E’ tanto che non andate in edicola? Beh, avete un’occasione per farlo, ed è un’occasione storica. National Geographic (versione “originale”), perché si festeggiano i 125 anni dalla fondazione di questa prestigiosa testata, simbolo – fortunatamente vivente – della forza e del valore della fotografia, che tanto deve a National Geographic, almeno quanto è vero il contrario. E non è il caso che questo numero è dedicato proprio alla fotografia: “The Photo Issue”, e nemmeno è un caso che in copertina ci sia la fotografia che, in assoluto, la fotografia simbolo di Sharbat Gula, la ragazza afgana della fotografia di Steve McCurry del 1984 (una storia che è stata poi raccontata, in un video che propone quella che è stata definita la spedizione “Search for the Afghan Girl”).
Insomma, trattasi di reliquia, in attesa di andare in edicola, abbiamo sfogliato un paio di pagine, che trovate qui, ma che ovviamente non devono portarvi a soddisfare la vostra curiosità: qualsiasi fotografo che ami la fotografia non può non avere questo numero di NG. Ma è anche l’occasione per fare una riflessione seria sul passato, sul presente e sul futuro della fotografia di documentazione e di reportage. In tante occasioni abbiamo parlato del ruolo dell’editoria digitale, ma in questa sede vorremmo andare più a fondo, e parlare di strumenti di narrazione, di ritmo di fruizione, e specialmente di pubblico. Parliamo per un attimo di numeri, che non sono ovviamente tutto, ma sono un inizio di dialogo.
Secondo l’ABC (Audit Bureau of Circulations) nel 2012 questi sono “numeri” della circolazione di National Geographic negli USA e sui media digitali (che ovviamente non hanno “confini”)
4.2 milioni di copie cartacee e digitali National Geographic (USA)
2.9 milioni di app scaricate di National Geographic International
19.4 milioni di visitatori unici sul sito NationalGeographic.com
11.7 milioni di “Like” su Facebook
2.7 milioni di followers su Twitter
5.5 milioni di utenti della newsletter
In totale sono quasi 31 milioni di utenti globali al mese.
Dal punto di vista mondiale, National Geographic ha invece circa 8,3 milioni di copie vendute al mese, in 38 lingue, come da sua dichiarazione ufficiale. Sul versante digitale (fonte Mashable) sono invece 330 mila abbonati (compresi quelli solo digitali e quelli che accedono alla versione digitale come diritto per essere abbonati a quella cartacea). Le piattaforme digitali sono: iPad, iPhone, Kindle Fire e Nook.
Questi dati possono essere interessanti per studiare una serie di elementi: che la carta vince sulle pubblicazioni digitali (ovvio), che il web vince su tutti (altrettanto ovvio). Quello che però non appare così chiaro è che se guardassimo l’età media degli utenti, ci accorgeremmo che la lettura delle riviste cartacee è “un mondo diversamente giovane”, qui trovate una statistica che dichiara che nel 2012 l’età media dei lettori di riviste si attesta attorno ai 49 anni. I giovani – ne abbiamo conferma evidente, visto che teniamo corsi di editoria digitale a giovani che hanno un’età compresa tra i 22 e i 25 anni – non hanno quasi nessuna “relazione” con le riviste, preferiscono usare altri media per informarsi e per distrarsi/intrattenersi. E, uno dei motivi principali, è senz’altro legato ai ritmi di fruizione e di aggiornamento ai quali le nuove generazioni sono abituati.
Non si può dire certo che National Geographic non abbia guardato e agito da leader anche nel settore digitale, sia riproponendo i preziosi contenuti finora pubblicati (strepitoso il cofanetto di DVD che contiene i PDF di tutti i 1400 numeri che raccolgono 8000 articoli, 200 mila fotografie e centinaia di mappe, il tutto a 49,95 dollari), sia proponendo nuove forme di contenuti, nati per una fruizione digitale, come per esempio questo progetto che ha fatto uso di droni per fotografare i leoni nel loro habitat più “privato”, impossibile da raggiungere da un fotografo armato di macchina fotografica. E nemmeno si può dire nulla sulla capacità di generare interesse usando i nuovi canali della fotografia, come per esempio Instagram: NatGeo on Instagram conta 2.873.601 followers.
L’esperienza di questo grande editore sopravvive alla crisi dell’editoria con una formula che è fatta da grandi contenuti (fotografie, ma anche testi), da una qualità senza compromessi, da capacità di vedere oltre e quindi di raggiungere un pubblico variegato, e per finire da una concorrenza che non può nemmeno avvicinarsi a questo prodotto. Al tempo stesso, questo tempio della tradizione della fotografia, è anche una piattaforma che per guardare al futuro non può rimanere ferma. Neanche alla semplice percezione di quello che è, oggi, la fotografia e i ritmi di fruizione di cui parlavamo prima. Il ritmo delle pagine che si sfogliano, delle immagini sulle quali soffermarsi molti secondi (per non dire minuti) è un ritmo che non è più contemporaneo, ma sono in tanti a credere che sia, al contrario, ancora attuale. Non morirà mai, non c’è dubbio su questo, ma la fotografia merita molti più spazi ed opportunità di quelle che vengono confinate a questo tipo di uso. Lo specchio dei 31 milioni di utenti di National Geographic al mese (diciamo 34 milioni, se ci mettiamo anche gli utenti di tutto il mondo, non solo quelli delle statistiche dell’ABC), solo 8 milioni sono utenti dell’edizione cartacea, gli altri sono utenti “digitali”. Non è solo questione che da un lato abbiamo un prodotto venduto (edizione cartacea e in piccola parte quella sui tablet) contro uno gratuito (Web, Twitter, Facebook, Newsletter), perché sarebbe comunque superiore a prescindere. E il business anche per NatGeo sta accelerando verso il digitale: Declan Moore, Nat Geo’s president of publishing and digital media ha dichiarato (sempre a link di Mashable che abbiamo citato poche righe fa) che il fatturato derivato dai prodotti digital, compresa l’advertising e la vendita di pubblicazioni, è già al 10%. E ovviamente crescerà, anche perché al tempo stesso è evidente da tutte le statistiche che gli investimenti pubblicitari stanno snobbando sempre più le pubblicazioni cartacee, proprio perché il problema non è solo raggiungere un numero elevato di utenti, ma soprattutto utenti “giovani” (che hanno disponibilità e anche propensione a spendere, specialmente nell’ambito dei prodotti che maggiormente vengono pubblicizzati in questi ultimi anni).
Nel festeggiare il compleanno di NatGeo, leggendo questo fantastico numero, guardando le meravigliose fotografie contenute, è il momento di cambiare rotta: che mantiene agganci con la tradizione storica di questo linguaggio, ma che trova nella sua innovazione narrativa (immagini che creano una storia, animazioni, video, integrazioni tra foto e suoni, interazioni, esplorazioni, stupore e fascino) una sua evoluzione e un suo futuro.