Tra un anno esatto, ci sarà – di nuovo – la Photokina, la più importante fiera mondiale della fotografia. Si consuma, da sempre, negli anni pari a fine settembre: una tradizione che sembra senza tempo, ma visto che il tempo invece cambia, anche queste certezze si sgretoleranno: sarà infatti l’ultimo appuntamento con scadenza biennale, ma la novità non è quella che ci si aspetterebbe: la tappa successiva a quella del settembre 2018 (26-29) è per maggio del 2019 (8-11), otto mesi dopo, e poi diventerà un appuntamento annuale, sempre in primavera. Non è una notizia dell’ultima ora, ma è il momento giusto per parlarne.
Ci sono molte persone che si domandano se le fiere hanno un futuro, nell’era digitale; questa sarebbe la conferma che sì: servono momenti di aggregazione, di incontro, per capire dove si va, per riflettere e non solo per correre avanti. Ci domandiamo solo se l’industria fotografica ha davvero ritmi così incalzanti da richiedere appuntamenti così serrati. Eppure, a ben riflettere, forse questo potrebbe essere un messaggio importante da condividere, nel mondo dei produttori di attrezzature, ma anche tra gli operatori tutti del settore, prima di tutto i fotografi.
Il mercato della tecnologia digitale, all’interno del quale la fotografia inevitabilmente vive (e non è detto che prosperi in tutte le sue specifiche sfaccettature) ha in effetti ritmi annuali, e appena esce un nuovo prodotto si inizia a parlare della “prossima generazione”, i rumours sono progressivi e costanti. Non è ancora uscito l’iPhone X e si parla del prossimo (giuro, ho già letto le prime voci), si discute se il nuovo Samsung S9 verrà anticipato a gennaio con disponibilità a febbraio, invece del consueto lancio a marzo (quindi i ritmi si riducono ulteriormente). Dal punto di vista del software, ormai le evoluzioni sono mensili: non si attende più il lancio della nuova Creative Cloud di Adobe, ma si attendono le nuove funzionalità a cadenze costanti che ci portano il futuro giorno dopo giorno (e gli utenti di Illustrator ed Indesign attendono l’ultimo aggiornamento per poter installare High Sierra). Lo sviluppo tecnologico, in ambito fotografico (quello delle grandi aziende del settore) appare invece cristallizzato sui ritmi di una volta, generazioni che si rinnovano con cicli di 2, 3, 5 anni. E sembra che ci sia una preoccupazione del “fare troppo” e, ancor di più, sembrano tutte innovazioni “telegrafate” (che buffo usare questo termine, quando si sta parlando di missili che ci porteranno in poco più di mezz’ora tra Shangai e New York, è una visione di Elon Musk, uno che poi le cose le fa sul serio). Le fotocamere che fanno video full HD faranno un 4K, quelle che scattano a 24 milioni di pixel arriveranno a 36, quelle che usano 45 punti di messa a fuoco ne adotteranno 120. Forme, funzionalità, caratteristiche “rivoluzionarie” si evolvono con ritmi decennali (diciamolo, l’ultima maggiore “rivoluzione” sulle fotocamere professionali è stata l’inserimento del video, nel 2008, quella precedente è stata la sostituzione della pellicola con un sensore, nel 1992).
E’ ovvio che la scelta di Photokina risponde, prima di tutto, a delle loro esigenze (sul quale non ha nemmeno senso indagare: logistica, disponibilità di spazi, accordi economici… non è importante), ma è una bella occasione per cercare di accelerare l’evoluzione, per tutti. Per questo, lanciamo una lista di “innovazioni” che vogliamo avere sulle fotocamere professionali, che potremo verificare tra un anno esatto, per capire se il mercato avrà davvero messo la marcia giusta per seguire il passo dell’evoluzione dell’immagine e del suo utilizzo, seguiteci in questo breve viaggio dal sapore di un futuro che vorremmo che diventasse presente. Ecco la lista!
La lista di Jumper per le fotocamere del 2018
1) Fotocamere professionali che integreranno tecnologie per inserire elementi di realtà aumentata, per creare riprese che integrano contenuti virtuali, tipo questa;
2) Fotocamere dotate di sistema operativo che permetterà di ampliarne le funzionalità da parte di terze parti, per far crescere un ecosistema non solo “sulle forze” delle aziende produttrici, ne abbiamo parlato qui;
3) Fotocamere con sistemi di ricarica super veloce e a induzione. Ormai, la tecnologia di ricarica ad induzione è stata sdoganata, e sarà disponibile ovunque. E’ difficile sopportare i cavi, sono soggetti ad usura (lo so per esperienza: i gatti li mordono… sono sensibile all’argomento), sono rischiosi, sono vecchi, e comunque la ricarica, a prescindere dalla assenza della soluzione wireless, è ancora troppo lenta sulle fotocamere;
4) Totale integrazione con i cellulari: non cose complesse e poco fruibili come quelle attuali (app ancora troppo “grezze”). Avete presente le tecnologie che Apple usa per riconoscere all’istante la presenza delle cuffie wireless (le AirPods, che finalmente dopo più di anno possono essere acquistare attendendo giorni e non mesi: un successo planetario che dimostra che le innovazioni creano nuovi mercati), e la stessa tecnica sarà usata per il primo sistema audio domestico: se si entrerà in una stanza con un HomePod, verrà rilevato senza alcun settaggio dedicato e complesso. Vogliamo un sistema che – una volta configurato – permetterà di aprire il cellulare e di interagire con la fotocamera. Se Bose ha presentato le sue nuove cuffie con integrato Google Assistant, la domanda è: perché non può farlo una fotocamera, che costa dieci volte di più?
5) Collegato al primo: servono sistemi di connettività WI-FI davvero efficienti e veloci, dentro le fotocamere ci devono essere sistemi in grado di trasmettere e ricevere dati ad altissima velocità. Non c’è nessun motivo per non avere un controllo dell’immagine e di tutte le funzionalità senza avere ritardi in questa visualizzazione. Una piccola azienda californiana (con uno dei fondatori italiani), Astropad, ha lanciato un piccolo accessorio chiamato Luna Display che permette di usare un iPad come un secondo monitor di un computer (Mac) su rete WI-FI con un ritardo di pochi millisecondi. Costa 50 dollari su Kickstarter e in meno di 12 ore hanno ottenuto il finanziamento richiesto (30 mila dollari), a dimostrazione dell’interesse per queste evoluzioni (noi siamo stati tra questi), e ora hanno raggiunto quasi i 500 mila dollari di contributi, che crescerà perché mancano ancora 18 giorni dalla chiusura della campagna di crowdfunding;
6) Fotocamere con una SIM virtuale (non servono più “fisiche”, occupano spazio e sono limitate) per programmarla con un contratto dati in qualsiasi parte del mondo e lavorare salvando direttamente le immagini sul Cloud (visto che avremo Google Assistant, come da nostra richiesta N.4, potrebbe essere Google Drive, ma anche Dropbox, oppure se non si vuole rischiare, un sistema totalmente protetto e criptato end-to-end come questo). Pensate: tutte le vostre foto salvate direttamente su server protetti, lontani dal luogo di scatto. Le connessioni 5G permetteranno questo e altro, le fotocamere perché non dovrebbero offrire questa funzionalità?
7) Dimensioni ridotte (non solo per le fotocamere), ma ergonomiche. Un grande problema è quello delle dimensioni e fa ridere che la riduzione di dimensioni – tanto sbandierata – sembra riguardare solo i corpi macchina e poco le ottiche. Molte mirrorless hanno questo problema, e quelle che hanno cercato di ridurre le dimensioni di tutto hanno dimenticato la questione dell’ergonomia: sono saponette che stanno male in mano e che non aggiungono nulla, se non togliere. Ci sono designer fantastici, alcuni di questi hanno lavorato sul prodotto fotocamera (abbiamo passato una serata piacevole con Giugiaro, tanti anni fa, proprio durante una Photokina, a parlare del suo lavoro di design per conto di Nikon), ma il lavoro non deve essere di contorno e di make-up (della serie: questo è il corpo della fotocamera, progettato allo stesso modo, ora mettici la “scatola” attorno). Bisogna ripartire da zero, non dare per scontato che quello che è la struttura logica di una fotocamera debba esserlo anche in futuro. In questo, un grande passo in avanti l’ha fatto GoPro all’epoca, ora purtroppo sembra avere perso la vena creativa e di sicuro non è il cubetto una soluzione di tipo ergonomico;
8) Business model, perché se stiamo pensando che l’evoluzione debba generare acquisti annuali, bisogna trovare una soluzione che renda possibile l’upgrade. E’ stato stimato che il costo della fotocamera dell’iPhone 8 plus è pari a 32,50 dollari, ovvio che in questo prezzo non è incluso quasi nulla se non ottica, sensore ed elettronica correlata, e una fotocamera non è “solo” quello: c’è un processore, una scheda logica, dei connettori, una unità di memorizzazione, e specialmente un “mirino/schermo”. Però fa riflettere. Una delle soluzioni potrebbe essere quella di un “abbonamento”, come il software (si, lo sappiamo: l’hardware è diverso dal software da questo punto di vista), ma ancor più si potrebbe pensare alla logica di modularità che si sta tentando da anni di fare nel mondo dei cellulari (per ora senza successo, ma ci si potrebbe arrivare con un po’ di buona volontà, ne abbiamo parlato qui tre anni fa). Progettare una fotocamera con moduli hardware e software aggiornabili permetterebbe di lavorare su un corpo che viene “potenziato” con le funzionalità aggiuntive, anno dopo anno. Era una soluzione che avevano portato avanti i produttori di dorsi digitali, ovviamente va rivisto nell’ottica più moderna (e più complessa). Facendo comunque una valutazione, i professionisti dell’immagine investono all’anno circa 600 euro per la Creative Cloud di Adobe, e il meccanismo funziona benissimo dal punto di vista del business (qui i risultati finanziari a giugno 2017)
9) Acquisizioni nel campo dell’intelligenza artificiale. Le aziende fotografiche dovrebbero investire (se possono) in tecnologie legate all’intelligenza artificiale: lo stanno facendo tutti, e tra poco le visioni geniali che si propagano magari in piccole aziende ad altissima specializzazione che stanno diventando prede dei giganti come Google, Facebook, Apple (che, qualche giorno fa, in sordina, ha acquisito la francese Regaind specializzata in riconoscimento facciale). Il futuro non si può scrivere da soli, la tecnologia corre troppo velocemente, per poter fare tutto in casa. Serve, nelle “Case” una nitida visione, e una ricerca specifica e chirurgica per trovare la chiave per arrivare sul mercato prima di tutti con soluzioni innovative, in particolare nel settore dell’intelligenza artificiale che sarà sempre più alleata alla visione e quindi anche della fotografia;
10) Processori, la vera scommessa. Il problema di fondo, al di là delle tecnologie informatiche, è quello del processamento dei dati: per analizzare miliardi di informazioni servono processori che sono 100, mille volte più veloci, e la domanda è: la tecnologia oggi usata all’interno delle fotocamere è in grado di raggiungere questi risultati, magari anche con pochissimo consumo di energia elettrica? I processori delle più moderne fotocamere sono dei “Mostri”, ma svolgono velocemente solo alcune funzioni (messa a fuoco, esposizione, analisi dei pixel), se pensiamo a fotocamere in grado di svolgere molte altre funzioni, come e più di un computer e di uno smartphone, serve molto di più. Le aziende che producono chip al top sono poche, ma difficilmente potranno essere partner del comparto fotografico che ha numeri in discesa: i giganti stanno investendo altrove (Internet of things, per esempio).
Ecco, questa è la nostra lista. Lasciamo a voi pensieri e commenti, ma specialmente vi invitiamo ad analizzare – in questa ottica – anche la vostra evoluzione: alla “Photokina 2018” non dovrebbero esserci solo le aziende pronte a mostrarsi innovative, perché prima di tutto serve un mercato innovativo in grado di ricevere tanto sforzo. Perché non c’è innovazione senza mercato. Il sottoscritto torna a leggere un libro che ha letto quasi 25 anni fa, che parlava di quello che trent’anni fa si diceva essere il futuro dopo cinque anni. Lo dicevano al MIT, e quello che prevedevano per i cinque anni successivi è quello che stiamo “iniziando” a vedere oggi, con una lucidità pazzesca. A volte, per guardare avanti, bisogna anche guardare indietro, spesso è stato già tutto scritto.