E se domani le fotocamere finissero nei musei, come testimonianza di un mondo passato? Se diventassero, un giorno, oggetti da guardare con curiosità, con un po’ nostalgia, ma comunque pur sempre con la coscienza che saranno qualcosa di passato, che ne sarebbe dei fotografi?
Questo dubbio non è privo di contemporaneità, tutt’altro: inutile negare che il settore delle attrezzature fotografiche abbia subito e specialmente subirà una forte contrazione nei prossimi anni, i dati statistici indicano che partendo da un valore di 18,6 miliardi di dollari del 2017 per il comparto delle fotocamere digitali, si prevederà un declino percentuale medio annuale dei ricavi tra il 2018 e il 2023 dell’11,5%, ridurrà questo mercato a “soli” 8,9 miliardi di dollari (Fonte: Research and Markets). Non si parla ancora di estinzione, ma una perdita di 10 miliardi di dollari in 5 anni non potrà non generare delle ripercussioni violente.
Inoltre, questo pensiero è confermato e anche un po’ inspirato da una analisi del Wall Street Journal (che è uno dei media più autorevoli al mondo) che dichiara che la crisi che sta interessando il mondo degli smartphone porterà prodotti di successo come l’iPhone anch’esso presto in un museo, accanto al Walkman della Sony, alla Polaroid, al Palm, all’iPod, alla calcolatrice e… appunto alle fotocamere. Già, gli smartphone che sono stati il prodotto primario degli ultimi 12 anni del mercato (proseguendo il trend del “cellulare”, esploso all’inizio degli anni ’90) inizieranno a scendere del 19% già in questo primo trimestre del 2019, facendo precipitare i numeri ai valori del lontano 2013 (iPhone 5s, per rimanere tra i miti di casa Apple). Possiamo credere che il nostro smartphone (iPhone o Galaxy che sia… solo per citare i due brand principali) possa sparire dalle nostre tasche e dalle nostre mani a breve? Gli oggetti, di fatto, è probabile che spariranno, e se notiamo negli ultimi anni non si può certo dire che ci siano state grandi innovazioni, a parte quelle che da utenti desiderosi di “consumare” possiamo avere percepito. Nessuno mette in discussione che i servizi e le funzionalità – ancora più evolute – ci accompagneranno ancora, ma verranno svolte da altri strumenti, che probabilmente indosseremo come occhiali per la realtà aumentata, orologi, guanti, sensori, ologrammi o chissà cosa ancora. Visto però che lo smartphone è anche quello strumento che ha messo in dubbio e in discussione fotocamere e videocamere, quindi la sua storia (e anche il suo possibile/probabile declino e il suo uscire dal nostro presente e futuro) influenzerà anche conseguentemente il futuro delle fotocamere.
Altro tassello, puntino da collegare (ormai chi ci segue sa bene che il nostro compito e il nostro modo di intendere l’informazione – e la formazione – è quello di unire i punti), sempre connesso all’ormai evidente calo delle vendite degli smartphone: Tim Cook, CEO di Apple, ha dichiarato qualche giorno fa che questo rallentamento del business dominante sarà un elemento positivo per spingere l’innovazione; come dire che sedersi sugli allori non è mai una buona idea, anche quando questi allori sembrano e sono le uova d’oro: è qualcosa che ci ha insegnato Kodak, Blackberry, Nokia e tanti altri… e solo negli ultimi anni.
4 soluzioni per evitare l’estinzione dei fotografi
Ma, ora che abbiamo disegnato lo scenario generale, torniamo a bomba. Se non siete in procinto di fare investimenti in borsa, allora questi discorsi possono passarvi davanti agli occhi o sopra la testa senza alcun problema o danno. Ma la questione non è legata alla macro economia mondiale, che ci può interessare dal punto di vista sociale, culturale e di pura informazione, ma è quello che ci riguarda da vicino che importa. Per un momento accettiamo che possa esserci, in tempi brevi o medi, la “scomparsa” delle fotocamere, che diventino prodotti vintage affascinanti ma privi di applicazione pratica: cosa faranno i fotografi? Si estingueranno con le attrezzature? Saranno una categoria che non esisterà più, come gli spazzacamini, i venditori di ghiaccio, gli stenografi o i noleggiatori di videocassette? Si, se ancora si pensa che realizzare immagini/fotografie sia di fatto un’azione di tipo artigianale (fare “click”), che si riduca ad essere “solo” il riprendere un contenuto visivo, per quanto possa essere fatto con professionalità, competenza e cura. In un mondo in cui tutti fotografano, in cui le fotocamere potrebbero diventare oggetti di un bizzarro passato, rimarranno sempre e comunque ruoli di grande importanza:
1) Cantastorie (più che “cantare”, mostrare): un ruolo che non uscirà mai di moda e che verrà sempre ricercato: quello di raccontare storie con le immagini. I “cantastorie” esistono dalla nascita dell’uomo e non si estingueranno; saranno sempre cercati e avranno sempre un ruolo, nella società e – di conseguenza – anche un valore da farsi riconoscere dal punto di vista economico. Un’immagine vale 1000 parole? Una storia fatta di immagini avrà un motivo di esistere tra 100 anni così come valeva 100 anni fa e come vale oggi? Si, senza alcun dubbio. Con cosa “produrre” queste storie, queste immagini che raccontano questa storia? Non è irrilevante, ma non è il centro del problema.
2) Immagini e Big Data: avremo a disposizione miliardi di immagini già catturate da quelli che saranno oltre 45 miliardi di “occhi” che ci saranno nel 2022 secondo questo studio, che segnala quanto questo scenario potrà generare affari e business immensi, collegando immagini ai dati: quei big data che oggi influenzano – e sarà sempre di più in futuro – il mondo. In questo periodo, la grande “moda” del # 10years challenge ha creato molta polemica, come si può leggere qui per esempio. Non sappiamo se il “motivo” della nascita di questa iniziativa abbia o meno un motivo occulto, ma di sicuro permette di capire che “potrebbe avere” motivazioni che sono meno ludiche di quelle che sembrano a prima vista. Chi dovesse individuare percorsi che attraverso l’immagine permettono di creare strategie, analisi, potrebbe avere un ruolo importante nel futuro, ma è obbligatorio capire meglio come funzionano questi percorsi: sia dal punto di vista della strategia, che dell’immagine. La tecnologia avrà bisogno di supporto di esperti di immagine, e viceversa. Cercare di capire cosa c’è dietro questo mondo, in parte nascosto e in parte davanti a noi, è uno stimolo che vi diamo: interrogarsi – e non solo leggere senza approfondimento – il potente ruolo dell’immagine integrata ai big data e agli algoritmi potrà permettere non solo di avere una visione più matura, ma anche di sviluppare progetti che mettono in “allarme” le persone da questi pericoli. Si potrebbero creare progetti visuali di denuncia, usando l’immagine per far capire i pericoli delle immagini. Ricordatevi che la prossima frontiera del riconoscimento dell’identità avverrà con l’immagine (gli smartphone di ultima generazione lo fanno già… avete idea di quello che si può fare già oggi con strumenti più potenti, in mano a governi o società di analisi dei dati?).
3) Commercio: non si tratta solo di “e-commerce”, ma di commercio in generale. E’ un settore che sta cambiando, definitivamente, creando una sempre più ampia integrazione tra negozi fisici e negozi digitali, e dove le immagini saranno sempre più fondamentali: agli utenti non basta più vedere una piccola immagine, vogliono vedere i prodotti come se fossero una riproduzione reale, ma in versione virtuale. Angolazioni, dettagli, movimenti. E questo richiederà specializzazione estrema, grandi investimenti e un approccio metodico: documentare tutto, dal punto di vista visuale sarà un must, e le soluzioni amatoriali non funzioneranno perché verrà richiesta alta qualità e grandissima produttività.
4) Arte/creatività: è l’area che ovviamente affascina più chi si occupa di fotografia, che la ama per quello che è sempre stata, fuori da visioni di innovazioni e anche da quelle “utilitaristiche”. Il problema che c’è oggi è che la creatività e l’immagine è qualcosa che è a disposizione di tutti, sia dal punto di vista della tecnica (gli smartphone sono in grado di fare fotografie bellissime, in molte condizioni), dal punto di vista della sperimentazione (non costa nulla produrle, se non il tempo, ma chi interpreta questa disciplina come una passione ha il tempo da “investire” molto più che quelli che lo fanno per professione) e specialmente tutti hanno canali di condivisione e di “pubblicazione”. Quasi sempre, la maggiore creatività si può osservare quindi nei mondi popolati dagli appassionati (tutti) che non in quello dei professionisti che devono accettare i compromessi dati dalle committenze, che non sempre (quasi mai) sono illuminate e motivate da idee “innovative”. Per poter avere la garanzia di un futuro professionale, monetizzabile, è necessario che si creino progetti, prodotti e strategie per mettere in luce questo valore, spesso troppo oppresso dalle parole o da una qualità non percepibile perché non comprensibile, non osservabile con occhi allenati e quindi difficile da digerire dal punto di vista dei costi. Quali sono i vostri progetti per questo? Cosa mostra di “davvero forte” del vostro modo di vedere e di lavorare? Quali sono i vostri “side projects”? Quelli che mostrano il vostro potenziale non filtrato dalle esigenze dei clienti? Quali sono le vostre ispirazioni? Vi siete fermati ai nomi storici della fotografia, che citate per apparire alternativi e, ancor peggio, incompresi (perché vi piace essere “diversi dalla massa”)? Beh, allora non lamentatevi se rimanete incompresi.
In definitiva, il punto è che ogni mercato si evolve: se succederà – sta succedendo – persino a prodotti di grande successo come gli smartphone, come in passato è successo per tanti altri prodotti – anche la fotografia non ne sarà esente. Spariranno, prima o poi, le fotocamere che verranno sostituite da altre tecnologie, ma non sparirà l’immagine e non sparirà chi la produrrà… ma questo impone una presa di coscienza, da analizzare ora. Le difficoltà creano movimento nel mercato, in questo movimento ci sono più occasioni che chiusure. Sta a noi decidere come vogliamo affrontarlo, il futuro, quel futuro che è già iniziato.