La fotografia professionale è in crisi, vero? Falso, quello che è in crisi è una modalità di lavoro e di proposta, e forse (addirittura) la modalità con la quale finora è stata gestita la vendita delle fotografie e della professionalità del fotografo professionista. Di lavoro, per chi produce fotografie di qualità, il mondo (e il web in particolare) è pieno, peccato che gli stessi clienti potenziali non lo sanno, o non pensano ai possibili vantaggi che la fotografia può portare al loro business.
Molti di voi diranno: inutile lavorare per il web, il lavoro non viene pagato a sufficienza, la qualità che si accetta è bassissima, chi deve realizzare un sito, o anche solo vendere un prodotto, fa tutto in casa, e non ci sono chances per i professionisti. Obiettivamente, se facciamo una valutazione “alla vecchia maniera”, a costo di immagine singola, a cessione di diritti di utilizzo… beh, certo: una volta era diverso. Al tempo stesso, possiamo continuare a sbattere contro il muro per cercare di tornare “ai bei tempi”, combattendo le strade che stanno offrendo possibilità interessanti di proposta sul mercato (microstock, licenze Creative Commons, abbonamenti al nostro stock, produzione di video con le reflex… tutte cose di cui abbiamo spesso parlato) e passando la giornata a polemizzare e ad abbacchiarsi. Le strade ci sono, se si ha lo spirito giusto (leggete: entusiasmo, capacità organizzativa, mente elastica, capacità produttiva, visione imprenditoriale).
Abbiamo preso spunto da un articolo pubblicato due giorni fa su Smashing Magazine, una delle risorse più intelligenti e d’ispirazione sul web (no, di solito non parla “di fotografia”, ma di comunicazione in senso molto più ampio: forse per questo non lo conoscete, e questo fa capire che bisogna guardare oltre i nostri confini), dove si parla di come usare la fotografia di qualità per aiutare a vendere. Con molti esempi, che fanno venire buone idee per chi, come noi, vuole allargare il proprio business, proponendo il nostro lavoro. Chi lo ha scritto, James Chudlay, si occupa di fotografia e di UX (User eXperience), e inizia l’articolo dicendo:
This article pulls together principles from psychology, marketing, UX design and photographic theory. It provides a set of principles to follow when commissioning and editing photography and when planning and designing profitable e-commerce user experiences
(questo articolo mette insieme i principi della psicologia, del marketing, dell’UX Design e della teoria fotografica. Propone una serie di principi da seguire quando si commissionano e scelgono fotografie e quando si progetta e si disegnano delle soluzioni di e-commerce efficaci dal punto di vista della user experience).
Ci sembra una buona partenza, no? E cosa ci segnala James in questo articolo? Forse qualcosa che abbiamo già valutato insieme, e che sicuramente abbiamo scritto in questo spazio di incontro. Ma che può essere ripreso, e trasformato in argomento di vendita di fotografie: inizia col dire “Don’t Give Reasons Not to Buy“, ovvero “Non diamo dei motivi per NON comprare“, se si vende un prodotto on line e non c’è una fotografia che mostra con efficacia il prodotto, in molti non avranno uno stimolo per acquistare: siamo abituati a “guardare” quello che compriamo. Andiamo oltre il commento “ovvio”: quanti siti ci sono che questo dogma non l’hanno preso in considerazione? Mandiamo una mail dicendo: “hey, perché non ti fai fotografare tutti i tuoi prodotti, te lo facciamo noi che siano esperti… vedrai che venderai molto di più, lo dicono i fatti…“.
Andiamo oltre: ci sono consigli di usare immagini per creare emozioni più “immersive”, oppure per far ridere (Make’em Laugh): quando siamo di buon umore, siamo più portati ad essere spensierati anche negli acquisti. Anche nel lato “education”, l’immagine è utile, per focalizzare meglio la concentrazione dell’utente, e poi si ricorda meglio il concetto che si sta spiegando. Si segnala poi l’uso della fotografia per raccontare una storia: una cosa che abbiamo caldeggiato tantissimo per creare vere e proprie storie multimediali, dove le immagini, semplicemente unite da uno slide show (ci sono soluzioni semplici per farli, in Flash, per esempio: anche da Adobe Photoshop Lightroom o da Apple Aperture, o anche solo con Apple Keynote) insieme a della musica o a un commento parlato: lo usano ormai i “grandi” (Magnum, New York Times, e comunque – non in Flash per ovvie ragioni, ma esportando tutto come un video – sui nuovi device, come iPhone e iPad).
Ci sono poi consigli molto pertinenti, che possono trasformarsi in una proposta diretta ad aziende che conosciamo oppure che possiamo andare a “catturare”: fare foto per mostrare come “fare qualcosa” (Show People How to Do Something): come riparare qualcosa, come cambiare una batteria, come installare qualcosa. Foto semplici, metodiche, che generano un flusso formativo chiaro, anche per chi non conosce la lingua usata per il sito. Perché non identificare delle realtà che potrebbero trarre vantaggio di questo servizio, e andare a proporglielo? Un pacchetto confezionato, una struttura organizzata in studio per fare tante foto, tutte perfette, ma in tempi veloci?
Altra idea è quella di proporre le varianti: viene mostrato un sito dove una camicia abbinata a tante cravatte mostra all’utente una possibilità valutativa più completa. Roba già vista, mille volte, ma quanti sono i siti che lo propongono: quelli grandi, di sicuro, ma tanti piccoli e medi… forse potrebbero cogliere la palla al balzo se qualche fotografo si propone con una soluzione veloce, interessante e “dedicata”.
Ci sono poi tante, tante altre proposte: immagini per creare emozioni e per sensibilizzare l’opinione pubblica, accessori e prodotti in generale , sequenze di foto (ma, diciamo noi, anche piccoli video, realizzati con le reflex) per mostrare funzionalità, procedure e funzionalità, immagini per vendere un “lifestyle” e non solo un prodotto, per creare appeal, per creare un’alternativa “reale” alle proposte di microstock, ovvero realizzare immagini che sono quelle che si trovano nelle agenzie stock, ma contestualizzate nella realtà dell’azienda: persone che festeggiano, che si incontrano… la strategia è usare il linguaggio che “funziona”, ma creando occasioni per rendere tutto più vicino alla realtà e non “finta”. Il post parla anche nello specifico di vendita di prodotti su eBay, e siamo sicuri che farà ridere molti: chi vende il computer usato o un divano, fa banalmente una foto con la compatta o col cellulare e via… ma proporsi come fotografo anche per queste cose, garantendo una qualità professionale, può essere un’arma da lanciare e da proporre: ci sono molti che usano questo strumento di vendita a livello professionale, e possono trarre vantaggio da un look professionale.
Ci sono poi situazioni che mettono in gioco di più la professionalità e la sensibilità creativa dei fotografi: riprodurre l’intangibile, mostrare la personalità, per proporre una visione “non comune” del prodotto da vendere, soluzioni per enfatizzare e mettere in luce i dettagli, creare sequenze che generano interazione, che mostrano l’immagine di un punto di una cartina, eccetera.
Solo accennato, un punto che consideriamo da sempre un elemento importante: la risoluzione. Spesso (quasi sempre) si pensa al web come ad uno spazio dove le immagini sono a bassa risoluzione e (quindi) di bassa qualità. Purtroppo, anche nella nostra mente di professionisti dell’immagine, pensiamo troppo spesso al fatto che pochi pixel=poca qualità. Sob… prima di tutto, un approfondimento tecnico SERIO su come convertire le immagini per il web, per mettere in rapporto diretto qualità e dimensione del file andrebbe valutato (quanti di voi hanno approfondito “davvero” le regole di compressione, quanti hanno valutato l’uso del PNG in certi casi al posto del JPG? Quanti hanno creato delle ottimizzazioni della saturazione che permetta, una volta convertite le immagini per il web, di avere una resa comunque buona?): un’immagine a bassa risoluzione può essere eccellente, se gestita da professionisti che non si limitano a dire… che stampata una foto vale, e sul web invece fa schifo (e così non imparano a far bene anche sul web, e comunque sui media digitali, che la qualità dell’immagine invece possono proporla e trasformarla in vero valore). Ma c’è di più: se proponiamo pacchetti con immagini a bassa (per la pagina) e a maggiore risoluzione (per l’ingrandimento), possiamo lavorare davvero su un livello qualitativo maggiore, e se poi proponiamo soluzioni “zoomabili”, come “Zoomify“, ottenibile facilmente con Adobe Photoshop (da diversi anni, non è roba nuova), o con altre soluzioni, allora ci apriamo a delle potenzialità da offrire enormi (proporre soluzioni per mettere online foto di varie decine di Mb, che possono essere fruite e ingrandite anche con connessioni lente è ancora una potenzialità sconosciuta, ed è incredibile che non sia stata “spinta” da chi sviluppa siti e da chi fa fotografie).
Insomma, la segnalazione è utile per fermarsi un attimo a pensare che possiamo certamente non considerare queste esigenze, ma forse ci sono delle possibilità da sfruttare. Lo sappiamo – lo abbiamo detto all’inizio dell’articolo – ci sono abitudini e disattenzioni nell’uso delle fotografie sul web che portano ad un impoverimento di questo prodotto (leggere: vendute a pochi soldi, qualità scarsa, eccetera). Quello che bisogna fare, però è investire in proposte e un approccio di marketing nuovo, dove non si risponde ad una richiesta di “preventivo di un certo numero di foto”, dove il valore a scatto è ridicolo, ma si propongono soluzioni studiate ad hoc per un’esigenza, e si costruiscono pacchetti ottimizzati, che tengono conto del tempo, della capacità produttiva (dobbiamo essere industria, anche per poterci permettere poi spazi e risorse per la creatività, che potrebbe essere un lusso che ci possiamo permettere solo se facciamo “produzione” che ci paga le bollette). Leggete l’articolo che vi abbiamo proposto, fate valutazioni vostre, in funzione del mercato che avete e dei clienti che potete raggiungere. La fotografia professionale e i fotografi professionisti possono avere ancora molto da dire… purché abbiano voglia di dirlo.