La rincorsa spasmodica verso il futuro impedisce spesso di guardarsi indietro, e se lo si fa si rischia di cadere nel patetico. E’ invece abbastanza affascinante vedere il percorso che si è fatto, che ci permette di scoprire (non ci riusciamo, altrimenti… siamo troppo impegnati a correre… ne so qualcosa) quello che è stato fatto, da dove siamo partiti e dove siamo arrivati.
Scartabellando tra gli hard disk, ho trovato pezzi di passato che avevo scansionato tempo fa e che volevo tenere come traccia del passato. Questo Sunday Jumper è didascalico di questi piccoli tasselli di passato che raccontano meglio il futuro di qualsiasi altra occasione che parla di futuro.
Il meccanismo per fruire questo Sunday Jumper è di sfogliare con noi la galleria che abbiamo preparato e di leggere qui le didascalie, i commenti e le piccole storielle connesse al “tassello”, in questione. Buon divertimento!
Vi segnaliamo che qui a lato riprendiamo le icone delle foto della galleria (sono tre pagine di icone), e le didascalie sono da intendersi come una progressione dall’alto verso il basso, da sinistra a destra… insomma… come si legge!
P, la fantastica rivista della Polaroid, vero esempio di cultura dell’immagine, realizzato da un’azienda del settore. Nata nel maggio del 1990, in Inghilterra, ci ha accompagnato per anni, fino a diventare una versione “digitale”, che si può trovare a questo indirizzo. Purtroppo, la pubblicazione non è andata avanti…
Sempre da Polaroid, Landscape, precedente a P, edizione realizzata in Italia Luglio 1987.
Pubblicità Adobe (logo vecchissimo) con testimonial d’eccezione, Neville Brody… lo stesso Brody che qualche anno dopo ha collaborato a stretto contatto con Macromedia per sviluppare interfacce e grafica dei software. Uno di quelli che con onore ho incontrato in un evento chiamato Fuse dove la nostra storica rivista cartacea, Jump, era partner… un evento che prima o poi vorremmo ricostruire nel feeling anche in Italia.
Manifesto della Piramide, testo originale, stampato su carta a modulo continuo, su carta da lettera dell’AFIP. All’epoca si parlava di approccio professionale fatto di pensiero, di cultura… non di punti che si trovano nei fustini del detersivo. Bei tempi…
Dischetto da computer prima dei floppy disk, erano mollicci, ci stavano pochi Kb…(ahh.. tanto per capirci… i floppy erano quelli piccoli e rigidi, quelli che Steve Jobs ha eliminato dalla faccia della terra quando ha presentato il primo iMac… quante discussioni, e poi nessuno ne ha sentito la mancanza!).
Primo dorso digitale sul mercato, a scansione: il Rollei Scanpack realizzato da Rollei: si montava sulla reflex medio formato di questa casa, si pilotava con computer come l’Apple Macintosh IIfx, all’epoca il sogno di chiunque facesse desktop publishing (mi pare attorno al 1991-92). C’ero alla presentazione, in Mafer (c’era anche Alessandro D’Atti… ti ricordi Alessandro?).
Altra pubblicità Adobe, per Photoshop 2.5… un passo epocale nello sviluppo del software per l’immagine digitale
Nulla di particolare, solo una rivista, Blah, Blah, Blah davvero meravigliosa, dell’epoca, che portava avanti stili di grafica che, negli anni ’90, erano particolarmente “cool” e che ancora oggi sarebbero innovativi e di grande successo (quanto ci siamo persi… per strada!)
PeterPan, uno dei tanti tentativi di creare in Italia una rivista simile a Wired. In questo caso, di Lotito Editore, 1997. Forse sono usciti due numeri… questo era il primo numero, con una giovanissima Nancy Brilli e un Pieraccioni appena “scoppiato” con il “ciclone”. Pare che tra poco Wired arriverà in Italia (con Condé Nast), ma… siamo terrorizzati dal chi ci scriverà. Wired non è ancora la numero uno per il logo o per la grafica… ma per l’intelligenza e la competenza di chi ci scrive. I giornalisti italiani sono quasi sempre più interessati a dimostrarsi “intelligenti” che non a scrivere cose intelligenti.
Passiamo alla seconda pagina della galleria (che, nel caso vi siate persi, la trovate qui)
Pubblicità di una fotocamara chiamata “Bridge”, della Canon. Su pellicola, ma si guardava oltre…
Meraviglioso esempio di “copia e incolla”. Prima LIFE e poi SETTE (la rivista che è nata prima dell’attuale Io Donna, del Corriere della Sera). Insomma… nulla si crea tutto si trasforma (diceva lo scienziato ingenuo… in realtà nulla si crea, tutto si copia!)
Vecchia pagina di quotidiano, si parlava… della rivoluzione del “dischetto”…
Libro Sinar per la tecnica del grande formato. Come vorrei ritirarlo fuori e vedere in quanti ancora sanno come si usano i basculaggi e cosa si può ottenere in ripresa con i corpi mobili… La Sinar nel frattempo è cambiata molto, come il suo mercato e come il mondo della fotografia, ma rimane che nessuno ha ancora trovato un sostituto al banco ottico, in alcune tipologie di fotografia. Ma ci siamo adattati…
Ancora Polaroid, con pubblicazione di immagini “uniche” scattate con la 50×60 dell’epoca. Chi ha avuto l’onore di vederla in azione, di usarla (io sono stato solo “modello”… ho un ritratto fatto con questa fotocamera, fatta dal grande Joe Oppedisano) può considerarsi fortunato. Per chi non avesse vissuto questa esperienza, vale la pena dire che 50×60 era il formato della pellicola, dello scatto… della fotocamera, tutta in legno. Non vi so dire, forse è ancora noleggiabile… (mi sto informando, ma di domenica dubito che mi rispondano…).
Passiamo all’ultima pagina della carrellata di foto (visto che è una galleria Flash, l’indirizzo è sempre lo stesso, questo…)
Una pubblicazione rivoluzionaria dell’epoca, L’uovo di Colombo. Il desktop publishing alle prime battute, una testimonianza di un momento in cui il mondo editoriale è cambiato per sempre.
Foto finale, personal-commemorativa: a sinistra il sottoscritto, al centro Lenny Meidan (fantastico amico e spesso maestro di vita, che vive molto lontano, ma è vicino nel cuore) e Fabio Meazzi, fotografo di Milano: un periodo in cui, giovani studenti di fotografia, sognavamo un grande futuro per noi e per il nostro settore. Chissà… forse in parte ci siamo riusciti, ma nella rincorsa quotidiana, forse nemmeno ce ne accorgiamo, come si diceva all’inizio.
Questa galleria non porta a nulla, se non a fermarsi un attimo, per osservare quello che abbiamo tutti noi dietro alle spalle, e per fare in modo di non perderlo, perché c’è del buono da recuperare, e da riproporre, in chiave moderna. Buona domenica!
Luca Pianigiani