Ormai i fotografi sono diventati storyteller… qualsiasi cosa voglia dire questa parola. Se si producono (e si usano), anche a livello “professionale”, miliardi di immagini ogni giorno, è chiaro che non “servono” nuove immagini, ma qualcosa di diverso. Per questo, l’idea di “raccontare storie” è funzionale ad una nuova strategia e ad un nuovo approccio anche di “puro marketing”. Si vendono – sempre di più – progetti narrativi, non fotografie, non ingredienti.
I meccanismi di narrazione visuale sono ormai, in questo periodo, la chiave del lavoro della comunicazione e si uniscono alla creazione di appuntamenti da fruire “prima che sia troppo tardi”. E’ bene dire che una delle maggiori invenzioni della comunicazione commerciale è stata sempre legata al tempo che generava delle scadenze… attorno al 1500, con l’invenzione della stampa, è stato anche “inventato” il calendario stampato, un esempio lampante di un prodotto da vendere che generava una inevitabile “scadenza” (alla fine dell’anno in corso, serve un nuovo calendario, il precedente cessa di essere utile).
Appare evidente che visual + storytelling + scadenza (trittico di successo), siano armi usate dai sistemi più popolari di questo periodo: le Stories (che durano solo 24 ore) sono ormai più del 50% del milionario business di Instagram, che pur non è stata l’azienda che le ha inventate (prima di loro, Snapchat) e non sono ovviamente attualmente da sole, visto che hanno la buona compagnia di Facebook, di Whatsapp, di Medium. L’ingrediente vincente è anche quello del formato, verticale e fruibile da smartphone e purtroppo dobbiamo anche aggiungere un certo sapore un po’ “kitsch”, amatoriale, buffo più che elegante.
Come usano i fotografi professionisti le Storie di Instagram (e le altre…)? Purtroppo, raramente con efficienza, spesso scimmiottando quello che fanno “i ragazzini”, ancor più spesso non usano questi strumenti perché giudicati inadeguati per la propria attività professionale, per non confondersi con “i dilettanti”. Eppure, se questo è il linguaggio visivo di questi anni, ancora una volta il rischio è di rimanere fuori da un fenomeno importante. Può essere una piattaforma di formazione per allenarsi a creare davvero contenuti di storytelling funzionali a vendere servizi fotografici di più ampio respiro? Secondo noi, si. Ma come? Ecco 7 consigli pratici per voi:
1) Se dite che raccontate “storie” e non solo realizzate immagini, create delle storie che riescono a dimostrarlo, e condividetele. Possono essere una breve sintesi, un “trailer” che poi porta (call to action) ad un contenuto più ampio.
2) Usate un tono meno “formale”, meno “difficile”, avvicinatevi alle persone, siate brillanti per mostrare come, a parità di media, la vostra capacità sia evidentemente superiore. La parola d’ordine è “umanizzare”: lo hanno capito anche i brand, perché non anche i fotografi?
3) Non pensate solo alle fotografie o ai video: anche la grafica è importante, e deve essere cool. Se non siete esperti, fate uso magari di applicazioni come questa, o altre che si possono trovare sugli store digitali.
4) Potete archiviare delle storie (opzione disponibile da qualche mese), dandogli un nome: si esce dalla strategia principale delle storie stesse (che scadono dopo 24 ore), aiutano a creare un percorso e delle idee di quello che potete fare e come lo raccontate.
5) Create delle call to action: fate in modo che le persone possano interagire con il vostro contenuto, se no sarà solo visualizzato e dimenticato, ci sono parecchie possibilità (dal taggare utenti, al creare dei sondaggi), fatene uso. Se valutate anche degli investimenti pubblicitari, le potenzialità sono ancora superiori, ma vi consigliamo prima di partire dalle soluzioni gratuite per capire meglio le potenzialità e per affinare il linguaggio e comprendere le reazioni… per poi magari pensare a degli investimenti.
6) Rimanete aggiornati: i social sono sempre freneticamente in agitazione, per proporre nuove idee e nuove soluzioni, essere informati è necessario perché usare per primi delle funzionalità ancora sconosciute alla maggior parte degli utenti è davvero utile per “differenziarsi”. Vi consigliamo di tenere d’occhio la pagina degli aggiornamenti per esempio di Instagram, dateci un’occhiata anche adesso, probabilmente vi saranno sfuggite alcune cose.
7) Per chi pensa che il linguaggio delle “storie” funziona (si…. funziona), ma desidera investire sul proprio sito e non sui canali social, è possibile usare una tecnologia nuova nuova che si chiama AMP Stories, sviluppata da Google. Sono come quelle di Instagram, ma nascono per poter essere inserite sul proprio sito. Qualcuno dirà: che senso ha? Su Instagram ci sono 800 milioni di utenti, sul mio sito non ci passa nessuno… Beh, questa è la visione che ci hanno abituato a “leggere” come verità. Nella realtà, non è vero: Instagram non ci apre le porte, a meno che non decidiamo di investire per avere visibilità e allora… non potrebbe essere una strategia investire per portare persone sul proprio sito, invece che su Instagram? Riflettete sulle vostre strategie, presenti e future…. e forse scoprirete che interpretare anche il vostro sito in quest’ottica narrativa di “Stories” (da fruire non solo su mobile, ma anche su desktop) potrebbe portarvi molte soddisfazioni, oltre che strumenti potentissimi di creatività, di narrazione e di analisi dei dati.
Non raccontiamo più storie (solo per dire, solo perché “suona bene dirlo”)… raccontiamo storie per davvero!