Getty Images, il maggior “venditore” di fotografie al mondo decide, d’ora in poi, di regalarle. Foto gratis per tutti, o quasi.
L’urlo di panico, nelle vie della fotografia, è stato lacerante. Bisogna capirlo: il nostro settore è così fragile, da diversi anni, che non può reagire bene a quello che sembra l’inizio della fine, o – peggio ancora – la fine della fine. Se “persino” Getty Images si abbassa e svende (anzi: regala) immagini di altissimo livello qualitativo, che speranza abbiamo tutti noi, “fotografi umani”, di vendere ancora qualche scatto? Il problema è che quando si toccano tasti così delicati, non si riesce sempre ad essere freddi, e capire il vero senso di certe azioni, e specialmente non se ne comprendono le possibili reazioni. Ancor meno, è possibile capire facilmente che questo tipo di azione non può che fare bene: a tutto il settore, noi compresi. Già… difficile da capire e da spiegare, ci proveremo, ma andiamo per gradi.
Cosa sta “regalando” Getty Images?
Getty Images non sta regalando nulla, semplicemente rende disponibile un codice per “embeddare” immagini all’interno di siti, esattamente come fa Youtube con i propri video. Anche senza sapere nulla di “codice”, si copiano un paio di righe di “informatichese”. Nel caso dell’immagine che abbiamo pubblicato qui sopra, è questo:
Questo codice, se inserito nel “testo” di un post, come abbiamo fatto ora, non produce nessun effetto, ma se lo inseriamo nell’area destinata al codice del post stesso, produce invece l’inserimento dell’immagine (priva di scritte sulla stessa, come per esempio il © in mezzo al fotogramma, tanto per capirci) in dimensione 594 x 465 pixel, corredata da una cornice, dal logo di Getty Images, di un link che “porta” alla pagina dove è possibile acquistare quell’immagine.
Getty Images ha deciso di combattere questo malessere (l’uso illegale delle immagini e il loro “furto”) aggirando l’ostacolo, e trovando un modo per trarne vantaggio.
Per l’uso di queste immagini pubblicate, Getty Images non chiede nulla, o perlomeno non chiede “soldi”. Di fatto, grazie a questo codice, Getty Images può tracciare dove e cosa si fa con quelle immagini, e specialmente inserisce in ogni sito che userà una sua immagine anche una sua pubblicità gratuita. A guardare bene, l’agenzia “guadagna” molto di più di quello che potrebbe aspirare a guadagnare vendendo a questi utenti le fotografie, anche perché i conti non si fanno sulle teorie, ma sulla pratica: gli utenti di questo servizio saranno coloro che, comunque, non comprerebbero mai delle fotografie, e anzi sono – in gran parte – coloro che alla fine si rivolgono a quella che pensano essere l’agenzia di immagini più grande ed economica (gratis) al mondo: Google Images. Le fotografie sono uno dei beni più “rubati” al mondo, e chi ruba lo fa perché è facile, perché quasi mai si viene puniti e specialmente perché così fan tutti.
Ben conscia di questa situazione, Getty Images ha deciso di combattere questo malessere (l’uso illegale delle immagini e il loro “furto”) aggirando l’ostacolo, e trovando un modo per trarne vantaggio. Sostanzialmente stanno dicendo: “Non rubare le foto, te le diamo noi, a costo zero”. Ovvio, questa generosità non vale se l’uso avviene per un uso commerciale: se vogliamo un’immagine per una pubblicità, per esempio, non possiamo sfruttare questa beneficienza, ma se abbiamo un blog o un sito che vuole usare immagini per apparire più bello e accattivante, questo invece è possibile. Per esempio, come abbiamo fatto noi, in questo caso: la foto pubblicata in questo post è stata embeddata con questa logica, non ci è “costata” nulla, ma noi siamo diventati, in questo momento, promotori di Getty Images, abbiamo concesso spazio pubblicitario a costo zero e una visibilità pari alla portata del nostro media.
Chi ci guadagna? Chi ci perde?
Chi guadagna da questa rivoluzione? Prima di tutto, non c’è dubbio, Getty Images. Ecco perché:
1) Alla fine, Getty Images regala qualcosa che in gran parte verrebbe usato illecitamente. Di fatto, quindi, questo non comporterà una perdita di fatturato, nè teorico e nemmeno pratico.
2) “Posiziona” una sua immagine al posto di un altro fornitore (che per esempio a più basso livello, potrebbe essere rappresentato da un’immagine di microstock, o fatta da un dilettante)
3) Con questa decisione, di colpo Getty Images ha dato e darà un impulso incredibile al suo sito dal punto di vista SEO (Search Engine Optimization); in pratica, sui motori di ricerca sarà sempre più rilevante e visibile.
4) Cedendo dei diritti in più sul proprio prodotto, genera una rete di “rivenditori” delle proprie immagini che non possono reclamare nessuna “percentuale” dalle vendite derivate dalla loro attività.
5) Può detenere un controllo molto preciso su quello che viene fatto con le proprie immagini, e può anche modificarle e sostituirle, tramite i settaggi del server che eroga le foto (bisogna capire che le foto rimangono sui server di Getty Images, e che vengono iniettate da questi server alla pagina che la utilizza solo quando questa viene richiamata dall’utente che vuole visualizzarla.
I vantaggi non sono solo per Getty Images: blogger, piccoli editori sul web, creatori di contenuti digitali che richiedono e impongono una connessione internet possono usare questa soluzione per proporre prodotti di maggiore enfasi e qualità, dal punto di vista dell’immagine, senza per questo innalzare i propri costi. Ma questo va anche a vantaggio degli autori fotografi: quelli di Getty Images, che potranno sfruttare una promozione molto forte sul tutto il “territorio” del web. In pratica, venderanno di più perché il loro prodotto sarà molto più visibile, e visto che solo una piccola parte delle esigenze di fotografie potranno sfruttare questa opzione “gratuita”, per tutti gli altri potenziali acquirenti ci sarà da sborsare dei soldi (la stessa foto in questione, può costare da 15 a 339 euro, a seconda delle esigenze “dimensionali”).
C’è poi una categoria che se ne avvantaggerà, anche se indirettamente: siamo tutti noi, siete tutti voi. La possibilità di usare e di vedere un numero sempre superiore di immagini di alta qualità, proprio perché accessibili gratuitamente, innalzerà la qualità media dei prodotti di comunicazione, e porterà a richiedere immagini di qualità sempre superiore. Fin quando si useranno fotografie di scarso valore, in giro (e “in giro” ce ne sono fin troppe…), meno si sentirà un’esigenza di prodotti di qualità. Inoltre, il meccanismo dell’embedding, che prevede non solo la pubblicazione delle immagini, ma specialmente anche i crediti, renderà più semplice far rispettare globalmente questa buona abitudine.
Chi ci perde, quindi? Sostanzialmente nessuno, se non forse i concorrenti di Getty Images, che probabilmente dovranno trovare alternative altrettanto forti, oppure adeguarsi a questa evoluzione, che – è bene ribadirlo – è commerciale e marketing, serve a far vendere di più e non a regalare.
Perdono, però, coloro che pensano che questa guerra (commerciale) si vince cercando di raccogliere le briciole, lottando all’ultimo centesimo, cercando di trovare acquirenti laddove acquirenti non ci sono. Chi si sente minacciato da questa azione (forte, netta, sostanziale) di Getty Images non deve credere di essere “spacciato”, ma deve capire come orientare il proprio business per trarre vantaggio da questa situazione. Vi possiamo assicurare che i “clienti” che acquistano fotografie non potranno usare questa soluzione per evitare di comprarle. Noi stessi, per fare un esempio piccolo, siamo acquirenti di fotografie, per progetti per nostri clienti o per nostri prodotti di comunicazione ed editoriali. Ogni mese, spendiamo soldi anche solo per pubblicare fotografie su questo spazio editoriale, e curiamo con grande attenzione la scelta delle immagini (ve ne siete accorti?). Bene, noi abbiamo avuto molta più difficoltà ad usare un’immagine gratuita di Getty Images per mostrarvi “l’effetto” che non usare il nostro solito servizio di immagini stock. La foto della prostituta nelle strade, che contratta la propria marchetta (e che per noi era la metafora legata al titolo, provocatorio e ironico), volevamo averla come “immagine in evidenza” di questo post (quella che si vede in alto, e quella che viene riportata nella home page), ma non è possibile, perché per fare questa azione dobbiamo disporre dell’immagine e non del codice di embed. Per di più, l’immagine in evidenza di questo sito richiede una risoluzione minima di 620 pixel, e quella erogata dalla versione gratuita di Getty Images è inferiore e non modificabile.
Insomma: chi riconosce il valore dell’immagine e la usa in modo “serio” non userà le opzioni gratuite di Getty Images, ma queste verranno usate da tanti, e si diffonderà l’uso e la proposta commerciale di immagini fotografiche di qualità, molto più che le parole, o i commenti su Facebook dei fotografi che piangono e si disperano per l’insensatezza di questa scelta. No, la scelta di Getty Images è matura, coerente e contemporanea. Ora sta a noi comprendere e agire di conseguenza, con strategie che non possono essere probabilmente così forti, ma che devono prendere spunto per trasformare un limite in un’opportunità. Sempre e comunque.
Claudio says:
Vorrei solo aggiungere che così facendo Getty Images facilita la vita a chi le immagini le “ruba”.
Infatti con un piccolo trucchetto (click tasto destro del mouse sull’immagine e salva immagine), un utente un minimo smaliziato può tranquillamente salvare l’immagine in questione ad una risoluzione di 507×338 e senza alcun marchio o filigrana.
Per cui, se l’idea potrebbe essere buona, la realizzazione è assolutamente da migliorare…
Luca Pianigiani says:
Ciao Claudio. La questione del “tasto destro” è purtroppo superabile da un semplice “screenshot”. Tutto quello che diventa “analogico” (visibile o ascoltabile da un essere umano) è copiabile. Le persone di Getty lo sanno bene, non hanno bisogno di lezioni in questo senso, sanno bene che non è difendibile. Ma nemmeno il copyright, visto come strumento di protezione è assolutamente vecchio e superato, perché arginabile facilmente. Bisogna trasformare questo limite in opportunità, e in questo Getty ha dato una lezione importante con questa mossa. Porterà a più “furto”? Forse, ma porterà più benefici, come abbiamo scritto. ;-)
Claudio says:
Sicuramente porterà maggiore beneficio a quei grafici (magari al servizio di aziende compiacenti) che prima per utilizzare le immagini aggratis erano “costretti” ad operare con Photoshop per togliere il watermark e adesso potranno risparmiare un sacco di tempo…
Claudio says:
E per amore della precisione, casomai qualcuno pensasse che la risoluzione è comunque bassa, per la foto in questione, la tariffa per il 507×338 su Getty Images è di 50 Euro…
Vittore Buzzi says:
Lamentarsi serve a poco. Il tuo articolo aiuta a capire. Personalmente penso che questo diventerà un alibi per alcuni editori per ridurre ulteriormente il budget destinato alle foto. Il lavoro del fotografo come lo conoscevamo solo 5 anni fa non è più possibile. Però, mai come oggi, è necessario creare contenuti interessanti… siamo sicuramente degli “story teller” (termine abusatissimo) questo non c’entra nulla con la tecnica ma con la capacità di trovare le storie e poi di raccontarle… sono convinto che questa mossa di Getty cambierà ancora il modo di essere fotografi tracciando ancora più nettamente la linea fra professionisti ed amatori. La professione è cambiata se noi non anticipiamo questa tendenze ci troveremo sempre più trafelati ed in difficoltà… adesso tutti si dicono fotografi, torneremo ad essere pochi… :-)
Luca Pianigiani says:
Grazie Vittore, i tuoi interventi sono sempre preziosi
Stefano says:
Una precisazione: le immagini possono arrivare anche a più di 700 euro, non si fermano a 399, dipende dal formato e dalla collezione nelle quali sono inserite.
Una considerazione: con questa mossa Getty diventerà uno dei siti ad altissimo traffico. Diventando appetibile agli sponsor. Questo potrebbe anche significare uno spostamento del business di Getty. Da semplice venditore di contenuti a venditore di contenuti e spazi pubblicitari.
Luckyj says:
Per me cambierà poco per i fotografi che sono su Getty, chi utilizza Google Images continuerà a farlo anche perchè probabilmente non ha mai sentito parlare di banche di immagini, quelli che conoscono Getty sono i fotografi e gli editori un pò più “seri”, e dubito che questi vogliano inserire nel proprio sito un player esterno incontrollabile e poco adattabile. Io non sono su Getty, e la maggioranza delle mie vendite proveniva da piccoli blog che avevano un minimo di cognizione di causa sull’utilizzo delle immagini ( guarda caso tutti stranieri :-)). Vedremo come agiranno i competitor e monitorerò la mia situazione. Comunque per me ormai ci sono solo due strade: o sei una “farm” di immagini percui come nei supermercati, anche se “rubano” una minima quantità di immagini i tuoi profitti ne sono intaccati molto poco, oppure se non puoi esserlo dalle fotografie di stock non slegate da un committente puoi guadagnarci ben poco, quindi tocca fare un passo indietro e diventare i propri agenti cercando clienti che ti paghino per avere una immagine specifica fatta per loro.
Jessica says:
Assolutamente d’accordo! Fu la stessa cosa quando nacque il microstock eppure chi comprese ci campa anche bene! Speriamo nel frattempo di essere un po’ cresciuti come categoria! Buona domenica!
Flavio says:
Sarà ma a me colpisce la quantità di persone che chiede l’uso delle immagini senza prevedere un compenso “ovviamente la citiamo come fonte” come fosse una cortesia e non un dovere a prescindere dal compenso.
Gal Lomellina da incarico ad un’agenzia di Bologna per la creazione di un qualcosa…non ricordo più, mi contatta questa agenzia e mi dice che questo pieghevole verrà distribuito Gratuitamente e per questo mi chiede l’uso di alcune mie foto ma che non hanno budget per un compenso, ovviamente verrei citato come fonte. Sarà ma l’agenzia si fa pagare e il Gal di certo non si sogna di chiedere il lavro gratis, la tipografia si fa pagare perchè nessuno si sogna di chiedere la stampa gratis (nonostante sulla stampa appaia sempre il nome di chi l’ha stampato), il fotografo è l’unico a cui ci si può rivolgere senza prevere un compenso. Luca, capisco la stategia di Getty però bisognerebbe anche lavorare in direzione agenzia delle entrate facendo aggiungere la voce (percentuale lavoro cedutogratuitamente) perchè le macchine fotografiche e computer servono per produrrei anche le mmagi cedute gratis. Non lo dico provocatoriamente, lo dico molto seriamente. È cambiata la cultura e il modo di usufruire le immagini, il metodo di calcolo del nostro reddito no.
Luca Pianigiani says:
Flavio, basta rispondere “no” alle proposte che chiedono gratis cose che non ha senso regalare, se non ha senso farlo. Getty, come spiegato, non sta “regalando” nulla, sta guadagnando e molto da questo approccio. Il problema, andando su un livello “personale” di ciascuno, è capire cosa e quando conviene “regalare” e cosa conviene “non regalare”. Hai fatto caso che per esempio proprio su questo sito si eroga “professionalità” paragonabile a quella di produrre foto (produciamo testi) e non chiediamo nulla? Che è gratis? che le persone possono, se vogliono, ripubblicare quello che scriviamo senza nemmeno chiedere o pagare? La Creative Commons esiste da anni… e ti assicuro che permette di “vivere”….
Paolo Lambertini says:
Molti di noi hanno sempre considerato ridicola la battaglia delle case discografiche alla pirateria musicale, considerandola inutile nei confronti di una tendenza ormai affermata. Come abbiamo visto le soluzioni non sono erano da cercare tra multe e restrizioni ma in proposte alternative, Sporify ne è un esempio. Anche nel mondo della fotografia prima o poi bisogna trovare soluzioni simili, e la proposta di Getty va in questa direzione.
mario says:
Un amico, tempo fa, rinunciò alla docenza in un workshop di un ente abbastanza in vista perchè secondo lui ” mica vado a creare i miei competitor e gratis “. legittimo e comprensibile.
un altro, pensandola diversamente, andò a fare la giornata di workshop per le sole spese e dopo una settimana lo chiamarono in tre del corso per approfondimenti ( pagando) e l’ente di formazione, ritenendo il suo intervento di buona qualità, nell’edizione successiva gli affidò il coordinamento di una parte del corso (pagando) ;-)
ho trovato interessante questa cosa: http://www.youtube.com/watch?v=HGW9MmWVUcA
Beppe says:
Ragazzi buonasera, inutile arroccarsi ma sto verificando sempre più che il nostro e’ un prodotto che si presta molto
Ad essere regalato nell’immaginario di molti nostri clienti.
Sta a noi usare strategie dove far percepire il senso dell’omaggio, ma farsi pagare il giusto per quello che reputiamo
La linea di confine. Se qualcuno non ha mai omaggiato uno scatto in più o qualche dettaglio o quella mezza giornata alla fine di un importante catalogo c’è lo segnali e soprattutto ci insegni la sua strategia. Probabilmente non esiste.
Ho avuto un maestro per soli due giorni e mi ha detto di scegliere bene una nicchia che mi diverte e li cercare in tutti i modi di essere il numero uno. Non credo di esserci ancora riuscito ma i risultati sono davvero buoni. E, sicuramente ho regalato molto.
Dario says:
Luca, forse nel tua articolo manca un pezzetto che fa capire la qualità dell’ operazione.
Infatti nel progetto, che il gruppo Getty ha fatto partire ben più di un’ anno fà, è previsto anche il pagamento di una royalty per ogni visualizzazione dell’ immagine al fotografo che l’ ha prodotta, si tratta di mini royalty, ma se i volumi saranno quelli previsti, potrebbero diventare guadagni di tutto rispetto, ma soprattutto di rispetto del diritto d’ autore.
Pingback: Getty Images e l'apertura del loro archivio fotografico. Tre articoli per capirci qualcosa | Mattia Marasco
Giovanni Salici says:
Sono d’accordo con Falvio!
Purtroppo sembra che questa forse antica filosofia di vita lavorativa non interessi molto, forse perché non si come difenderla. Forse perché il mondo non è giusto.
In ogni caso sono d’accordo con Flavio.
Pippo says:
I contenuti che Getty rende disponibili nei limiti sopra descritti, di chi sono? E’ lecito attendersi che possa esserci una fuga da Getty da parte dei fotografi che caricano le foto su tale agenzia? Che l’azienda possa avere un vantaggio da tale operazione può anche essere, però mi sfugge il vantaggio per i fotografi. Sbaglio qualcosa?
Luca Pianigiani says:
Pippo: cosa vende Getty? Vende foto dei fotografi, che se hanno più visibilità venderanno di più…
Marco says:
Ma che sei un loro agente che li difendo tanto. Avere ammazzato questo lavoro.
Luca Pianigiani says:
Hai proprio capito tutto: il mondo è brutto per colpa mia :-)
Matteo says:
dipende, già i fotografi che lavorano con getty vengono pagati una miseria, io sono nello stock di Getty e mi danno appena il 20%, esempio, se loro fanno una vendita di circa 700 euro io se prendo 100 euro è già tanto, e chi si è fatto il mazzo a fare le foto sono io, quindi in teoria dovrei essere pagato ben di più di un misero 20%…..questa cosa fatta da Getty può anche andare bene, ma mettiamo che la concorrenza, messa alle strette, si metta proprio a dare gratis tutte le foto che hanno in archivio, magari sfruttando i vari scattini della domenica che pur di apparire su un giornale o altro, danno gratis quintali di foto, Getty che farà?
Pippo says:
Io penso che quando si commentano certe scelte di marketing la cautela sia d’obbligo. Prima di affermare il sicuro successo(ed anche l’insuccesso) di questa operazione occorrerebbe aspettare qualche dato, nonché gli effetti sul mercato in generale anche in considerazione delle contromosse delle altre agenzie.
In generale sarebbe bello che le agenzie , prima di adottare scelte così radicali, chiedessero il consenso ai proprietari delle foto. Vuoi tu fotografo aderire all’iniziativa? Bastano due caselle: si e no. perché questa libertà di scelta non viene garantita?
Luca Pianigiani says:
La libertà di scelta deve prevedere la capacità di valutazione, e non sempre è facile tale valutazione. I commenti di questo post ne sono un esempio lampante. E’ ovvio che se viene meno la fiducia tra agenzia e fotografo, il secondo ha diritto sacrosanto di cambiare strada. Ho paura però che i fotografi, troppo fragili anche nella capacità di valutare strategie complesse, possano trovare un territorio “fuori” molto meno positivo di quello che sta “dentro”. Certo, si starà a vedere, ma purtroppo a fronte di scelte coraggiose (e criticabili) da un lato, non sembra esserci all’orizzonte grande capacità organizzativa e una visione di marketing da parte dei singoli. Altre agenzie, in passato, hanno fatto altre scelte, e molte hanno “semplicemente” chiuso, creando imbarazzo, disagio e tristezza molto superiore.
Pippo says:
Una cosa che dovrebbe essere chiara ai fotografi è la seguente: l’interesse dell’agenzia con la quale collaborano non è sovrapponibile all’interesse del contributore. E’ ingenuo pensare che se l’agenzia x guadagna mercato il fotografo y guadagna di più. Bisogna sempre valutare a danno di chi questo risultato si consegue. La guerra dei prezzi (anche indiretta come nel caso di specie) porterà alla progressiva riduzione dei margini e l’intera redditività del settore potrebbe essere compromessa. Tornando alla libertà di scelta, prendo atto del fatto che l’unica vera libertà consista nel chiudere il rapporto con l’agenzia. La fragilità del singolo fotografo dipende soprattutto dallo scarso potere contrattuale di cui dispone, in ragione del quale si trova davanti al “prendere o lasciare”. Comunque voglio proprio vedere le reazioni dei concorrenti e gli effetti sui poveri fotografi in balia delle agenzie. ;)
Alessio says:
Tra le cose… mi è appena arrivata un’email da Getty che dichiara il termine della collaborazione con Flickr per il recupero di contenuti.
Luca Pianigiani says:
Qualche approfondimento sulla questione Getty-Flickr: http://petapixel.com/2014/03/10/flickr-getty-partnership-limbo-contract-expires/
Marco says:
Che bell’ articolo. !!!Sembra uno spot pubblicitario.
Adesso quando andró al supermercato faró la spesa dicendo alla cassa che i prodotti che porto fuori dal negozio non li pago Perchè li faccio vedere in giro e faccio pubblicitá. Ma io spero che vada anche peggio. Se si accettano condizioni di lavoro del genere è solo colpa dei fotografi che si riempiono la bocca di collaborazioni con agenzie internazionali che gli vendono 3 foto al mese a 5 euro. Ma per favore … Ma fatela finita…
Giovanni Salici says:
Io sarò sempre quello che fa la parte del rompiscatole, ma…. più visibilità in quel senso, così come visibilità sui Social Net, visibilità gratuite varie …. non portano a vendere di più! Portano ed hanno portato a quello che stiamo osservando.
Ho aperto un sito gratuito di informazione ed attualità (tanto per fare uno degli esempi), ho lavorato dando contenuti al pubblico, gratuiti, ho messo foto e mostrato il mio lavoro (protetto), parlo di argomenti di cronaca diversamente dai media usuali, non ho peli sulla lingua, offro diversità … voi pensate che da questa operazione messa a disposizione io abbia avuto un riscontro di visibilità? La risposta è “si abbastanza”. Pensate che abbia avuto riscontro economico e che abbia venduto fotografie o più fotograife grazie a questo? La risposta è “certamente no!” Manco la pubblicità di altre aziende mi arriva. Nonostante abbia un numero di visite in ormai 6 anni di tutto rispetto.
Questa non è la strada; non quella del lavoro di artigiani, professionisti, autonomi …. Certo, è la strada dei super mega mercati … in questo caso della fotografia.
Finché si resiste si resiste, poi… andremo a coltivar la terra, come tt il mondo del lavoro in esubero d’altra parte.
In ogni caso se il mondo in generale oggi non è più sostenibile e se bisogna cambiare il passo, forse questo è il passaggio a nord-ovest del mondo fotografico. Per rinascere in altro modo (forse non fotograficamente).
Ciao
Luca Pianigiani says:
Tutti possono rinascere in altri modi. Fino a prova contraria, nessuno ci obbliga a fare nulla o a rimanere in un determinato settore, se proprio si pensa che non è più “sostenibile”. Qui ci occupiamo di renderlo sostenibile, comprendendone le dinamiche, senza disfattismo.
Massimo Lenzo says:
Apprezzo il voler essere costruttivi a tutti i costi ma … un professionista deve fatturare !
Sentire ANCORA parlare della grande opportunità di avere MAGGIORE VISIBILITÁ mi umilia un po’ !
Luca Pianigiani says:
Purtroppo Massimo, anziché umiliarsi, bisognerebbe leggere e capire cosa succede e cosa succederà. Invece si legge in modo affrettato, e non si comprende il significato non tanto di quello che si legge (qui o altrove) ma di dove va il mercato. E invece che seguirlo, anticiparlo, valutarlo, ci si fa prendere dallo sconforto che ci lascia indietro. Prova a rileggere a mente fresca e a non trarre conclusioni che non sono scritte e nemmeno pensate da chi ha pubblicato questa analisi….
Massimo Lenzo says:
ho “riletto a mente fresca”
l’analogia la faccio con iTunes di Apple dove si arricchiscono tutti… meno che i musicisti !
Con Ikea se vuoi, che ha distrutto il settore dell’arredamento
I supermercati che non danno fiato alle piccole aziende
Stessa cosa con la fotografia dove, oltretutto, sul piatto della bilancia vengono messi anche gli amatori !
Luca Pianigiani says:
E quindi? …. Il mondo è difficile, se vuoi arrenditi e cambia strada: qui lavoriamo per costruire il futuro in modo sereno e costruttivo. Scusaci se non appoggiamo la negatività che non porta a nulla ma cerchiamo di trovare strade per superare le crisi
Massimo Lenzo says:
e quindi… penso, e scusami se mi sono permesso di esporre un opinione diversa dalla tua, che la questione analizzata in questo post nello specifico… non è la strada per superare la crisi !
Luca Pianigiani says:
Ciao Massimo, hai citato due esempi che hanno oggettivamente modificato due mercati: quello della musica e quello dei mobili. Hanno fatto del “male”? Chiedilo agli utenti, e chiedilo a te stesso come utente. No, hanno risposto a delle esigenze.
È dovere di qualsiasi imprenditore capire cosa vuole il mercato, individuare una propria fetta di utenti e una proposta che si colloca con un approccio concorrenziale o complementare. Qualsiasi altro discorso purtroppo è privo di senso: se non esiste (più) un mercato ce ne sono mille altri. Indicare come “cattivi” quelli che rispondono (o addirittura anticipano) le esigenze del mercato non porta da nessuna parte e al contrario toglie energie al “fare”.
Ti auguro di trovare una strada di successo, magari anche tramite le porte che apriamo, e che non sono certo per distruggere il mercato, ma anzi per fargli aprire gli occhi. Siamo dalla parte dei piccoli che lottano ogni giorno per sopravvivere, ma usiamo linguaggi e opinioni forti, perché le pacche sulle spalle e i sospiri al vento sono forse “politically correct” ma non portano a nulla.
La manovra di Getty non toglie niente a nessuno, probabilmente porterà solo vantaggi a lei (da quando una grande azienda si preoccupa di altri?), e non toglie comunque business di foto vendute a piccoli blogger: questo mercato NON esiste. È come quando le società discografiche dicono che ogni anno perdono xxx miliardi causa pirateria: chi ruba musica (o foto) non è che sarebbe un acquirente…. Non lo sarà mai.
Spero che possa essere chiaro il nostro pensiero, tanti auguri :-)
Massimo Lenzo says:
ciao Luca
Mi hai praticamente dato del negativo, disfattista, rimbambito che deve rileggere a mente fresca, e mi hai fatto i tuoi auguri per trovare “un’altra” strada di successo, cercando di convincermi che il business di Getty è una possibilità di nuova visibilità !
Rileggiti a mente fresca :)
Ciao ed auguri a te !
Luca Pianigiani says:
Purtroppo è evidente che non vuoi capire i punti di vista: io l’ho fatto, ma proprio non sono in grado di farmi capire da te. Peccato, mi sono impegnato, ma evidentemente non sono capace di farti vedere le cose al di là delle tue convinzioni. Continui a dire che io parlo di “visibilità” e io non parlo di visibilità… forse parliamo due lingue diverse (e sicuramente è colpa mia, tranquillo!). Direi che chiudiamo qui, ognuno della propria opinione.
Massimo Lenzo says:
Continua così Luca, non è facile il tuo ruolo, ed io apprezzo il tuo lavoro.
sinceramente
Massimo.
Pippo says:
Io ribadisco: è abbastanza probabile che Getty abbia dei benefici da questa iniziativa, forse è meno probabile che analoghi benefici vengano goduti dai contributori in generale. Getty legittimamente fa le sue scelte imprenditoriali (sulla cui efficacia è preferibile essere comunque cauti), stiamo a vedere come reagiranno i concorrenti. E’ già disponibile qualche dato sui risultati della novità?
Luca Pianigiani says:
Pippo, “forse” qualche dato sarà disponibile (al management di Getty, che non è detto che vorrà condividire all’esterno) tra un paio di anni. Le analisi delle strategie di questo tipo non si fanno dopo una settimana… ;-)
Pippo says:
Ci mancherebbe…pensavo solo a qualche indicazione parziale sull’andamento delle vendite. ;) Penso che certe iniziative pubblicitarie “shock” (anche se alla fine la portata concreta di questa innovazione mi pare tutto sommato limitata) dovrebbero produrre qualche effetto tangibile già dai primi mesi. Stiamo a vedere.
Luca Pianigiani says:
Non ce la daranno di sicuro… l’argomento è troppo “profondo” per condividerlo pubblicamente immagino. E comunque davvero ci vorranno molti mesi per capire cosa succederà in generale. Noi rimaniamo connessi!
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