Uno dei principali problemi dei fotografi italiani (forse… degli italiani, in generale) è l’individualismo. Non è colpa di nessuno, ma questo non aiuta, in un momento in cui servirebbe trovare forze comuni, visto che quelle individuali non bastano più.
C’è però un problema maggiore: quando anche riesce a materializzarsi una qualche forma di aggregazione, si scopre che ci si trova “insieme” solo per fare polemica, mai per costruire qualcosa di “buono” (beninteso: anche la polemica è “buona”, a volte). Ci mettiamo insieme per dire che fa tutto schifo, che il “prezzo non è giusto”, per difendere i nostri diritti schiacciati dal mercato ignorante… importante, ma tutto sembra essere frutto del fatto che “fare casino in tanti fa più scena”.
Su questo, stiamo meditando molto, e anche cercando (se possibile) risposte. In questi anni abbiamo fatto molto lavoro per creare aggregazione, ma ancora non abbiamo fatto “il” passo in avanti importante, che invece sentiamo sempre più necessario: non ci “accontentiamo” più solo di un rapporto tra “uno e tanti“, tra “noi e voi“… vorremmo in qualche modo costruire una rete che possa unire “voi e voi“, con uno spirito di collaborazione, di aiuto reciproco, di sviluppo di progetti, di condivisione di spazi (fisici o virtuali).
Oggi guardavo un sito che si chiama “PrimeCollective“, e che propone servizi fotografici di un gruppo di fotografi che si affaccia sul mercato con un peso e con un atteggiamento che risulta più forte e importante, rispetto al “singolo”. E’ un bel progetto, che ci piacerebbe di vedere replicato, amplificato, riproposto, integrato, reso ancora più maturo. Ogni volta che incontriamo gruppi di fotografi (in questi giorni ne abbiamo visti un po’ durante l’evento Photographers Days) ci accorgiamo quanto sarebbe utile che ci fosse un aiuto spontaneo e sinergico tra i fotografi, renderebbe più facile anche il nostro compito che è quello di rendere il più omogeneo possibile il mercato dal punto di vista della conoscenza e della cultura (non certo dell’espressività e della creatività, che anzi richiedono sfaccettature infinite) e di andare avanti, per studiare i prossimi step. Invece, si vive un loop, dove chi sa non riesce a sviluppare progetti più ampi per mancanza di tempo, e chi è più indietro non riesce a recuperare il terreno perso e disperde energie. C’è chi è giovane e non ha esperienza, e chi ha i capelli grigi e non ha molta forza. Diavolo, sembrano solo tante belle parole, ma siamo stufi di parole, quanto lo siete voi. Servono fatti.
Si potrebbero far nascere dei gruppi di lavoro, per portare avanti progetti dove si possono trovare le risorse sufficienti partendo dall’unione di forze individuali. C’è chi può avere spazio (fisico), e chi idee virtuali. Chi ha eccellenti foto di una certa categoria, ma gliene mancano altre per completare un’offerta per poter fare una proposta convincente. C’è chi sa tutto di foto “still” e altri che hanno già maturato esperienza nel campo “motion”. Triangolare le esigenze: questo potrebbe essere un ruolo che potremmo disegnarci per il futuro, oltre a quelli che abbiamo già fatto e che faremo. Possiamo stare al centro di questi incontri, unendo le estremità, se avremo abbastanza “dati” per poter far funzionare questo “progetto per creare progetti“. Se saranno idee che avranno le gambe per camminare, potremmo anche mettere a disposizione le nostre “piccole ma grandi” forze, che sono quelle di fatti che si stanno materializzando proprio ora, e che permettono di promuovere attività interessanti non solo in Italia, ma in tutto il mondo: JPM Magazine – la nostra rivista per iPad – sta per approdare su Appstore (se andate qui, qualche info e un video teaser), e permetterà di parlare ad un pubblico di milioni di utenti… non male come piattaforma, per progetti che vogliono essere forti, e creare forza ad un gruppo di lavoro.
Pensateci, potete commentare qui sotto, per parlare in generale a tutti, oppure scriverci direttamente per raccontarci confidenzialmente cosa state cercando, cosa vorreste realizzare, di cosa avete bisogno (saremo i vostri consulenti e parlerete con persone che vogliono aiutarti a realizzare i vostri progetti, mettendo insieme esigenze di varie persone). Non è sicuro che potremo fare tutto, ma ci proveremo… a mettere insieme i pezzi, a valutare le possibili e potenziali sinergie, a trovare un pubblico che possa ascoltare e recepire. Jumper non è mai stato un “sito di notizie”, ma una piazza di incontro, è arrivato il momento di crescere tutti, prendendo un treno che richiede e consente solo un viaggio di gruppo. Da soli, alla fine, ci si annoia anche…
massimo says:
dico che non hai torto ma dico anche che da sempre si dice….
ci si prova e poi spesso alla fine … l’individualità prende il sopravvento.
chissa forse è perche quando si ragiona per un gruppo dal gruppo ci si chiede: che mi può dare?
prima ancora di chiedersi : che posso metterci. Che ci quadagno anzichè che ci si guadagna.
forse possono sembrare affermazioni banali. ma meno banali per una categoria di “individualisti” come i fotografi
andrea says:
Da soli, alla fine, ci si annoia anche… hai proprio ragione…
Ho sempre creduto nel gruppo, ma fino adesso ci ho solo rimesso economicamente. Ti accorgi che certe persone alla prima difficoltà scappano via mentre altri fanno grandi sacrifici. Spesso si vede solo il lato economico del progetto in gruppo, ma, comunque, la cooperazione porta grande energia e rappresenta il luogo dove far esplodere le idee. Il confronto dovrebbe essere una fase naturale di ogni attività creativa. Da soli ci si annoia a ci si impigrisce. Malgrado le fregature resto convinto che il lavoro di gruppo resta il modo migliore per proporsi con nuove idee. E poi ci si diverte anche. Chi non è abituato al lavoro di gruppo dovrebbe almeno fare un tentativo (costruttivo, e non imporsi).
aggregarsi conviene.
buona domenica
andrea
Luca Pianigiani says:
Quello che mettiamo sul piatto è un tentativo di mettere insieme esigenze e contatti da unire all’occorrenza, noi in mezzo che cerchiamo di capire chi ha bisogno di chi. Ovvio, si può anche andare oltre e non ascoltare questa proposta. Un social network piccolo, fatto di contatti veri e di vantaggi veri. Un ricciolino su questa idea ha creato un impero (Facebook) che probabilmente serve a poco, ma tutti lo usano. Noi pensiamo di creare un network di persone che vogliono fare di più, dove nessuno ha sogni di “imperi”, ma solo di creare qualche collegamento che possa funzionare… sta alla voglia di tutti (o di alcuni) provare a capire se può o potrebbe funzionare…
Giorgio says:
Condivido a pieno l’idea, io stesso, da tempo, sto cercando un modo per creare un gruppo di collaborazione con alcuni miei amici fotografi: siamo tutti sulla trentina e usciamo dalla stessa scuola di fotografia, perciò abbiamo anche modi simili di concepire questo lavoro. Il problema però con il quale ci scontriamo sempre è: “se facciamo tutti più o meno le stesse cose e abbiamo competenze simili, perchè dovremmo metterci assieme?” In effetti capita già di darci una mano a vicenda occasionalmente, ad esempio facendoci da assistente, scambiandoci favori, opinioni, critiche, prestandoci attrezzature, ecc… Però, se “ufficializzassimo” questa collaborazione “tra amici” dando vita ad un gruppo con un proprio logo, un proprio sito web, come dovremmo presentarci al cliente? Quale sarebbe il valore aggiunto di questo gruppo?
Secondo me, già il fatto di dire che sei un gruppo fa più forza, nel senso che si da al cliente una (apparente?) maggiore garanzia di professionalità: se di un singolo fotografo si può essere dubbiosi (sarà affidabile? consegnerà in tempo? ecc) di un gruppo di professionisti ci si può fidare maggiormente (sono tante teste, lavorano in tanti, possono fare progetti più impegnativi, avranno attrezzatura importante, avranno tanti contatti per modelle, make up, tecnici vari). E’ altresì vero che il primo timore del cliente sarà: “se sono di più mi costano di più; uno solo mi costa meno”.
Anche noi abbiamo tante belle idee, ma poi continuiamo a lavorare ciascuno nel proprio piccolo, senza ancora saper bene dove puntare…
Luca Pianigiani says:
Io penso che, più che un’unica entità, possono nascere tante, ciascuna con una finalità. Strutture piccole, ma più grandi rispetto ai singoli, flessibili e complete, coerenti e in grado di crescere e di dare valore aggiunto, creare sviluppi di marketing che singolarmente non potrebbero reggersi… visione? solo?…
Marta says:
Ho sperimentato, anzi abbiamo sperimentato, il lavoro in team l’anno scorso. I risultati sono stati positivi e quest’anno siamo un gruppo vero e proprio. Siamo un squadra composta da una fotografa, un grafico e un editor di testi. In effetti la qualità del lavoro è “buona”. Lavorare insieme ad altri ci permette di aprire gli “orizzonti”, proporre con una qualità maggiore e avere il jolly “tutto è servito”. L’unica nota negativa che all’inizio eravamo in due fotografe, a causa di mancanza di “convinzione” nel progetto l’altra collega ha “mollato” il tutto.
Barbara says:
Non è facile trovare persone che stimi e che stimano te con le quali collaborare. Anche quando non ci sono soldi di mezzo. L’egocentrismo fa parte intergrante del gene fotografico. Però credo che la cultura in via di diffusione che genera lo stesso “ambiente jumper” o chi, come te, si impegna a dare senza chiedersi perchè, stia contagiando diverse persone. Se si impara a rispettare il proprio vicino tutto fila liscio e sorprendentemente soddisfa tutti. Bisogna però armarsi di tanta autocritica e spirito di apprendimento, anche se chi ti accompagna nel “viaggio” ha dieci o venti anni in meno o è del sesso opposto (eh si, esiste ancora la competizione dei sessi).
Marco Moscadelli says:
… ma la palla l’hai lanciata a Roberto (Tau)? Uhmm … secondo me ho fatto una domanda scema. La risposta conoscendo i miei polli (Roberto Pollo e Luca Pollo ;–) penso possa essere: “MA CERTAMENTE!”
Ciao, Marco Pollo.
Luca Pianigiani says:
Barbara, hai sicuramente ragione…. alcuni difficilmente credono che una persona molto più giovane, o “fanciulla” possa non essere a pari livello o superiore (mamma mia… quanta strada dobbiamo fare, ancora, come esseri umani prima ancora che fotografi), ma proprio per questo la mano che vorremmo dare è per superare barriere, di pregiudizi, di difficoltà di rapporti, di dialogo, di comunicazione. Chissà…
Per Marco: L’idea è nata stanotte, concretamente. Era dura parlarne con chiunque alle 3 di notte. Ma questo è uno spazio aperto, dove tutti possono dare contributo e proporre. Il dialogo quindi, specialmente con le persone che hanno dimostrato negli anni di essere amici e di comprendere e seguire filosofie affini, è assolutamente possibile ;-)
Luca di Toscana says:
Ciao Luca, mi ha colpito molto questo SJ
La domanda che poni e’ di sconvolgente attualita’ e la risposta, se pur scontata non e’ affatto banale, se consideri che tutto il mondo, si sta’ scandalizzando non tanto per i recenti eventi che ci portano agli onori delle cronache internazionali, ma per la nostra incapacità di prendere una posizione collettiva dignitosa, tutti ci accusano proprio di individualismo.
D’altronde, uno splendido articolo su Wired di Dicembre sull’argomento, spiega benissimo come l’economia ha bisogno dell’individualismo ed alimenta lo stato di sfiducia.
Quando non sai di chi puoi fidarti finisce che non ti fidi di nessuno, sei solo, isolato non puoi condividere, ha bisogno di possedere tutto. Ma per fortuna e’ un meccanismo che grazie alla rete, comincia a collassare.
Guardare con onesta’ alle nostre paure e cominciare a demolirle piano piano e’ secondo me l’unica soluzione per riacquistare quella fiducia che anni di scellerato marketing ci hanno tolto.
Abbiamo gli studi pieni di “bidoni” inutili che ci hanno venduto a fronte di un sapere fuorviante, a nostre amare spese abbiamo realizzato un piccolo patrimonio di sapere che ci tiene a galla, condividerlo e’ difficile ma, se a chiederlo e’ qualcuno che adesso conosciamo bene, che in 16 anni, a fatica, si e’ conquistato la nostra fiducia, allora probabilmente si potrebbe anche fare…
;-)
Patrizia says:
Contrariamente a ciò che pensano tutti,penso che la società italiana sia forse una delle meno individualiste se paragonata alle società del Nord o anche solo della vicina Francia. Il problema non è incontrare persone e far gruppo con queste ma il problema in un mondo all’insegna della competizione e di “chi arriva prima” é la “fiducia” ed una conoscenza tale che ci consenta di fidarci dell’altro. Io ho conosciuto presso un corso di fotogiornalismo una ragazza e le ho esposto alcune delle mie idee,perché so che di potermi fidare di lei e ci siamo accordate circa lo sviluppo di un progetto fotografico unico in modo congiunto. Del resto la trasparenza nel mondo della fotografia è un optional… ancora mi chiedo come si faccia a lavorare come fotogiornalisti per un quotidiano..ma nessuno te lo dice e questa assenza di risposta non fa che alimentare la mancanza di fiducia di cui parlavo.
carla mondino says:
io sono favorevolissima a questo genere di cose.
E’ molto difficile da immaginare e vengono in mente tante difficoltà, ma d’altro canto qualche anno fa non ci immaginavamo tutte le cose che ci sono oggi e che ci facilitano la vita.
Dal canto mio penso che bisognerebbe coinvolgere anche persone con spirito imprenditoriale e quelle abili nelle public relation, perché mi pare che spesso essere solo bravi fotografi non basta, e quello che manca è saper vendere il proprio lavoro oltre al fatto di pubblicizzarlo.
ciao
Carla
marco says:
è importante ricordare che per creare un gruppo occorrono personalità eterogenee, l’errore che spesso si compie è di formare gruppi tra amici o colleghi e blindarsi o essere ipercritici nei confronti del diverso.
Le esperienze storiche del novecento italiano dalla Bussola in poi hanno fatto comprendere che la storia della fotografia procede, comunque, tramite “movimenti” o gruppi di artisti che entrano a far parte di un gruppo o movimento, senza Cavalli probabilmente non ci sarebbe mai stato Giacomelli;
a livello internazionale la Magnum ha offerto e continua ad offrire il meglio del fotogiornalismo ed erano un gruppo di “fotografi” quando decisero di costituirla;
un esempio di gruppo e/o movimento, tra gli ultimi, in ordine di tempo, ci è stato offerto dalla Scuola di Dusseldorf,
ciao a tutti marco
Bruko says:
Tendenzialmente e’ quello che faccio con amici fotografi: capita che ci siano clienti che cercano uno stile particolare che non e’ il mio e metterli in contatto con fotografi che so che saranno in grado di fare un lavoro di qualita’ non mi toglie niente e anzi mi fa fare bella figura. O quando capita che ci siano clienti che hanno poco budget, ma hanno bisogno di un certo tipo di occhio, piuttosto di limitarmi al classico “pft, io per quei soldi non lavoro”, preferisco dare il nome di ragazzi che stanno cominciando e che hanno bisogno di “farsi le ossa”, ma che hanno talento.
Forse perche’ sono cresciuta professionalmente grazie a persone che credono nella collaborazione, mi viene spontaneo cercare di circondarmi di gente che ha lo stesso approccio e in effetti sarebbe bello poterlo fare anche su una scala meno “locale”.
La vera difficolta’ credo stia nel riuscire a comunicare i propri valori professionali e capire con chiarezza quelli degli altri. E nel riuscire ad avere l’onesta’ di mettere le carte in tavola senza cercare di tirare a bordo a tutti i costi qualcuno sperando che investa abbastanza in un progetto da trovarcisi “incastrato”, ma cercando un catalizzatore che riesca a far incontrare persone che stanno andando nella stessa direzione.
Tra l’altro credo che sia arrivato il momento di aprirsi un po’ anche verso le contaminazioni: con chi fa video, con chi crea contenuti, con chi ha un’idea che apparentemente non c’entra nulla con la fotografia ma che con la fotografia puo’ essere portata ad un livello superiore.
E’ un periodo difficile per tanti e secondo me non se ne esce giocando a difendere il fortino da soli.
Totally unrelated. Non vedo l’ora di leggere il tweet che dice che finalmente posso scaricarmi JPM… il video fa venire l’acquolina in bocca :)
Roberto Cristaudo says:
Mi intrometto con una proposta concreta.
Sono un ex fotografo, attualmente un agente di viaggio e da qualche anno mi dedico ad organizzare workshop e viaggi fotografici. Lo so, non sono originale ma in confronto ad altre agenzie, ho una struttura leggera che mi permette di mantenere i costi bassi ed un booking competente che può rispondere, al primo contatto, anche in materia di fotografia. In realtà non sono mai riuscito a far decollare questo progetto come avrei voluto, funzionicchia ma, mancano alcune competenze che sono sparse per la rete. Mi piacerebbe mettere a disposizione quello che conosco per sviluppare questo progetto. Con Luca, ci siamo incontrati più volte ma, mai seduti ad un tavolo, per mancanza di tempo e così con tanti altri. Vuoi vedere che questa è la volta buona. Insomma io sono disponibile a parlarne, con l’aiuto di Luca. Potrebbe essere una strada alternativa, almeno per qualcuno.
Grazie per la pazienza, e scusate se mi sono dilungato un po’.
Roberto.
Sandro says:
l’idea che hai avuto tu mi piace …un gruppo di codesto genere non sarebbe male ..io ci sono se se ne vuol parlare
Sandro
Monica says:
Ottimi spunti di riflessione, come sempre, Luca! Proprio in quest’ultimo periodo il mio essere “orso solitario” inizia a starmi stretto e sempre più sto iniziando a muovere i primi passi in direzione di altri professionisti con cui tessere collaborazioni e punti di riflessione per nuovi progetti.
Un piccolo passo sarà un progetto che condividerò con Sara Lando e Barbara Zonzin inizialmente, e che poi si svilupperà insieme ad altri professionisti. Un esperimento, per testare quanta voglia c’è di collaborare tra i professionisti, prima di tutto. Certo, questo sarà un progetto diverso dall’unione per interfacciarsi con i clienti, ma sarà un utile primo passo per conoscersi, comunicare e confrontarsi. Vedremo i passi successivi come andranno!
Contemporaneamente sto iniziando a pensare ad altre iniziative con cui riunire i giovani della mia zona appassionati di fotografia, e quelli che invece sono già avanti, un utile punto di incontro per tutti: per i giovani per migliorare gli aspetti pratici che l’esperienza ti sa dare, e per quelli più maturi per ricevere un’ondata di freschezza dalle nuove idee che scaturiscono dal mondo giovane. Un primo pensiero, ora sarà tutto da pianificare, ma sarà una bella sfida (soprattutto la mentalità della provincia da conquistare!).
andrea says:
Il progetto è ambizioso e molto interessante, nel limite delle mie possibilità cercherò senz’altro di dare il mio contributo. L’aggregazione è la via di uscita di tanti pantani, ma va gestita molto bene e molto attentamente perchè nei pantani si infilano sempre anche le sanguisughe e se ci sono scappano tutti (giustamente) e anche il miglior progetto fallisce miseramente. Certamente Jumper ha la capacità di prevenire e curare questo genere di situazione, ma l’impegno richiesto sarà molto grande e oneroso. Questo è l’esatto contrario della via più facile !
Bravo Luca, ti stimo.
Sandro says:
Son d’accordissimo anch’io sull idea …i fatti per ora non mi hanno dato molta fiducia sulla fattibiltà dei connubi…ho 47 anni sono venuto al Photographers day molto interessato alle VSLR e son tornato a casa con un sacco di idee, son 10 anni che faccio questo lavoro e proprio tra quelli che non si è mai buttato giu’ e che ha visto il lavoro crescere …tutte le volte che ho chiamato qualcuno a fare un lavoro con me me ne sono dovuto pentire sia per qualità che per correttezza… eppure non sono Oliviero Toscani e non ho chiesto chissà quale qualità ..ma soltanto impegno nel fare le cose ,anche le piu’ semplici, come le faccio io e attenzione alle richieste del Cliente pur abbassando le ” pretese” artistiche in alcuni casi e non per questo scadere nel banale ….
E mi sono purtroppo accorto che se io ho offerto una occasione di lavoro ad altri, e piu’ d’una, non ho ricevuto altrettanto…e questo la dice lunga appunto sul comportamento di molti… buoni a prendere …e a pretendere.. .a dare un po’ meno…mi piacerebbe che qualcuno mi scrivesse e mi sbugiardasse in questo senso…e cominciassimo qualcosa insieme
Ciao a tutti
andrea says:
Credo che in pochi possano “sbugiardarti”, anche io ho avuto diverse esperienze simili (chi mi conosce lo sa),ma sono convinto che la possibilità di creare un network serio e davvero collaborativo ci sia, alla faccia delle sanguisughe. Le difficoltà che hai incontrato tu, io e sono sicuro tanti come noi, sono proprio quelle a cui facevo riferimento nel mio post. Ma se la cosa è gestita bene può essere autoselettiva e funzionare davvero. Sono sicuro che Luca “Jumper” sta già macinando un’idea in proposito. Rimaniamo in ascolto Luca.
Graziano says:
Ciao a tutti, i lavoro a Parma da 23 anni, posso di raccontare la mia esperienza riguardo all’aggregazione di fotografi.
Quando nel 2004/05 è arrivata a Parma l’Autority Alimentare come “Associazione Fotografi Professionisti Parma” abbiamo pensato che il lavoro sarebbe aumentato proprio per l’esigenza di convegni e altri eventi simili.
Abbiamo iniziato un percorso per capire come una decina di studi/negozi avrebbero potuto affrontare una potenziale richiesta di lavoro superiore e quindi abbiamo pensato ad un’organizzazine tipo agenzia che con una segreteria avrebbe potuto smistare le richieste a chi al momento sarebbe stato disponibile e libero da altri impegni.
Occorreva anche pensare ad una forma fiscale adeguata per motivo di immagine e per una correttezza di gestione…questo ha iniziato a farci arenare e perdere adesioni, alcuni hanno pensato che qualcuno avrebbe potuto forse guadagnare più di altri, comunque non abbiamo combinato qualcosa di buono, infatti il progetto non è mai partito, e tutto il lavoro che avrebbe dovuto esserci sia foto che video non si vede e non si è mai visto…forse va fuori città o era già stato attribuito.
Ciao a tutti, Luca continua su questo progetto, grazie!
nadia says:
Ciao Luca e ciao tutti.
spesso le idee ci piacciono ma poi crediamo che, sempre ovviamente per colpe altrui,non si possa realizzare nulla di concreto. Secondo me si tratta di trovare la misura, il modo adatto a noi e al nostro carattere. Certo, se siamo diffidenti non ci fideremo mai di nessuno, se siamo egocentrici non divideremo e condivideremo mai nulla. Ma se siamo appena un po’ elastici senz’altro ci sarà una via anche per noi. Il gruppo si può fare e non deve essere un matrimonio. Io sono grandicella ed ho la fortuna di conoscere giovani fotografi e di aver imparato a individuare le persone pulite e evitare quelle che in qualche maniera mi danno malessere: in qualche ambiente si direbbe “mi portano via energia”. Questi giovani fotografi che intraprendono attività anche particolari o di nicchia uniti ai miei colleghi e amici di sempre formano il mio team. Possiamo in questo modo offrire ai nostri clienti una gamma molto ampia di servizi. Ogni professionista può così lavorare nel settore in cui dà il massimo e in questo modo possiamo dare al cliente un prodotto sempre di qualità. In provincia purtroppo sono molti i colleghi che ” fanno tutto”. Sono convinta però che la fotografia di still life sia un lavoro completamente diverso dal reportage: come fa un carattere stanziale, analitico, un esteta tutto rapito da un filo di luce a essere un dinamico reporter? Io non rieso a crederlo. Eppure in provicia sono tutti tuttologi. E la qualità ne risente….e la categoria ne risente. Se collaboriamo, se dividiamo i lavori a seconda della specialità, se ci sentiamo – ecco, basterebbe SENTIRSI- un gruppo, possiamo già avere dei vantaggi. E poi: io ho una sala di posa grande? Bene, gli altri possono non averla e usiamo tutti la mia: meno spese per tutti…Inoltre i nostri vicini sono videomaker? Ottimo: un accordo con loro, un mutuo soccorso relativo a competenze o spazi e….
Ciao e buona settimana!
Paolo S. Roma says:
Ieri, ho letto attentamente il tuo contributo, che ci spinge a fare un salto al di fuori del nostro individualismo. Ho ragionato a lungo sulla questione e posso aggiungere che è da molto tempo che mi sto prodigando affinchè questo avvenga nella mia cerchia di amici con i quali condivido questa professione, ma mi sento dire che sono un idealista sentimentale che crede ancora in progetti di gruppo, “difatti da sempre sostengo che questa bellissima professione così come è stata fatta fino ad oggi purtroppo è in via di estinzione”. Io ho proposto anche di creare un gruppo in cui rimarrebbe invariata la capacità di ognuno (anzi sarebbe un nuovo laboratorio di idee dove mettere tutto noi stessi per incrementare le nostre capacità individuali al servizio del gruppo). Ma mi viene alzato un muro di individualismo becero che si erge a difesa di chissà quali segreti professionali, come se ognuno di noi avesse la ricetta del successo da non dividere con nessuno. Pertanto mi trovo da solo a fare la figura dell’idealista che non costruirà niente nel futuro, come se ci fosse ancora un futuro prossimo o remoto che ci spinga all’ottimismo. Nessuno che vuole partecipare ad un brainstorming di cervelli per uscire dalle paludi in cui si è ficcata questa professione.????? ciao a tutti
NB: a proposito, io sono anche un ottimo venditore di idee (vengo dalla vera gavetta on the road delle vendite vere e non presunte)
angelo cucchetto says:
buongiorno a tutti. insomma a tutti quelli che rileggeranno questo tread e vedranno questo mio intervento :)
collaborazione, è una parola abusata.
Come popolo siamo individualisti, ma quello che ci frega veramente è la tendenza media a voler piu della propria fetta di torta, e quindi la tendenza a “fregare” gli altri.
Altri popoli hanno una coscienza civica piu sviluppata, quindi riescono meglio di noi a collaborare.
in Italia si tende a fare corporativismo, che è cosa ben diversa, è un atteggiamente mafioso, non collaborazionista. è l’atteggiamento di chi si unisce per fregare gli altri.
la cosa triste è che i migliori di noi, che sono quelli che possono veramente essere protagonisti di team collaborativi funzionanti, perchè hanno qualità e professionalità e etica ben sviluppate, sono spesso anche quelli piu delusi dalla mancanza altrui di qualità, professionalità ed etica.
Spesso hanno subito le altrui mancanza di qualità e i tentativi di soppraffazione dei soliti “furbetti del quartiere”, sono stati profondamente delusi e quindi alla fine scelgono percorsi solitari.
Anche perchè la società italiana non è certamente meritocratica, premia più i titoli e i nepotismi che le qualità, premia più i percorsi burocratici che le innovazioni.
Detto questo, nel nostro settore vedo alla fine che sono sempre gli stessi a fare, oltre che a discutere.
Non ho bisogno di chiedermi perchè. li conosco :)
angelo
Francesco says:
ecco qualcosa che personalmente trovo molto interessante………………..http://www.larteria.com/
Piero Leonardi says:
Curiosa questa riflessione.
Premetto che, dopo 30 anni di professione, sono giunto alla conclusione che i fotografi sono come i medici,
c’è il cardiologo, il dentista, l’ortopedico… se mi fa male un dente non vado certo dall’otorino.
Aggiungo che non mi fido molto di quei biglietti da visita in cui leggo: fotografo di: matrimoni, pubblicità, architettura, reportage, ritratti, moda, book e fotoricordo al gatto di casa.
Fatta questa personalissima premessa mi chiedo:
di che Fotografia parliamo? Dove è possibile fare lavoro di equipe e dove invece no?
Forse questa strada non funziona perchè equivarrebbe a chiedere ad un gruppo di pittori di dipingere un quadro tutti insieme…
Insomma, se la buttiamo sull’individualismo rischiamo di dare voce alla famosa battuta: ma che belle foto, chissà che macchinetta hai?
Io credo che si debba tener lontana la motivazione individualista ed abbracciare quella creativa.
Per quanto sia portato alla convivenza professionale, non riesco a “creare” in gruppo e non vedo questo come un limite, piuttosto come un plus della mia creatività.
Parere personale :)
Piero Leonardi says:
Aggiungo che non conoscevo questo sito e che mi piace :)
Luca Pianigiani says:
Piero: la professione non e fatta di solo scatto e specialmente ben poco di “arte”. È un mestiere che richiede per avere successo competenze di marketing, commerciali, esperienza nei social network e nella comunicazione, nelle attività collaterali oppure anche solo di forza produttiva. Tutto questo porta a dire che una persona da sola non può fare tutto e se lo fa potrebbe non eccellere in tutto….
Piero Leonardi says:
in parte è quello che ho scritto, o meglio, che ho chiesto: dove si può lavorare in gruppo e dove no?
Quanto al fatto che la professione sia fatta ben poco di arte, allora forse ho sbagliato per 30 anni a definirmi un un fotografo, con buona pace per Duchamp, Man Ray, il Ready made l’Arte concettuale ecc.
Ma il discorso è molto lungo, tuttavia per chi volesse approfondirlo, lo inizio sul numero di marzo di Fotografare e sul numero di marzo di Apogee Photo.
Se poi, come mi sembra di capire in questa tua risposta, parliamo di una suddivisione dei compiti in ruoli diversi dalla fotografia: marketing, rapporto commerciale, social network ecc.,, é assolutamente vero che non si può fare tutto da soli: ma allora il “gruppo” sarebbe composto da fotografi, alcuni dei quali prestati ad altre attività o da persone con professionalità diverse? In questo secondo caso, la sterilità dell'”individualismo fotografico” lascerebbe spazio ad un ben più proficuo individualismo nelle varie competenze prestato alla squadra.
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marco says:
Caro Luca, sempre illuminanti le tue parole, proprio ultimamente ho potuto testare sulla pelle quanto dici, un progetto che mi ha visto coinvolto in un team di 5 fotografi, con i quali siamo riusciti a portare a termine un progetto che vedrà la luce con un’esposizione il 20 marzo prossimo.
La cosa è stata più semplice del previsto, è bastato passare dal “parlare” “all’ascoltare” e tutto è andato per il meglio, collaborando quello che era un piccolo progetto ha acquistato una forza incredibile e vedere il risultato ci ha sorpreso quanto reso davvero felici, le foto sembravano scattate da un’unica persona!!
Il mio consiglio, se posso, è quello di provarci, senza pregiudizi e con spirito curioso, il risultato vi assicuro vi sorprenderà!
Francesco says:
Gruppo creativo……………………………………………………………….finchè ci sono i tuttologhisapientoniquellochefaccioioèfattobeneilvostroèunacagata…..insomma avete capito……….sarà molto difficile…………………a nessuno piace avere i piedi in testa, chi è d’accordo?
La mia idea è, che, ci deve essere una sede, posizioni diverse per competenze, un tavolo su cui portare idee e progetti, un venditore capace o meglio tutti i componenti devono prodigarsi per saper vendere il prodotto del gruppo.
E’ chiaro che ognuno avrà la propria autonomia fiscale, i propri clienti acquisiti nel tempo, di cui, in primis, renderà partecipi gli altri componenti del gruppo, poi tutto quello che si acquisisce inteso come clienti generati dal GRUPPO, deve essere suddiviso.
Questa è la mia idea, anche perché , come tutti ben sappiamo, se dovesse andare tutto a “tarallucci e vino”, il che è molto probabile, visto edonismo della nostra “categoria” ognuno avrà mantenuto la propria autonomia.
A proposito di categoria, ma il fotografo chi è, un artigiano e perché?
Un libero professionista, perché?
Un commerciante?
Un laboratorio di sviluppo e stampa?
Un Artista?
Un docente?…………………..
Ma il FOTOGRAFO, CHI è????
Pongo questa domanda perché con questa parola si possono identificare molte altra attività, visto che ormai tutte le attività hanno il “fotografo”……………mah!!!!
In Italia……………….come siamo in basso!!!!
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