Fotografo computazionale: 5 consigli “calcolati” per far crescere il business

Fotografo computazionale: 5 consigli “calcolati” per far crescere il business

Fotografo computazionale - Marketing per fotografi

Anton Darius | @theSollers

Da anni si parla di fotografia computazionale, un termine scientifico che esprime un approccio di analisi di tanti parametri che vengono uniti in un complesso calcolo matematico che porta ad un risultato potenziante più evoluto. Senza annoiarvi troppo, esempi di questa tecnologia li abbiamo incrociati con il sistema Lytro (che elaborava e rendeva disponibili nella stessa immagine vari piani di messa a fuoco, selezionabili a piacere; una tecnologia che oggi è stata deviata su altri campi della realtà virtuale, Lytro infatti è uscita dal mercato della fotografia amatoriale e professionale già due anni fa). Si parla invece sempre più di fotografia computazionale nei sistemi di ripresa per smartphone, grazie all’uso di diverse fotocamere combinate (tutti i device di fascia adottano questa soluzione per migliorare in modo significativo la qualità delle foto e dei video) o addirittura applicano calcoli che permettono di aggiungere “codice visuale” alle immagini: lo sfuocato del fondo per simulare la resa dei sensori di maggiori dimensioni, o addirittura creare “illuminazione” diversa rispetto a quella catturabile naturalmente: è il caso della funzione portrait degli iPhone di ultima generazione.

Su tutto questo si potrebbe discutere per giorni, in giro ci sono infiniti test che mettono a confronto sistemi “nuovi” e sistemi “tradizionali” e sono letti, osservati e commentati da milioni di persone che sempre più mi e ci generano orticaria: quelli che parlano di dettagli sugli strumenti perché in realtà non hanno nulla di altro da esprimere. Parlano di “percezione della qualità” e poi fanno foto e video che fanno vomitare. Troppo facile puntare sugli strumenti per individuare i limiti che, invece, sono prima di tutto in noi stessi.

Non siamo nemmeno tra quelli che pensano che il mezzo non conta nulla: conta eccome, ma solo quando tutto il resto è gia ok… se sappiamo cosa vogliamo dire, come lo vogliamo raccontare, quali sono gli ingredienti che ne genereranno il successo (e tra poco cercheremo di indicarli tutti, usando proprio un approccio computazionale), allora si potrà entrare anche nella componente dello strumento.

Mentre i fotografi si interrogano sul futuro degli strumenti, ancora una volta delegando a loro il successo o il fallimento, la nostra proposta è quella di adottare l’approccio computazionale dei mezzi (tanto discusso) nell’analisi, nello studio e nell’ottenimento del proprio successo di business. Perché questo è quello che serve: oggi i professionisti sono come i sistemi di ripresa di fascia alta, che usano i propri punti di forza (grandi sensori, sofisticata elettronica, obiettivi superlativi) come scudi per difendere la posizione di leadership. Intanto i sistemi computazionali erodono queste certezze, come formichine tenaci. Le formiche sono piccole ma hanno una potenza mostruosa e distruggono strutture ben più solide delle sicurezze di mercato. Se i grandi della fotografia non adotteranno e implementeranno tecnologie computazionali saranno spazzate via dal mondo, oppure dovranno orientarsi verso minuscole nicchie di mercato di amatori, un po’ come oggi ci sono appassionati del vinile o delle fotocamere a pellicola con comandi meccanici: settori di successo che però sono fatti di piccoli numeri e richiedono eccellenza assoluta.

In tanti anni di osservazione, analisi e consulenza in ambito fotografico professionale, raramente (quasi mai) abbiamo notato un approccio computazionale da parte dei professionisti, anche perché forse è un concetto che per la prima volta viene proposto (ci piace inventare concetti nuovi). Cosa intendiamo? Smettere di essere concentrati su un solo approccio (arte, creatività, perfezione tecnica, marketing, storytelling….) ed iniziare a creare un flusso di analisi che mette in evidenza quello che si vuole ottenere come risultato. Abbiamo pensato di fare uno schema che aiuta questa visione “oggettiva”, che sappiamo che non piacerà a molti, ma che deve far riflettere: se vogliamo fare questo mestiere puntando su istinto, arte… allora dobbiamo trovare modi per venderle; se non ci riusciamo (o non come vorremmo), allora bisogna essere non artisti, ma aziende imprenditrici che pensano alla propria offerta (prodotto o servizio) in funzione delle esigenze e aspettative del cliente, e come tali devono seguire processi decisionali che appunto fanno uso del calcolo. Proviamo a iniziare questo discorso, per diventare “fotografi computazionali” (ma ovviamente, la parola “fotografo” potrebbe essere sostituito da altre parole simili nel settore della comunicazione. Ci vorrebbe un libro, ma iniziare è comunque un modo per intraprendere la via maestra. Un fotografo computazionale pensa al contenuto in funzione di molteplici utilizzi, esattamente come una fotocamera pensa di catturare più informazioni di quelle che sembrano servire (piani di messa a fuoco… il termine ci aiuta anche nella strategia):

  • Le immagini che fiunzionano sono quelle che “arrivano” agli utenti (specialmente a quelli che “vogliamo raggiungere”) e quelle che coinvolgono, creano interazione, propongono azioni. Come facciamo ad ottenere questo risultato? Se pensiamo ai canali digitali, la ricerca è legata a dei meccanismi molto rigidi, la fruizione ancora di più. Studiare attentamente come questi meccanismi possono influenzare quello che state vendendo, a quanto lo state vendendo, perché devono comprare il vostro prodotto e non quello della vostra concorrenza. Nella pratica, ammettiamolo, chiunque può fare belle foto; più difficile fare in modo che queste immagini possano funzionare, e visto che la metrica e l’analisi della comunicazione diventa sempre più una scienza e non una opinione (avete sentito parlare di neuromarketing? Noi ce ne stiamo occupando molto seriamente, e sarà – ve lo assicuriamo – la chiave per il futuro della comunicazione), i professionisti che avranno successo e che si potranno permettere di chiedere tanto per il proprio lavoro saranno quelle che ingloberanno nei loro contenuti visuali scienza, metadati, meccanismi di interazione che generanno quello che in inglese si chiama “engagement”, che quindi riusciranno a creare coinvolgimento.
  • Stiamo scattando foto oppure video? Oppure tanti fotogrammi che possono essere uniti con sequenze o gif animate? Se volete che la vostra immagine possa essere usata per tanti utilizzi, pensate ai fotogrammi, ne abbiamo parlato spesso, ma è ora di creare un metodo, e di farlo pagare. Preventivate al cliente “scatti in sequenze”, “mini video” “immagini che si muovono” e non “foto” o “video”. E’ chiaro che, se spiegherete il vantaggio, la differenza di costo che applicherete sarà giustificata, motivata e qualitativamente apprezzata. Ricordatevi che i clienti possono avere bisogno (e chiedono quello) di una sola interpretazione di un contenuto, ma in realtà voi potreste proporre tante varianti. Se il vostro calcolo computazionale iniziale prenderà tutte queste opzioni, potrete programmarle durante lo shooting, e poi decidere se proporre un pacchetto subito oppure se stupirli progressivamente con proposte aggiuntive e successive. Questo servizio potrebbe anche essere una modalità per interagire con una logica di marketing più che una “rivendita” di prodotti diretti. Vogliamo dire che potrebbe essere utile dopo un breve o medio periodo mandare una gif animata dello shooting effettuato (e programmato, deve essere una cosa da fare velocemente, ma con qualità) come omaggio simpatico dicendo… visto che avete il vostro account Instagram che usa solo foto statiche ho pensato di regalarvi – visto che abbiamo lavorato così bene insieme – questa piccola animazione. Se volete e se funziona magari potremmo insieme studiare una piccola collaborazione anche in questo campo…
  • Stiamo creando immagini che hanno un diritto di uso limitato o ampio? Pensate alla questione come ad un “raw” (argomento al quale siete tanto attaccati). Potete trasferire al cliente tutto dell’immagine (non pensate al “file raw” ma alla sua metafora: il cliente non sa cosa farsene probabilmente di un file raw), oppure solo una esportazione alla volta, anche questa è metafora per dire “solo un utilizzo specifico”. Vedete come le cose diventano più facili da comprendere se le colleghiamo al nostro lavoro diretto? Il consiglio è portare il cliente a comprare tutto “il raw” perché molto probabilmente quel contenuto non potrete rivenderlo a nessun altro. Viceversa, se avrete una potenzialità di rivendita, ora o nel futuro, allora concedete solo il “jpg a risoluzione adeguata”, e si vedrà se in futuro vi chiederà qualcosa di più e se sarà disposto a pagarlo.
  • A cosa servono le immagini ai clienti? A vendere (spesso un prodotto che il pubblico deve comprare “a distanza”). E quindi nel vostro calcolo computazionale dovreste inserire in ogni immagine che realizzate degli elementi che possono essere rafforzativi di questa funzione. Cosa ne sapete delle regole, delle strategie, delle tecniche per realizzare immagini che vendono? Cosa si sta vendendo? Emozione o dettaglio dei prodotti? Studiare e proporvi in quest’ottica è un ingrediente aggiuntivo utile, e analizzare come i grandi marchi usano le immagini per motivare all’acquisto (non solo nelle “pubblicità” e nella “comunicazione”, ma specialmente nell’ambito dell’area vendita) potreste considerarlo un ottimo modo per sviluppare una strategia da proporre ai vostri clienti.
  • Avete un pubblico di privati (matrimonio, per esempio)? Quali sono le esigenze e i desideri di questo mercato? Di solito, si cade sempre nella questione “vogliono pagare poco”, eppure questa è una voce che non è l’unica. Provate ad acquisire dati perché ogni calcolo computazionale richiede analisi di tanti dati. Come farlo? Un piccolo sondaggio (se volete usate questo sistema, è molto carino) che poi pubblicate sui social (magari investiteci anche qualche decina di euro per promuoverlo: avere dati costa tanto, ed è importante per allineare una strategia), chiedete a giovani che vogliono sposarsi quali sono le loro priorità:
    • Tante foto o poche foto di qualità
    • Foto in un bell’album prezioso
    • Un servizio da visualizzare sui social che sia cool
    • Avere un video
    • Avere tutto in fretta perché se no dopo è tardi
    • Pagare poco
    • Altro (usate la fantasia)

Dovete pensare ad una “carota”, a qualcosa che sventolate davanti a chi raggiungete, per portarli a compilare la form. Uno sconto, un omaggio, un sorriso, valutate voi, ma è importante usare le logiche delle “ricerche di mercato” per avere informazioni che vadano oltre al “io la penso così”… Le aziende NON possono permettersi di affidare il proprio futuro all’istinto. Forse rimarrete stupiti di vedere che le risposte (che non sempre sono sincere, ovviamente, ma offrono una tendenza reale) potrebbero essere meno scontate di quello che pensate.

Potremmo andare avanti, ma ci auguriamo che le metafore e i collegamenti mentali possono aiutarvi a capire da che parte andare, come attivare una vera strategia di business funzionale per la vostra attività, che si basa sul calcolo. In sintesi, la dissertazione qui sopra porta a questi cinque consigli promessi, praticamente:

  • 1) Pensare alle immagini come a contenuti che coinvolgono, fanno interagire, sono strutturati per ottenere una reazione (visuale, emotiva), e quindi studiare le scienze e le tecniche che governano queste reazioni;
  • 2) Produciamo immagini che possono servire a tanti utilizzi, usando la tecnica delle sequenze e dei video da convertire anche in fotografie statiche;
  • 3) Offrire un uso allargato delle immagini che produciamo, inserendo anche molteplici “applicazioni” da far capire;
  • 4) Creare immagini che servono a vendere i prodotti dei clienti (sul serio);
  • 5) Fare una raccolta di dati per sapere cosa “pensano” i clienti.

Se volete crescere in questa visione di un approccio più “calcolato”, fateci sapere che ne pensate: è ciò che fa chi vuole ottenere successo, è quello che insegniamo e offriamo alle aziende che chiedono la nostra collaborazione, è quello che insegniamo ai professionisti che vogliono essere protagonisti di un business che è incredibilmente di successo ;-)

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