La carta è ancora l’arma per il successo per l’editoria? In questo articolo, scritto da Tony Rogers, si difende ancora e con veemenza la strada della “carta” per gli editori; si dice che chi ha puntato sulla strada “All-digital” ha fallito e che comunque il grosso del fatturato arriva ancora oggi – per gli editori – dalla pubblicità stampata sulla carta. Pur sceso l’utile degli editori dal 30% degli anni d’oro ad un “misero” 10%, si segnala nell’articolo che questo risultato economico è comunque una media superiore a quella del mercato del petrolio e quindi… evviva la carta, evviva gli editori che hanno “capito” che stare fermi era meglio che muoversi. E che quando si parla di “spostamento del business verso il digitale” di solito si tende a creare una situazione poco chiara, finalizzata al licenziare dipendenti.
Non mi sento di dire che questo articolo contenga errori grossolani… trovo solo pericoloso mettere in mano agli editori un’arma in più (come se ne avessero bisogno) per stare fermi. Ancora più fermi. Qualcuno, all’interno del management delle Case editrici, avrà sorriso e si sarà compiaciuto del suo immobilismo, ora avallato anche dall’esterno con un articolo così perentorio. In tutto questo, però, i conti non tornano: gli editori (quelli grandi, quelli potenti) forse riescono a stare aggrappati a dei margini che gli permettono ancora di guadagnare, a scapito comunque di una perdita non solo di lettori e di fatturato/utile, ma specialmente di un “ruolo“. Nessuno sotto i 24 anni legge nulla sulla carta, e tra 5 anni il mercato dell’editoria cartacea (e anche tradizionale: si può essere tradizionali e vecchi anche sui nuovi media) sarà scomparso o quantomeno ridotto ad un lumicino (fatto di vecchi, di persone distanti dalla tecnologia e dagli schermi… di fatto lontani dal mondo che conta davvero).
Un articolo come questo parla di e ai grandi editori, non parla di un universo di piccoli e medi editori che non hanno altra alternativa che quella di puntare verso il digitale, ma in modo intelligente. Non certo cercando la strada delle PageViews, del modello “Google”, dell’informazione di bassa qualità. Di questo universo, fatto di centinaia di migliaia di imprenditori e di aziende, ben più importante e interessante, il signor Tony Rogers non parla, forse perché non lo conosce, o forse perché non gli permette di farsi bello nei confronti di quelli (potenti) che vogliono leggere proprio queste teorie.
Luca says:
Ciao Luca,
concordo con la tua analisi. In effetti i grandi gruppi riescono a nascondere meglio i flop cartacei con altri successi cartacei. Diciamo che, paradossalmente, più i numeri sono grossi e più è difficile fare un’analisi precisa. Sono per altro convinto che, infatti, i piccoli editori che sono sopravvissuti in questi anni, lo hanno fatto spostando la loro offerta sul digitale (in modo interessante e non cialtronesco ovviamente). E’ un discorso molto complesso in ogni caso, poichè dipende molto anche dalla tipologia di prodotto. Noto per esempio che i miei figli (9-10-11), assolutamente digitalizzati con iPad e iPhone e quant’altro (miei :D ), sono ancora molto affascinati dalla carta stampata (stickers, coloring, montaggi vari…) poichè permette una manualità ovviamente superiore. Per ciò che invece riguarda l’approfondimento scolastico, si affidano alle informazioni sul web. Quindi diciamo che nel mio modesto “micromondo”, l’informazione digitale stravince il match. Il gioco creativo invece vive ancora su carta…
E’ una sfida indubbiamente molto complessa e interessante. La qualità, una volta tanto, sarà il fattore che decreterà il vincitore.
Ciao,
Luca Lindemann
massimo says:
Qualcuno, che tu ben conosci, due anni fa pronosticò : “entro due anni l’ediotria cartacea sarà scomparsa “.
Il pronostico non si è avverato… e temo che “nessuno sotto i 24 anni legge nulla sulla carta” abbia lo stesso valore e che sia una sparata non supportata da nessun dato.
Luca ci siamo confrontati a lungo su questo argomento e non capisco questa guerra all’editoria cartacea a favore dell’editoria elettronica.
Sono due canali diversi, che possono benissimo coesistere, che si devono supportare l’un l’altro e che, in questo momento, soffrono dllo stesso problema ovvero una terribile mancanza di contributi.
Perchè questa guerra ?
Con amicizia
Massimo
Luca Pianigiani says:
Chi sarebbe la persona che ha predetto due anni fa la morte della carta? Non certo io, e non certo qualcuno che conosco e stimo.
La questione, caro Massimo, è che i dati ci sono, dimostrabili nelle statistiche, ma anche nella realtà quotidiana. Non voglio certo definire un “campione affidabile” le centinia di ragazzi tra i 20 e i 25 anni che ogni anno incontro e interrogo su questo specifico argomento (99 su 100 dichiarano di non leggere e nemmeno sfogliare giornali o riviste), ma ciascuno di noi può fare la stessa prova sul “proprio target”: intervista centinaia di giovani e ti accorgerai che questa è la verità, con percentuali bulgare. Aggiungo, caso ti possa interessare, che lo stesso target nemmeno guarda la TV… Come vedi mi occupo di media in generale e non di battaglie carta-digitale.
La recente parodia del catalogo Ikea che simula una pubblicità apple fa sorridere ma fa anche capire che il pericolo che i cataloghi cartacei spariranno è vicino. Chi meglio di te sa che il pericolo per la produzione cartacea riguarda il modo in cui la stessa viene usata (male); dove il suo valore è estremizzato invece c’è un successo ancora fortissimo e ci sarà sempre.
Gli editori – lo ribadisco con enfasi – si stanno muovendo male verso il digitale e rimangono ancorati alla carta per tanti motivi che è lungo esprimere in un commento e che in gran parte ben conosci. Stanno facendo come la Kodak alla nascita del digitale e sai bene cosa è successo.
La carta non è morta, e non lo
Sto dicendo. Morirà – per fortuna – la carta stampata male, brutta, inchiostrata con schifezze, stampata fuori registro “perché non c’è tempo per correggere”. Rimarrà sempre la carta che genera qualità ed emozione, non la pattumiera che ci infilano nelle caselle della posta. E spero – ma dubito – che muoia quella carta dei giornali che vivono solo perché sovvenzionati dallo Stato, e non per reale esigenza, richiesta e necessità del pubblico e del mercato.
Per sopravvivere, la buona informazione non ha bisogno di carta, ma di serietà e di un’economia che metta in discussione un processo produttivo e distributivo che decuplica/centuplica il costo.
La mia non è una guerra contro la carta, è contro le cose insensate. Se la carta ha senso, viva la carta; in giro vedo raramente questo senso (così come vedo pochissimo senso anche nei prodotti digitali, beninteso).
Comunque, questo articolo NON parla di guerra carta e digitale, mette solo in evidenza la poca chiarezza che si usa per raccontare un’evoluzione dell’editoria. Dove gli equilibri dei “grandi” vuole apparire come la strada vincente per tutti, e non è così. Specialmente per quelli che grandi non sono (e che quindi non godono degli effetti di lentezza di certi cambiamenti).
Ricambio la simpatia e l’amicizia :-)
massimo says:
Ti manderò in privato il nome del Profeta e le mail che ci scambiammo sull’argomento :-)
Quello che dico ( e che mi pare diciamo ) è che il problema non sta nel media ma nel contenuto.
Ad esempio io non leggo più i quotidiani: le notizie su smartphone bastano e avanzano e sono più fresche. Mi manca però un prodotto editoriale di approfondimento, non schierato e che scriva con più pareri, un’Epoca o un Europeo anni ’70 aggiornato a nostri tempi.
A casa mia ci sono tre smartphone e un tablet, che servono per cercare NOTIZIE e non CONTENUTI, che non ci sono.
Nel mio piccolo anch’io parlo con parecchi studenti e la sensazione che ho è che non leggano e basta, nè in digitale nè in cartaceo.
Intorno a me ci sono 20/25 enni e un po’ di nipoti nella fascia 5/10 anni: i grandi sono divoratori di libri cartacei e non usano il tablet ma vivono attaccati ai social e ai videogiochi, i miei nipoti adorano i libri di carta e non sanno usare il tablet.
Gli Editori sono Imprenditori e sbagliano come tutti gli imprenditori in questo periodo: non Intraprendono ma vivono legati al Dio Conto Economico.
Il media digitale non risolve i problemi: un opera editoriale sulla fotografia che tu ben conosci è stata un successo in forma cartacea e un flop in forma digitale.
Perchè? perchè i contenuti erano gli stessi e a parità di questi è meglio la carta: posso fare gli angoli, sottolineare e prendere appunti, non mi serve batteria e banda.
Gli Editori moriranno ? Probabilmente si, sostituiti da qualcun altro che capirà l’evoluzione del mercato e produrrà CONTENUTI adatti al media che deciderà di usare, scelto sulla base di un’analisi IMPRENDITORIALE.
E magari smetterà di usare le foto scaricate da Internet “tanto vanno bene lo stesso” :-)
Luca Pianigiani says:
Il problema è più complesso, Massimo. C’è un problema di contenuti, non c’è dubbio, e questo non è legato al mezzo.
Perché non ci sono riviste come L’Europeo o Epoca? Ne parlo spesso: quello che portavano come contenuto al pubblico era qualcosa che oggi è stato sostituito dal mondo del web e dalla velocità di fruizione. Semplicemente, le persone non sono interessate a quel tipo di prodotto, e peggio ancora gli editori non sono stati in grado di evolvere. Ci sarebbe spazio per un prodotto del genere? Secondo me si, ma non su carta, perché andrebbe ad un pubblico di nicchia: questo è quello che penso, personalmente, da professionista del settore e come “editore”.
Non voglio farti cambiare però idea, mi sono dato come missione per il futuro quello di seguire la strada che credo giusto, senza imporre a nessuno di cambiare la loro. Sono troppo vecchio per pensare di poter cambiare le opinioni delle persone ;-)
Comments are closed.