Economie alternative per il futuro

Economie alternative per il futuro

Bentornati, dopo questo periodo di “vacanza”, torniamo a rubare qualche minuto del vostro tempo della domenica per aggiornarvi sulle novità non solo del mercato legato al mondo dell’immagine, ma in generale – come ben sapete – ad una visione “in prospettiva”.

Abbiamo allungato la nostra sosta estiva, non certo perché ci siamo permessi delle vere vacanze, ma anzi perché eravamo molto impegnati a costruire il nostro/vostro futuro. Questa estate è stata fondamentale per sedimentare una serie di impressioni, visioni, considerazioni legate ad un mondo che, indubbiamente, è cambiato, e crediamo per sempre. I mesi precedenti allo “stop” sono stati quelli che abbiamo vissuto tutti: caos, paura, preoccupazione per il domani, ma anche per “oggi”. Molte attività sono crollate, sparite, disperse, altre hanno richiesto modifiche radicali. Come una sbronza, come un knock down fulmineo, siamo rimasti tutti senza respiro, con la testa confusa, e a parte le azioni di pura sopravvivenza, siamo rimasti fermi, immobili. Il “siamo” riguarda genericamente tutti, ma ovviamente molti hanno reagito subito, altri hanno avuto la fortuna di non essere “colpiti” dagli sconvolgimenti che sono calati su tutto il mondo; noi siamo stati, fortunatamente, tra le persone che si possono considerare fortunate, perché l’ampiezza dei campi di cui ci occupiamo ci ha consentito di migrare sforzi da attività che si sono fermate a quelle in evoluzione, e quindi di recuperare eventuali “perdite”, ma ovviamente, come sempre, abbiamo cercato di analizzare i punti di connessione tra tutto quello che ci passava davanti, per cercare di trarne esperienza, ma anche metodi nuovi da condividere con questa nostra “comunità” di amici.

Abbiamo detto più di una volta che il mestiere di fotografi ha subito un brutto colpo, in questi mesi: molte attività si sono bloccate, partendo ovviamente dalla fotografia di eventi (matrimoni e simili), e non si può certo dire che questo settore può facilmente permettersi di avere degli “stop”, visto che già viaggia spesso al limite della sostenibilità. Abbiamo elaborato percorsi e soluzioni, come abbiamo sempre fatto, e crediamo di avere sviluppato qualcosa di decisamente più grande di qualsiasi altro progetto degli ultimi (tanti) anni, ma in questa sede è prematuro parlarne; lo faremo, e non da soli, abbiamo questa volta il supporto di importanti forze accanto a noi. Ma, indubbiamente, il filo del discorso è attivo nella nostra mente, quindi oggi vi parliamo di tematiche che, pur solo marginalmente connesse, aiutano a creare una piattaforma di allineamento mentale, per i mesi a venire.

Qualche settimana fa, appunto durante l’estate, leggevamo la storia apparentemente triste di una massaggiatrice americana (una “vera” massaggiatrice, sebbene il tema sarebbe collegabile anche ad altre discipline “pubblicizzate come massaggi”, che hanno subito anch’esse lo stesso problema, e fa pensare che “anche il mestiere più antico del mondo” possa avere subito forti contraccolpi) che dal primo giorno del lockdown si è trovata nel totale blocco lavorativo (e delle spese mensili fisse da sostenere). Il suo mestiere, basato tutto “sul tocco” di colpo diventava impossibile da esercitare. La sua reazione? Una settimana di lacrime, di panico, di terrore (comprensibile, vero?). La settimana successiva, ha però “scoperto” Patreon, piattaforma che consente di creare abbonamenti per qualsiasi attività, creativa o formativa, dove la logica è quella di creare un flusso di abbonamenti, dal costo anche abbastanza contenuto di solito (10, 25 dollari al mese) e ha costruito su questa piattaforma un suo percorso formativo che ha proposto velocemente; il mese successivo, non è “arrivato il miracolo”, ma ha ottenuto circa 50 abbonamenti, che hanno iniziato a rendere circa 2000 dollari al mese. Non hanno “risolto”, ma di sicuro hanno aiutato e, specialmente – questo è il punto – sono diventati un’entrata fissa da portare avanti anche nell’era “di riapertura”.

E’ la storia di Airbnb, di Uber e di tantissime altre attività di successo che si appoggiano sul network digitale e sulla porzione di tempo e di competenze che ciascuno può avere e può sfruttare. Hai un appartamento vuoto? Puoi affittarlo per 8 anni (4+4) oppure proporlo a chi ha bisogno di uno spazio abitativo per 1, 2 5 giorni… Vuoi diventare un cantante di successo e la Sony Music ancora non capisce il tuo potenziale? Puoi cercare persone che amano la tua musica, che comprano i biglietti (ora anche virtuali) dei tuo concerti, che decidono di sponsorizzare la produzione del tuo primo singolo. Sei un fotografo e vuoi trasferire (giustamente a pagamento) la tua conoscenza? Beh, puoi crearti un pubblico di appassionati che ti seguono.

Raramente, agli inizi, queste attività riescono a “sostituire” un business “vero”, ma possono aggiungersi, creare una seconda risorsa che – per esigenza o per scelta – può diventare via via quella principale. La cosa importante è di non pensare che il solo “sapere” o “possedere qualcosa di interessante per gli altri” possa essere sufficiente per poter “vincere”. Il mondo è pieno di “persone che sanno”, ma questo non significa che tutti possono trarne beneficio e risultati positivi. Servono alcuni elementi:

1) Sapere come creare una vera community. E non si fa parlando di “sé”, come purtroppo si vede in giro sempre, e non “mostrando quanto si è bravi” ma facendo qualcosa che viene percepito come utile

2) Ci vuole metodo: per creare contenuti digitali di valore non basta “vomitarli sul web”, serve metodo, struttura, storytelling, efficacia comunicativa

3) Le piattaforme di distribuzione dell’informazione e della promozione non sempre (quasi mai) sono le stesse che servono per la vendita. Sebbene ci siano evoluzioni in arrivo (altro tema di cui parlare), bisogna capire che solo creando un ecosistema digitale multi sfaccettato è possibile ottenere risultati.

4) Le entrate digitali sono compensi che devono essere gestiti in modo trasparente anche dal punto di vista fiscale, e servono piattaforme per semplificare i pagamenti al massimo: gli utenti che sono attratti da una iniziativa, hanno “secondi” di propensione all’acquisto, se ci devono pensare su (tipo: scrivimi che ti mando le coordinate dell’IBAN), entrano subito nella fase oggettiva/critica (il cervello umano è una macchina complessa)

5) Il target degli utenti deve essere valutato in funzione del risultato che si vuole ottenere. Se si vuole avere una “massa” di utenti, va compreso che dobbiamo rivolgerci a tantissimi utenti, quindi non possiamo pensare di poter avere un pubblico solo italiano; viceversa, se abbiamo in mente un progetto di “alta sartoria”, per “pochi ma buoni”, ovviamente i numeri possono esserci, ma attenzione: alta sartoria non significa dirlo solo a parole, va fatta una analisi molto seria del valore che si può offrire, e ottimizzare tutti gli step che abbiamo indicato. Più si cerca un pubblico “raffinato” e più dobbiamo essere davvero “esclusivi, eccezionali, unici”.

Lo sappiamo, non è nulla di nuovo, ma qualcosa di nuovo c’è, perché il mondo è cambiato. Non è stata solo Patreon ad ottenere un incremento di successo (più di 100.000 nuovi utenti tra metà marzo e luglio); Etsy ha registrato 115.000 nuovi venditori nei primi tre mesi dell’anno, più del doppio della crescita degli utenti degli ultimi due anni. Teachable, che consente alle persone di creare e vendere corsi online, ha firmato 14.000 nuovi “Creator” tra marzo e luglio e in luglio ha registrato il suo primo fatturato trimestrale di oltre 10 milioni di dollari.

Questo è uno dei tasselli su cui costruire il futuro, seriamente.

Fa parte come dicevamo di un percorso, che speriamo possa esservi di aiuto a costruire con solidità la “casa del futuro” della vostra attività, aiutandovi a farlo bene, con serietà, con sostenibilità. Ma c’è molto di più, iniziate a mettere insieme i punti, tra poche settimane il quadro si completerà, se volete un consiglio cominciate a pensare a quelli che sono i valori che potreste “trasferire”, uscendo dalle idee (poco funzionali, se non si ha un pubblico di centinaia di migliaia/milioni di utenti) del “fare tutorial su YouTube”… che è un approccio non sufficiente a trasformarsi in vantaggio economico perché si basa su un business model che ha al centro il ritorno “pubblicitario”… una cosa vecchia, se, ribadiamo, non può basarsi su numeri mostruosamente alti. A presto!

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