La storia della bimba che fingeva di cantare all’apertura dei Giochi in Cina (molto più bella di quella che, invece, cantava sul serio, meno carina anche se dotata di bella voce) , riportata su tutti i giornali (qui, riprodotta la fonte “Il Corriere della Sera” a titolo di mera documentazione) mette in evidenza qualcosa su cui meditare. Ormai viviamo in un mondo di finzione visuale e multimediale, o forse ci viviamo da così tanto tempo che nemmeno ricordiamo “quando non era così”. Si vendono, si spacciano, si propongono emozioni che sono costruite a tavolino, per vendere prodotti (nel caso più “pulito” e indolore), o concetti, sogni, ideali. La fotografia sembra – in alcuni ambiti, come il fotogiornalismo – ricercare ancora la “verità”, non sarà chiedere o chiedersi troppo? Il mondo ha ancora spazio per la “verità”, e… ancor peggio… ma la verità esiste, poi? O è sempre e comunque un’interpretazione, che si materializza attraverso uno schema predefinito e macchinoso, oppure in modo istintivo e non programmato. In questa falsità, vera o apparente, è inutile puntare il dito sulla tecnologia, sui “trucchi” di Photoshop, sulla manipolazione digitale: la realtà, da sempre, si può manipolare in modo molto semplice, anche solo con un playback che lascia davanti una bimba bellissima coi codini che apre la bocca fingendo di cantare, e un’altra bimba, con i dentini storti ma una voce deliziosa, nascosta dietro i riflettori.
In una calda notte d’estate, un pensierino sul quale riflettere. Senza presunzione di essere nient’altro che questo…
UPDATE: Un blogger ha postato foto dell’altra incongruenza (falsità) dell’inaugurazione delle Olimpiadi, l’uso di proiezioni con l’ausilio del computer, smascherata dall’inevitabile… “Blue Screen of Death” di Microsoft. Ecco i commenti, e le immagini… tutti da gustare.