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Essere fotografi digitali, non solo con i pixel ma con la mente (e con i modelli di business)

Il 6 gennaio è arrivata una novità attesa, il Mac App Store, ovvero la versione “desktop” del sistema molto ben collaudato della vendita di applicazioni per iPhone, iPod Touch  e iPad che in molti (tutti) stanno cercando di replicare. Prima che qualcuno cominci a dire che siamo qui a “fare promozione” alla Apple, segnaliamo che il tema non riguarda nello specifico questa azienda, e non siamo qui a fare promozione o pubblicità, o a dire quanto è figa la Apple. Ci interessa il modello di business, perché guardare accanto a noi, verso orizzonti che si stanno esplorando con coraggio o lungimiranza, può esserci utile per capire come gestire il “nostro” di business.

Cosa c’è dietro questa idea? Facile: un’area, all’interno di ogni Mac (purché dotato di sistema operativo Snow Leopard, e facendo l’ultimo aggiornamento software appena uscito), che ci consente di cercare, esplorare, trovare, scaricare (e, ops… comprare) applicazioni per il computer (e non per l’iPhone). Cercate un programma per il settore della fotografia? Fate una ricerca specifica, (facile: scrivete “Fotografia” nella casella della ricerca) e troverete tutti i software che sono disponibili, con recensioni, indicazioni, il prezzo. Una volta scelto, basta cliccare e se vi siete registrati la prima volta non serve fare altro: l’operazione sarà immediata, non dovrete indicare nulla, nessuna procedura complessa, nessun dato da trasmettere (neanche i “pericolosi” numeri di carta di credito, se non appunto la prima volta) e l’applicazione verrà scaricata ed installata direttamente, senza fare nulla. Ma c’è di più: la “licenza d’uso” sarà per qualsiasi computer che sarà loggato con lo stesso ID Apple; questo vuol dire che se avete un computer desktop in studio, un laptop che portate in giro, un computer a casa… potrete scaricare e installare il programma acquistato su tutte queste macchine (Ehm… legalmente intendiamo!). Altro dettaglio, non trascurabile, è che quando usciranno degli aggiornamenti, vi verranno segnalati sull’icona dell’App Store, e basterà dire “aggiorna” che la nuova versione verrà scaricata ed installata senza alcuna complessità.

Cosa possiamo imparare da questa esperienza, che senza dubbio è gradevole, semplice da usare, intuitiva, completa? Che dobbiamo rendere facile il “ruolo” di chi deve acquistare i nostri “beni”. Spesso, in un regime di forte concorrenza (il settore della fotografia ovviamente non ne è esente), vince non tanto il migliore o il più bravo…e neanche quello che offre il prezzo più basso, vince chi rende più facile la vendita del suo prodotto. Certo che non è facile arrivare sui computer di tutti i vostri clienti come ha fatto Apple con questa soluzione, ma è interessante analizzarlo come punto di partenza. Cosa facciamo per rendere “facile” l’accesso alla nostra “mercanzia”? Pensateci, la tecnologia ci viene incontro per trovare soluzioni “smart”, originali, e specialmente semplici. Jumper cercherà nei prossimi mesi di proseguire la ricerca e proporvi strade e idee in questo senso, ma se vi mettete d’impegno, orientando lo sforzo imprenditoriale su questo versante (ribadiamo: il tema è “rendere facile e immediato l’accesso alle vostre immagini e al loro acquisto”) probabilmente troverete già da soli eccellenti idee.

C’è un altro elemento da considerare, e viene da alcuni esempi pratici: un programma come Apple Aperture 3.0, che costa “pacchettizzato” 199 euro (se lo comprate on line, la versione “DVD con scatola”, non pagate “nemmeno” la spedizione, è gratis); se lo comprate, scaricandolo da Mac App Store lo pagate invece solo 62,99 euro, uno sconto immediato del 70%. E’ un caso limite, che probabilmente è anche legato ad un riposizionamento del prodotto, ma è anche una bandiera che fa capire qualcosa di altrettanto importante, ancora più importante dell’offerta vantaggiosa: che la distribuzione digitale consente forti risparmi e taglia la catena distributiva, collegando produzione e acquirente. Dopo mesi di discussioni sul costo degli ebook, che ci hanno creato dubbi sui meccanismi di risparmio “reali” che il digitale ci consente (ricordiamo che i libri digitali costano quasi come quelli cartacei, ed è un controsenso oggettivo), ora comprendiamo che di fatto questo risparmio esiste e può generare maggiore competitività in tutti i comparti della vendita di beni “digitalizzabili”; la fotografia non è esclusa.

Qualcuno dirà che ormai siamo tutti digitalizzati, che tutti usiamo fotocamere digitali, che tutti spediamo tutti le immagini via computer… ma questo non significa avere un reale flusso digitale della produzione: siamo troppo legati ancora ad una serie di fattori, di lentezze, di inefficienze che potremmo evitare se prendessimo spunto da una filosofia “all digital”. Promozione, proposta, preventivo, invio materiale, sistema per poter commentare le foto direttamente a distanza mentre si stanno scattando, disponibilità immediata del lavoro su server intelligenti che permettono di rendere disponibili le immagini nel formato giusto (per l’uso o per il valore che il cliente è disposto a pagare). Insomma, c’è molto da fare, non basta avere a disposizione dei pixel, questo è dato per scontato, ormai (e ci mancherebbe altro). Se riusciamo a fare un’evoluzione concreta, troveremo aree di ottimizzazione, di riduzione dei costi, di ottimizzazione dei tempi che ci renderà non più “economici” perché andiamo ad erodere margine e profitto, ma perché spederemo meno e potremo produrre di più e meglio.

Se guardiamo alla produzione comune nel settore della fotografia professionale, ci accorgiamo che tutto è ancora molto legato all’artigianalità, a processi di produzione che ripetiamo ogni volta, ad ogni foto, che i bit troppo spesso diventano atomi (cd e dvd, stampe, pacchetti, fattorini…), che i processi di accettazione e di selezione del lavoro avvengono in modo troppo poco efficiente, che le procedure formali (dalla fatturazione, all’archiviazione dei lavori fatti, alla ricerca di lavori fatti in passato e che richiedono ulteriori interventi) fanno perdere un sacco di tempo. Che non ci possiamo permettere noi, ma che specialmente non si possono (o vogliono) permettere i nostri clienti.

Diventare digitali “sul serio” è una scommessa che dobbiamo vincere, vi aiuteremo a superare le tante difficoltà (culturali, tecnologiche, pratiche) settimana dopo settimana, partendo dall’analisi di quello che abbiamo davanti agli occhi e che però non sempre riusciamo a collegare a quello che davvero ci può servire per trovare nuove strade. Quello che conta, nelle rivoluzioni, per cavalcarle nel modo giusto, è usare angoli e prospettive nuove… siamo qui per questo ;-) Buon anno, sempre alla caccia di nuove prospettive, con obiettivi, con la mente, con il cuore, con coraggio, con tenacia.