Per entrare definitivamente nella nuova Era, dobbiamo lasciarci indietro molti elementi del passato. Attenzione, non stiamo parlando di “nuovo” inteso come “digitale, innovativo, rivoluzionario”, non ci rivolgiamo all’aspetto “tecnologico”, ma a quello del business, del monetizzare il nostro lavoro, di guardare al futuro sulla base della cultura e delle esigenze di un mercato al quale ci rivolgiamo. E il principale retaggio riguarda l’argomento degli “originali”, dei “negativi”, della “Proprietà”, del “diritto di utilizzo”. Tante definizioni per definire qualcosa che – oggi – è praticamente indefinibile.
I fotografi hanno imparato a difendere elementi del proprio lavoro, indifendibili, e lo fanno per di più a scapito della loro principale esigenza: quella del loro portafogli. Ogni giorno perdono soldi, e lo fanno con testardaggine epica, con convinzione assoluta, e addirittura litigano con i clienti (coloro che sono – incredibile! – disposti a comprare qualcosa in più rispetto a quanto gli stiamo offrendo) perché si sentono offesi da una richiesta che appare priva di senso nella cultura attuale, incomprensibile e irritante (mi dai i files?). Coloro che hanno già “accettato” questa situazione controversa, lo fanno a malincuore, rimpiangendo i “bei tempi”, senza capire che i “bei tempi” sono quelli di oggi, dove l’uso dell’immagine è miliardi di volte più importate e gli unici che non ne godono i vantaggi sono proprio coloro che le immagini le creano…
Di cosa stiamo parlando? Ma, ovviamente, della malsana abitudine di “non consegnare i files” ai clienti, specialmente a quelli privati (matrimonio, ritratti, eccetera, per i fotografi che producono immagini da stampare il “file” deve essere consegnato in ogni caso). Perché definiamo “malsana” questo che sembra, al contrario, il più corretto approccio? I fotografi ci hanno messo decine di anni a capire che i clienti “non comprano le foto, ma solo il loro diritto di utilizzo”, se comprano delle fotografie che finiscono su un album di matrimonio, se vogliono farne altri utilizzi “li devono chiedere, e pagare”…. Cosa succede, nella realtà? Che nessuno chiede nulla, che quel potenziale e prezioso bottino di immagini, i nostri “negativi digitali” rimane a fare la “muffa virtuale” per tutta la vita, fino al giorno in cui l’hard disk si rompe e noi perdiamo tutto (perché non abbiamo mai davvero capito come fare dei backup SERI)… e allora addio “bottino”. Poco importa (ed è un danno commerciale) che nessuno vi chiederà quelle immagini, quel prezioso archivio non interessa a nessuno, a parte l’unico cliente che per di più ve lo chiede, e noi glielo neghiamo: colui che è stato fotografato.
Non scenderemo sulle motivazioni di “etica professionale”, come detto ci preoccupiamo di business e di marketing, e vi diciamo che è suicida impedire ai clienti di avere le loro immagini sotto forma di immagini digitali, ad alta risoluzione e di bellissima qualità. Perché perdete – e non guadagnate – business e per di più diventate agli occhi delle persone antipatici e irragionevoli. Vi spieghiamo il motivo, anzi: 10!
1) Se un cliente ha in mano i files ad alta risoluzione, può venirgli in mente di “farsene qualcosa” e se voi proponete loro delle cose “interessanti” non c’è motivo per cui non li chiedano a voi.
2) Se un cliente vuole pubblicare – per esempio su un blog, su FB o ovunque in rete – le proprie immagini di matrimonio, voi potreste guadagnarne e non perdere. Guadagnare in immagine, promozione (certo, dovrebbero dire che le avete fatte voi le foto, ma … anche questo è un approccio di marketing che sintetizzeremo qui di seguito, e specialmente è parte degli studi/ corsi / consulenze che stiamo proponendo ai fotografi per avere un’attività più redditizia)
3) Se fornite le immagini ai clienti, non dovranno inventarsi metodi più complessi per pubblicare su Facebook le immagini (tipo: fotografare con il cellulare le foto stampate…). Tanto lo faranno lo stesso…
4) Se il cliente reputa un valore avere i files ad alta risoluzione, possiamo venderglieli, perché rinunciare a dei soldi? Potete fare un pacchetto “comprensivo” di files ad alta risoluzione, ma anche proporla come opzione a parte (ma dovreste motivare il “perché devono pagarli a parte… si torna ai problemi analizzati sopra… fanno apparire il fotografo come un ”ricattatore“). E’ facile invece fare un ”pacchetto premium” che contiene qualcosa in più, globalmente (10 stampe in più, una versione interattiva e i files ad alta risoluzione free). Il tutto, ovviamente, costerà di più, e molte persone tenderanno a scegliere questa opzione.
5) Forse i clienti sono disposti, anche di questi tempi, a pagare “qualcosa di più” per avere i files ad alta risoluzione, ma deve essere un prezzo alto perché i fotografi devono digerire un boccone amaro. Il valore dei “negativi digitali” non può essere alto, ma deve essere un ponte per poter “proporre nuove idee e nuovi prodotti” ai clienti. Non deve sembrare un balzello, una “tassa”, perché se no si ottiene un effetto opposto.
6) Trasferire la “proprietà” dei files al cliente significa garantirsi una sicurezza per qualsiasi problema tecnico, ma anche dare un’assicurazione ai clienti stessi. Ci spieghiamo: noi possiamo consegnare gli originali al cliente, dicendo che devono custodirli con grande attenzione, perché… ora li hanno loro. Al tempo stesso, potete dire che voi comunque archivierete su un sistema molto affidabile (usate qualche parolona in inglese, come “Data center”, o simili… ma poi adottate davvero un sistema davvero efficiente!) che viene fornito da voi per avere la massima sicurezza, nel caso dovesserlo perderli potreste ricaricare questi dati da questi centri, ad un costo x… In questo modo potreste puntare non sul “possesso” ma sulla sicurezza. Se i clienti reputano di avere un sistema di sicurezza di archiviazione sufficiente, benone… ma se vi offrite come assicurazione e sicurezza nel tempo, probabilmente farà rizzare le orecchie a molti, e comprendere il valore di quello che offrite loro. Se non lo fate, per la maggior parte dei clienti, “il fatto che voi conserverete a vita e in modo sicuro“* le loro immagini sarà ”ovvio“. E quindi ”senza valore“. Trasferiamo la responsabilità su di loro, lo percepiranno come qualcosa di ”non così ovvio*”.
7) Se i clienti avranno i files, potranno farne un uso “social” intenso. E voi potreste barattare sconti o vantaggi qualora facciano menzione del vostro studio. Dovreste avere un sito e dei social davvero funzionali e ben studiati (siete capaci? non è il momento di approfondire? Abbiamo pubblicato su JumperPremium due corsi video (Questo è il primo, questo il secondo) per un totale di 6 ore sull’uso intelligente dei social network per i fotografi. Lo avete guardato/studiato? Non siete ancora iscritti a JumperPremium?… beh, volete proprio farvi del male! L’edizione del 2012 si sta chiudendo e abbiamo almeno 50 ore di corsi fondamentali per generarvi un guadagno più allargato: non è quello che vi serve? Potete scaricarli tutti, e vederli comodamente). I clienti possono diventare i vostri migliori “rivenditori”, e voi volete rinunciarvi? Potreste addirittura fare un piccolo corso (una volta che avete imparato voi) per consentire loro di usare al meglio non solo Facebook, ma Pinterest, stimolarli a “giocare” con le immagini usando Instagram per creare effetti, eccetera. Fate giocare i clienti, e non bloccate la loro fantasia… Vi premieranno con promozione, diranno (perché glielo direte voi, dando crediti e vantaggi, sconti e nuove idee) che avete fatto voi quelle foto, e linkeranno i vostri social.
8) Non avete un motivo per “proteggere”, perché non c’è nulla da proteggere. Una volta, chi deteneva il negativo ne possedeva l’autorizzazione di ristampa, ora non è così: quello che date al cliente, potete conservarlo anche per voi. Non avete nulla da proteggere, ma solo creare opportunità che finora rimangono in un cassetto.
9) Essere propositivi è meglio che non essere censori. Le censure, i “no” non piacciono ai giovani, e i giovani sono quelli che saranno – nell’ambito della fotografia di privati – i maggiori clienti. I “no” generano reazioni negative, non accettazione. Volete apparire come uno scorbutico personaggio, oppure come un “tipo cool”? Secondo noi, entusiasmo, collaborazione e disponibilità sono armi vincenti…
10) Think Creative Commons. Un modo bellissimo per proteggere legalmente le immagini, senza apparire censore e poco contemporaneo: si chiama Creative Commons, ed è una licenza che definisce quello che le persone possono fare o non fare con i vostri contenuti. Si possono scegliere varie versioni (spiegate molto semplicemente qui), in funzione delle proprie esigenze. Andate qui, e compilate quello che secondo voi è la scelta migliore, e poi “attaccate” il codice nella vostra pagina internet, oppure pubblicate il link sul cd/dvd che consegnate ai clienti. Se volete un consiglio, lasciate spazio e possibilità di “modificare” il vostro lavoro (le persone adorano pasticciare con le immagini… che male possono farci?), e valutate se è bene o male consentirne un uso “commerciale”: inizialmente mettete no, forse un giorno cambierete idea, ma non si parte con la filosofia “libera” al 100% se prima non se ne valutano i primi passi. Cosa succede, se rilasciate le vostre immagini con una licenza CC? Che dite: fatene tutto quello che volete (pubblicate on line, su FB, fatene un poster per la vostra camera da letto…), purché… (e qui mettete le vostre condizioni: citare l’autore sempre, non farne un uso commerciale… eccetera). Potreste anche ogni mese mandare una newsletter a tutti i clienti, proponendo idee di utilizzo, alcune che saranno totalmente gratis, altre che potrebbero essere dei servizi che vendete voi. Non un “Listino di prodotti”, ma una serie di idee creative… e un modo per rimanere legati, anche dopo il lavoro.
Come vedete, ci sono almeno 10 motivi (speriamo buoni) che vi portano a scegliere una strada “liberale” per i vostri negativi digitali. Quali sono invece gli svantaggi? La paura che vi possano “rubare” qualcosa? Soldi? Opportunità? Secondo noi, i vantaggi sono molti, ma molti di più dei “pericoli” ;-)
Fabrizio says:
condivido i 10 punti . . . il seguo già da alcuni anni; con qualche variante.
Sicuramente i benefici sono maggiori degli aspetti negativi (mi riferisco alla fotografia di matrimonio)
mauro fermariello says:
Cedo volentieri le immagini ai miei clienti, che a loro volta le cedono alle riviste di settore (“Non avreste una bella foto da mandarci?”). E quando vedo le mie foto su libri e riviste (senza citazione, ovvio), devo dire che mi girano non poco. Ma cosa faccio, un cazziatone a quei pochi clienti rimasti? Attendo fiducioso consigli.
Luca Pianigiani says:
Mauro, facendo chiarezza sul cosa di può fare con le foto che si consegnano ai clienti. Trasparenza, collaborazione, complicità. E se qualcuno non segue le indicazioni, perde occasioni e possibilità di collaborazione. Creare una rete efficiente di “promotori” naturali è la strada sulla quale investire. Ci saranno delle delusioni? Si, certo, ma anche molte opportunità in più. :-)
angelo dau says:
certo, ti chiedono i file hires ed invece di prendere da te l’album se lo ordinano a due lire sul web, cosi oltre a fotografare per due lire, non guadagni nemmeno dall’album. al massimo si può fare che se fai gli album da me e mi paghi anche i file, te li do, se no ti attacchi al tram
Luca Pianigiani says:
Qualcuno ha detto di “regalare” i file senza fare l’album? Uno scrittore brasiliano, Fernando Sabino, diceva di “trasformare una caduta in un passo di danza”. Per farlo, quindi per trasformare un rischio in una opportunità positiva, ci vuole impegno, un approccio intelligente e molta passione. Senza queste cose, tutti i mestieri sono destinati all’oblio :-)
Proponi, cerca di non far vincere la negatività e trova nuovi strumenti per vendere, non per cadere :-)
Giovanni Salici says:
Bah ?! …. a volte mi sembra esistano mondi paralleli che nn si incontrano mai, tra chi vive ogni giorno la professione in modo attivo e chi invece cerca (anche loro per vivere ed in buona fede) di dare consigli su come uscire da una crisi che …. ragazzi… non per pessimismo ma per realtà…. non finirà! Nemmeno se domani ci sarà il miracolo elettorale.
Bah?!
Senza offendere nessuno, ma non trovo la strada dei CC o quella di vedere le foto su FB o cos’altro … una via che porta nella direzione giusta.
Umile opinione. Buona serata.
(non replicherò)
Luca Pianigiani says:
Giovanni, prima di tutto purtroppo “non siamo ragazzi”, e specialmente non “siamo al di fuori” da questo mondo. Ognuno può rimanere con la propria opinione (anzi! che bello che ci siano. La differenza tra noi e gli altri “pessimisti o realisti” è che noi cerchiamo (e spesso troviamo, negli anni ne abbiamo azzeccate molte) soluzioni, chi pensa che non ci sia soluzione può solo andare contro un muro. Le strade finora seguite hanno portato dove siamo… le strade nuove forse no. E non c’è collegamento elettorale in questo discorso ;-) Sai, negli anni ci sono stati tanti tuoi commenti pessimistici su questo sito. Ti ha fatto bene, tutta questa negatività?
Maurizio says:
Un altro punto di vista sull’argomento.
Se il cliente ha giá acquistato tutti i diritti di immagini ed il contratto, che hai in essere, ti permette solo un uso per autopromozione, la licenza creative commons, su mmagini di portfolio etc., lede i diritti del cliente. Questo che menziono non è esattamemte un caso isolato. Ad esempio credo che tutte le immagini editoriali vendute in Italia, o la gran parte, sopratutto di materiale ripubblicabile ( seconde edizioni, speciali, press service interno, vendita a terzi ) , sottostiano ad un contratto di cessione illimitata, che ogni professionista si è giocato coi suoi rapporti di ” forza “. Questo tipo di cliente, che ha un workflow automatizzato, chiede al fotografo un JPG. Nella mia esperienza gli unici che mi abbiano chiesto i raw, sono post produttori e ritoccatori. Qui si apre un discorso che non può essere ignorato. Esistono archivi di contributi presso i ritoccatori che sono di un certo valore fotografico e tecnico . Affidarsi alla professionalitá ed alla correttezza in questi casi è risibile. Stante che alcuni post produttori col tempo diventano concorrenti ( magari con del lavoro “ereditato” da malcapitati fiduciosi. Un esempio per tutti: effetti di acqua, vino etc…database interi di schizzi che non hanno avuto bisogno di giornate di pulizia, frutta e verdura del packaging… ) molti fotografi fin che riescono a gestirlo preferiscono fare internamente la postproduzione.
Luca Pianigiani says:
Maurizio, non ho parlato di “RAW”, formati che gli utenti non esperti nemmeno saprebbero usare. Parlo di file a buona risoluzione, corretti, definitivi. Verissimo, invece, la questione dei diritti che devono essere ceduti in modo vergognoso, proprio con la finalità (redatta per mano di astuti avvocati, li ho subiti anche io) di prevedere e sfruttare tutto lo sfruttabile. MA questo apre un altro discorso, da affrontare senza dubbio e per il quale converrebbe lottare… Usando però le giuste strategie, anche questo fa parte del marketing da approfondire….
Flavio says:
Per il tipo di fotografia che realizzo non si pone il problema…vendo immagini e sono file, se non li consegno non vendo! Dei matrimoni o cerimonie in gener non me ne sono più voluto occupare ma conosco abbastanza bene questo settore e c’è un aspetto che mi ha sempre colpito.
Provengo dal mondo, e ne sono ancora collegato, dei fotolaboratori.
Quasi tutti fi fotografi di matrimonio si appoggiano a questi laboratori per farsi stampare i loro fotolibri professionali (stampa su carta fotografica, copertine in tessuto, seta, pelle ecc.) e alcuni fotografi consegnano si i file ma più come strumento di “conquista” del servizio.
Sai che l’80% dei fotolibri amatoriali invece vengono ordinati dall’utente finale online?
Tutti i grossi laboratori (Fotoevolution/Rikorda/Fotosì/ecc.) offrono ai loro clienti un portale che può essere usato dal loro cliente finale e da dove è possibile orinare (mannaggia la tastiera dell’Ipad, la odio) una gamma infinita e completa i prodotti su cui è possibile stampare a prezzi da rete, concorrenziali (fotolibri amatoriali, tele, stampe fotografiche classiche, gadget di tutti i tipi). Per il ritiro di quanto ordinato ci si deve rivolgerre dal fotografo che li ha indirizzati verso quel servizio.
I margini non sono elevati ma il fotografo in questo caso non fa nulla…chi pedre tempo per impaginare un fotolibro è l’utente finale non il fotografo, e poi è meglio poco di qualcosa che tanto di nulla.
Ci sono però due problemi.
Il primo è legato alla distanza, spesso, ovvio non tutti, gli sposi provengono da località lontane e ritornare dal fotografo per ritirare qualche stampa o un fotolibro diventa impegnativo.
L’altro e più incomprensibile…il fotografo non propone se non in casi rari questo servizio.
Pensa cosa potrebbero realizzare gli sposi se potessero disporre dei file, se sapessero dell’esistenza di un servizio così…non si paga con carta di credito, se ci sono dubbi su come impaginare un fotolibro(quello bello del matrimonio l’hanno già ritirato e pagato), su come realizzare un gadget, ci si può rivolgere da qualcuno che si conosce, il fotografo…eppure no, i file non tutti li concedono e in pochi propongono un’alternativa a qualcosa che c’è e viene abbondantemente usata dalla gente, da chi ha voglia di vedere stampare le proprie immagini…e pensare che poi imparatala strada…stamperanno qualsiasi cosa, vacanze al mare, compleanni, calendari ecc. ecc. Quello che già fanno…ma non dal fotografo.
Roberta Garofalo says:
Ciao Luca, ho sempre pensato che non cedere i files che il cliente sceglie e compra, fosse paradossale. Mi occupo di ritrattistica ed offrire solo la stampa mi è sembrato da sempre ben poca cosa. Ho deciso di organizzarmi in “pacchetti” il cui costo varia a seconda delle immagini e dei relativi files con 1 stampa per ogni file. Ed ho adeguato i prezzi per questo servizio. Contemporaneamente ho selezionato tutto il merchandise inerente, mostrando al cliente i “miei” fotolibri, i “miei” pannelli, le “mie” stampe fine art, i “miei” calendari, i “miei” photo-notepad, ecc. Il risultato? Nessuno si stampa da solo pur avendo i miei files ad alta risoluzione, a meno che non siano fotine in copia per la babysitter o la zia lontana. Quando vogliono una ristampa vogliono la “mia” ristampa”, se decidono per un pannello chiedono il “mio pannello” e così per tutto il resto della photo merchandise varia. Ma io trascorro molto tempo su internet a cercare costantemente nuovi fornitori che fanno la differenza in un mare di offerte analoghe. E quando vado per fiere, cerco il prodotto “diverso”. E se lo propongo solo io (o quasi) il cliente se ne rende conto. E lo fidelizzo ancor di più. Credo fare marketing sia anche questo e che vada necessariamente legato alla nostra professione. Non so cosa ne pensi tu, ma nel mio caso funziona bene. Grazie come sempre per i tuoi “stimoli di riflessione”….ti abbraccio.
Luca Pianigiani says:
Proprio così, Roberta. Questa è la strada, questo si chiama marketing, ma direi di più: questo si chiama approccio corretto ad una professione che richiede molto più che saper fare “click”. Di questi atteggiamenti vogliamo fare tesoro, per dimostrare a coloro che non seguono ancora queste strade, che sono strade giuste. Passo dopo passo… ;-) Ricambio l’abbraccio!
ale says:
Sono un fotografo matrimonialista e consegno i file ad alta risoluzione da sempre, questo approccio mi ha portato maggior visibilità tramite le pagine dei social network dei miei clienti (anche considerando che il mio sito è autoprodotto e non si può certo definire bello) e penso di poter affermare con certezza che il ritorno economico che ho avuto è molto maggiore di quello che avrei ottenuto facendo poche ristampe 10×15 per ogni servizio, inoltre posso assicurare che il rapporto di fiducia che si crea in questo modo porta il cliente a contattarti successivamente per ristampe, poster ecc.
Paolo says:
Ciao Luca,
io sul mio accordo scritto per i matrimoni prevedo la vendita dei files sia in alta risoluzione che bassa risoluzione (a 2 prezzi ovviamente differenti) ma da quando ho messo un prezzo anche per i file in bassa risoluzione (nessuno più Ti chiede i files) prima magari per una 640 x 480 per la cornice digitale era tutto dovuto…perchè abbiamo colleghi che regalano i files..(non li fanno proprio pagare) te lo garantisco. Addirittura ho avuto persone per una festa che volevano pagarmi le ore di lavoro (ma il prezzo lo facevano loro) e che poi consegnassi i files..ok come dici tu potrebbe essere stato un guadagno, ma io, pagando le tasse incluse non posso andare alle 10 di sera fino alle 3 di notte per 15 euro all’ora e consegnare i files..gratis, la cosa che forse non capiamo tutti che per i clienti a te fotografo non costa nulla scattare, i files sono dovuti, io ti ho “pagato il servizio”..questa è la risposta che sento di solito..loro magari sono anche disposti a pagarli ma a che prezzo? qual’è il prezzo giusto? per loro è zero..o poco più…se io devo correggere tutti i file per la stampa ottimale..e poi loro li stampano a casa..il risultato è che sono più danni che pubblicità..
Ciao
Grazie
paolo
Luca Pianigiani says:
Paolo: il problema è quello di consegnare i files o… il costo ora che non è adeguato? La domanda che devi porti è: come cambiare questo valore di costo/ora? A questa domanda, lo so, la risposta non è facile. ma proprio per questo stiamo lavorando a contenuti e consulenza finalizzata al “come vendere” e al “cosa vendere”… Seguici, credo che potremo aiutare chi vuole lavorare bene e avere il giusto (anche se sudato) ritorno economico ,-)
federico says:
Dunque, non faccio il matrimonialista ma neanche consegno più stampe, menomale, i mie clenti sono l’editoria e le imprese, di questi tempi e quaggiù dove mi son trasferito (Perù) il terzo settore si chiama ONG, quindi tutto passa attraverso cessione diritti e servizio.
Però penso da sempre che al cliente meno si complichi la vita e meglio è. Ovvero, fare un prezzo dove si calcola lavro ed una cessione di files in alta col particolare che risulti una sola cifra, non a+b.
Anche perché, anche qui esperienza insegna, nessuno mai si prende la briga di mettere sotto la foto il marchio del copyright con l’uso dell’autore, figuriamoci poi se fa uno di quei brutti inserimenti di testo dentro la foto e le volte che ho consegnato una cartellina di files ottimizzati per la rete dove l’inserimento l’avevo fatto io, su un lato, dove non disturbasse la foto, quando poi l’ho rivista su un social era stata tagliata.
E’ altrettanto ovvio che con l’alfabetizzazione informatica di questi ultimi anni uno coi files in alta si rivolge al servizio online che gli costa meno, se la signora Garofalo ha una clientela sensibile ec attenta alla qualità, la stessa clientela senz’altro ha una bella disponibilità economica, ma c’è tanta gente che neanche riesce a vedere una dominante su un muro bianco, e ci son tanti servizi online che lavorano molto bene….
alle bonicalzi says:
Lo ammetto, all’inizio dicevo: – Che cavolo! Un conto è scattare e impaginare o stampare quanto pattuito; un altro è lasciarti via libera, con tanto di files, a fare ciò che vuoi… senza neanche controllo! – Che mania, il controllo!
Oggi la penso un po’ diversamente: certo mi secca se un cliente si stampa da sé malamente una mia immagine (tipo al centro commerciale, dove sovrassaturano i neri da far paura!)… però penso anche che, infondo, ne ha diritto. E poi concordo con Roberta: il punto è ‘educare’ il cliente, far comprendere il valore, spiegare, condividere… Essere generosi. Perché un lavoro ben fatto e ben proposto – io credo – si impone.
Poi – lo dico chiaramente – io sono intransigente: io il servizio senza album non lo faccio! Ma non per altro, ma perché per me le fotografie vanno maneggiate e smanacciate… e poi perché – per me – fotografare è raccontare: e allora il lavoro finisce quando c’è la sequenza, la scelta, la messa in pagina. Quando c’è la storia.
Però io racconto la mia (la mia visione dell’evento); ma come posso poi negare ai protagonisti di narrare la loro?!
Insomma, evolviamo e costruiamo, nuove strade.
Ciaoooo
alle
Nico says:
Sono nato nel digitale, ma dopo aver studiato per anni anche il mondo analogico sono arrivato ad una conclusione: sono fortunato ad esser cresciuto in questa epoca!
Sento spesso dire che la fotografia sta morendo, a me sembra stia nascendo! Un esempio palese è questo qui dei negativi, prima li avrei buttati in qualche contenitore ammuffito dopo la sessione di scatti, ora posso rivenderli all’infinito in mille usi ( stampe, ristampe su diversi supporti, se ho la licenza potrei venderai su stock, mandarli a riviste ecc ecc )
Grazie jumper!
Massimiliano says:
Quoto Nico, anche io sono nato professionalmente nel digitale e le possibilità che offre questo nuovo (ormai mica più tanto…) mondo sono sicuramente maggiori rispetto all’epoca della pellicola. Non ho mai tenuto le immagini in alta, le ho sempre fornite al cliente includendole nel prezzo del servizio e posso dire che per un cliente che si è comportato in modo “non corretto” ne ho avuti molti di più che hanno potuto apprezzare l’offerta ampliando il lavoro ed instaurando un rapporto più semplice, formale e immediato. Ho sempre percepito il lato dei “diritti” come un mondo difficile, intricato che al posto di attrarre clienti li fa fuggire… E’ un mondo che va morendo e la nascita di realtà come creative commons è la risposta al cambiamento. Ormai gran parte delle mie entrate arrivano grazie alla condivisione di ciò che creo, se dovessi chiudere in cassaforte i miei file credo che avrei già cambiato mestiere…
Ciao a tutti, ciao Jumper!
Terry Peterle says:
Caro Jumper, caro Luca Pianiga,
Non sono una fotografa professionista, e anche se sono una fotoamatrice (per adesso)
laureanda in economia, cercherei di non applicare questi consigli nella pratica aziendale e spiego bene il perchè.
Non penso sia assolutamente sano dire che”non trattiamo della parte etica del lavoro”
e scusate se é poco, ma nelle piccole -(medie) aziende italiane, in buona parte ARTIGIANALI
(quindi non c’è un approccio americano maggioritario), di qualsiasi settori si parli,
l’etica è forse la parte piu’ importante da seguire, perchè allora dilagano
quelle forme di lavoro aziendale-professionale ai margini del ribasso,
che escludono o abbassano la qualità del lavoro e nel settore fotografico-grafico-artistico in genere
mettono in luce un modo “poco gestibile” sia di comunicazione che di diffusione dell’immagine.
E’ vero, giustamente si puo’ parlare di vendita di file ad alta risoluzione tramite pacchetti,
va benissimo se é una scelta e solo se è tale, perchè non c’è scritto da nessuna parte che
bisogna per forza lasciare al cliente tale file a pagamento: è una scelta,
che non preclude studi scientifici sul ritorno dull’investimento:
Scusate ma avete dei dati R.O.I. (Return of investiment) specifici sul tema?
Cioè sui vostri bilanci, in questi ultimi anni avete avuto un grande aumento degli utili,
confontando numeri e cifre con “la vecchia tecnica” (cioè i negativi me li tengo??)
Da quello che invece vivo tutti i giorni, parlando con i miei amici professionisti e colleghi,
questo modo di lavorare non ha migliorato per niente il settore, anzi.
Teniamo presente che neanche essere nominati su una foto di proprietà
è incluso nel servizio di pubblicazione editoriale. E’ una “consuetudine” non molto usata,
come ben diceva Mauro Fermariello.
Ho 28 anni, e seppur giovane, certo non giovanissima, comunque penso
che un modo superificiale di gestire e valorizzare un lavoro non sia per niente etico.
E’ vero che il futuro è dei giovani, che mettono anche in atto una serie di
comportamenti “non buoni” che non hanno esperienza alle spalle e che a volte rappresentano
errori che non danno piu’ spazio o poco spazio a cose che invece valorizzano il lavoro “Professionale”.
Ad esempio:
la qualità di stampa di un fotografo è un elemento che rappresenta la sua professionalità,
e trovatemi voi dei clienti “che collaborano e che sono complici con il fotografo”,
cioè non stiamo parlando di un rapporto di coppia o amicizia, ma di LAVORO,
che quando uno ha un negativo (file) puo’ andarli a stampare dove li pare,
anche se tu hai la comunicazione piu’ efficace del mondo,
anche se cerchi di “ipnotizzarli” all’inverosimile,
visto i prezzi altamente concorrenziali della rete e anche di qualche fotonegoziante.
Chi gli va a spiegare che la stampa del fotonegoziante è diversa da un laboratorio professionale?
E questo mi dovrebbe dare visibilità e lavoro??
Se su una semplice stampa non professionale c’è una dominante che ho cercate di gestire
in postproduzione chi spiega poi agli amici e parenti che quella foto l’ho fatta io come professionista?
Capisco il vostro modo di essere positivi, ma come diceva bene Giovanni Salici,
siamo in una crisi reale e questo non vuol dire che tutti i social network siano la soluzione
ai nostri problemi, soprattutto nel mondo fotografico – FB che in modo ambiguo detiene la proprietà dull’immagine(??) –
dove l’immagine è un valore scarso nel momento in cui si cerca di lavorare con qualità e serietà.
Poi se su 100 clienti ne avete 100 fedeli, ben per voi, ma di certo è un dato poco realista.
E’ la scelta che fa la differenza, e se predicate questo tipo di scelta,
divulgherete un sistema che già in partenza non ha aspetti positivi,
perchè allora meglio lavorare in quantità che in qualità,
cioè riduciamo il “fare fotografia” con il “produrre fotografia”.
Che mi sembra piu’ vicino ad una catena di montaggio,
piuttosto che ad un lavoro che rispetta un sistema etico di valori.
Scusate i toni e le chiacchiere, ma come vedete omologare un comportamento,
non sempre é risultato di successo.
Cordialmente
Luca Pianigiani says:
Ciao Terry,
ho proprio paura che tu non abbia interpretato l’argomento nella chiave giusta, e forse nemmeno nell’ottica del mestiere – e della sua relativa applicazione della promozione, del marketing e della vera essenza del lavoro di fotografo – che invece è dialogo comune su questo sito e nelle attività di formazione e di informazione che facciamo. La questione, è questo un dato assoluto, il modello di business “artigianale” sta perdendo valore nella professione del fotografo; il fatto che molti ancora basino il proprio futuro (in grande contrazione) su questi valori non necessariamente garantisce il fatto che sia giusto, anzi.
Il nostro lavoro è quello di proporre strade che aprono nuovi orizzonti, e se leggi bene ti accorgerai che non stiamo dicendo di “dare i files” ma di creare una strategia che porta al concedere cose per ottenerne altre (più vantaggiose e meno legate alla protezione di elementi che sembrano avere valore ma che non lo hanno dal momento in cui il mercato non è disposto a pagarlo”).
Se conoscessi il nostro lavoro (e ti invitiamo a seguirlo, e anche a dialogare costruttivamente) ti accorgeresti che abbiamo sempre parlato di qualità e non di quantità, e al tempo stesso però non vogliamo fare solo le difese del “settore”, perché troppo spesso si “parla” di qualità (o di “qualità che i clienti non capiscono”) e spesso, troppo spesso, in verità questa qualità viene esposta solo a parole e non coi i fatti. Vogliamo creare un’economia matura, basata non sul “dire” ma sul “Fare”. Se un cliente non è in grado di capire, oppure se davvero non è percepibile la differenza, allora serve qualcosa che non sono le parole.
Molti commenti di persone che hanno successo sul lavoro (alcune che hanno commentato) dimostrano che un’apertura all’uso delle immagini da parte dei clienti, ovviamente gestita in modo intelligente, porta a grandi vantaggi. E, da studentessa di economia, ti consiglio davvero di leggere le specifiche della Creative Commons (se non la conosci) e in particolare un libro di Lawrence Lessig (un professore molto stimato in tutto il mondo) che si intitola Cultura Libera. Non è un trattato reazionario, ma un ragionamento di economia e di diritto che parla del mondo attuale e dei suoi meccanismi. Per guadagnare, per generare salute economica, non per fare gli “alternativi”. Davvero, se hai voglia, leggilo… e pensa che è un libro che se vuoi puoi comprare in libreria, ma se vuoi puoi scaricare gratuitamente in rete. Legalmente, intendo, perché l’autore così ha concesso. Si può guadagnare regalando un prodotto che anche si vende? Si…. i fotografi (appassionati come te, o professionisti come i tuoi amici) potrebbero trovarlo interessante.
Benvenuta, comunque. Spero che sia un dialogo costruttivo ;-)
Emiliano Vittoriosi says:
Secondo me questo articolo è proprio bello, semplice e indicativo ! Complimenti allo staff per questo e per gli altri articoli . ;) Servono piu persone come voi ! :)
DArt says:
Affascinante, semplicemente.
Trovo non solo anacronistico, ma proprio assurdo che qualcuno non voglia dare i files al proprio cliente. O comunque banalmente lo si chiarisce prima, secondo le esigenze di ognuno.
Ho sempre incluso i files quando ho svolto una commissione. Infatti soffro del problema opposto, e il punto 6 mi riguarda molto da vicino, come pure il 4. Credo di aver dato e fatto dare troppo poco valore alla cosa. Finora.
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