Una delle “realtà” più promettenti e in fase di sviluppo per la professione di chi produce immagini, è legata alla Realtà Aumentata. Di questo tema parliamo da anni, abbiamo organizzato tempo fa, ma è ancora super attualissimo, un bellissimo corso che analizza tutti i suoi aspetti, da quelli di scenario a quelli tecnici e pratici (se volete, potete trovarlo QUI, spuntate la modalità “SOLO VIDEO” per il corso AR), e osserviamo con attenzione e impegno questo settore, e sviluppiamo progetti concreti nella nostra attività di studio di comunicazione, a dimostrazione che è un mondo che genera ritorno economico, anche interessante.
Dietro la realtà aumentata ci sono moltissimi interessi, che sono cresciuti in questo periodo di Post(durante)-Covid19 per venire incontro ai comportamenti dei consumatori, che sono sempre meno propensi all’uscire, al frequentare negozi e centri commerciali, e che al tempo stesso vogliono avere maggiori sicurezze nel momento dell’acquisto di un prodotto, specialmente da indossare o comunque che richiede di “essere percepito, toccato, sentito”. La realtà aumentata ci permette di avvicinarci (rimanendo a distanza) a questi prodotti, e vivere una esperienza d’uso profonda e coinvolgente. I grandi brand hanno da tempo iniziato questo processo di avvicinamento al mondo dell’AR, sono i primi sperimentatori che stanno anche collaborando con le aziende del comparto tecnologico che stanno spingendo questa rivoluzione, che ha – secondo gli esperti – una data di partenza di massa che è indicata nel 2021; poi, chissà, forse servirà un altro anno per partire sul serio, ma non c’è dubbio che questo è il momento per far partire il meccanismo di analisi, di ricerca, anche personale, e di formazione. Si stanno aspettando, da parte di Apple, di Google e forse anche da Facebook, nuovi device indossabili (qualcosa, per gioco, è stato già fatto da Snapchat), diciamo qualcosa che assomiglierà a degli occhiali, che sostituiranno nell’esperienza d’uso il goffo smartphone, che ci offre una visione AR integrata solo dentro un piccolo schermo, che dobbiamo maneggiare perdendo l’attenzione sulla realtà “vera”, quella fatta di pali, carrozzine di bambini, semafori e automobili che arrivano all’impazzata. Sia dal punto di vista emozionale, che da quello della sicurezza e dell’ergonomia, è ovvio che lo smartphone non è IL device per vivere la realtà aumentata, semmai sarà il motore della potenza di calcolo – che servirà sempre più in grado di gestire flussi di elaborazione mai visti finora per garantire una resa e una sensazione “reale” di queste iniezioni di realtà aumentata nella nostra vita fisica. Esattamente come con gli smartwatch, o anche solo con le cuffiette audio che si indossano e hanno iniziato a far parte di noi stessi, si terrà il “telefonino” in tasca per svolgere un ruolo fondamentale di elaborazione ed evitare di appesantire gli indossabili di circuiti, processori e unità di memoria.
Qualcuno, mentre sente parlare di potenza “mostruosa” dei processori che alimentano le nuove generazioni di smartphone si domanda: ma a me cosa serve, tutta questa potenza? Bene, uno dei motivi sarà proprio quello di essere quella workstation per il calcolo di un mondo alternativo che ci avvolgerà presto… molto presto. E anche il tanto decantato 5G, la rete super veloce che ormai è diventata realtà, servirà a ridurre o eliminare il lag (ritardo) tra contenuti reali e virtuali nella nostra realtà alternativa. A tutto questo, si aggiunge la questione della risoluzione (anche questa richiede calcolo) che più avviciniamo gli schermi agli occhi deve aumentare, l’elaborazione computazionale delle immagini che modifica la realtà di “partenza” in quella che viene “effettivamente percepita”: la realtà aumentata non sarà SOLO qualcosa che si aggiunge (pensate ai filtri di Instagram, per capirci, o quelli di Snapchat), ma qualcosa che ci farà apparire diversa anche la realtà fisica: quello che vediamo già come presente dagli effetti della fotografia con gli schermi, dalla sfuocatura degli sfondi, all’isolamento dei visi in un ritratto, l’aumento della saturazione, dei contrasti, una migliore resa del controluce… tutto questo è realtà aumentata, che abbiamo – da esperti di fotografia – dominato da centinaia di anni, con filtri, doppie esposizioni, interventi di post produzione prima in camera oscura e poi con Photoshop. Cari amici: la realtà aumentata è IL NOSTRO lavoro, da sempre, e chi non si accorge che oggi cambiano solo gli strumenti, gli ingredienti ma non la filosofia, allora non ha capito quanto dovrebbe occuparsene. Cosa cambia, rispetto al lavoro fatto da sempre “dopo” lo scatto o le riprese? Semplice… che avviene in tempo reale, perché la realtà è quella che si vive “durante” e non “dopo”…
Già, questo periodo di “connessioni remote” hanno amplificato l’esigenza e anche l’opportunità di essere “reali” ma filtrati/modificati da uno schermo. Siamo come siamo, ci affacciamo ad una finestra tramite l’obiettivo di una webcam/videocamera e arriviamo, in diretta e in tempo reale, dall’altra parte di uno schermo, faccia a faccia con il nostro interlocutore. In mezzo, ci sono o ci possono essere tutti i trucchi possibili per trasformare la nostra realtà, eliminando occhiaie, aggiungendo una migliore tonalità alla pelle, migliorando la brillantezza dei nostri occhi, addirittura la loro forma, permettendoci di indossare capi di abbigliamento o accessori che in realtà non possediamo, modificare il nostro sfondo e proporci in uno spazio meraviglioso, oppure in un paesaggio tropicale. Siamo ancora agli inizi, il “trucco” si vede, anche se usare delle accortezze tecniche ci permettono già di raggiungere risultati davvero speciali ed incredibili; cosa succederà quando invece che una webcam avremo un sistema che integrerà immagine computazionale e realtà aumentata? Di fatto, è possibile già oggi, noi lo facciamo comunemente, lo abbiamo spiegato nel nostro corso, basta sostituire la “stupida” webcam del computer con qualcosa di più evoluto, che abbiamo già tra le mani. Il ruolo dei produttori di immagini sarà quello di essere i prestigiatori della diretta, esattamente come finora sono stati i maghi del “giorno dopo” (o del mese dopo, pensando per esempio agli album di matrimonio).
Chi parla con indifferenza di realtà aumentata, eppur si occupa di immagine, probabilmente non ha compreso il livello profondo di influenza che questa avrà (che sta già avendo) nella comunicazione e nel desiderio e nelle aspettative delle persone. Abbiamo davanti una rivoluzione che porterà al considerare il passaggio tra “analogico” e “digitale” come un semplice antipasto della VERA rivoluzione e quindi se non si vorrà rimanere totalmente indietro alle esigenze del mercato, sarà necessario affrontare questa evoluzione: dal punto di vista della formazione, torniamo a dire, ma anche dal punto di vista commerciale (cosa proporre, a chi, in quale contesto), da quello etico (tema davvero delicato, ma che richiede di accettare il fatto che forse i fotografi non hanno mai raccontato, se non i fotoreporter più corretti ed impegnati e nemmeno sempre, la realtà, ma anzi hanno raccontato storie inventate, usando la percezione delle persone che identificano la fotografia come “qualcosa di reale”, quindi ancor di più illudendoli).
Ma, sopra a tutto, affrontare una rivoluzione di questa portata richiede, prima di tutto, arrivarci con la mente, con la coscienza, con una visione più ampia, qualcosa che ha un sapore che si avvicina al concetto di “cultura”. E del guardare oltre agli schermi, al sentito dire, per raggiungere il lato più profondo di questa evoluzione che ci porta a dover ripensare cosa sia “reale”, cosa sia “virtuale” e quanto sia giusto o sensato “amplificare/aumentare” la realtà che parleremo in un evento live e fisico che si terrà a Mestre e che è anche il raggiungimento personale di un obiettivo della vita: quello di essere uno speaker a TEDx. Non era mai successo, malgrado le mille occasioni di convegni e seminari, anche importanti; ma il palco di TED è diverso, è unico e questa è l’occasione giusta. Il ritmo degli interventi, la visione degli eventi, così al di sopra della media, l’effetto che questa iniziativa ha creato nel mondo dell’informazione è così profonda che esserci è molto di più che “semplicemente esserci”, è – anche in questo caso – una situazione di “realtà aumentata”.
L’appuntamento è per il prossimo sabato, presso Big Rock (anche questa una realtà di formazione davvero speciale), ed è un appuntamento fisico (ovviamente controllato con tutte le attenzioni che la situazione attuale richiede e impone: state tranquilli quindi, sarà tutto gestito in sicurezza), non ci sarà diretta per accesso remoto, è proprio una di quelle situazioni dove ha senso “esserci”. Ci auguriamo quindi che, se vi sarà possibile, ci sarete, non solo per il nostro intervento (che però stiamo preparando con una cura davvero speciale, proponendo una visione innovativa ed esplosiva, speriamo almeno), ma anche per il ricco programma che verrà proposto, e che potete trovare sul sito, dove potete iscrivervi. Vi attendiamo, fateci un in bocca al lupo, perché come detto, non sarà “un altro speech”, ma un’occasione che potrà un po’ far parte di quelle cose che si vogliono ricordare e quindi condividere con le persone importanti. Come voi ;-)