Il ruolo dell’immagine nel futuro dell’informazione “sostenibile”

Il ruolo dell’immagine nel futuro dell’informazione “sostenibile”

Dopo due settimane di discussione sul ruolo, all’interno della economia dell’immagine, dell’acquisto di Unsplash da parte di Getty Images, il dialogo non si interrompe, e crediamo che ci siano le basi per creare un vero e proprio percorso di approfondimento e, secondo noi, anche di formazione. La chiave del discorso è tentare di cavalcare le esigenze di un mercato che dimostra di avere sempre più bisogno di immagini di alta qualità, ma in forma gratuita (o in modalità Freemium, quindi inizialmente gratuita e poi con una versione “premium” a pagamento). Stiamo raccogliendo dati, informazioni, strategie, visioni e sappiamo che questo “mettere insieme i puntini” è sempre l’anticamera di qualcosa di importante e di molto costruttivo, quindi aspettatevi che possa nascere qualcosa di utile, su cui discutere. Stimiamo per questo inizio di estate, al più tardi per settembre, ma partirà a breve un tam tam di raccolta, stay tuned.
Nel frattempo, ci guardiamo attorno, e vediamo come l’informazione (il fotogiornalismo è informazione, giusto?… peccato che spesso si dimentica questo ruolo) stia trovando strade di monetizzazione dei contenuti che rendono sempre più sostenibile l’idea che un certo numero di utenti sono disposti a pagare per l’informazione di qualità, e ancora una volta si dimentica (molti dimenticano) che il vantaggio dell’immagine rispetto al contenuto scritto è che l’immagine è universale, la parola scritta è invece legata ad un idioma che spesso genera blocchi. E non solo la parola scritta è spesso un muro invalicabile, anche la parola… parlata, eppure sempre più si parla di allargare il fenomeno dei podcast ai contenuti a pagamento: lo ha annunciato Apple di recente durante il suo ultimo keynote, e lo aveva dichiarato precedentemente anche Spotify. Ottimo, molto interessante (e ci sono molti argomenti correlati alla monetizzazione dei podcast con politiche che hanno finora funzionato bene, anche senza i programmi di abbonamento, ma usando altre strategie di sponsorizzazioni, altro tema da aggiungersi al discorso generale), ma rimane il vincolo della comprensione: quanti sono i podcast che sono distribuiti in lingue per noi inaccessibili? Non possiamo iniziare a pensare a servizi di informazione che si basano sull’immagine, che possono trovare una strada di monetizzazione? Oppure – anche non da soli – lavorare su progetti dove immagine e informazione scritta (parlata, video) possono integrarsi e creare qualcosa che punta all’economia dell’indipendenza? Proprio in questo periodo un nuovo giornale online, L’indipendente, sta raccogliendo sostanziosi contributi sulla piattaforma di crowdfunding Produzioni dal Basso, con un risultato che ha quasi oltrepassato il doppio del budget richiesto, e mancano ancora moltissimi giorni per la chiusura della campagna. E’ un progetto che, come dichiarano, proporrà (e già propone, il sito è già online qui):
Le notizie più importanti, verificate e senza filtri: questo vogliamo offrirvi. E lo faremo senza utilizzare titoli clickbait, senza alcun tipo di pubblicità e con un’attenzione rigorosa ad evitare qualsiasi fake news.
Come l’indipendente, ci sono decine di realtà, parlando della sola Italia, che stanno dando soddisfazione dal punto di vista della sostenibilità alle persone che li hanno lanciati. Persone, non “aziende”, ed è questa la grande innovazione: oggi la strada è aperta per singole persone che fanno, sanno fare, vogliono fare grandi contenuti. I business model sono tanti, le piattaforme sono tantissime e sono tutte da analizzare e valutare. Ma torniamo a dire che sono pochissime le esperienze che puntano sulle immagini, il motivo è perché “le immagini non funzionano”? NO. Forse perché le immagini le persone non sono disposte a pagarle? NO, e gli argomenti che abbiamo trattato qualche settimana fa, circa i pagamenti che diventano sempre più legati alle piattaforme NFT lo dimostrano ogni giorno, se volete qui l’ultimo esempio e qui, se volete, il penultimo
Ma tutto questo ci porta anche a vedere il mondo da una prospettiva che non si ferma ai prossimi tre mesi o al prossimo anno. Un paio di giorni fa, il Corriere della Sera ha festeggiato i suoi 145 anni, è ha fatto uno speciale dedicato alla visione dei prossimi 145 anni del ruolo dei giornali e dell’informazione, qui trovate un riassunto, l’inserto era di diverse decine di pagine e vi consigliamo magari di recuperarlo. Non vogliamo guardare così in avanti, ma i prossimi anni ci porteranno ad evoluzioni che sono davvero inimmaginabili. Si cerca di capire (dovremmo capire molto meglio) le potenzialità delle connessioni 5G (che creeranno, stanno creando, nuovi metodi e approcci alla comunicazione, specialmente visiva e multimediale), e abbiamo già la scienza (ma anche la politica, e ovviamente il business) che lavora al prossimo 6G, dove si prevedono connessioni da 1TB al secondo, che dovrebbero portare, nella mente dei visionari (quelli così pazzi da credere di poter cambiare il mondo, e che poi sono quelli che il mondo lo cambiano sul serio), ad una totale fusione tra fisico e virtuale e dove si ipotizza  che lo smartphone diventerà un oggetto d’antiquariato sostituito da degli alter ego digitali. E cosa saranno? Immagini… qualcuno deve prendere, anche nel nostro settore, queste idee e provare ad interpretarle.
Ci vediamo presto, probabilmente su una nuova piattaforma di interazione e di incontro a parlare, imparare, costruire questo futuro: quello più vicino e, se possibile, anche quello più lontano, perché il futuro richiede allenamento.

Foto in apertura: ERROR 420 📷 on Unsplash

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