La ricerca è alla base di un mestiere come quello del creativo. Peccato che l’impegno che richiede spesso si scontra contro la mancanza di tempo: la maggior parte delle persone vivono un drammatico mix di mancanza di lavoro e al tempo stesso di mancanza di tempo (segno evidente di un inadeguato rapporto tra ore lavorate e ore fatturate, di cui abbiamo parlato in un articolo della nostra rivista JPM Magazine, leggibile da tutti anche online da questo link).
Anche la nostra vita è fatta di poco tempo, ma non rinunciamo a quello che può essere lo stimolo quotidiano alla ricerca, sull’innovazione tecnica e anche su quella creativa. Quando eravamo ragazzini, la strada della ricerca era molto limitata, ed anche costosa; qualcuno potrebbe dire che erano altri tempi ed altri ritmi, ma è anche vero che i ritmi più frenetici di oggi sono supportati anche da tecnologie che ce lo consentono e anzi ci stimolano ad essere sempre più veloci. Oggi rinunciare alla ricerca quotidiana è solo questione di mancanza di entusiasmo e di passione, non di mezzi: possiamo aprire tutte le finestre che vogliamo, per respirare aria fresca. Se rimaniamo al chiuso, l’aria rarefatta non solo non ci fa trovare nuovi stimoli e nuove idee, ma ci rende rabbiosi, invidiosi, delusi. Quando le cellule creative si spengono, rimane solo l’amarezza: vi siete accorti che, ormai, non esistono più vecchietti dolci e sorridenti, ma solo polemici, sgradevoli, cattivi? La nostra società globale – sempre più vecchia – è fin troppo piena di vecchi di testa che borbottano e sputano per terra.
La ricerca è fatta di due elementi: uno di ispirazione, uno di interpretazione/realizzativa. Per la seconda fase, siete praticamente da soli: siete voi che vi mettete in gioco nel dare forma agli stimoli che avete ricevuto, che avete elaborato in modo creativo, alle tecniche che decidete di usare in un contesto concreto. Nella prima, servono delle fonti, che possano essere di valida aggregazione, perché è impossibile poter essere al corrente di tutto se non si usano sistemi che possano indirizzarci nel modo migliore i contenuti. E c’è un terzo punto, fondamentale: se siamo a caccia di “fonti”, al tempo stesso possiamo essere noi (voi) stessi, delle fonti: per trasmettere ad altri il vostro pensiero creativo, che non si compone solo – egocentricamente – di quello che facciamo dal punto di vista personale, ma di quello che consideriamo bello, affascinante, creativo. Non possiamo lamentarci se “il mercato non è in grado di capire” e di comprendere la qualità, se noi per primi non cerchiamo di condividere il lato migliore della vita. Se davvero siamo creativi, vorremmo essere circondati di creatività e bellezza, e non da grigio e vuoto, da bruttezza e indifferenza.
Quali sono i “canali” da seguire? Molti ce lo chiedono, proprio a noi che ne usiamo migliaia… difficile dare una priorità, tutti quelli che seguiamo sono, per noi, importanti. Riusciamo a seguirli tutti? Non sempre, ma cerchiamo di farlo. Come riuscirci? Un giorno abbiamo letto un articolo che consigliava di… avere schermi molto grandi, per avere zone dedicate agli aggiornamenti, ma non pensiamo che sia una buona risposta: questo è il primo Sunday Jumper scritto totalmente su uno schermo 7,9″, usando una tastiera che, pur piccola, funziona davvero in modo eccezionale, dopo qualche ora di allenamento alla “spaziatura” tra i vari tasti e alla disposizione dei caratteri speciali. Non sento quasi più la mancanza di uno schermo più grande, neanche in fase di ricerca… quindi no… non è questione di dimensione dello schermo, semmai di organizzazione della vita e delle priorità; prima di dormire, almeno mezz’ora la passo nella ricerca delle tematiche più creative, quelle più legate alla cronaca le affronto durante le pause della giornata, durante gli spostamenti, negli intervalli. Possiamo citare ”fonti” come Twitter, Flipboard, Prismatic, Google+… ma è come dire nulla: sono le singole fonti, all’interno di questi universi, che contano. E le fonti si scoprono ogni giorno nuove, più affini al filo conduttore del nostro pensiero e dei nostri gusti, e in questo intervengono due elementi, uno tecnologico (l’intelligenza artificiale, che analizza quello che facciamo e via via ci porta vicino agli argomenti e alle tematiche che ci interessano sempre di più, perché imparano dai nostri comportamenti) e l’altro sociale (quello che condividiamo con gli altri, pubblicamente).
Una delle migliori cose successe in queste settimane, che a causa delle festività pasquali ci ha tenuti lontani, è l’aggiornamento di un’app (popolarissima, la novità sta nell’aggiornamento, non nella sua esistenza) chiamata Flipboard, disponibile per iOS e Android. Questa app – sostanzialmente una rivista che si può personalizzare nei suoi contenuti, che vanta oltre 20 milioni di utenti nel mondo che “sfogliano” oltre 3 miliardi di “pagine” al mese, per una media di 86 minuti al mese dedicate all’informazione su questo mezzo – con la versione 2.0 permette non solo di cercare tra fonti che ci interessano (noi decidiamo cosa ci interessa, e Flipboard ci propone i contenuti più affini alle nostre esigenze), diventando ogni giorno, sulla base di quello che clicchiamo e condividiamo e “preferiamo”, sempre più mirata alle nostre esigenze, ma ci consente anche di creare una rivista nostra, che ci permette di aggregare contenuti in funzione della nostra sensibilità e personalità creativa. Tutti possono quindi “aprire” una testata, gratuitamente, e proporre la propria scelta, il proprio “filtro”.
Qualcuno potrebbe dire: tempo perso! Secondo noi non è così, e così come noi – che abbiamo creato, sin il primo giorno che è stata offerta questa funzionalità, la nostra personale rivista Flipboard chiamata Jumper Creative Ideas – lo hanno pensato, in una sola settimana, oltre 100 mila persone. In soli sette giorni, sono nate oltre 100 mila “Flipboard riviste” in più, generate dagli utenti, che ci raccontano 100 mila interpretazioni del mondo che ci circonda. Questo significa che possiamo cercare tra queste le nostre fonti che hanno svolto un lavoro importante e lungo: quello del filtrare le infinite notizie, dando uno spaccato interpretativo che può essere o meno interessante. E vuol dire anche che possiamo diventare noi stessi generatori di contenuti, di forme di aggregazioni che possono mettere in luce il nostro modo di vedere e di pensare. Dall’essere utenti e fruitori, diventiamo creatori ed editori. Un gioco che ha i suoi limiti, ovviamente (tutto è gratuito, tutto usa uno schema preconfezionato), ma al tempo stesso diventa un allenamento e un approfondimento sui meccanismi di aggregazione di informazioni e di creatività, che porta ad avere, di colpo, un potenziale pubblico di persone che ci seguono, con cui possiamo poi costruire un percorso. Magari dall’iniziale processo di Flipboard si può passare ad una realtà più diretta e personalizzata, oppure può rimanere solo un aggregatore di contenuti interessanti per noi stessi, una specie di archivio di “pagine strappate” che possiamo conservare e consultare quando abbiamo bisogno di ispirazione.
Se volete, potete dare un’occhiata alla nostra rivista (a questo link), o a mille altre. Quello che vale non è tanto la nostra ricerca (anche se abbiamo scoperto dei contenuti creativi fantastici, che ci hanno permesso di pensare a tante nuove idee e che ci hanno stimolato al punto da volerle condividere proprio in questo nostro aggregatore), ma capire che dobbiamo diventare cittadini di una creatività mondiale, e questa è una ricerca che ci dovrà impegnare sempre di più. Siete i benvenuti per segnalarci le vostre eventuali aperture di nuove pubblicazioni da voi curate su Flipboard, sarà bello seguirci e proseguire questa strada insieme.
Gianni Canali says:
Questo tuo post coincide esattamenten con un periodo che mi ha portato ad allontanarmi dallo stress da ricerca di contenuti web, verso una maggior attività del fare, produrre.
Se in una settimana sono nate 100 mila nuove flipboard, alè, produciamone ancora altre 1000, 10.000 e così avremo ancora piú tempo da dedicare alla forsennata ricerca di informazioni, già contenute altrove, ma selezionate da nuovi centomila soggetti, novità da scoprire, guardare, sbirciare. Twitter, commenti dei twitter, commenti dei commenti, poi le nuove app, i software, gli aggiornamenti, i driver che non funzionano, le macchine che rallentano, e allora compriamone di nuove, altrimenti come si fa con lo stress del rallentamento.
Credo che questa reale ma falsa democrazia, che consente a chiunque di produrre contenuti dei contenuti dei contenuti, dei retweet, spesso senza alcuna cognizione di causa e competenza, questi “barbari” che siamo diventati, citando Baricco, non siamo altro che un modo differente per rappresentare “la Società dello spettacolo” raccontata a suo tempo. Mettersi in mostra, ma in realtà completamente invisibili, perchè solo in pochi realmente vengono letti, o vale la pena di leggere. La selezione è il tema cruciale dei nostri giorni, mentre una grande parte della nostra attività è solamente dispersione di tempo ed energie rubate al fare, produrre, ricercare. Infatti la tua di nuova rivista l’ho aggiunta a flipboard appena ci è stata comunicata con un twitter.. Anche una passeggiata nel centro di Manhattan o lungo le foci del Po possono essere molto stimolanti. Poi però mettiamoci al lavoro. Occorre trovare equilibrio; credo che in questo momento scarseggi.
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