C’era una volta – sembra – il mestiere del fotografo professionista. Osannato nei film, eroe dell’ultimo secolo, si ritrova oggi a dover giustificare il suo valore oggettivo, la sua “parcella”, e in un mondo in cui quasi tutti hanno/dispongono di una fotocamera in grado di realizzare ottime fotografie, senza alcuno sforzo, anzi con divertimento, quale spazio rimane a chi scatta fotografie per pagare le bollette, per cambiare la propria automobile, per andare in vacanza con la propria famiglia?
La provocazione, l’ennesima, arriva da un articolo di qualche giorno fa, un fotografo inglese, Peter Kelly , segnala che ha scoperto – grazie e o per colpa di un paio di coincidenze – che il suo mestiere di fatto viene sottovalutato, dal punto di vista economico, rispetto ad un mestiere quale per esempio il conducente di autobus. A scatenare tutto è una serie di scioperi dei conducenti dei mezzi di trasporto pubblico nella contea di Merseyside (per capirci, zona di Liverpool) che richiedono migliori condizioni economiche, che attualmente si aggirano attorno ai £24,000 (circa 27 mila euro) all’anno. Questo valore, che ovviamente non sta a noi determinare se sia poco o tanto (di sicuro, considerando il costo della vita, non è molto, considerando che si tratta ovviamente di un lavoro di grande responsabilità, ci si prende carico della salute di tante persone, ed è un mestiere gravoso), ma veniva confrontato dal fotografo con un’offerta seria (nel senso coerente e ben formulata) per un lavoro nell’ambito della fotografia di moda per siti di eCommerce. Si tratta di una proposta già particolare nel panorama consueto (non è comune che ci siano proposte di questo tipo, non a tempo determinato, non da “free-lance”, ma un “lavoro vero” da dipendente) ma per avere una competenza adeguata e garantire una serie di garanzie professionali, ovvero esperienza sia in ambito ripresa, che di post produzione, saper gestire uno shooting di moda, eccetera. La cifra annuale per questa attività è indicata con una variabile compresa tra 16 mila e 20 mila sterline (18 mila – 22 mila euro). Al di là dei dettagli, la sostanza porta a dire che il mestiere di un fotografo vale di meno del mestiere di un conducente di autobus. Di fatto, anche se anche siamo in un ambito in cui i lettori sono quasi tutti fotografi, dobbiamo considerare che tutti i mestieri sono degni, importanti e tutti gli esseri umani dovrebbero vivere serenamente e – se contribuiscono con il loro lavoro al benessere o alle esigenze degli altri, ivi compresi tutti i doveri (tasse, contributi, eccetera) – guadagnare il giusto. Quello che però colloca, forse freddamente, sullo stesso piano puramente economico, è che il mestiere di fotografo potrebbe non essere (più…. sempre che lo sia stato in passato) quel tipo di “lavoro PREMIUM” dove tutto è bello, si guadagna tanto, si è circondati da belle donne (o begli uomini) e si vive e ci si gode la fama (con la A finale, non la E).
L’altro punto da valutare è che i conducenti di autobus sono più richiesti dei fotografi, ai giorni d’oggi, e la comunità si accorge della mancanza di conducenti (quando fanno sciopero), probabilmente non si accorgeranno della mancanza di fotografi (provate, cari amici fotografi, a fare uno sciopero… chi si rattristerà o sentirà un disagio per questo?).
Ci sono varie soluzioni, a questa situazione. La prima, ovviamente, è quella di riciclarsi e diventare conducenti di autobus. A Milano, ATM (la compagnia dei mezzi pubblici) a giugno ha aperto le richieste per assumere 350 conducenti entro il 2017, e le stazioni delle metropolitane sono state tappezzate da poster che avevano il tono del tipo “La patria ha bisogno di te…”; ci risulta siano arrivate oltre 20 mila candidature, quindi probabilmente per questo giro e per Milano la partita è già chiusa ma chissà mai, nel caso qui si trovano le posizioni ancora aperte (Azienda Trasporti Milanesi S.p.A). E’ – la nostra – una provocazione, ovviamente, anche perché torniamo a dire che il conducente di autobus non è un mestiere di serie B, e probabilmente ci sono persone più preparate di un (ex) fotografo per ottenere tale lavoro. La seconda soluzione è quella di considerare che se pensiamo ad un’attività “semplicemente adeguata dal punto di vista tecnico e di esperienza”, fare “click” vale meno del guidare un autobus. La differenza, sostanziale, potenzialmente a vantaggio del fotografo (sul quale deve concentrarsi ed investire) è che il mestiere di autista ha una sua area di azione che non si può molto evolvere: non crediamo che l’autista più “capace” possa ottenere un aumento, se Louis Hamilton, neo promosso campione del mondo della Formula 1 per la quarta volta, dovesse diventare conducente di autobus dell’ATM non avrebbe un privilegio in più per essere un asso del volante. Diversamente, un fotografo che non si limita a “saper scattare”, correggere, ritoccare foto e garantire serietà e professionalità può essere selezionato e richiesto per servizi dal valore aggiunto superiore, e questo fattore di moltiplicazione è notevole: per Annie Leibovitz quel costo annuale indicato dall’annuncio è credibile che possa coprire solo un giorno o una settimana del suo tempo/lavoro.
Accettando che quindi la competenza di base tra un fotografo e un autista possa essere analogo (anche di responsabilità, di fatica, di sforzo ed impegno), i fatti dicono che un fotografo viene pagato meno, ma potrebbe guadagnare molto, molto di più. Ma cosa mette, sul suo piatto per farsi riconoscere tale competenza e valore aggiunto? Vediamolo, proseguendo questa metafora:
1) Attrezzatura. Beh, sia l’autista che il fotografo, in questo caso, vengono forniti delle “macchine” per lavorare, e anche dello spazio per poter operare. Se non è così, il fotografo dovrebbe garantire di usare strumenti adeguati al garantire il compimento del lavoro con la massima garanzia, ma anche l’autista “privato” dovrebbe fare lo stesso, e la manutenzione (e anche l’investimento) per un veicolo è molto superiore a quello di una attrezzatura fotografica di base. Rischiamo che, nel cambiamento, dobbiamo rimetterci. Tanto si dice che fotocamere e computer costano tanto, ma queste attrezzature che possiamo usare ed ammortizzare per diversi anni in realtà costano molto poco rispetto ad altri settori.
2) Cultura. Il fotografo, per fare delle “belle fotografie” deve avere studiato tanto e continuare ad aggiornarsi, di sicuro più di un autista di autobus (già un tassista ha problematiche di “aggiornamento” più veloci: cambiamenti nella viabilità, conoscenza di cortei o situazioni che possono creare interruzioni, eccetera). Come si distingue però la “cultura acquisita” da parte dei fotografi? Come si fa a scegliere un “fotografo più colto” rispetto ad uno meno preparato? Specialmente quando questo diventa un valore da pagare e riconoscere? Guardate che è assolutamente uno dei principali valori, ma cosa fate per farlo capire, per renderlo davvero “percepibile”? I grandi fotografi, abbiamo avuto l’onore di conoscerne direttamente tantissimi, e non tutti necessariamente erano “famosi”, erano tutti – TUTTI – molto colti, hanno dedicato alla cultura grande impegno e studio e passione. E il risultato della cultura nel lavoro è sempre stato molto evidente (non didascalico, non di “citazione”, ma di pura conversione della cultura che hanno approfondito).
3) Garanzie? Cosa può garantire un fotografo rispetto ad un altro? Le garanzie sono un elemento che vale, sul mercato, ma come farlo? Riflettete seriamente, e non lasciatevi andare alle parole… del tipo: “Noi vi offriamo la qualità…”, potrebbe anche essere vero, ma le persone comprano fatti, non promesse e non parole. Voi paghereste di più un’auto se vi dicono… “Beh, la nostra auto è migliore come qualità”? Potreste farlo con il salumiere al quale dite… “mi dia un etto di prosciutto crudo, ma mi consigli lei … deve essere molto buono”… ma qui soffermiamoci e mettiamo in gioco una serie di parametri legati a questa scenetta con il salumiere:
- Probabilmente vi fidate perché nel tempo vi ha dato conferma della sua “competenza” e affidabilità. Il problema è che questa “fiducia” si acquisisce giorno dopo giorno, difficilmente il rapporto con un fotografo si rinnova ogni giorno, come dal salumiere o dal panettiere. La fiducia deve essere costruita per potersela giocare magari “una volta sola”.
- Siete andati dal salumiere, non al supermercato, state comprando del prosciutto appena tagliato (scusate, amici vegani, l’esempio potrebbe essere uguale se parlassimo di pomodori o carote, non è una mancanza di rispetto nei vostri confronti!), quindi avete fatto una scelta preventiva di maggiore sensibilità, vi aspettate qualcosa di più e magari lo fate proprio perché a servirvi c’è un professionista che ci può garantire per quello che compriamo.
- Se il consiglio non dovesse essere buono, non tornerete più da quel salumiere, voi avrete speso “male” 5 euro (non 500, non 5000) in un prodotto che non rispondeva alle vostre aspettative, ma difficilmente sarà del tutto scadente, nel caso potreste tornare e farvi rendere i soldi; in compenso il salumiere avrà perso un buon cliente ce in un anno gli poteva garantire molto di più.
4) Valore percepito: è arrivato il momento di mettere, nero su bianco, cosa davvero valete, e fare in modo che questo diventi la vostra strategia di comunicazione, di promozione e anche il vostro posizionamento di mercato. Come vi rivolgete, cosa mostrate, come riuscite a mettere in evidenza il vostro lavoro, come potete dimostrare creatività e forza espressiva, come sapete intercettare le esigenze del vostro cliente. Tutto questo fa la differenza, tra l’essere pagati poco ed essere pagati tanto. Tra essere “conducenti di fotocamere” ed essere “professionisti affermati”. Siamo e siete in un mercato con troppi conducenti di fotocamere, è inevitabile che alcuni smetteranno di lavorare in questo settore. Un libro di cui abbiamo parlato nel primo numero del nostro Block Notes di Jumper (a proposito: lo avete letto? fatelo, vi aiuterà a capire meglio un sacco di elementi di quello che sta succedendo, e tra poco usciremo con il secondo numero!), il mondo del lavoro sta cambiando tantissimo, e molte professioni non esisteranno più, ne nasceranno tante altre, ma al tempo stesso chi vuole proseguire in questo campo deve essere forte, deve proporsi in modo molto concreto, uscire dagli schemi che portano ad “accontentarsi”.
Lo sappiamo: tutto questo fa male: vorremmo tutti – giustamente – un riconoscimento per quello che facciamo, onestamente e seriamente. Ma il mercato ci chiede di dimostrare, di far capire quello che valiamo, ogni giorno, non abbiamo attestati e albi professionali che ci mettono al riparo. Noi da anni lavoriamo e collaboriamo con tanti fotografi professionisti, aiutandoli a trovare questa strada per potenziare il loro posizionamento, per farli uscire dalla difficoltà nel farsi riconoscere un ruolo e un valore economico. Stiamo potenziando questi servizi, e vorremmo aiutare anche voi, ma è necessario fare un passo, crederci prima di tutto, e lavorare con tutti gli strumenti possibili per vincere questa battaglia che è proprio quella del “futuro del lavoro”. Siamo all’anno zero, e se non prendiamo in mano la situazione, il numero degli utenti di questo settore diminuirà… sono fatti che conosciamo tutti, perché lo vediamo, il numero dei professionisti sta diminuendo, mese dopo mese, eppure c’è ancora molto di cui vivere e guadagnare. Senza avere bisogno di prendere l’autobus…
Se pensate che sia arrivato il momento per prendere in mano la situazione e cambiare il vostro approccio, sia che siate un professionista, un negoziante, o un giovane che vuole partire in questo settore della fotografia professionale, mandateci una mail, abbiamo soluzioni per tutti voi.