Il prossimo JumperCamp apre un discorso, in Italia, che purtroppo è stato fin troppo trascurato: dai fotografi professionisti, ma non solo: anche le aziende non hanno fatto nulla, e nessuno ha scritto, spiegato, orientato in quello che è una delle tematiche primarie dell’uso del digitale: la gestione, l’organizzazione, la ricercabilità e SPECIALMENTE il rischio di perdere dati (che sono immagini, nel nostro caso, il bene più prezioso!).
Tutti noi abbiamo un sistema di archiviazione, ne siamo probabilmente sicuri, anche se probabilmente nessuno ha una sicurezza totale. Facciamo i backup (li facciamo, vero?), ma questo non significa nulla: se non sono efficienti, il rischio è sempre dietro l’angolo, un disco si può rompere dal mattino alla sera, l’aggiornamento non è stato fatto proprio su quel materiale importantissimo, oppure ci accorgiamo – sempre troppo tardi – che alcuni lavori vecchi (che tornano, per magia, ad essere attuali) non sono più leggibili: invecchiano i formati, ma specialmente i supporti sono molto meno sicuri di quello che si pensa. Volete rischiare? Già la pensione è ormai quasi una chimera… vogliamo pensare al futuro senza alcuna sicurezza?
Ma c’è di più: organizzare un archivio è molto più importante di quello che sembra, non è solo questione di “rischio perdita”: se è strutturato bene, e non emulando quello che si faceva una volta coi “plasticoni”, raccolti in folder, può diventare un valore enorme: possiamo proporre un nostro “stock” a clienti conosciuti o in rete, guadagnando (e definendo il “nostro” prezzo) su quello che abbiamo già fatto, ma serve un’organizzazione logica davvero evoluta, se no nessuno trova niente. Se abbiamo archiviato i lavori con nomi sbagliati, troppo “personali”, oppure (alzi la mano chi non lo fa!) lasciando varie versioni con nomi quali: lavoroFotoDivanoAAA_versioneDefinitiva.tif, però poi c’è anche lavoroFotoDivanoAAA_versioneDefinitivaOK.tif, ma anche… lavoroFotoDivanoAAA_versioneDefinitivaOKKKKKK.tif, si finisce coll’impazzire, specialmente se non siamo solo noi ad usarlo, ma anche un assistente, oppure addirittura il cliente (avete provato a proporre al vostro cliente un archivio online di tutte le immagini scattate? Dirgli: non ti preoccupare, on line trovi tutte le versioni definitive, accedi quando vuoi, non devi impazzire con i DVD… questo è un servizio, si può far pagare, ma specialmente “lega” a voi il cliente.
Nemmeno immaginate quanto valore c’è dietro il DAM – Digital Asset Management – ma lo saprete partecipando al nostro Camp, curato da Massimo Montersino che questa tematica la vive quotidianamente nella struttura dove lavora, gestendo enormi archivi, condivisi sia all’interno che all’esterno. Si parlerà di strategie, di metodologie, di qualità. Per una volta, la “qualità” non riguarda il concetto a noi comune (foto “ben fatte”), ma quello del “lavorare in qualità”, che fa risparmiare tempo, soldi e crea opportunità concrete e… serenità.