La Biennale di Fotografia, che rischia di essere un gran pasticcio, parte a Torino. Anzi… in realtà è in attesa di una nuova sede, perché quella prevista, Le Officine Grandi Riparazioni, non è più disponibile. Se questo permetterà di far risedere ad un tavolo gli organizzatori, visto che avranno più tempo per fare delle considerazioni e delle valutazioni, allora questo sarà stato un eccellente segno del destino. Già, perché – e scusate se rischiamo di apparire polemici – ci sono le basi per considerare un “pasticcio” questo evento che dovrebbe in qualche modo “elevare ad arte nobile” la fotografia.
Prima di tutto, ci si domanda se sia necessario, oggi – nel 2014 – ufficializzare questo, come invece sembrerebbe dalle parole dell’On. Prof. Vittorio Sgarbi, che della Biennale di Fotografia è il curatore:
“[…] la fotografia debba riprendere la sua identità non come arte ancillare sostituta ma come espressione autonoma in cui vi è tutta la creatività possibile.”
Oggettivamente ci sembrano uscire dal 1839, ovvero dalla data di nascita della fotografia. Gentili signori, forse eravate occupati in questi ultimi 175 anni, ma la fotografia ha guadagnato ben più che un ruolo “ancillare”, e non solo ai grandi nomi che sono sempre citati (anche dagli organizzatori), come per esempio Cartier Bresson: la fotografia è diventata naturalmente un’arte nobile, al pari della pittura, della scultura e della poesia. Non c’è certo bisogno di una Biennale in Italia per decretare questo, per parlare dell’ovvio. Ma, fosse questo il problema, se fosse solo questo il “pasticcio”, allora staremmo parlando di aria fritta. Purtroppo, i pasticci sono altri, ben più gravi.
Il maggiore pasticcio è quello che si legge nel regolamento di iscrizione della Biennale della Fotografia anzi: è il regolamento stesso, il pasticcio. Il meccanismo di iscrizione infatti è quello di una “non selezione“: se si paga, si entra e si espone. Ma prima, decisamente prima di questo, è necessario soffermarsi sulla lettura del regolamento, perché non potete credere a quello che c’è scritto, in un evento che non solo viene “Patrocinato” dalla Regione Piemonte che lo ospita, ma anche da tante altre province (praticamente tutte…) e da sponsor quali il Corriere della Sera, la Nec e altri. No, non potete crederci, e per evitare discussioni ho salvato la pagina, perché spero che qualcuno provveda a correggere quanto è stato scritto, in rispetto del più elementare dei diritti civili. Leggete cosa c’è scritto, alla voce “TEMA” (articolo 2):
Il tema è libero e non vi è alcuna limitazione stilistica. Nel caso in cui più di due opere presentate contengano immagini pedopornografiche, indecorose, o offendano in qualche modo la dignità umana, queste saranno causa di esclusione totale ad insindacabile giudizio della commissione tecnica.
Cosa???? Nel caso in cui più di due opere presentate contengano immagini pedopornografiche allora la commissione “tecnica” (non “etica“, non “legale“: “tecnica“, cioè quelli che devono stampare le foto?) si riserva il diritto di escludere l’autore?
Spiegatemi, spiegateci, ci spieghi se può anche lei, On. Sgarbi e tutti coloro che partecipano a questo pasticcio: fino a due immagini pedopornografiche va bene e le esponiamo alla Biennale della Fotografia, se sono più di due facciamo gli schizzinosi? L’etica è quella che fino a quando si sfruttano, per immagini del genere, SOLO due bambini va bene, ed evviva l’arte?? Io credo che se non si cambia (facendo fare a chi ha scritto questo regolamento le dovute scuse, insieme a tutti, tutti, e ripeto tutti quelli che fanno parte di questa barca), allora forse sarebbe il caso di denunciare nelle sedi competenti questo oltraggio, fatto in nome della fotografia che tanto si vuole “elevare” con questa Biennale. Abbiamo già parecchi problemi, in questo settore, possiamo fare a meno di avere una rappresentazione di questo tipo.
So bene che delle persone che sono dentro alla Biennale della Fotografia ci leggono e quindi possono “agire” eliminando e chiarendo che la Biennale di Fotografia non può tollerare nemmeno una “piccola percentuale” di pedopornografia (anzi, potrebbe aiutare a combatterla). Non pretendiamo l’attenzione di nessun Onorevole, e nemmeno dei media che hanno riempito le pagine con le “polemiche” su questa Biennale, targandola “quando c’è Sgarbi c’è sempre polemica“, ma nessuno, tra questi giornalisti seri che riempiono le pagine dei giornali e dei siti di “informazione vera” si sono degnati di leggere il regolamento ed evidenziare questa situazione allucinante, si sono fermati al gossip. Vogliamo solo che sparisca quella frase, che sporca il buon nome della fotografia, e di tutti noi.
Biennale della Fotografia e il pasticcio della modalità di accesso
Ora possiamo andare oltre, per trattare quello che è il tema della “polemica” collettiva: la modalità di accesso alla Biennale della Fotografia, che non è frutto di un’analisi basata sulla critica artistica, su una proposta di chi ha organizzato e dirige questo evento, ma è libera: basta pagare, 350 euro (non rientrante nel regime iva in quanto trattasi di ente non commerciale, dice il regolamento… ehm…), mandare sei immagini e poi la commissione “di sicuro” ne passerà 2 che finiranno in mostra. Certo, se non più di due sono pedopornografiche, se no la scure dell’etica della Biennale le bloccherà…
Non siamo “scandalizzati” dal costo e nemmeno dal fatto che “ci sia un costo”, ma dall’illogica soluzione scelta con un concetto “democratico” che non ha nulla a che vedere con un’esibizione che dovrebbe dare un indirizzo e orientamento artistico, e che a questo punto di artistico e selettivo non ha nulla. Se paghi, sali a bordo, ma non mi sembra di avere visto tra gli sponsor Trenitalia… eppure sembra un regolamento di chi vende servizi di trasporti.
Qualcuno, forse anche dell’organizzazione potrebbe dire che questa è la realtà dell’arte, che la fotografia è, di fatto, quella che tutti fanno. Sono sufficientemente aperto di mente per dichiararmi d’accordo, anche perché io nulla c’entro con il mondo artistico, bensì mi occupo di quello professionale, ma sta di fatto che se dobbiamo mostrare lo specchio della cultura attuale, dell’Era moderna, allora che senso ha farlo all’interno di una manifestazione “fisica”? La cultura della fotografia dell’era moderna si vive online, dove tutti hanno – nel bene e nel male – gli stessi diritti e le stesse opportunità di apparire. Prima che arrivasse la Biennale di Fotografia, qui in Italia, forse qualcuno non ha capito che è nato il web, sono nati i social fotografici (metto i link per essere un po’ gigione, magari qualcuno della Biennale della Fotografia non li conosce…): Fotolog (ci sono entrato nel 2003…), Flickr, Instagram, e lo stesso Facebook che pur non essendo nato per la fotografia è l’universo con maggior numero di fotografia che la cultura umana abbia mai creato. E, se si voleva fare un’abbinata tra mondo “virtuale” dove ci sono tutti, e luogo di “culto” della cultura, si poteva guardare per esempio anche questo progetto che è già nato e che promette una mostra su tutte le foto del profilo delle persone che parteciperanno (con un Like, del tutto gratuito) al Louvre e alla National Gallery.
Per quale motivo dovremmo andare a vedere una Biennale della Fotografia che contiene centinaia (migliaia) di fotografie senza alcun filtro? Qual è il valore? Perché dobbiamo stampare migliaia di foto che non hanno “dichiaratamente e ufficialmente” valore, perché non frutto di una selezione ragionata (ma solo di una scelta delle “due meno peggio delle sei inviate che comunque hanno diritto a partecipare”)? E cosa rimane, come valore per chi “espone” a questa Biennale della Fotografia? A parte una ricevuta fiscale o una fattura di avvenuto pagamento? Sembra tanto che sia il modo di alimentare quell’egocentrismo e desiderio di apparire che porta migliaia di persone a farsi prendere in giro da editori che propongono la pubblicazione del loro libro semplicemente chiedendo un “contributo” alla produzione. Di fatto, polli da spennare per poter trasformare in realtà il loro sogno di avere pubblicato un libro. Adesso è la volta dei fotografi e la proposta è indirizzata ai dilettanti, ma anche ai professionisti (ancor più i secondi, che sentono tanto il bisogno di avere qualcuno che possa ufficializzare la loro “competenza”: un tesserino, un albo, un cappellino, un gilet beige con le tasche porta pellicole… e ora anche esporre alla Biennale della Fotografia).
No, non posso credere che la fotografia meriti tutto questo. Non merita di essere ancora alla ricerca di una posizione nel mondo dell’arte, non merita di accettare immagini che non meritano nemmeno di essere prese in considerazione, se non come prova per arrestare qualcuno, non merita di essere un ennesimo “trucco” per raccogliere soldi, che viene giustificato in questo modo:
Il contributo economico richiesto all’artista permette a questo evento di rimanere autonomo evitando condizionamenti e garantendo la massima libertà d’espressione del singolo artista.
L’artista si potrebbe esprimere gratis, la Biennale della Fotografia potrebbe creare un sito in WordPress (costo zero) e ospitarli tutti, ma proprio tutti, e quindi anche coloro che magari sono grandi artisti ma che non hanno 350 euro da buttare (ehm… volevamo dire “investire“). Magari, lasciando una piccola quota (per esempio una cifra simbolica pari a 1/100 di quello previsto oggi: 3,5 euro) in modo che migliaia, decine di migliaia di persone potrebbero anche garantire un risultato economico sufficiente per “mantenere l’indipendenza” all’evento in questione. E poi magari, la commissione artistica e tutti gli Onorevoli potrebbero, tra questi, scegliere quelli che davvero meritano, a loro assoluto e insindacabile giudizio, di esporre alla Biennale della Fotografia, dove colti personaggi e persone comuni potranno intervenire, per avere una visione, finalmente aperta e meritocratica, della creatività artistica moderna, fuori dagli schemi, dai nomi noti, da quelli che sono amici, da quelli che sono sempre dentro ai luoghi di culto. Sarebbe si, a quel punto, una rivoluzione, sarebbe davvero un passo in avanti. Un passo che sarebbe ancora possibile: visto che, in rispetto della dignità umana, quel regolamento va corretto e visto che i tempi sembrano doversi allungare a causa della mancanza della sede di esposizione… tant’è si riscrive totalmente. Che ne dite? La facciamo una Biennale della Fotografia che possa davvero lasciare il segno e non solo l’amaro in bocca?
Gaetano Crupi says:
Vorrei aggiungere una nota a margine (ma non troppo) riguardo al lavoro di tante associazioni fotografiche, collettivi e gruppi di lavoro che da anni contribuiscono con passione alla diffusione della cultura fotografica in Italia, creando occasioni di contatto “reale” (senza nulla togliere all’importanza dei “social fotografici” sul web) fra appassionati e addetti ai lavori, senza “onorevoli” pretese ma con tanta passione e dedizione, spesso con risultati di qualità. E’ anche grazie a loro che l’attenzione e la sensibilità al tema della fotografia hanno avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni.
Claudio Amadei says:
A mio parere le fotografie, (qualche miliardo) non sono “LA FOTOGRAFIA” come le parole (qualche decina di miliardi) sono “LA LETTERATURA” .
Condivido la VISIONE di Luca.
La “FOTOGRAFIA” merita rispetto.
Claudio Amadei
Condivido tutto
Giovanni Salici says:
beh .. per il discorso pedopornografico …buon articolo e segnalazione, indignazione condivisibile e… siete un eccellente media, un gruppo, unitevi alle varie associazioni di fotografi (che non cito sono molte) e fate un immediato esposto alla Procura della Repubblica tramite anche i Carabinieri!
Per il costo (esorbitante) (non rientrante nel regime iva in quanto trattasi di ente non commerciale, dice il regolamento… ehm…) come dici tu ..hhmmm… esatto! L’iva è cmq dovuta! Problemi loro che purtroppo non la scaricano ma è dovuta anche se non ci sono fini commerciali) Anche qui come sopra … esposto all’ufficio delle Entrate o GdF
:) non è tempo di cambiare … “le marce”?!
Franco says:
Ma non, è impossibile! Luca dimmi che è una bufala, che ci hai fatto uno scherzo di carnevale, da tanto assurda che è, dai !
Luca Pianigiani says:
I link ufficiali ci sono, sul post… Verifica pure… Purtroppo tutto vero :-(
Alessandro says:
sono schifato… non ho parole..
grazie per la condivisione,non ne ero al corrente..
Roberto says:
Torino ha già ospitato mostre di fotografia di grande livello negli anni 90, come la Triennale di Fotografia. diretta da Luisella D’Alessandro e Denis Curti.
È triste tornare così indietro e in basso.
In una parola: patetico!
Carlo Piccinelli says:
Forse volevano scrivere “nel caso in cui una o più opere presentate contengano immagini pedopornogrfiche……”, forse? Altrimenti sono folli, dementi, analfabeti, oppure è proprio vero che viviamo nel paese dove tutto e il contrario di tutto sono ammessi e concessi, basta pagare una tangente.
Luca Pianigiani says:
Qualsiasi cosa volevano scrivere… hanno scritto sbagliato, e su un argomento così delicato sono dell’idea che non sia ammissibile.
Carlo Piccinelli says:
concordo, hanno scritto un’assurdità, ma tra le tante assurdità questa è megagalattica. Buona settimana !
falconfab says:
Beh, forse è un trucco di qualche magistrato burlone per acciffare, in un sol colpo decine di pedopornografi idioti ;)
D’altro canto, se è vero che l’arte offre uno scudo sul concetto di morale (e quindi sulle leggi che la difendono modificando la comune percezione di ‘oscenità’) non protegge certo dalla tutto il codice penale. Bisognerebbe chiedersi, a questo punto, perché ‘consentirne’ solo due! Forse per tutelare ex post le vittime?
Per quanto riguarda il ‘se paghi entri’ beh, anche questo è qualcosa che ha a che fare sullo scudo giuridico al concetto di oscenità! Ed il regolamento, tanto per portarsi avanti, rientra già nella fattispecie.
Monica says:
Oh meno male che qualcun altro ha notato quella frase agghiacciante!! Nei giorni scorsi questo regolamento ha fatto il giro di facebook e leggendolo sono rimasta scioccata. La prima domanda ovvia è stata: “Ma quindi se uno mandasse una sola immagine pedopornografica, la accetterebbero?”
Ho notato anche che nelle varie discussioni si parlava della gaffe di Sgarbi a proposito dell’anno di morte di Bresson, o del fatto del pagare una cifra folle, o della mancanza di selezione, ma nessuno che faceva riferimento alla questione pedopornografica, lasciandomi ancora più l’amaro in bocca, come se una questione così delicata e così deleteria potesse passare in secondo piano e far inorridire meno di tutte le altre questioni.
Sono dell’idea che si debba sempre rileggere ciò che si scrive, figuriamoci poi l’importanza del correggere un regolamento che dovrebbe essere la base di un’iniziativa simile. Non voglio nemmeno pensare che sia stata una svista, nessuno tra tutti loro se n’è accorto? Dubito… Anche se il pensare che sia stata assimilata la cosa, è ben peggiore del pensare alla svista.
Martina says:
Io mi ero informata, ma ho desistito dopo aver letto il regolamento.
Inoltre ero già scettica visto che la signora in questione con cui avevo parlato, aveva scritto su un gruppo facebook di fotografi in cui sono iscritta per ‘cercare adesioni’.
Non mi sembra un comportamento molto professionale, dato il nome che porta la manifestazione.
Non ho mai visto i curatori della Biennale di Venezia che vanno a raccattare artisti nelle pagine facebook giusto per fare numero o___o’.
Gariglio Elena says:
Mi auguro davvero che questo bellissimo incontro con la fotografia non venga snaturato per colpa di pochi faccendieri infilati ovunque per rovinare quello che ancora potrebbe essere solo ARTE, condivido per divulgare e………si potesse fare qualcosa per rimediare fate sapere
Beppe Bolchi says:
Caro Luca, mi sento in dovere di segnalarti un mio lieve disappunto, considerato che mi hai anche tirato in ballo, seppure in sordina. Da un personaggio come te e per quello che rappresenti con le tue pregevoli e seguitissime attività, mi aspetterei “informazione” e non “esternazione”, nonostante la tua nota esuberanza.
Di fronte a delle perplessità, mi sarei aspettato da parte tua un chiarimento preventivo presso gli organizzatori della Biennale, a seguito del quale fare e diffondere le tue considerazioni. Ma forse non avrebbe destato scalpore, di cui non hai certamente bisogno per essere seguito…
Luca Pianigiani says:
Ciao Beppe, speravo da te una risposta del tipo: adesso vediamo subito di correggere l’errore, con molte scuse da parte dell’organizzazione.
Di sicuro, non faccio “clamore” per approccio (anzi), semplicemente trovo immotivata la tua proposta di “sentire prima l’organizzazione”, il mestiere di chi “informa” è quello di informare, e anche di denunciare, di segnalare, di irritarsi quando si vedono lacune imperdonabili come quelle che si leggono in quel regolamento (che evidentemente, né tu ne nessuno ha avuto l’accortezza di leggere o rileggere).
Detto questo, se pensi o pensate di voler ribattere ai tanti commenti di fotografi professionisti che pensano poco ragionevole l’approccio della selezione “basata sull’acquisto di spazi” (è come comprare spazi pubblicitari, di fatto), ovviamente potete ribattere e commentare, sebbene forse il dialogo costruttivo possa essere più utile del ribattere al fine di difendere una scelta. Se deve essere la Biennale della Fotografia, ecco: ci sono tanti fotografi con i quali avrebbe senso confrontarsi, che non si sentono “rappresentati” (o così sembra) da questa iniziativa.
Beppe Bolchi says:
Luca, non commento il riferimento alla pornografia, che non leggo come hai fatto tu e altri, ma che indica chiaramente l’esclusione in casi del genere. Comunque credo sia facilmente correggibile e sicuramente non interpretabile faziosamente.
In merito alla filosofia di selezione e costi, beh, se mi indichi una qualsiasi manifestazione in cui non ci sono costi (e in molti casi, guadagni), ne possiamo parlare. Operazioni di questo tipo se ne sono fatte e se ne fanno millanta senza suscitare indignazione.
Ciò che poi hai dimenticato di segnalare sono le molte opportunità e contenuti offerti, inclusi nel costo richiesto (che nessuno o quasi ha mai offerto).
In merito al confronto, se ti fossi informato, sapresti che il primo atto è stato proprio quello di coinvolgere le Associazioni di categoria, dalle quali si stanno traendo utili indicazioni, al pari di Istituti che fanno formazione e quant’altro…
Luca Pianigiani says:
Caro Beppe, capisco che tu possa essere risentito, ma il problema non sono io: è una situazione che non è difendibile. Non commentare i “riferimenti” alla PEDOpornografia, che oggettivamente è decisamente più grave della “semplice” pornografia (non faccio il bacchettone, c’è tanta pornografia nell’arte e ancor di più nella “pseudo arte”… non è un problema se le persone ritratte sono maggiorenni: quella dei confronti dei bambini invece è incivile e immorale e penalmente perseguibile, sarai certamente d’accordo con me). Nella speranza che tu mi conceda una conoscenza pur “elementare” dell’italiano, la mia interpretazione sulla frase relativa all’argomento non può essere considerata “faziosa”, ma oggettiva, senza ombra di dubbio, e se cerchi di difendere minimizzando stai difendendo qualcosa che – visto che porta anche il tuo nome – dovrebbe farti arrabbiare mille volte più di me. Non serve arrabbiarti con me… io sono cronista e osservatore, chi ha scritto il regolamento è qualcun altro, che sta mettendo il tuo nome, e certamente anche quello di tanti altri che lavorano seriamente, sotto una luce pessima.
Detto questo, consentimi di dirti che è scarsamente accettabile (ma la accetto perché ci conosciamo da tanti anni) l’atteggiamento censorio che sembri voler portare avanti. Questo è uno spazio di informazione, credibile e serio (lo hai detto tu stesso). Lo sono anche io, e credo che trent’anni di professione seria e trasparente lo possono confermare. Se, oltre alla schifezza dell’argomento della pedopornografia (avete corretto o state aspettando ancora???), rimane che ho diritto di criticare – come ho criticato tante cose, così come ne ho ammirate pubblicamente altre – l’approccio di selezione di questa Biennale; il fatto che molti facciano cose discutibili non mette al riparo dalle critiche l’ultimo arrivato nell’ottica del “così fanno tutti”. Mi sono informato, lo faccio sempre, e in assenza di contenuti costruttivi e propositivi, continuo e continuerò a criticare. Non per approccio polemico, ma perché forse sono diventato vecchio e sono meno tollerante, forse perché in un mercato così difficile vorrei vedere progetti che non hanno (questo è quello che appare… se non è così è ulteriore esempio di mancanza di capacità comunicativa) altro interesse che prendere soldi per farsi sponsorizzare una mostra che proporrà immagini senza alcuna analisi critica. E’, da quello che appare, una vendita di spazi pubblicitari; allora chiamiamoli così, anche se le tariffe pubblicitarie di solito sono calcolate in funzione di un target di utenti selezionato e numericamente controllato…
Sarà felice di accogliere risposte costruttive, utili, e di supporto al settore. Altrimenti, non darò spazio e nemmeno risposta ad ulteriori sterili polemiche.
Buona serata, non ter la prendere con me, io sto facendo il mio lavoro, con la serietà di sempre.
Beppe Bolchi says:
Luca, giusto per chiudere, almeno temporaneamente, concordo con te che non serve continuare un dialogo di questo tipo.
Per quanto riguarda i riferimenti pedopornografici, stanno controllando chi e perché abbia inserito così pedestremente una frase che non può essere stata voluta (e che non appariva proprio nella documentazione da me scaricata all’inizio dell’avventura). Per il resto, ogni critica va sempre considerata e sarò e saremo lieti di poterne parlare e di chiarire i reciproci punti di vista, vicini o lontani che siano. Con stima.
Luca Pianigiani says:
Grazie Beppe, sono assolutamente sicuro che non era certo voluta quella frase, e mi auguro che si faccia luce sulle responsabilità. Per il resto, spero che come dicevo nell’articolo/post questi problemi possano permettere anche un’analisi sui meccanismi dell’evento, una riflessione ponderata, costruttiva e speriamo dal sapore più piacevole.
Ricambio la stima, ringrazio lo sforzo di rientrare nelle “fila” di un ragionamento positivo. ;-)
joe oppedisano says:
Si potrebbe rinominare questa iniziativa dell’On. Prof. Vittorio Sgarbi Biennale “Usa e Getta, Ormai siamo alla Frutta.!!
Margherita says:
Per le immagine pedopornografiche: nell’articolo 5 del regolamento c’è scritto che “Ogni artista potrà inviare un numero minimo di quattro ed un massimo di sei immagini in formato digitale. [..] Per ogni artista la commissione tecnica selezionerà due delle opere inviate in formato digitale.”
La biennale non si occupa di denunciare il materiale pornografico o offensivo, ma avvisa che non le esporrà, se il portfolio presentato dovesse avere più di 2 immagini non avrebbero la scelta. Credo che “il pasticcio” possa essere questo.
Inoltre, è possibile che per pedopornografia e immagini offensive intendano immagini di nudo di un certo tipo, come le opere erotiche di Araki.
Ad Artissima anni addietro ci fu una fotografa con immagini pornografiche di vari atti sessuali (perdonate l’imprecisione e la mancanza del nome della fotografa, ma per me non era da ricordare). Nulla di fine o alla Mapplethorpe.
Denunciare crimini contro la legge è un dovere morale del singolo cittadino che non dovrebbe essere neanche scritto in un regolamento di partecipazione ad una biennale.
Beppe Bolchi says:
Grazie, mi sembra evidente, credo si voglia semplicemente evitare la pretesa di certi “artisti” di esporre immagini eclatanti sfruttando temi scabrosi.
Fiorenzo says:
Fantastico.. (grande operazione commerciale), sarà un successone, perchè la smania di mettersi in mostra che viene imposta oggi attraverso un “modus vivendi” assolutamente sbagliato, farà si che un sacco di gente pagherà la quota per poi poter dire: “io ho esposto alla biennale ergo sono un grande fotgrafo”. E a noi che cerchiamo di arrabattarci con le difficoltà quotidiane, spiegando a quei pochi clienti che ormai ci chiedono un lavoro, la differenza tra un Professionista e un NonProfessionista forse non ci rimane che “l’estinzione”. Per non parlare della questione allucinante del regolamento sulle due foto pedopornografiche (buona l’idea di falconfab). Forza e coraggio che la montagna da scalare dobbiamo ancora iniziare a scalarla.
Buon lavoro a tutti e buona settimana
Francesco says:
Concordo in pieno sulla frase già in grassetto: “Vogliamo solo che sparisca quella frase, che sporca il buon nome della fotografia, e di tutti noi” ma, a parte il tema della pedofilia, che merita un’attenzione specifica, concordo pienamente su tutto con Luca Pianigiani, che ringrazio per aver rappresentato il disagio e il punto di vista di molti di noi, di sicuro il mio, con particolare riferimento dove scrive: “sembra un regolamento di chi vende servizi di trasporti” e: “La facciamo una Biennale della Fotografia che possa davvero lasciare il segno e non solo l’amaro in bocca?”.
Felice says:
NO COMMENT!!! Condivido pienamente quanto detto da Luca.
ff0rt says:
Mi sembra il caso di finirla con i nomi di richiamo e contattare gente competente, per una volta: se Sgarbi non capisce un’acca di fotografia, perché chiamarlo? Ma d’altra parte anch’io sono un appassionato alle primissime armi, per cui è meglio che mi taccio. Ma condivido l’articolo.
Beppe Bolchi says:
Informarsi prima di parlare è sempre buona norma. Quando saprai quali sono le competenze degli organizzatori, solo allora potrai esprimerti.
falconfab says:
Va bene, a questo punto, sono convinto che questo regolamento è una finzione finalizzata a far parlare di se per ottenere pubblicità gratuita. E io, allora li boicotto. Non già evitando di pagare l’obolo (non ho ne la velleità ne la capacità di partecipare alla mostra) ma anche evitando di visitarla. Forse, questa è l’unica arma che può proteggermi da simili oscenità.
simone nocetti says:
Ciao Luca, l’ambiente dell’arte è sovrappopolato di vecchie volpi che hanno ben capito che ventilare l’illusione di molti di diventare “artisti” rende più soldoni che affrontare seriamente il mestiere del gallerista o del critico La logica del “se paghi esponi ” o del “se paghi ti pubblico una recensione critica” è ormai una consuetudine che sta soffocando l’arte. Non commento neanche la questione della pedopornografia perché si commenta da sola….
Igor says:
A proposito del tema e delle foto pedopornografiche di cui si parla all’Art. 2:
Oggi (18 Febbraio) hanno scritto che quelle scemenze sono dovute ad una sorta di pirateria informatica, a qualcuno che ha piratato il sito solamente per modificare quella frase. Mi pare una cosa ridicola, più ridicola ancora dell’averlo scritto. Potete guardare qui: https://www.facebook.com/biennalefotografia/posts/1446497238917457
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