Ancora una volta torniamo sul tema della “manipolazione” dell’immagine. Ancora una volta ci ritroviamo un classico esempio di controversa decisione di una giuria, e – questa volta – si tratta anche di un premio importantissimo come il World Press Photo. Il fotografo Stepan Rudik è stato squalificato dopo essersi classificato 3° nella sezione Fotografia Sportiva con l’immagine “Street fighting, Kiev, Ukraine”, scattata per l’agenzia russa RIA Novosti. In questo caso (se ne parla in questo articolo, con i vari step della foto “incriminata”) il fotografo non è stato squalificato perché “ha usato Photoshop”, visto che la foto evidenzia elementi di elaborazione evidenti (si possono probabilmente identificare anche possibili plugin usati per la conversione “in bianco e nero con effetto grana pellicola”), ma per un fatto davvero “inqualificabile”: avere usato il “maledetto” timbro clone per eliminare, sullo sfondo visibile tra il pollice e l’indice della mano fasciata, in primo piano, un piede di un passante. Pochi pixel, pochi millimetri quadrati che non certo tolgono “realtà” all’immagine, sono sufficienti a squalificare un’immagine che oggettivamente vale qualcosa al punto da vincere un premio.
Posso arrivare a comprendere l’estremismo di chi vuole rimanere legato ad un modo di riprodurre la “realtà” con tecniche e con un approccio tradizionale, ma non ad un approccio dove alcuni interventi vengono accettati ed altri proibiti. Ho detto “comprendere” ma mai condividere: siamo in un’era che non può far finta di essere rimasta al secolo scorso; amo l’evoluzione, e preferisco accettarne le conseguenze, anche negative, che vivere ancorato in un passato che vale tantissimo come esperienza storica e culturale, ma che non rispecchia più la contemporaneità.
Qual è il codice etico al quale dobbiamo sottostare? Dire la verità, sempre la verità e niente altro che la verità. Ci sto, ma solo se questo corrisponde alla realtà assoluta; nel caso, tutti, ma proprio tutti i fotografi al mondo, che smettano di scattare foto, che distruggano tutte le fotocamere: giù dalla finestra, che cadano al suolo, distruggendosi definitivamente. Che non sia più accettato che qualcuno possa produrre fotocamere… mi dispiace: Canon, Nikon, Hasselblad, Leica convertite le vostre linee di produzione, smettetela di produrre oggetti che portano a produrre “finzione”. Verranno accettati solo i sistemi di riproduzione della realtà, e con esso il diritto d’autore, che – come ben tutti sanno – difende solo le opere d’ingegno, e non le mere riproduzioni. L’interpretazione dell’autore, del “narratore”, dell’artista non è accettabile: il codice etico consente solo di raccontare i fatti, la realtà, e non si può truccare. Eliminare un elemento dalla foto, al solo fine di mettere in evidenza in modo migliore il messaggio, la forma, l’essenza che si vuole comunicare è un’eresia… al muro!
C’è un modo educato di dire… andate tutti a cagare? Se lo trovate, ma che sia di pari impatto emotivo, me lo potete consigliare: se effettivamente altrettanto convincente, modificherò il post.
Qualcuno ha visto la mostra di Steve McCurry a Milano? C’è andata così tanta gente che mi stupirei che non siano stati istituiti viaggi in torpedone per raggiungere “la mostra della vera fotografia”… Belle, le foto di McCurry, vero? Certo… ma quanto sono false? C’è qualcuno che può pensare che le scene riprese siano davvero “reali”? Certo, lui era lì, così come c’erano le persone ritratte (che sono rimaste lì, mentre McCurry è tornato in patria e ha fatto miliardi). Ma qualcuno pensa che siano frutto di spontanea riproduzione della realtà? Oppure sono opere costruite come una soap opera? Troppo brutto dire che sono delle soap? Ok, eleviamo tutto al “cinema”, che fa più nobile. Le foto di McCurry sono delle eccellenti sceneggiature, tradotte in un unico scatto invece che in una sequenza cinematografica. Non ci sono attori… ci sono persone comuni che interpretano l’unico personaggio che possono interpretare, loro stessi… ma questo non rende quelle foto più “vere”. Sono eccellenti narrazioni, fossero parole e non immagini si parlerebbe di racconti.
Secondo i giurati, le foto come quelle di McCurry sono vere, quelle che introducono interventi di un timbro clone sono invece da squalificare. Sono un retaggio di un passato che non fa bene alla fotografia e all’immagine, vive di un approccio culturale che è quello che poi non si intreccia con le esigenze, le aspettative del pubblico che fruisce delle immagini. Ed è figlio di un mondo che il mercato ha già messo in disparte. Una volta, le regole venivano dettate da riviste come National Geographic, i suoi diktat tecnici ed espressivi erano legge, oppure da riviste patinate come Vogue, Playboy, Epoca. Oggi, la realtà dell’immagine e della fotografia è diversa, passano da Flickr molte più immagini in un giorno di quelle che sono mai state pubblicate all’interno di questi “mostri sacri” in tutta la loro esistenza. Il ruolo di chi detiene la cultura, la saggezza, la passione per la fotografia non dovrebbe essere quello di arroccarsi in cavilli e in discussioni sterili, ma dare un contributo per evolvere le strade dell’immagine verso il meglio, mostrando il meglio della storia, e non creando barriere e muri incomprensibili
Vogliamo educare i nostri figli come si faceva cento anni fa? Forse sarebbe bello, ma creeremmo solo persone disadattate. Lo stesso vale per l’immagine: Photoshop ha festeggiato da poco venti anni, e non è nemmeno stato il primo a consentire l’elaborazione digitale; A breve – si vocifera in rete – arriverà la versione CS5, e offrirà nuove strade. Se ben orientati da una cultura e da indicazioni costruttive e rispettose del fantastico potenziale della fotografia , i mouse e le penne sulle tavolette grafiche, potranno seguire percorsi creativi, ma in grado di creare un filo conduttore affascinante tra passato e futuro. Imponendo, invece, un dialogo privo di senso, allora si che il passato perderà il legame con il presente e si disperderà nel futuro. E’ ora di mandare in pensione parecchie persone: non quelli anziani, ma quelli che sono invecchiati, non è questione di età, è questione di cellule grigie che diventano pigre e non riescono a rimanere fresche (a volte anche a 20 anni…).
Marco Moscadelli says:
Prima di passare alla seconda parte del tuo articolo, ho esattamente pensato a quanto poi hai scritto dopo. Un piede cancellato su una foto “reale” e nulla di ritoccato su una foto completamente studiata e ricostruita. Mi ricordo di “qualcuno” che raccontava di “qualche altro fotografo” che aveva prodotto un reportage (pluripremiato) caricando su un pulmino i soggetti delle immagini e portandoli su set pre costruiti.
Quindi, la “domanda” che pongo e’: che “risposta” ci vogliamo dare?
Ora vado a mangiare e ci penso … ;—))))
Marco Moscadelli says:
Prima di passare alla seconda parte del tuo articolo, ho esattamente pensato a quanto poi hai scritto dopo. Un piede cancellato su una foto “reale” e nulla di ritoccato su una foto completamente studiata e ricostruita. Mi ricordo di “qualcuno” che raccontava di “qualche altro fotografo” che aveva prodotto un reportage (pluripremiato) caricando su un pulmino i soggetti delle immagini e portandoli su set pre costruiti.
Quindi, la “domanda” che pongo e’: che “risposta” ci vogliamo dare?
Ora vado a mangiare e ci penso … ;—))))
sante castignani says:
boh…
mi piacerebbe avere un’opinione netta, che non mi costringesse a continui ripensamenti, ma purtroppo non ce l’ho; ritengo da un lato che le acquisizioni tecniche debbano prima o poi diventare “normali”, costume lecito ed accettato; dall’altro, però, se dovessi fare uno slalom come quello che ha consotto alla foto incriminata, come fotografo di vecchia scuola la vivrei come una sconfitta, e non come un successo.
Sicuramente urge una riscrittura chiara delle regole, ma… prima dell’apertura della gara, non in corso :-)
Rimango sintonizzato, sono curioso di leggere le varie opinioni.
sante castignani says:
boh…
mi piacerebbe avere un’opinione netta, che non mi costringesse a continui ripensamenti, ma purtroppo non ce l’ho; ritengo da un lato che le acquisizioni tecniche debbano prima o poi diventare “normali”, costume lecito ed accettato; dall’altro, però, se dovessi fare uno slalom come quello che ha consotto alla foto incriminata, come fotografo di vecchia scuola la vivrei come una sconfitta, e non come un successo.
Sicuramente urge una riscrittura chiara delle regole, ma… prima dell’apertura della gara, non in corso :-)
Rimango sintonizzato, sono curioso di leggere le varie opinioni.
roberto zanni says:
Sono pienamente in sintonia con quanto espresso
la realta non è verità
la realtà e quella che proiettiamo fuori dalla nostra mente
che i nostri occhi proiettano intorno a noi
se poi il timbro di Photoshop ci allontana dalle nostre allucinazioni di perfezione
ci rende meno vero il reale che noi stessi proiettiamo con i nostri occhi
dovremo eliminare qualsiasi attrezzo che abbiamo usato fin’ora
neppure lo scultore sarebbe perfetto
i suoi strumenti modellano una pietra che non ha ancora una forma di verità
solo alla fine dell’opera la realtà che ci presenta sarà vera ?
o era solo un suo pensiero?
o la verità esiste nello scalpello e nel martello ?
pochi pixel di verità in un clonatore di Photoshop !
roberto zanni says:
Sono pienamente in sintonia con quanto espresso
la realta non è verità
la realtà e quella che proiettiamo fuori dalla nostra mente
che i nostri occhi proiettano intorno a noi
se poi il timbro di Photoshop ci allontana dalle nostre allucinazioni di perfezione
ci rende meno vero il reale che noi stessi proiettiamo con i nostri occhi
dovremo eliminare qualsiasi attrezzo che abbiamo usato fin’ora
neppure lo scultore sarebbe perfetto
i suoi strumenti modellano una pietra che non ha ancora una forma di verità
solo alla fine dell’opera la realtà che ci presenta sarà vera ?
o era solo un suo pensiero?
o la verità esiste nello scalpello e nel martello ?
pochi pixel di verità in un clonatore di Photoshop !
Biska says:
Sai cosa penso? Che se vuoi partecipare ad un concorso per il World Press Photo (o a qualunque concorso a caso, anche minore) devi sottostare a delle regole che ha messo chi ha deciso di ideare quel concorso (perché sempre di questo si parla), che ti piacciano o no. Non ti piacciono? Partecipi ad un concorso in cui tutto (tutto) è valido, è magari vinci. D’accordo sull’estremismo che raggiungo certi giudici (sono protagonisti come i fotografi, solo su due parti contrapposte, che piaccia o meno: hanno quel “potere” e lo usano), ma l’unica maniera è NON PARTECIPARE A CERTI CONCORSI, in massa, dove per massa s’intende tutta la gente che la pensa come noi (perché io la penso esattamente come te, a maggior ragione vedendo certe baggianate) e che non ci sta, non a chi leccherebbe il .ulo a chicchessia pur di aver un minimo di notorietà, e che adesso (magari a partire dal 4° arrivato in quella categoria con ragione, cioè ragione di essere arrivato quarto, non che abbia ragione sulla squalifica) si erge a difesa del puro (allora neppure una maschera di contrasto va bene: anzi, ancor di più come fotografo, se volevi una foto più nitida ci sono gli accorgimenti tecnici “hardware” della fotografia per farla venire così, non serve PS. Certo, se non sei capace ad usarli, magari puoi sempre aprire una paninoteca in alternativa (ma mi sa che anche i panini sarebbero insipidi…).
Riassunto: è inutile prendersela, lo si snobba e lo si accetta. Sennò facciamo come i tifosi (di cui purtroppo faccio parte, anche se sto cercando di smettere…) che “il rigore che non c’è va bene solo se lo danno a te”, se lo danno all’altra squadra sono complotti, furti, ignoranza, ecc… Credo si chiami ipocrisia, questo modo di vedere… Credo…
E’ come quelli che si vogliono sposare in chiesa (uno dei tanti esempi, e non voglio aprire una diatriba religiosa) e poi si lamentano delle regole della Chiesa: ma de, ma stiamo scherzando? Ma con tutte le religioni che ci sono, sceglitene un’altra che si confà, e non lamentarti. Non è che te l’ha ordinato il dottore, come si dice in giro. Magari te l’ha ordinato tua madre, ma quello è un problema tuo… Oppure fonda una nuova religione (a me viene in mente Forza Dio, o Popolo della Cristianità, ma non vorrei che il marchio sia già registrato… in provincia di Milano, magari… :o)
PS: capisco che stiamo del World Press Photo, e non del concorso sotto casa, però la regola è sempre la stessa: se tutti lo snobbano e, gente più autorevole di me, e con mente aperta come la nostra, ne indice un altro, anche il WPF diventa carta straccia (come tante cose che non si sono adeguate nel tempo…): finalmente possiamo decidere, grazie al web, approfittiamone, no?
Ciao!
Biska says:
Sai cosa penso? Che se vuoi partecipare ad un concorso per il World Press Photo (o a qualunque concorso a caso, anche minore) devi sottostare a delle regole che ha messo chi ha deciso di ideare quel concorso (perché sempre di questo si parla), che ti piacciano o no. Non ti piacciono? Partecipi ad un concorso in cui tutto (tutto) è valido, è magari vinci. D’accordo sull’estremismo che raggiungo certi giudici (sono protagonisti come i fotografi, solo su due parti contrapposte, che piaccia o meno: hanno quel “potere” e lo usano), ma l’unica maniera è NON PARTECIPARE A CERTI CONCORSI, in massa, dove per massa s’intende tutta la gente che la pensa come noi (perché io la penso esattamente come te, a maggior ragione vedendo certe baggianate) e che non ci sta, non a chi leccherebbe il .ulo a chicchessia pur di aver un minimo di notorietà, e che adesso (magari a partire dal 4° arrivato in quella categoria con ragione, cioè ragione di essere arrivato quarto, non che abbia ragione sulla squalifica) si erge a difesa del puro (allora neppure una maschera di contrasto va bene: anzi, ancor di più come fotografo, se volevi una foto più nitida ci sono gli accorgimenti tecnici “hardware” della fotografia per farla venire così, non serve PS. Certo, se non sei capace ad usarli, magari puoi sempre aprire una paninoteca in alternativa (ma mi sa che anche i panini sarebbero insipidi…).
Riassunto: è inutile prendersela, lo si snobba e lo si accetta. Sennò facciamo come i tifosi (di cui purtroppo faccio parte, anche se sto cercando di smettere…) che “il rigore che non c’è va bene solo se lo danno a te”, se lo danno all’altra squadra sono complotti, furti, ignoranza, ecc… Credo si chiami ipocrisia, questo modo di vedere… Credo…
E’ come quelli che si vogliono sposare in chiesa (uno dei tanti esempi, e non voglio aprire una diatriba religiosa) e poi si lamentano delle regole della Chiesa: ma de, ma stiamo scherzando? Ma con tutte le religioni che ci sono, sceglitene un’altra che si confà, e non lamentarti. Non è che te l’ha ordinato il dottore, come si dice in giro. Magari te l’ha ordinato tua madre, ma quello è un problema tuo… Oppure fonda una nuova religione (a me viene in mente Forza Dio, o Popolo della Cristianità, ma non vorrei che il marchio sia già registrato… in provincia di Milano, magari… :o)
PS: capisco che stiamo del World Press Photo, e non del concorso sotto casa, però la regola è sempre la stessa: se tutti lo snobbano e, gente più autorevole di me, e con mente aperta come la nostra, ne indice un altro, anche il WPF diventa carta straccia (come tante cose che non si sono adeguate nel tempo…): finalmente possiamo decidere, grazie al web, approfittiamone, no?
Ciao!
sery says:
Credo che con questo articolo dovremmo riflettere su cosa significhi migliorare e cosa significa manipolare, Ma io oserei che anche la manipolazione è accettabile se sia un invito a riflettere, a risvegliare coscienze a indirizzare cambiamenti . Un potere che non si può certo negare alla forza delle immagini, foto o fotomontaggi che essi siano.
Ancora una volta in mezzo a tanto rumore il tuo articolo è un invito alla riflessione.
Complimenti il Sunday Jumper è diventato un appuntamento per non essere bombardati dalle idiozie domenicali della tv.
Sery
sery says:
Credo che con questo articolo dovremmo riflettere su cosa significhi migliorare e cosa significa manipolare, Ma io oserei che anche la manipolazione è accettabile se sia un invito a riflettere, a risvegliare coscienze a indirizzare cambiamenti . Un potere che non si può certo negare alla forza delle immagini, foto o fotomontaggi che essi siano.
Ancora una volta in mezzo a tanto rumore il tuo articolo è un invito alla riflessione.
Complimenti il Sunday Jumper è diventato un appuntamento per non essere bombardati dalle idiozie domenicali della tv.
Sery
felice soriente says:
Condivido pienamente tutto, ciò che non condivido è la nuova veste grafica di jumper. Personalmente trovo difficoltà a leggere il testo chiaro su sfondo nero.
felice soriente says:
Condivido pienamente tutto, ciò che non condivido è la nuova veste grafica di jumper. Personalmente trovo difficoltà a leggere il testo chiaro su sfondo nero.
Biska says:
Due appunti a quello che ho scritto: la frase “Riassunto: è in utile prendersela, lo si nobba e lo sia accetta” doveva essere “Riassunto: è inutile prendersela, o lo si snobba o lo si accetta”, ed era riferito al regolamento del/dei concorso/i.
Al fondo invece manca un “parlando” nella frase “capisco che stiamo del World Press Photo”.
Scusate, ma sono refusi siccome sono in studio a ritoccare con PS le foto fatte ad un bambino: sto eliminando solo pieghe del fondale e macchie sul sensore (non molte, ma se lo pulivo prima evitavo lavoro…), però temo che la madre del bambino mi squalificherà perché ho alterato la realtà, mannaggia a me… (ma tanto mi deve pagare lo stesso!) :o)
Biska says:
Due appunti a quello che ho scritto: la frase “Riassunto: è in utile prendersela, lo si nobba e lo sia accetta” doveva essere “Riassunto: è inutile prendersela, o lo si snobba o lo si accetta”, ed era riferito al regolamento del/dei concorso/i.
Al fondo invece manca un “parlando” nella frase “capisco che stiamo del World Press Photo”.
Scusate, ma sono refusi siccome sono in studio a ritoccare con PS le foto fatte ad un bambino: sto eliminando solo pieghe del fondale e macchie sul sensore (non molte, ma se lo pulivo prima evitavo lavoro…), però temo che la madre del bambino mi squalificherà perché ho alterato la realtà, mannaggia a me… (ma tanto mi deve pagare lo stesso!) :o)
Jacopo G Quaggia says:
Nell’ era della società dello spettacolo tutta la realtà è manipolata. Che si tratti di registrarla analogicamente o digitalmente nulla cambia. Credo che la giuria abbia squalificato il concorrente (sembra un gioco a premi, in fondo) non tanto per le implicazioni reale-irreale che la fotografia ha sempre, e ripeto sempre, imposto ma più per la banalità dell’ errore in questione. Di “photoshopdisasters” è pieno il mondo; penso sia un atto dimostrativo a rafforzare, anziché demonizzare, l’utilizzo sensato del computer che, ultimamente, per via di un uso sconsiderato, ha perso decisamente credibilità.
E infine come diceva Biska se sai le regole le rispetti.
Grazie per lo spazio, saluti.
Jacopo G Quaggia says:
Nell’ era della società dello spettacolo tutta la realtà è manipolata. Che si tratti di registrarla analogicamente o digitalmente nulla cambia. Credo che la giuria abbia squalificato il concorrente (sembra un gioco a premi, in fondo) non tanto per le implicazioni reale-irreale che la fotografia ha sempre, e ripeto sempre, imposto ma più per la banalità dell’ errore in questione. Di “photoshopdisasters” è pieno il mondo; penso sia un atto dimostrativo a rafforzare, anziché demonizzare, l’utilizzo sensato del computer che, ultimamente, per via di un uso sconsiderato, ha perso decisamente credibilità.
E infine come diceva Biska se sai le regole le rispetti.
Grazie per lo spazio, saluti.
fabrizio oppes says:
Quando esiste una regola non si può creare un eccezione altrimenti le discussioni su quale foto ritoccata debba essere squalificata e quale no diventerebbero infinite.
Esistono persone oneste e i “furbetti” e tutti partecipano ai concorsi e l’unico modo per essere chiari è avere regole chiare che non lascino giudizi soggettivi.
Purtroppo è difficile stabilire regole che definiscono se una foto sia autentica o costruita, è più facile definire una regola su una questione tecnica che è incontestabile, usi il timbro? squalificato, non lo usi? tutto ok!
Ciao.
fabrizio oppes says:
Quando esiste una regola non si può creare un eccezione altrimenti le discussioni su quale foto ritoccata debba essere squalificata e quale no diventerebbero infinite.
Esistono persone oneste e i “furbetti” e tutti partecipano ai concorsi e l’unico modo per essere chiari è avere regole chiare che non lascino giudizi soggettivi.
Purtroppo è difficile stabilire regole che definiscono se una foto sia autentica o costruita, è più facile definire una regola su una questione tecnica che è incontestabile, usi il timbro? squalificato, non lo usi? tutto ok!
Ciao.
Luca says:
Hai tirato fuori uno degli argomenti su cui credo si discuta di più da quando si parla digitale.
Ormai mi sono abituato a sentire sempre le stesse domande: “Ma l’hai ritoccata? Bella foto, hai usato photoshop?”. E così via…
Sinceramente, credo che si continuerà a discutere in eterno intorno a questo argomento, soprattutto oggi dove tutti sono fotografi e tanti si arrabbiano, perchè scattano una foto, non la vedono al computer come era nella realtà e quindi quando vedono una foto bella, per forza di cose è ritoccata.
Riguardo il world press photo mi chiedo: se la foto in questione l’avesse scattata un altro fotografo, magari più che affermato, magari già vincitore di un world presso photo, credi che sarebbe successa la stessa cosa?
Magari sì, però purtroppo anche queste cose spesso contano…purtroppo
Steve Mc Curry è un fotografo noto a tutti. Una sorta di vip della fotografia. Per cui, come succede con tanti personaggi inutili qui in Italia, quando sei un vip puoi fare tutto. Potrebbe anche fare l’attore che verrebbe comunque apprezzato. Lì non si guarda la fotografia; si guardano le immagini di Steve Mc Curry. Per cui quello che c’è dietro non è importante. Il pensiero comune della gente è che è bravissimo e le sue foto sono bellissime…e rimarrà sempre così (lungi da me criticare i lavori di Mc Curry che trovo comunque molto belli…).
Io so solo che grazie a internet, navigando su siti come flickr, deviantart e così via, ho visto dei lavori realizzati da ragazzini di quindici anni, anno più anno meno, che mi hanno lasciato a bocca aperta. (il primo nome che mi viene in mente: Lara Jade, fotografa inglese che ora credo abbia 19/20 anni). I suoi lavori mi hanno colpito credo 4/5 anni fa…mentre spesso rimango deluso osservando lavori mediocri realizzati da fotografi professionisti (anche affermati).
Per cui, darei il nobel per la pace a internet e un oscar a Photoshop.
Ho invece una domanda che mi pongo spesso da qualche anno a questa parte: perchè criticano tutti l’utilizzo di photoshop e nessuno critica mai certe vaccate che vengono create con la tecnologia digitale nel mondo del video?
Lì è sempre tutto bello e più si creano effetti meglio è…nella fotografia invece tutti sono sempre pronti alla critica…
Ennio Vicario says:
Il ritocco del negativo si è sempre usato per togliere imperfezioni o elementi di disturbo non essenziali, come cavi, pali ecc.
Nessuno ha mai avuto da ridire, anzi l’abilità del ritoccatore era apprezzata.
Altro è manomettere una immagine alterandone i contenuti togliendo o aggiungendo personaggi o altro.
Nell’immagine in questione l’intervento più pesante è stato trasformare una foto banale in una interessante
con l’utilizzo di Photoshop. Io lo ritengo lecito e complimenti all’autore.
Luca says:
Hai tirato fuori uno degli argomenti su cui credo si discuta di più da quando si parla digitale.
Ormai mi sono abituato a sentire sempre le stesse domande: “Ma l’hai ritoccata? Bella foto, hai usato photoshop?”. E così via…
Sinceramente, credo che si continuerà a discutere in eterno intorno a questo argomento, soprattutto oggi dove tutti sono fotografi e tanti si arrabbiano, perchè scattano una foto, non la vedono al computer come era nella realtà e quindi quando vedono una foto bella, per forza di cose è ritoccata.
Riguardo il world press photo mi chiedo: se la foto in questione l’avesse scattata un altro fotografo, magari più che affermato, magari già vincitore di un world presso photo, credi che sarebbe successa la stessa cosa?
Magari sì, però purtroppo anche queste cose spesso contano…purtroppo
Steve Mc Curry è un fotografo noto a tutti. Una sorta di vip della fotografia. Per cui, come succede con tanti personaggi inutili qui in Italia, quando sei un vip puoi fare tutto. Potrebbe anche fare l’attore che verrebbe comunque apprezzato. Lì non si guarda la fotografia; si guardano le immagini di Steve Mc Curry. Per cui quello che c’è dietro non è importante. Il pensiero comune della gente è che è bravissimo e le sue foto sono bellissime…e rimarrà sempre così (lungi da me criticare i lavori di Mc Curry che trovo comunque molto belli…).
Io so solo che grazie a internet, navigando su siti come flickr, deviantart e così via, ho visto dei lavori realizzati da ragazzini di quindici anni, anno più anno meno, che mi hanno lasciato a bocca aperta. (il primo nome che mi viene in mente: Lara Jade, fotografa inglese che ora credo abbia 19/20 anni). I suoi lavori mi hanno colpito credo 4/5 anni fa…mentre spesso rimango deluso osservando lavori mediocri realizzati da fotografi professionisti (anche affermati).
Per cui, darei il nobel per la pace a internet e un oscar a Photoshop.
Ho invece una domanda che mi pongo spesso da qualche anno a questa parte: perchè criticano tutti l’utilizzo di photoshop e nessuno critica mai certe vaccate che vengono create con la tecnologia digitale nel mondo del video?
Lì è sempre tutto bello e più si creano effetti meglio è…nella fotografia invece tutti sono sempre pronti alla critica…
Ennio Vicario says:
Il ritocco del negativo si è sempre usato per togliere imperfezioni o elementi di disturbo non essenziali, come cavi, pali ecc.
Nessuno ha mai avuto da ridire, anzi l’abilità del ritoccatore era apprezzata.
Altro è manomettere una immagine alterandone i contenuti togliendo o aggiungendo personaggi o altro.
Nell’immagine in questione l’intervento più pesante è stato trasformare una foto banale in una interessante
con l’utilizzo di Photoshop. Io lo ritengo lecito e complimenti all’autore.
viterbo rossi says:
Chi di noi, in camera scura, non ha mai usato mani, maschere legate a un fil di ferro, buchi su cartoncini neri, doppie esposizioni su certe parti della foto, ferricianuro alzi la mano! E potrei andare avanti ancora…….Fare una fotografia non vuol dire, poi, consegnarla con i difetti forzati che implicava la ripresa. Non facciamo come i bambini, che si inventano le cause per far sì che il giocattolo bello dell’altro sia più brutto del loro “realmente più brutto”. Grazie a tutti.
viterbo rossi says:
Chi di noi, in camera scura, non ha mai usato mani, maschere legate a un fil di ferro, buchi su cartoncini neri, doppie esposizioni su certe parti della foto, ferricianuro alzi la mano! E potrei andare avanti ancora…….Fare una fotografia non vuol dire, poi, consegnarla con i difetti forzati che implicava la ripresa. Non facciamo come i bambini, che si inventano le cause per far sì che il giocattolo bello dell’altro sia più brutto del loro “realmente più brutto”. Grazie a tutti.
roberto masi says:
Carissimi, non ho la soluzione, ma ho il mio pensiero che vorrei condividere con voi.
A prescindere dai premi, diventati una sorta di marketing della fotografia che assomiglia più alla lotteria che a una reale capacità critica, io sono sicuro che a una mia fotografia di reportage, che io scatto per raccontare il mio rapporto con la realtà, non applicherei mai il timbro clone se non per coprire i segni della polvere sul sensore.
Non è una questione di regole di cui mi frega niente, ma io non scatto reportage per vincere premi e neanche per farmi bello con gli amici con una foto perfetta, io scatto per raccontare quello che vivo, le storie che incontro, quasi per viverlo più intensamente, e questo racconto, che utilizza il linguaggio specifico della fotografia, non prevede del copia incolla; prevede solo il rispetto per quello che la realtà mi ha mostrato e che sono riuscito a cogliere; e se ho inquadrato troppa realtà, mi consento un piccolo crop per evidenziare meglio il mio soggetto.
Invece mi sento molto libero nell’utilizzo di photoshop per rendere un file digitale una immagine mia, che rispecchi il mio personale senso estetico, e per questo uso liberamente livelli e vignettatura.
Ovviamente quanto detto non vale per la fotografia commerciale, diretta e anche indiretta; che è appunto finzione anche quando utilizza il linguaggio del reportage.
E direi che una differenza tra le due fotografie ci deve anche essere! E’ un po la storia della mostra di McCurry, grande fotografia commerciale indiretta e zero profondità di racconto.
roberto masi says:
Carissimi, non ho la soluzione, ma ho il mio pensiero che vorrei condividere con voi.
A prescindere dai premi, diventati una sorta di marketing della fotografia che assomiglia più alla lotteria che a una reale capacità critica, io sono sicuro che a una mia fotografia di reportage, che io scatto per raccontare il mio rapporto con la realtà, non applicherei mai il timbro clone se non per coprire i segni della polvere sul sensore.
Non è una questione di regole di cui mi frega niente, ma io non scatto reportage per vincere premi e neanche per farmi bello con gli amici con una foto perfetta, io scatto per raccontare quello che vivo, le storie che incontro, quasi per viverlo più intensamente, e questo racconto, che utilizza il linguaggio specifico della fotografia, non prevede del copia incolla; prevede solo il rispetto per quello che la realtà mi ha mostrato e che sono riuscito a cogliere; e se ho inquadrato troppa realtà, mi consento un piccolo crop per evidenziare meglio il mio soggetto.
Invece mi sento molto libero nell’utilizzo di photoshop per rendere un file digitale una immagine mia, che rispecchi il mio personale senso estetico, e per questo uso liberamente livelli e vignettatura.
Ovviamente quanto detto non vale per la fotografia commerciale, diretta e anche indiretta; che è appunto finzione anche quando utilizza il linguaggio del reportage.
E direi che una differenza tra le due fotografie ci deve anche essere! E’ un po la storia della mostra di McCurry, grande fotografia commerciale indiretta e zero profondità di racconto.
luca betti says:
caro Luca, sono pieamente d’accordo con quanto dici. anzi, se trovi una de lorean per viaggiare nel tempo, tacciamo di imbroglio anche un mio collega fotografo senese – scomparso da tanti anni purtroppo – che negli anni Settanta ritoccava con la matita le negative 10×12 delle fototessere per diminuire le rughe alle signore!
I premi dei concorsi fotografici sono frutto del nostro tempo. è filosofia da quattro soldi, lo so, ma vedete dei metri di giudizio credibili e giusti nelle altre arti (cinema, musica, pittura)?
ripondendo lla tua domanda: No, non ho altro modo di esprimermi per mandarli a ca..re! se a uno stronzo dici “stupido” rischia di montarsi la testa…
buon lavoro,
luca betti says:
caro Luca, sono pieamente d’accordo con quanto dici. anzi, se trovi una de lorean per viaggiare nel tempo, tacciamo di imbroglio anche un mio collega fotografo senese – scomparso da tanti anni purtroppo – che negli anni Settanta ritoccava con la matita le negative 10×12 delle fototessere per diminuire le rughe alle signore!
I premi dei concorsi fotografici sono frutto del nostro tempo. è filosofia da quattro soldi, lo so, ma vedete dei metri di giudizio credibili e giusti nelle altre arti (cinema, musica, pittura)?
ripondendo lla tua domanda: No, non ho altro modo di esprimermi per mandarli a ca..re! se a uno stronzo dici “stupido” rischia di montarsi la testa…
buon lavoro,
Beppe Raso says:
Io direi che quella del piede è l’ultima cosa da osservare.
Osserviamo invece il fatto che una foto banale ( sì banale) diventa interessante
dopo un’attenta post-produzione e un cropping per l’occasione. Bene, seguitemi.
Il fotografo in questione vince e comincia a crescere professionalmente e ad avere corposi
assignement ( si spera). Ebbene, cosa farà, quale sarà il movimento mentale che lo porterà
ad inseguire una storia? La stessa banalità che lo ha portato alla gloria?
Ragazzi, preferisco pensare poetico ai tanti colleghi con macchinetta 4:3 da tasca che si infilano
nelle storie più assurde e ce le raccontano con l’imperfezione del momento, piuttosto che ad un racconto
che comincia e finisce davanti ad un monitor.
Per chi volesse approfondire un esempio di cosa intendo, vi invito a questo link.
http://www.visuramagazine.com/vm/pipe-dreams-rena-effendi
Grazie per lo spazio, Luca
Beppe Raso says:
Io direi che quella del piede è l’ultima cosa da osservare.
Osserviamo invece il fatto che una foto banale ( sì banale) diventa interessante
dopo un’attenta post-produzione e un cropping per l’occasione. Bene, seguitemi.
Il fotografo in questione vince e comincia a crescere professionalmente e ad avere corposi
assignement ( si spera). Ebbene, cosa farà, quale sarà il movimento mentale che lo porterà
ad inseguire una storia? La stessa banalità che lo ha portato alla gloria?
Ragazzi, preferisco pensare poetico ai tanti colleghi con macchinetta 4:3 da tasca che si infilano
nelle storie più assurde e ce le raccontano con l’imperfezione del momento, piuttosto che ad un racconto
che comincia e finisce davanti ad un monitor.
Per chi volesse approfondire un esempio di cosa intendo, vi invito a questo link.
http://www.visuramagazine.com/vm/pipe-dreams-rena-effendi
Grazie per lo spazio, Luca
Flavio Massari says:
Alterazione della realtà nel giornalismo, è parlare di assoluzioni invece che di prescrizioni; noi, come creatori di immagini, abbiamo il diritto/dovere di spingerne l’incisività a rafforzare il racconto, con un aumento della saturazione, eliminare un palo, o un piede, poco importa. Se invece di immagini raccontassimo con le parole sarebbe come se dicessimo ” i giovani ukraini combattono fasciandosi le mani, mani nude sarebbero massacrate dai colpi, MENTRE UN PASSANTE FUMA UNA SIGARETTA, in un rito che ricorda gli albori della boxe”. E’ evidente che una parte è inutile, anzi dannosa, al fluire del racconto. Creare immagini è cambiato, il lavoro del fotografo è cambiato, far finta che non sia così è ottuso. E parlare di rispetto delle regole dopo quello che accade nelle cronache italiane è ormai miopia. Il mondo non va nella direzione giusta, ma noi ci siamo sopra…..
Flavio Massari says:
Alterazione della realtà nel giornalismo, è parlare di assoluzioni invece che di prescrizioni; noi, come creatori di immagini, abbiamo il diritto/dovere di spingerne l’incisività a rafforzare il racconto, con un aumento della saturazione, eliminare un palo, o un piede, poco importa. Se invece di immagini raccontassimo con le parole sarebbe come se dicessimo ” i giovani ukraini combattono fasciandosi le mani, mani nude sarebbero massacrate dai colpi, MENTRE UN PASSANTE FUMA UNA SIGARETTA, in un rito che ricorda gli albori della boxe”. E’ evidente che una parte è inutile, anzi dannosa, al fluire del racconto. Creare immagini è cambiato, il lavoro del fotografo è cambiato, far finta che non sia così è ottuso. E parlare di rispetto delle regole dopo quello che accade nelle cronache italiane è ormai miopia. Il mondo non va nella direzione giusta, ma noi ci siamo sopra…..
corrado a. says:
boh…
non riesco a suggerirti nessun modo elegante per direttamente inviare nel luogo di contemplativa esternazione tutti.
boh…
ai tempi di scuola si discuteva della più famosa foto di Capa (il soldato colpito) ritenendola una messa in scena.
boh…
sui famosi reporter di guerra ho la mia personale idea e non è positiva.
A volte penso che la fotografia di matrimonio sia più onesta, con e senza timbro clone.
ciao
corrado a. says:
boh…
non riesco a suggerirti nessun modo elegante per direttamente inviare nel luogo di contemplativa esternazione tutti.
boh…
ai tempi di scuola si discuteva della più famosa foto di Capa (il soldato colpito) ritenendola una messa in scena.
boh…
sui famosi reporter di guerra ho la mia personale idea e non è positiva.
A volte penso che la fotografia di matrimonio sia più onesta, con e senza timbro clone.
ciao
Ennio Vicario says:
Photoshop santo subito.
Ho 75 anni e 50 da fotografo quindi gli interventi sul negativo o in camera oscura li conosco bene.
PS. Le rughe si toglievano, ma i bravi ritoccatori le attenuavano soltanto, per compiacere il committente.
Si fa ancora,
Ennio Vicario says:
Photoshop santo subito.
Ho 75 anni e 50 da fotografo quindi gli interventi sul negativo o in camera oscura li conosco bene.
PS. Le rughe si toglievano, ma i bravi ritoccatori le attenuavano soltanto, per compiacere il committente.
Si fa ancora,
Monica says:
Ho letto con interesse (e un po’ di fatica) tutti i commenti. Penso che la risposta sia da cercare nei meccanismi che hanno generato questa evoluzione non metabolizzata della fotografia. Almeno, alcuni hanno sicuramente metabolizzato alla grande e con profitto. Altri, e mi vengono in mente grandi nomi, si sono semplicemente messi a giocare con i nuovi strumenti, tirando fuori delle “porcherie” inaccettabili per il loro rango. Altri, si sono evoluti applicando la loro Cultura Fotografica ai nuovi mezzi traendone sicuramente pari soddisfazione rispetto alle tecniche tradizionali.
Ma un certo tipo di manipolazione non è colpa del timbro clone. Come altri hanno detto, la manipolazione è anche la regia che si fa in un servizio di cerimonia per far sembrare divi holliwoodiani i soggetti ritratti. Con o senza timbro clone o crop ad effetto. Eppure, quel tipo di servizi vende alla grande. Personalmente adoro la creatività in ogni sua libera forma. ma non sopporto la manipolazione, anche quando è asservita a rendere evidente un concetto. E’ una scorciatoia, perchè la resa del concetto dovrebbe dipendere dalla riflessione di chi guarda, della quale non ci fidiamo e ahimè non ci possiamo fidare. Quindi preferiamo far arrivare il concetto cosparso magari di un po’ di “pulp”, per impedire che passi inosservato. Questa è una scorciatoia che porta alla superficialità, inevitabilmente. Ed è quello a cui stiamo assistendo. D’altronde, la riflessione è in antitesi con la velocità, con l’immediatezza, che spesso sembrano la via efficace per veicolare le idee.
Quanto ci sarebbe da dire… ma con ques’interlinea faccio anche fatica a scrivere…
Ciao!
Monica says:
Ho letto con interesse (e un po’ di fatica) tutti i commenti. Penso che la risposta sia da cercare nei meccanismi che hanno generato questa evoluzione non metabolizzata della fotografia. Almeno, alcuni hanno sicuramente metabolizzato alla grande e con profitto. Altri, e mi vengono in mente grandi nomi, si sono semplicemente messi a giocare con i nuovi strumenti, tirando fuori delle “porcherie” inaccettabili per il loro rango. Altri, si sono evoluti applicando la loro Cultura Fotografica ai nuovi mezzi traendone sicuramente pari soddisfazione rispetto alle tecniche tradizionali.
Ma un certo tipo di manipolazione non è colpa del timbro clone. Come altri hanno detto, la manipolazione è anche la regia che si fa in un servizio di cerimonia per far sembrare divi holliwoodiani i soggetti ritratti. Con o senza timbro clone o crop ad effetto. Eppure, quel tipo di servizi vende alla grande. Personalmente adoro la creatività in ogni sua libera forma. ma non sopporto la manipolazione, anche quando è asservita a rendere evidente un concetto. E’ una scorciatoia, perchè la resa del concetto dovrebbe dipendere dalla riflessione di chi guarda, della quale non ci fidiamo e ahimè non ci possiamo fidare. Quindi preferiamo far arrivare il concetto cosparso magari di un po’ di “pulp”, per impedire che passi inosservato. Questa è una scorciatoia che porta alla superficialità, inevitabilmente. Ed è quello a cui stiamo assistendo. D’altronde, la riflessione è in antitesi con la velocità, con l’immediatezza, che spesso sembrano la via efficace per veicolare le idee.
Quanto ci sarebbe da dire… ma con ques’interlinea faccio anche fatica a scrivere…
Ciao!
Claudio Amato says:
Anch’io sono contrario all’utilizzo di Photoshop per manipolare l’Immagine (nota bene: non l’ottimizzazione !). Tuttavia mi viene da riflettere non solo sulle foto di McCurry, ma anche su quelle di Margharet Bourkewhite (campo di concentramento di Dachau) e su E.W. Smith (il bagno di Tomoko). E’ abbastanza evidente che la foto dei prigionieri schierati dietro il filo spinato nel campo di concentramento di Dachau, sia uno scatto costruito, così come il bagno che la mamma di Tomoko fa al figlio colpito dall’intossicazione di mercurio a Mijnamata. L’immagine della Bourkewhite ritengo sia una “immagine simbolo” per “non dimenticare” le atrocità di quel periodo; così come “il bagno di Tomoko” sia stata una foto “chiesta” da Smith ma, anche in questo caso, molto aderente alla realtà quotidiana della mamma che non ha altro modo per poter lavare il proprio figlio disabile. D’altronde anche Smith diceva “usate la verità come pregiudizio”.
Ciao a tutti !
Claudio Amato says:
Anch’io sono contrario all’utilizzo di Photoshop per manipolare l’Immagine (nota bene: non l’ottimizzazione !). Tuttavia mi viene da riflettere non solo sulle foto di McCurry, ma anche su quelle di Margharet Bourkewhite (campo di concentramento di Dachau) e su E.W. Smith (il bagno di Tomoko). E’ abbastanza evidente che la foto dei prigionieri schierati dietro il filo spinato nel campo di concentramento di Dachau, sia uno scatto costruito, così come il bagno che la mamma di Tomoko fa al figlio colpito dall’intossicazione di mercurio a Mijnamata. L’immagine della Bourkewhite ritengo sia una “immagine simbolo” per “non dimenticare” le atrocità di quel periodo; così come “il bagno di Tomoko” sia stata una foto “chiesta” da Smith ma, anche in questo caso, molto aderente alla realtà quotidiana della mamma che non ha altro modo per poter lavare il proprio figlio disabile. D’altronde anche Smith diceva “usate la verità come pregiudizio”.
Ciao a tutti !
Monica says:
P.S. :Parere personale… Io squalificherei i giudici per aver premiato la foto in prima battuta…. :P
Monica says:
P.S. :Parere personale… Io squalificherei i giudici per aver premiato la foto in prima battuta…. :P
Vincenzo Caroleo says:
Ciao Luca
A mio avviso il problema non è se quella foto è stata ritoccata o no, ma, come diceva anche Beppe Raso, “da una foto banale” si è voluto tirare fuori qualcosa a cui non si pensava minimamente al momento della realizzazione.
A questo punto non ha neanche importanza l’autore della foto, potrebbe essere un’immagine realizzata da mio nipote e poi da me elaborata con taglio, filtri e rittocco sino a farla diventare qualcosa di totalmente diverso.
Questo discorso può andar bene nella ricerca ma è lontano dalla concettualità che caratterizza il reportage.
E’ vero che spesso si ricorre alla ricostruzione delle scene anche nel reportage, ma almeno vi è un progetto mentale a priori. Qui è tutto posticcio e vuoto.
Grazie
Ciao
Vincenzo Caroleo says:
Ciao Luca
A mio avviso il problema non è se quella foto è stata ritoccata o no, ma, come diceva anche Beppe Raso, “da una foto banale” si è voluto tirare fuori qualcosa a cui non si pensava minimamente al momento della realizzazione.
A questo punto non ha neanche importanza l’autore della foto, potrebbe essere un’immagine realizzata da mio nipote e poi da me elaborata con taglio, filtri e rittocco sino a farla diventare qualcosa di totalmente diverso.
Questo discorso può andar bene nella ricerca ma è lontano dalla concettualità che caratterizza il reportage.
E’ vero che spesso si ricorre alla ricostruzione delle scene anche nel reportage, ma almeno vi è un progetto mentale a priori. Qui è tutto posticcio e vuoto.
Grazie
Ciao
Giorgio Brioschi says:
1. chi vuole partecipare a un concorso (di qualsiasi concorso si tratti) deve rispettarne le regole, vale anche per la politica in tutte le parti del mondo, purtroppo non in Italia e purtroppo, vedo, non solo per i politici!
2. non confondiamo le fotografie fatte per promuovere un prodotto commerciale con foto fatte per altri scopi (mostra di McCurry)
3. da buoni italiani siamo sempre pronti a polemizzare su tutto, cosa centrano l’utilizzo o meno di Photoshop e le nuove tecnologie digitali con i regolamenti (giusti o sbagliati che siano) dei conconcorsi fotografici, ha ragione Biska, ma “non mandare a cacare” nessuno non partecipare o beati delle tue convinzioni e delle tue foto.
ciao
PS. A proposito del sito: regola principale di un WEB è la concisione e la LEGGIBILITA’ del testo, non si deve prendere la lente per leggerti!
Giorgio Brioschi says:
1. chi vuole partecipare a un concorso (di qualsiasi concorso si tratti) deve rispettarne le regole, vale anche per la politica in tutte le parti del mondo, purtroppo non in Italia e purtroppo, vedo, non solo per i politici!
2. non confondiamo le fotografie fatte per promuovere un prodotto commerciale con foto fatte per altri scopi (mostra di McCurry)
3. da buoni italiani siamo sempre pronti a polemizzare su tutto, cosa centrano l’utilizzo o meno di Photoshop e le nuove tecnologie digitali con i regolamenti (giusti o sbagliati che siano) dei conconcorsi fotografici, ha ragione Biska, ma “non mandare a cacare” nessuno non partecipare o beati delle tue convinzioni e delle tue foto.
ciao
PS. A proposito del sito: regola principale di un WEB è la concisione e la LEGGIBILITA’ del testo, non si deve prendere la lente per leggerti!
Luca Pianigiani says:
Per Giorgio Brioschi: fino a prova contraria, se non ti disturba, polemizzo su quello che trovo che meriti una polemica, e lascio spazio alle persone, come te, che rispondono in modo antipatico, quindi polemizzano con me. Non ho intenzione di partecipare a concorsi fotografici, quindi il problema posto non mi riguarda. Grazie per avermi fatto cadere dall’alto la tua competenza sulla leggibilità del web, se non vedi c’è un simpatico tasto cmd + che ingrandisce. Se invece, in modo simpatico mi segnali che consigli dei cambiamenti, li prenderemo in considerazione. Ma con un tono più simpatico, siamo qui a chiacchierare con gli amici, e ci facciamo anche criticare e consigliare dagli amici. Alle persone che scrivono in modo saccente e antipatico preferiamo dire che il web è pieno di alternative… che non sono obbligati a leggere (con difficoltà) le nostre stupidaggini polemiche… che non condividi o che forse non hai compreso o voluto comprendere.
Luca Pianigiani says:
Per Giorgio Brioschi: fino a prova contraria, se non ti disturba, polemizzo su quello che trovo che meriti una polemica, e lascio spazio alle persone, come te, che rispondono in modo antipatico, quindi polemizzano con me. Non ho intenzione di partecipare a concorsi fotografici, quindi il problema posto non mi riguarda. Grazie per avermi fatto cadere dall’alto la tua competenza sulla leggibilità del web, se non vedi c’è un simpatico tasto cmd + che ingrandisce. Se invece, in modo simpatico mi segnali che consigli dei cambiamenti, li prenderemo in considerazione. Ma con un tono più simpatico, siamo qui a chiacchierare con gli amici, e ci facciamo anche criticare e consigliare dagli amici. Alle persone che scrivono in modo saccente e antipatico preferiamo dire che il web è pieno di alternative… che non sono obbligati a leggere (con difficoltà) le nostre stupidaggini polemiche… che non condividi o che forse non hai compreso o voluto comprendere.
Silvio Lucchini says:
Il SJ cade a fagiuoolo… Ieri ho intravisto un servizio già iniziato su Rai 3 su un fotoreporter italiano del quale non sono riuscito a capire il nome… Foto splendide ma guardando il backstage e le pose ai quali erano “costretti” i bambini di qualche paese in via di sviluppo ho prodotto la seguente riflessione: Ma questo è reportage? è un po’ reportage e un po’ messa in scena?
Sono giunto alla conclusione che se il messaggio dell’immagine funziona e possibilmente è onesto, non sarà reportage come lo penso io (che non pratico molto il reportage) ma va bene comunque, citando Allen: “Basta che funzioni”.. forse.
Non comprendo questo accanimento su PS… il potere, attraverso la fotografia tradizionale a pellicola, ha letteralmente spostato interi palazzi per nascondere presenze poco edificanti per carriere politiche avviate.
Non parlerei di realtà nella fotografia, ma più di onestà che per essere raggiunta deve comprendere un nuovo contratto di “collaborazione onesta” tra fotografo, chi fa la postproduzione, chi eventualmente scrive un commento didascalico, editore e utilizzatore finale cioè chi usufruisce dell’immagine, come conclude Michele Smargiassi nel suo ottimo saggio “Fotografia: Un’autentica bugia” (Lo consiglio assolutamente).
Silvio Lucchini says:
Il SJ cade a fagiuoolo… Ieri ho intravisto un servizio già iniziato su Rai 3 su un fotoreporter italiano del quale non sono riuscito a capire il nome… Foto splendide ma guardando il backstage e le pose ai quali erano “costretti” i bambini di qualche paese in via di sviluppo ho prodotto la seguente riflessione: Ma questo è reportage? è un po’ reportage e un po’ messa in scena?
Sono giunto alla conclusione che se il messaggio dell’immagine funziona e possibilmente è onesto, non sarà reportage come lo penso io (che non pratico molto il reportage) ma va bene comunque, citando Allen: “Basta che funzioni”.. forse.
Non comprendo questo accanimento su PS… il potere, attraverso la fotografia tradizionale a pellicola, ha letteralmente spostato interi palazzi per nascondere presenze poco edificanti per carriere politiche avviate.
Non parlerei di realtà nella fotografia, ma più di onestà che per essere raggiunta deve comprendere un nuovo contratto di “collaborazione onesta” tra fotografo, chi fa la postproduzione, chi eventualmente scrive un commento didascalico, editore e utilizzatore finale cioè chi usufruisce dell’immagine, come conclude Michele Smargiassi nel suo ottimo saggio “Fotografia: Un’autentica bugia” (Lo consiglio assolutamente).
Monica says:
Forse il punto più importante e controverso è quello di definire “manipolazione”:
Manipolazione è rielaborazione, postproduzione, trasformazione di uno scatto. Manipolazione creativa.
Manipolazione è la ricostruzione di uno scenario per scopi “narrativi”, laddove non si può effettuare un “puro” reportage.
Su queste forme di manipolazione mi trovo più che d’accordo.
La manipolazione da cui mi dissocio è quella forma di comunicazione (in tutte le sue forme, quindi anche l’intento comunicativo dato ad una immagine), supponente, che imbecca la risposta emotiva, che fornisce la risposta senza nemmeno sottolineare la domanda, che quindi vuole evitare a priori una riflessione.
Nel caso dell’immagine in questione, l’effetto del taglio e della vignettatura costituiscono lo stratagemma per rendere guardabile un’immagine che trae gran parte del suo fascino dalla didascalia…
Tutt’altra cosa è la provocazione, che accende le polemiche, ma nel frattempo fa riflettere, che pone un’interrogativo, anche lasciando intendere il punto di vista di chi formula la domanda, ma senza cercare di condurre tutti ad una sola sola reazione scontata, reazione emotiva che si deve consumare in fretta possibilmente in una azione preconfezionata (quella che il marketing chiama la “call to action”).
Sottolineo: grazie per lo spazio che dai a tutti per esprimere le proprie posizioni.
Monica says:
Forse il punto più importante e controverso è quello di definire “manipolazione”:
Manipolazione è rielaborazione, postproduzione, trasformazione di uno scatto. Manipolazione creativa.
Manipolazione è la ricostruzione di uno scenario per scopi “narrativi”, laddove non si può effettuare un “puro” reportage.
Su queste forme di manipolazione mi trovo più che d’accordo.
La manipolazione da cui mi dissocio è quella forma di comunicazione (in tutte le sue forme, quindi anche l’intento comunicativo dato ad una immagine), supponente, che imbecca la risposta emotiva, che fornisce la risposta senza nemmeno sottolineare la domanda, che quindi vuole evitare a priori una riflessione.
Nel caso dell’immagine in questione, l’effetto del taglio e della vignettatura costituiscono lo stratagemma per rendere guardabile un’immagine che trae gran parte del suo fascino dalla didascalia…
Tutt’altra cosa è la provocazione, che accende le polemiche, ma nel frattempo fa riflettere, che pone un’interrogativo, anche lasciando intendere il punto di vista di chi formula la domanda, ma senza cercare di condurre tutti ad una sola sola reazione scontata, reazione emotiva che si deve consumare in fretta possibilmente in una azione preconfezionata (quella che il marketing chiama la “call to action”).
Sottolineo: grazie per lo spazio che dai a tutti per esprimere le proprie posizioni.
Giacomo says:
Penso che una foto da sempre rappresenta la realtà di chi fotografa, non la realtà assoluta, pertanto nel 2010 è abbastanza assurdo squalificare un’immagine perchè il suo autore ha usato photoshop… pertanto i giudici vadano pure a c.
Ps.
da web designer ti posso umilmente consigliare di tornare al nero su fondo bianco? Mi piace leggere con calma tutto il post e tutti gli interventi ma così è una fatica immane per gli occhi… per finire la lettura ho dovuto copiare e incollare il testo su openoffice!
Giacomo says:
Penso che una foto da sempre rappresenta la realtà di chi fotografa, non la realtà assoluta, pertanto nel 2010 è abbastanza assurdo squalificare un’immagine perchè il suo autore ha usato photoshop… pertanto i giudici vadano pure a c.
Ps.
da web designer ti posso umilmente consigliare di tornare al nero su fondo bianco? Mi piace leggere con calma tutto il post e tutti gli interventi ma così è una fatica immane per gli occhi… per finire la lettura ho dovuto copiare e incollare il testo su openoffice!
Daniele Cavadini says:
Che palle!
Stiamo ancora a discutere di queste cose.
Ma qual’è la foto vera?
è forse una foto vera solo quella foto che riprende una parte dello spazio che sta davanti l’obiettivo, in quel momento esatto, e riproduce la realtà senza nessun intervento del fotografo? Ma allora una foto in bianco e nero non è una vera foto. La realtà non è in bianco e nero. Se si usa un grandangolo spinto che altera la prospettiva, non è una foto vera. E potremmo citare esempi all’infinito di interventi che il fotografo fa e che tutti più o meno allontanano quella fotografia scattata dalla realtà. Dovremmo una volta per tutte far chiarezza su cosa deve essere una foto: un documento scientifico e oggettivo della registrazione di un attimo irripetibile nel tempo o la comunicazione di un messaggio che riconduce ad una idea di quella realtà?
Il mondo sviluppa sempre di più realtà virtuali e noi ci fermiamo sui concetti base di cosa è una foto. Qualcuno ha citato il cinema. Che strano lì non ci si pone il problema della realtà. Come mai?
Daniele Cavadini says:
Che palle!
Stiamo ancora a discutere di queste cose.
Ma qual’è la foto vera?
è forse una foto vera solo quella foto che riprende una parte dello spazio che sta davanti l’obiettivo, in quel momento esatto, e riproduce la realtà senza nessun intervento del fotografo? Ma allora una foto in bianco e nero non è una vera foto. La realtà non è in bianco e nero. Se si usa un grandangolo spinto che altera la prospettiva, non è una foto vera. E potremmo citare esempi all’infinito di interventi che il fotografo fa e che tutti più o meno allontanano quella fotografia scattata dalla realtà. Dovremmo una volta per tutte far chiarezza su cosa deve essere una foto: un documento scientifico e oggettivo della registrazione di un attimo irripetibile nel tempo o la comunicazione di un messaggio che riconduce ad una idea di quella realtà?
Il mondo sviluppa sempre di più realtà virtuali e noi ci fermiamo sui concetti base di cosa è una foto. Qualcuno ha citato il cinema. Che strano lì non ci si pone il problema della realtà. Come mai?
Biska says:
Scusate ragazzi, ma forse è passato in secondo piano il consiglio di Luca. Se utilizzte la combinazione di tasti CMD e + (per MAC) oppure CTRL e + per Win aumentate i caratteri a dismisura (ovviamente con il – li diminuite…), e il problema non si pone (senza dover rifare il restyling al sito, intendo). A meno che non vi piaccia proprio il bianconero, ma allora li mi trovate d’accordo, dato che io sono un granata di Torino!! :o) (piccola battuta per sdrammatizzare…)
Biska says:
Scusate ragazzi, ma forse è passato in secondo piano il consiglio di Luca. Se utilizzte la combinazione di tasti CMD e + (per MAC) oppure CTRL e + per Win aumentate i caratteri a dismisura (ovviamente con il – li diminuite…), e il problema non si pone (senza dover rifare il restyling al sito, intendo). A meno che non vi piaccia proprio il bianconero, ma allora li mi trovate d’accordo, dato che io sono un granata di Torino!! :o) (piccola battuta per sdrammatizzare…)
Luca Pianigiani says:
Beh, se avete notato, abbiamo eliminato il nero di fondo dal post (dai commenti non ancora, ma ci stiamo lavorando)…. sembra che a maggioranza sia preferito il fondo chiaro. A noi piace meno, ma non potete dire che non vi ascoltiamo ;-) Avete notato, poi, che la ricerca è più efficace e funzionale? e poi ci sono altre cose, che l’occhio attento poteva già notare, ma che metteremo in evidenza tra un paio di giorni in modo più chiaro!
Buona notte!
Luca Pianigiani says:
Beh, se avete notato, abbiamo eliminato il nero di fondo dal post (dai commenti non ancora, ma ci stiamo lavorando)…. sembra che a maggioranza sia preferito il fondo chiaro. A noi piace meno, ma non potete dire che non vi ascoltiamo ;-) Avete notato, poi, che la ricerca è più efficace e funzionale? e poi ci sono altre cose, che l’occhio attento poteva già notare, ma che metteremo in evidenza tra un paio di giorni in modo più chiaro!
Buona notte!
sante castignani says:
chiedo scusa per l’OT, ma vorrei approfittare per salutare Daniele Cavadini, con cui divisi una certa galleria di via Brera nel… 1983, credo:-)
tornando a bomba, mi hanno convinto maggiormente le posizioni più problematiche, tipo quella di Monica; sappiamo tutti che PS è legale, ma dove si cerca non solo efficienza, ma anche una certa eleganza di stile, non si può mettere alla pari una foto nata dalla pura abilità del fotografo con una tutta rattoppata dal timbro e dal cerotto;
altrimenti, visto che la chirurgia estetica è altrettanto lecita, possiamo dire che una tipa “tutta rifatta” (o uno tutto rifatto) sia esattamente la stessa cosa di una fanciulla/fanciullo acqua e sapone.
La fotografia, come tutte le arti, non si propone solo di servire uno scopo (il messaggio), ma anche di esprimere, nel modo in cui viene concepita e realizzata, scelte tecniche e formali che finiscono per diventarne parte integrante; questo vale oggi come valeva ai tempi dell’argento, dove autori come Adams rifuggivano ad esempio dalla mascheratura appunto come scelta di stile.
Se si fa fotografia concettuale tutto è lecito, ma se si strizza l’occhio al reportage classico (e già nello stravolgere il digitale in finto BW secondo me si scivola nel trash) forse sarebbe bene riproporne le modalità, piuttosto che farne una scimmiottatura paracula come quella di questo concorso.
Mi sa però che si sono fatto prendere la mano da questa foto in particolare; forse è solo un esempio debole per una idea giusta, quella di non fissarsi su un purismo ottuso e talebano; messa così, non potrei che condividere…
sante castignani says:
chiedo scusa per l’OT, ma vorrei approfittare per salutare Daniele Cavadini, con cui divisi una certa galleria di via Brera nel… 1983, credo:-)
tornando a bomba, mi hanno convinto maggiormente le posizioni più problematiche, tipo quella di Monica; sappiamo tutti che PS è legale, ma dove si cerca non solo efficienza, ma anche una certa eleganza di stile, non si può mettere alla pari una foto nata dalla pura abilità del fotografo con una tutta rattoppata dal timbro e dal cerotto;
altrimenti, visto che la chirurgia estetica è altrettanto lecita, possiamo dire che una tipa “tutta rifatta” (o uno tutto rifatto) sia esattamente la stessa cosa di una fanciulla/fanciullo acqua e sapone.
La fotografia, come tutte le arti, non si propone solo di servire uno scopo (il messaggio), ma anche di esprimere, nel modo in cui viene concepita e realizzata, scelte tecniche e formali che finiscono per diventarne parte integrante; questo vale oggi come valeva ai tempi dell’argento, dove autori come Adams rifuggivano ad esempio dalla mascheratura appunto come scelta di stile.
Se si fa fotografia concettuale tutto è lecito, ma se si strizza l’occhio al reportage classico (e già nello stravolgere il digitale in finto BW secondo me si scivola nel trash) forse sarebbe bene riproporne le modalità, piuttosto che farne una scimmiottatura paracula come quella di questo concorso.
Mi sa però che si sono fatto prendere la mano da questa foto in particolare; forse è solo un esempio debole per una idea giusta, quella di non fissarsi su un purismo ottuso e talebano; messa così, non potrei che condividere…
Ennio Vicario says:
Può essere utile “Michele Smargiassi. Un’autentica bugia”
Ennio Vicario says:
Può essere utile “Michele Smargiassi. Un’autentica bugia”
Monica says:
Secondo me, per mantenere il nero di sfondo, potrebbe essere un’idea utilizare nel post lo stesso grigio dei commenti e aumentare il letter-spacing e l’interlinea… Personalmente, anche a me il fondo scuro piace più di quello chiaro. Ma mi rendo conto che diverrebbe una specie di “restyling collettivo”, a rischio di pasticci!
:-))
Monica says:
Secondo me, per mantenere il nero di sfondo, potrebbe essere un’idea utilizare nel post lo stesso grigio dei commenti e aumentare il letter-spacing e l’interlinea… Personalmente, anche a me il fondo scuro piace più di quello chiaro. Ma mi rendo conto che diverrebbe una specie di “restyling collettivo”, a rischio di pasticci!
:-))
Biska says:
Boh, io torno a ricalcalcare quello detto in prima battuta da Luca, ovvero CMD e + per MAc oppure CTRL e + per Win : grandi caratteri, grande interlinea, grande line spacing (e senza toccare il codice). Anche perché, perdonatemi l’acidità, ma la maggioranza è assolutamente silenziosa (dato che il SJ, ma Jumper in generale è molto più seguito dai pochi che scrivono), quindi non ho capito il perché questo cambiamento. O forse io seguo Jumper per i contenuti e non per l’estetica (per quanto mi riguarda lo potrei leggere anche in txt)… PS: non ce l’ho con nessuno in particolare, men che mai con Monica che ha appena scritto (loscrivo, ma speravo si fosse capito comunque), è proprio il concetto che non capivo… E non capisco…
Monica says:
Scusa Biska, volevo soltanto provare come funziona il Reply…. Comunque non me la sarei presa ;-)
Biska says:
Boh, io torno a ricalcalcare quello detto in prima battuta da Luca, ovvero CMD e + per MAc oppure CTRL e + per Win : grandi caratteri, grande interlinea, grande line spacing (e senza toccare il codice). Anche perché, perdonatemi l’acidità, ma la maggioranza è assolutamente silenziosa (dato che il SJ, ma Jumper in generale è molto più seguito dai pochi che scrivono), quindi non ho capito il perché questo cambiamento. O forse io seguo Jumper per i contenuti e non per l’estetica (per quanto mi riguarda lo potrei leggere anche in txt)… PS: non ce l’ho con nessuno in particolare, men che mai con Monica che ha appena scritto (loscrivo, ma speravo si fosse capito comunque), è proprio il concetto che non capivo… E non capisco…
Monica says:
Scusa Biska, volevo soltanto provare come funziona il Reply…. Comunque non me la sarei presa ;-)
Larrry says:
bel SJ Luca,
questa cosa delle foto elaborate mi fa scervellare, sia quando finiscono nei concorsi sia quando te le ritrovi nei giornali. Ormai non ci si può far niente, a parte i “photoshop disaster” dove la manipolazione è purtroppo evidente, chissà quante foto (elaborate per bene) ci tocca subire.
Non chiamiamole più foto, aboliamo il termine, d’ora in poi esisterà solo l’immagine digitale.
Immagine digitale, tutto e niente: pittura? riproduzione? interpretazione? Qualcosa sarà… tanto neanche noi siamo troppo sinceri.
Larrry says:
bel SJ Luca,
questa cosa delle foto elaborate mi fa scervellare, sia quando finiscono nei concorsi sia quando te le ritrovi nei giornali. Ormai non ci si può far niente, a parte i “photoshop disaster” dove la manipolazione è purtroppo evidente, chissà quante foto (elaborate per bene) ci tocca subire.
Non chiamiamole più foto, aboliamo il termine, d’ora in poi esisterà solo l’immagine digitale.
Immagine digitale, tutto e niente: pittura? riproduzione? interpretazione? Qualcosa sarà… tanto neanche noi siamo troppo sinceri.
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