chiamata SOPA (Stop Online Piracy Act), presentata dal deputato Lamar S. Smith (che a sua volta è stato scoperto con le “mani nella marmellata” per un uso non consentito di un’immagine sul proprio sito… a dimostrazione che nessuno può essere davvero considerato “puro”), che sta facendo discutere tantissimo la Rete e che persino la Casa Bianca ha messo in discussione.
Non vogliamo scendere troppo nel dettaglio, se volete potete leggere ed approfondire (un dovere, se vi occupate di comunicazione, di immagine, di diritto d’autore anche su livelli meno “stellari”, ma solo per capire un po’ meglio gli argomenti che influenzeranno la nostra cultura e la nostra libertà negli anni a venire), potete partire da questo link di Wikipedia. Quello che ci preme, invece, è far capire cosa una legge che sembrerebbe tutelare anche noi, creatori di “opere d’arte” che sembreremmo interessati a far “vincere” questa proposta di legge, al fine di sentirci più protetti. Il problema è che noi non siamo solo “autori”, ma anche “utenti”, lo siamo tutti, e in questa dualità e sfaccettatura ci troviamo a perdere molto più di quello che potremmo guadagnare, anzi: noi “piccoli” potremmo solo perdere, perché nessuno si preoccuperà di tutelare i nostri interessi, questa proposta di legge è nata per tutelare “persone” come Murdoch, non Luca, Francesco, Elena, Maria, eccetera.
Volete un esempio? pensate a quello che potrebbe succedere se davvero il 23 gennaio, come ipotizzato, si fermassero tutti i siti di ricerca online per lo sciopero indetto a dimostrazione di quanto folle è la SOPA? Google, Amazon, Yahoo, Facebook di colpo non raggiunbili… pensate a quello che potrebbe succedere nella nostra attività quotidiana, nella nostra vita? Ma perché questi colossi dovrebbero “zittirsi”? Per dimostrare che questa legge, se approvata, porterà a questo: tutti i siti dai quali si transita per cercare contenuti (in gran parte con un approccio “lecito”) sarebbero minacciati ad ogni minuto di essere oscurati, perché non avrebbero la possibilità di garantire che nessun bit che contengono o propongono anche sotto forma di semplice link sia esente da contenuti protetti. Dovrebbero creare un meccanismo di controllo, di validazione, richiesta di documentazione in carta bollata per ogni video, immagine, testo caricato. Impossibile, assurdo. Bisogna creare la possibilità di avere una tutela, e anche di poter “eliminare” contenuti che vengono usati in modo illecito, ma senza fermare la “macchina”, e la SOPA non è senz’altro la soluzione, sarebbe il disastro.
Ma c’è un altro elemento, che è importante da spiegare ai nostri amici “autori”: che siamo di fronte ad una nuova era, dove i contenuti, nella loro eccezionale logica fluida, possono essere aggregati per creare delle esperienze eccezionali dal punto di vista creativo, informativo e di comunicazione. Il video che abbiamo messo in questo post lo conferma: lo abbiamo proiettato all’inizio del nostro (eccezionale, è stato meraviglioso) JumperDay del 12 gennaio, e “racconta” i fatti del 2011, riassunti in poco più di due minuti, e tutti catturati da Google. Perché lo abbiamo inserito proprio qui? Perché ve ne parliamo in questo contesto? Perché bisogna capire che oggi, se davvero vogliamo “creare” qualcosa, dobbiamo avere la serietà e il rispetto nel capire se davvero il “mondo” ha bisogno della nostra creazione, oppure se si tratta “solo” di un qualcosa che facciamo per noi. La quantità di immagini che ci sono, disponibili con un solo click, sono tali e così tante che forse dobbiamo allargare la nostra visione “Oltre” al fatto che la creatività si possa esprimere in una logica di “creazione da zero”, ma che si possono fare eccezionali forme di creatività rimodellando, aggregando, unendo cose che sono già state fatte. Come nel caso di questo video, che è una forma artistica e creativa eccezionale, che si basa sul concetto di “Remix“, del “MashUp“. Qualcuno dirà: molti di quei contenuti (forse tutti) sono “rubati”, ma in realtà sono riutilizzati dando nuova vita a del materiale che – da solo – si sarebbe perso e disperso nella rete. In questo modo rivive, e ci porta magari a fare una ricerca di qualcosa che non avevamo ancora scoperto, che ci attrae in modo particolare e che ci porta a ritrovarlo, a fruirlo e anche.. a comprarlo. E’ successo a noi, proprio guardando questo video, perché ci siamo innamorati del brano che ne fa da colonna sonora, lo abbiamo ricercato e scaricato (comprandolo) da iTunes. Potremo fare lo stesso, con tecnologie sempre più evolute che già sono a disposizione per ricercare immagini facendo uso del riverse Image Search (TinEye, Goggles, eccetera), quindi saremo noi per primi a “proporci” come contenuti da usare per utilizzi di remix.
I grandi fanno i conti dicendo che ogni anno “perdono” miliardi di dollari a causa della pirateria, ma non è così, è la loro bramosia di soldi che li porta a conteggiare soldi virtuali, quelli che il pubblico non è disposto a pagare: se non ci fossero file da piratare, semplicemente non li scaricherebbero (gratis o a pagamento), e sarebbero tutti più poveri, compresi coloro che queste opere le vendono, perché è riconosciuto da tutti che una parte di chi pirata, poi scopre e si innamora di alcuni contenuti, e quindi poi li compra, oppure dopo avere piratato un disco va al concerto e paga il biglietto, va al cinema per vedere meglio il film che ha visto scaricato da Torrent, eccetera. Il mondo ha bisogno di avvicinarsi ai contenuti e alle forme di creatività, e le stesse vanno tutelate, ma senza impedire che il mondo si possa muovere, crescere, comunicare. Lo so, verranno fuori discussioni pesanti… ma vorrà dire che avete confuso libertà con dittatura, diritti con responsabilità, tutela e rispetto da oppressione e censura. Bisogna trovare uni equilibrio, e non cedere il “potere” ai pochi che vivono di ricchezza che non vogliono condividere. La rete è e deve essere libera, gli autori devono trovare in questa nuova strada modi per vivere, far rispettare e anche guadagnare, come ha fatto in questo momento Mat Kearney, che ha venduto un brano in più, non migliaia in meno.
roberto tomesani says:
Ciao!
Hai sacrosantamente ragione… Assomiglia molto ad un’iniziativa italiana che, se passasse nella formula iniziale (ma non lo fara’), produrrebbe gli stessi effetti.
Si tratta della delibera 398/11/cons dell AgCom – Autorita’ garante delle Comunicazioni.
Da un lato si permetterebbe di ridurre gli usi illeciti anche di immagini in rete, ma dall’altro tenterebbe di farlo utilizzando un mezzo – la censura e la repressione – incompatibile con la vita sociale attuale, e con la Rete.
Su questo argomento abbiamo raccolto documentazione, siamo stati ad un’audizione privata presso l’AgCom e manteniamo viva l’attenzione.
Piuttosto, la strada da seguire e’ probabilmente quella di agevolare gli usi leciti, educando le persone al rispetto e rendendo disponibili i contenuti leciti in maniera piu’ semplice ed abbordabile.
Ti mando per email un riassunto (troppo “palloso” per un thread come questo.
Hai ragione su tutto il fronte. Grazie!
Carlo Parrinello says:
Ciao Luca, ti rinnovo i complimenti per il jumperday del 12 ..è stata veramente una bellissima esperienza piena di spunti di riflessione! Non credo che Obama possa aprire le porte a una legge che guarda al passato e non al futuro…sarà comunque bello vedere attivo lo sciopero di google …
Dobbiamo pensare che queste nuove forme di riciclo delle immagini possono ridare vita a progetti lasciati nel cassetto o di scarso interesse ( per noi )… Quindi W il riciclo !!
Mario says:
E’ davvero un discorso molto ampio e complesso quello che hai affrontato, che se non gestito con la testa rischia di ledere il mercato, dei produttori di contenuti e dei consumatori.
Affronti l’argomento dal mio stesso punto di vista e per questo non fatico a seguirti e capire cosa vuoi dire.
Mi piace davvero pensare che scaricare qualcosa di illegale possa essere il lancio verso l’acquisto di un servizio o un prodotto legato a ciò che abbiamo piratato. Il danno è meno rilevante se ci fermassimo a pensare un poco… La playstation 1 avrebbe venduto davvero così tanto se i consumatori non sapeva di poterla “piratare”? Davvero tutti brani che vengono scaricati illegalmente sarebbero stati acquistati se non c’era questa possibilità? Non saprei quantificare, a posteriori non è possibile sapere quello che sarebbe successo. Però magari al concerto di un artista di cui non avrei mai comprato un brano poi ci sono andato… chissà…
E’ sempre un equilibrio tra le parti che va gestito e studiato calandoci nel periodo storico in cui ci si trova a lavorare. Esagerare in un senso annulla un bel po’ di lavoro fatto negli anni in un altro spegne tanti stimoli di crescita.
Spero solo che le soluzioni che verranno adottate non “ammazzino” la mia voglia di produrre contenuti, fare musica o essere artista… anche se non so se riuscirò mai ad esserlo.
Grazie del post.
Angelo Trani says:
“…la loro bramosia di soldi che li porta a conteggiare soldi virtuali, quelli che il pubblico non è disposto a pagare: se non ci fossero file da piratare, semplicemente non li scaricherebbero (gratis o a pagamento)”: questo è il vero concetto giusto, sono da sempre convinto che non è la pirateria che fa vendere meno dischi, sono le discografiche che ci stanno riempiendo (le balle) di troppa musica (spesso inutile…), frammentando così il mercato e producendo numeri inferiori per tutti.
Il digitale, in tutti i settori di utilizzo, mi pare solo che ci abbia reso tutti più liberi. Non che questo sia sempre qualcosa di positivo… però se non sbaglio la libertà è sempre stata segno di civiltà.
Laura Bonaguro says:
… cominciano le proteste e la loro diffusione in rete:
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/grubrica.asp?ID_blog=30&ID_articolo=9981&ID_sezione=38&utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitter
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