Qualche settimana fa Olympus ha dichiarato che uscirà dal mercato delle compatte “low cost” (quelle al di sotto del 200 dollari); lo stesso approccio lo sta seguendo – con una timeline meno netta – anche FujiFilm e un commento di Toshizo Tanaka, CFO di Canon, ha messo in evidenza che anche per questo colosso della fotografia l’impatto del mercato degli smartphones di alta fascia, in grado di realizzare fotografie di buona qualità, è difficile da contrastare.
I numeri sono evidenti: per esempio, Olympus stima vendite pari a 2,7 milioni di fotocamere quest’anno, rispetto ai 5.1 milioni dello scorso anno, e lo sforzo per mantenere una buona posizione economica passa inevitabilmente da una proposta di modelli di fascia alta, gli unici con un buon margine di utile , ma anche gli unici ai quali si rivolge il pubblico che cerca una qualità superiore rispetto alle foto “point-and-shoot” dei cellulari.
Le conferme di questa tendenza ad innalzare il prodotto “fotocamera” sono evidenti anche dalle recentissime presentazioni degli ultimi giorni: Fujifilm ha presentato il modello X-M1 più “abbordabile” della linea X, sempre ad ottica intercambiabile, ma sempre ad alto costo, quindi non si tratta di una conferma opposta di quanto detto: parliamo di un costo del solo corpo attorno ai 700 euro, Sony ha presentato le evoluzioni delle compatte R-X100 (ora versione II) e della strepitosa e costosissima R-X1, ora ribattezzata R-X1r che più che qualcosa in più propone qualcosa in meno, ovvero manca il filtro low-pass, per aumentare la resa in termini di nitidezza pura, accettando però il “rischio” di disturbi nel caso di ripresa di elementi ricchi di trama. Stiamo parlando di apparecchi caratterizzati da sensore di grandi dimensioni, di eccellente risposta in condizioni di luce scarsa, di ottiche di alta qualità ed eccellente luminosità (f/1.8 per la prima e f/2 per l’ottica fissa della più costosa), costi da 749 euro e da 2800 euro.
Questi apparecchi si aggiungono alle proposte di Nikon in questa fascia, come per esempio la Coolpix A con sensore DX e la Coolpix P330 con sensore più piccolo ma comunque di elevata qualità, oppure la Canon Powershot G1x, più datata tra i modelli presi in considerazione. Tutti apparecchi che portano in alto la qualità, per contrastare il mondo degli smartphones che certo non sta a guardare: si vocifera delle qualità del nuovo iPhone 5S o 6, ci si prepara al nuovo Nokia con tecnologia PureView e sensore da 41 megapixel, un modello che dovrebbe chiamarsi Lumia 1020 e dovrebbe essere presentato tra una decina di giorni, e infine si scopre nei rumours il nuovo smartphone di Sony con sensore da 20 milioni di pixel e ottica Carl Zeiss. Nelle tasche degli utenti di tutto il mondo stanno per entrare apparecchi che “fingono” di essere dei telefoni, ma che sono di fatto delle eccellenti macchine fotografiche.
Nella fascia bassa, quindi, ormai sembra che la partita sia persa: le fotocamere e i loro brand non saranno al centro di questa evoluzione, la “banda di Facebook”, più o meno un miliardo di utenti in tutto il mondo, si rivolgerà sempre più e solo ai cellulari, che non potremo più considerare degli strumenti “poveri”, anzi: probabilmente già oggi sono superiori ad alcuni prodotti “ufficialmente fotografici” e gli investimenti in questo settore sono tali e tanti da far correre questa innovazione ad una velocità; ed ecco quindi queste super compatte, davvero meravigliose e affascinanti, piccole e quindi perfettamente portatili, finalmente quasi tutte con il Wi-Fi integrato (ci hanno messo 10 anni di troppo per capirlo, le aziende fotografiche, che il Wi-Fi e la connettività in generale erano la chiave dell’evoluzione, non la risoluzione), per poter comunicare direttamente ad un cellulare o a un computer.
Ma le reflex? Sono destinate ad avere una vita breve? In realtà no, anche se ci sono dei dubbi riguardo ad alcune tematiche. Una di queste probabilmente avrà una risposta tra un paio di giorni, quando siamo chiamati a vedere la nuova fotocamera di Canon (quasi sicuramente la Canon EOS 70D), perché vogliamo capire quali sono i piani di sviluppo del formato “meno nobile” dei sensori (Aps-C o DX che sia): la 70D sarà (dovrebbe essere) infatti una fotocamera non a pieno formato. C’è ancora mercato per questo tipo di tecnologia, visto che siamo arrivati a modelli Full Frame dal costo molto contenuto e si tratta di un valore aggiunto (forse più psicologico che altro) che viene sempre più premiato dal mercato? Oggettivamente non lo sappiamo, ma appunto chiederemo e cercheremo di capire.
In questo mercato sempre più combattuto e difficile, è davvero complesso riuscire ad orientarsi: sia per chi deve investire in attrezzatura per uso professionale, sia per chi deve vendere e quindi proporre commercialmente il prodotto fotografico. E’ difficile capire, far capire, comprendere… al di là delle opinioni che ci possiamo fare a prescindere. Ci è venuto in mente di fare un piccolo test con gli apparecchi che avevamo tra le mani:
Una reflex (Nikon D7000 con ottica Kit 18-105)
Una compatta di alta fascia (Canon Powershot 1Gx)
Uno smartphone (iPhone 5)
Siamo usciti in ciabatte fuori di casa, dove ogni giorno in una fontanella nascono fiori di ninfee. Non si tratta in nessun modo di un test scientifico, e nemmeno di un test professionale. Le ho scattate esattamente come le avrebbe scattate mio zio, mio nonno, mia sorella, ho volutamente lasciato dentro casa 25 anni di conoscenza di fotografia, ho fatto il piccolo dilettante. Nessuna pretesa, se non quella di documentare una bella cosa. I risultati sono qui pubblicati, senza alcuna modifica alcuna, senza avere toccato i files, scattando direttamente in Jpg (non aveva senso per mio “nonno” scattare in Raw), senza treppiede. Certo, l’ottimizzazione che fa direttamente lo smartphone in fase di elaborazione del file rende la foto dell’iPhone più vivace e nitida, ma basta poco – lo sapete meglio di noi – che con piccoli accorgimenti su contrasto, saturazione e maschera di contrasto permetterà di avere un risultato dello stesso impatto. Il resto non porta a dire nulla: nè che la reflex è meglio di uno smartphone o di una compatta di valore, e nemmeno il contrario. Il concetto che vogliamo mettere in testa è che serve cultura visiva per capire le differenze, la qualità, la resa. E che per superare un livello più che ottimo di uno smartphone serve impegno e capacità.
Cerchiamo la strada quella qualità del messaggio, della comunicazione, dell’emotività: quello della tecnica è un argomento che ha senso se si punta davvero in alto, in un workflow di lavoro basato sull’eccellenza, ma dove l’elemento tecnico è solo uno (e non IL) senso.