Una volta, qualche anno fa, le esigenze erano più evidenti. Ora, con la risoluzione dei sensori che cresce, anche a dismisura, sembra che non ci sia più l’esigenza di interpolare le immagini, di farle diventare più grandi di quelle che effettivamente abbiamo a disposizione. Ma, nella realtà, non è così, ecco qualche esempio:
1) Abbiamo scattato delle immagini per il formato A4 e poi ci chiedono di stamparlo su un poster per una fiera (ok, quando si stampa grande la risoluzione necessaria è inferiore… però non sempre abbiamo pixel a sufficienza)
2) Abbiamo bisogno di fare un’inquadratura di un piccolo particolare dell’immagine, e “spararlo” a piena pagina
3) Abbiamo comprato delle immagini on line in risoluzione insufficiente per l’uso che ne dobbiamo fare (vabbè, questo è quasi un illecito, ma prendiamola dal verso giusto…)
4) Abbiamo foto bellissime fatte in passato con fotocamere di bassa risoluzione e stiamo preparando una personale del nostro lavoro, stampato in alta qualità
5) Ci troviamo in una situazione particolare, a scattare una foto eccezionale senza il nostro super corredo, e abbiamo dietro solo una compattina o addirittura solo il cellulare con fotocamera
6) Abbiamo deciso di investire in un sistema piccolo formato e ci chiedono un file da dorso digitale (ok, non prendiamoci in giro… la qualità non si inventa e non si trucca… però…)
Possiamo pensarne altre, di situazioni che richiedono maggiore risoluzione, voi potreste raccontarcene tante altre. Allora, anche oggi, e sempre, ci sarà bisogno di aumentare la dimensione delle immagini e oggi si usano ancora strumenti che, pur migliorati, non offrono una buona qualità; pensiamo all’interpolazione bicubica di Photoshop, che oggi è migliore di ieri, ma che ancora non si può considerare eccellente. Oggi abbiamo provato l’ultimo nato tra i software in questo settore, prodotto dalla “mitica” Alien Skin. Si tratta della nuova versione di BlowUp, release2, migliorata nel risultato qualitativo, nella possibilità di lavorare anche in modalità Batch, nell’interfaccia, nella visualizzazione della preview e oggi dotata di oltre 100 preset già… pronti all’uso.
Ma, si, lo sappiamo: poche parole e qualche fatto, giusto? Non siete qui a leggere un poema, ma siete a chiedervi quando si vede un po’ di “ciccia”… un po’ di fatti. Bene, abbiamo scaricato il programma (fatelo anche voi, per 30 giorni vi potete sbizzarrire liberamente e fare tutte le prove che volete) e abbiamo cercato un’immagine significativa: abbiamo cercato sul nostro computer e abbiamo pensato che questa, scaricata da una banca di immagini stock (istockPhoto © Jan Kranendonk), potesse fare al caso nostro:
Il file è piccolo, 850 pixel di lato lungo, 1,3 Mb aperto. La ricchezza dei dettagli del soggetto (come da indicazioni all’interno del file: “Old fashioned restaurant at Gare de Lyon in Paris”) era una buona area di verifica delle potenzialità di questo software. Lo scatto originale è stato fatto con una Canon EOS 350D da 8 milioni di pixel: non tanti, ma comunque il vero fatto è che, appunto, noi l’abbiamo presa a bassa risoluzione (3 dollari…). Abbiamo provato a ingrandirla tramite l’interpolazione di Adobe Photoshop CS3, usando la modalità Bicubica idonea per ingrandimenti (finalmente la nuova versione aiuta nella scelta della modalità migliore in funzione del tipo di interpolazione). Abbiamo impostato una di quelle percentuali di ingrandimento… da follia: 400% (cliccate sull’immagine per vederla più grande).
Abbiamo fatto poi la stessa procedura con Alien Skin, selezionandolo dal menu “Automatizza” (anche in questo caso, cliccare sull’immagine per vederla a grandezza naturale).
La procedura di rendering è più lunga rispetto all’operazione precedente effettuata con Photoshop, ci vogliono diversi secondi prima che l’interpolazione venga completata, almeno questo sulla nostra macchina, un Macbook (non pro) con 2 Gb di Ram, magari su macchine potenti nemmeno ci si accorge della differenza di tempo di calcolo. (Cliccare sulla foto per vederla a piena dimensione, se no non leggete nulla… va bene che in questo caso non è che ci sia molto da leggere!)
Volete sapere e vedere il risultato? Si, se siete arrivati fino a qui in fondo (ma forse avete fatto uno scrolling veloce, senza leggere, quindi avete fatto in fretta!). Ecco dunque il confronto tra i due sistemi di interpolazione (in questo caso è davvero importante cliccare sull’immagine per vedere il risultato al 100%:
Impressionante vero? Il risultato è un’immagine da 22 Mb da quasi 3400×2200 pixel che si può stampare su un 20×30 cm circa a 300 dpi con una qualità impensabile con il file originale, un minuscolo file da 1,3 Mb che potevamo stampare, alla stessa risoluzione di stampa, in un formato di 7×4 cm!
Non ci credete? Nulla vi impedisce di fare le vostre prove, le nostre sono state fatte per stimolarvi e per aprirvi un orizzonte che pensiamo interessante. Va aggiunto che BlowUp2 aiuta anche nel caso ci siano immagini rovinate dall’eccessiva compressione JPEG (i maledetti artefatti che si manifestano sotto forma di aggregazione scombinata dei pixel), e che, grazie alla funzionalità Batch, è possibile trattare velocemente e in automatico diverse immagini senza far perdere tempo a voi (che magari avete altro da fare…). Andate al sito di Alien Skin e scaricate la versione di prova, per Mac o per Win. E… fateci sapere!