Fotolog non è più online: una mattina di tre giorni fa, ha semplicemente staccato la spina, e sono spariti 14 anni di storia. Beh, una parte importante di questa storia la conosciamo direttamente: non c’eravamo il giorno della sua nascita, nel 2002, ma ci siamo entrati per la prima volta nel 2004, ed era agosto… ed era uno dei più tristi momenti della mia vita. Era un periodo in cui tutto (o quasi) è crollato, ma specialmente è stato un periodo in cui ho capito che le persone possono dire cose e farne altre.
In quel clima di delusione totale, c’è stata un’esplosione e una scoperta, aveva un nome, un luogo (seppur virtuale) e un indirizzo internet. Uno spazio/sito che ha inventato un modo per incontrare persone, parlare una lingua comune, scoprire che le distanze potevano essere ridotte e completamente eliminate. La “lingua comune” era la fotografia, il luogo si chiamava Fotolog, e rispondeva all’url www.fotolog.com. Già: rispondeva, perché da tre giorni il server non risponde più.
Non passavo, come tanti (quasi tutti) da anni da questo sito, i veri amici si erano trasferiti in altre “stanze”, ma proprio una delle più care e preziose amiche conosciuta proprio su Fotolog, Suzana Latini (SU), mi ha avvisato, e abbiamo sofferto insieme di questa fine; non prematura, ma violenta: nemmeno un avviso, neanche una scadenza da rispettare per poter scaricare le foto che erano ancora lì, per dare un addio. SU si rattrista proprio di non avere provveduto a scaricarle prima della chiusura, visto che nel tempo buona parte di quelle fotografie pubblicate erano sparite dai suoi hard disk, anche quelli muoiono senza avvisarci e quante cose abbiamo perso nella gioventù digitale…. SU è una delle più brave fotografe che io conosca, anche se non lo fa di mestiere, ma ha quella sensibilità, amore per il mezzo, capacità di rendere magico tutto quello che sta attorno a lei… e ha il grande vantaggio che già quello che “sta attorno a lei” è già magico, la meravigliosa Belo Horizonte, in Brasile. Qualcosa potete ammirarlo qui, ma sia lei che io sappiamo bene che la presenza su Fotolog era diversa, Flickr è sempre stato solo un ripiego.
Fotolog è stato il primo social network vero, e usava la fotografia come mezzo di aggregazione. Oggi potremmo confrontarlo con Instagram, ma era più vero, più sincero: le persone entravano, pubblicavano (solo una foto al giorno, se non si pagava la pur piccola quota per avere lo stemmino della “fotocamera gold”) e commentavano le foto degli amici. Non c’era la “strategia del like”, non c’era nessuna rincorsa sociale, non c’era l’idea che “mi faccio pubblicità aggratis”, non si doveva sorridere per risultare simpatici. E si scopriva che se qualcuno pubblicava foto che davvero ci emozionavano, dietro l’obiettivo c’erano di sicuro persone che sarebbero diventate amiche, perché la fotografia racconta meno bugie della parola scritta e se si sa guardare oltre, le fotografie “vere” fanno intuire la mentalità e le sensibilità delle persone.
Su Fotolog ho conosciuto persone incredibili, fantastiche. Alcune avevano davvero delle doti creative eccezionali, oltre a SU non posso non ricordare SuperB, una ragazza di 19 anni che aveva scoperto un modo di fotografare, usando uno scanner. Abbiamo dedicato a lei un articolo sull’ultimo numero della nostra rivista Jump, E incredibilmente abbiamo trovato il PDF di queste due pagine online proprio ora, se vi va scaricatelo, conserva a distanza di 12 anni la stessa emozione. E, nota di corridoio, è stata impaginata da una leggendaria blogger italiana, LaPizia (Eloisa)… mondi che si incrociano e ritornano.
Abbiamo anche dedicato un lungo articolo su una piccola rivista, sempre in quell’epoca: era la versione “pocket” della nostra rivista Jump, si chiamava “Jump TakeAway”, ed era il nostro progetto editoriale nato per i giovani, per far entrare la cultura digitale tra una birra e un panino, veniva distribuita negli espositori delle cartoline pubblicitarie, ed era appunto grande come una cartolina, ed era bellissima… (la vedete nelle foto di questo articolo). Il numero 2 di Jump TakeAway era appunto tutto dedicata alla fotografia “diversa”, si introduceva l’idea della “CellulART”, le foto con il cellulare, che non era un iPhone, ma un Nokia… di tutto possiamo essere criticati, meno che di non essere stati precursori dei tempi ;-) E poi appunto c’era un articolo dedicato a Fotolog, che abbiamo affidato ad una giovane appassionata di questo media, Eleonora (Snowpony, su Fotolog).
Fotolog ha avuto stelle che sono diventate famose altrove, una di queste si chiama MariMoon (anche questa, brasiliana: i brasiliani sono stati la più grande comunità che ha affollato questo ambiente, e poi abbiamo avuto il vantaggio che parlavano quella che è quasi la nostra lingua madre, quindi molti incontri sono stati con brasiliani). MariMoon è stata tra le persone che ha esplorato prima del tempo (e senza nemmeno prevedere che stava aprendo un’era) il fenomeno dei selfie, e i suoi capelli blu avevano un grande successo, e tutte chiedevano il riferimento/codice prodotto della sua tinta… e anche questa è stata una strada che poi è stata seguita dalle blogger che di questi “consigli per gli acquisti” hanno creato un vero e proprio business su YouTube, diventando simboli e punti di riferimento per intere generazioni di giovinette. Marimoon ha pubblicato ieri un post sul suo sito dove racconta (in portoghese brasiliano, se avete bisogno di traduzione, chiedete…) come è stata scoperta proprio su Fotolog, invitata ad un programma televisivo su MTV e diventata poi una star della stessa rete.
Queste storie, rivissute e che vi abbiamo appena accennato, fanno capire, speriamo, alcune cose importanti:
1) Che la rivoluzione di cui tanto si parla oggi dei social network è già una storia lunga, intensa, e le parti migliori non sono state scritte di recente
2) Che tutto quello che c’è può sparire (all’epoca, Fotolog è arrivato ad essere il ventesimo sito più visitato al mondo, con oltre 20 milioni di utenti… certo non è il miliardo di utenti di Facebook, ma all’epoca era un gigante), quindi non diamo per scontato nulla… e conserviamo quello che postiamo online, anche … da altre parti
3) Che la fotografia è un linguaggio universale
4) Le emozioni vere sono quelle che sembrano non essere più importanti online: si pubblica per apparire, per ottenere qualcosa, non per la forza e la passione dell’incontro
5) Le comunità online spesso hanno bisogno, per diventare forti davvero, di avere anche delle repliche nel mondo reale. Fotolog ha creato occasioni e Meet-UP coinvolgenti
6) All’epoca non c’erano gli esperti, i social expert, quelli che scrivono sui biglietti da visita che sono Guru della materia… quelli che spiegano e scrivono libri per spiegare come bisogna essere amici sul serio sui social e non per finta, e quando li contatti ricordandogli che sei stato loro amico sul serio, che hai impaginato e stampato loro gratis le cartoline del matrimonio che ancora hanno sul frigorifero, e chiedi loro se hanno voglia di guardare qualcosa che abbiamo fatto, nemmeno ti rispondono. I primi social network erano un po’ più veri di tante verità di oggi.
Insomma, quello che rimane è pura saudade: anche questa, parola brasiliana (che ha usato anche Marimoon nel suo titolo, ma in versione “contratta” (Sdds Fotolog), che significa provare tristezza per qualcosa che ci ha fatto bene, che abbiamo amato, e quindi è una tristezza che ha un fondo di agrodolce, perché se ne sentiamo la mancanza vuol dire che la sua scomparsa ci riporta anche un po’ quelle sensazioni positive ed emotive. E’ un concetto un po’ complesso, da capire da fuori, se non si è brasiliani… per fortuna io lo sono (quasi) e lo capisco benissimo…
Nella foto in evidenza, una pagina della rivista Jump Take Away; foto: @OrangeGirl
giacomopedone says:
Feliz aniversário, amigo (se non ricordo male oggi è il tuo compleanno…) ;-)
Luca Pianigiani says:
Quasi… era un paio di giorni fa, ma grazie mille lo stesso ;-))
Marcello Mencarini says:
Appunti per una storia della fotografia social.
Il mio interesse per i contenuti realizzati dai non professionisti nacque nel 2001.
Allora coordinavo Emage, il laboratorio multimediale dell’agenzia Grazia Neri, e insieme a Michele Neri realizzammo Kilo (http://bit.ly/1OcF6qc), un sito dove chiunque poteva caricare i propri filmati e condividerli con gli altri utenti della comunità. Come quattro anni più tardi, nel 2005, sarebbe stato possibile su Youtube.
Poi, nel 2002, fondammo Makadam, un sito (http://bit.ly/1VXiA7G) dedicato alla comunità degli utenti di cameraphone e, nel 2003, un giornale (http://bit.ly/1VXiEnX) realizzato con testi e foto scattate dagli stessi lettori, stampato in 26.000 copie e distribuito nelle maggiori città italiane.
Facebook nacque solo nel febbraio 2004.
Nel settembre del 2007, l’avventura Makadam finì, il sito chiuse e il giornale non venne più stampato. Forse non avevamo avuto fortuna, forse non eravamo stati abbastanza bravi, forse l’Italia, dove vivevamo, non era il paese adatto…
Erica says:
….Grazie per aver avuto voglia di raccontare questa storia Luca..per aver avuto voglia di raccontarti..Gia’..le persone non fanno ciò’ che dicono, ma sanno mentire e non mantenere.
La fotografia vera non mente..davvero parla. E racconta molto più di qualsiasi parola..hai trovato sollievo in qualcosa di vero..perché’ solo la verità’ da sollievo.
Grazie..
Omar e simpatica signora..;)
Comments are closed.