Ho ricevuto diverse segnalazioni/richieste: com’è che, dopo essere stato tra i primi a parlare della “chiusura” della Polaroid, poi non hai subito segnalato le buone notizie, appena sono state annunciate? Prima di tutto, tendiamo a non parlare di quello di cui parlano già tutti: blog, siti, giornali... tutti hanno parlato della “rinascita della Polaroid“, e della curiosa mossa di assumere Lady Gaga come “direttore creativo” per studiare nuovi prodotti (non per mettere la sua faccia o il suo nome… proprio per studiarli, dal punto di vista creativo). In seconda battuta, la situazione non mi è chiara… ho passato un bel po’ di tempo ad approfondire (sono sicuro che in pochi abbiano capito come stanno realmente le cose), e quando ho approfondito abbastanza da capire i meccanismi commerciali e aziendali, continuo a capire poco. Magari… insieme, ripercorrendo i passi, possiamo capire insieme.
Allora, sappiamo che Polaroid ha gestito il passaggio al digitale con acume poco… acuto (quanto vorrei avere tra le mani i “grandi capi” di questa azienda che l’hanno guidata, tra il ’90 e il 2000). L’azienda che per prima doveva fare passi da gigante verso il digitale, non solo non ha fatto nulla, ma non ha nemmeno combattuto su un fronte opposto, come fa per esempio Lomography che è riuscita dal (quasi) nulla a creare una tendenza molto “cool” nell’uso della tecnologia analogica. Semplicemente… non ha fatto nulla, e alla fine è crollata. Chi ricorda quello che era il padiglione di Polaroid alla Photokina, negli anni d’oro, non poteva credere al fatto che potesse crollare così…
I fatti più moderni hanno portato ad un passaggio di mani del marchio, non sto a fare storia, sta di fatto che ora il marchio Polaroid è di proprietà della PLR IP Holdings, LLC. A sua volta, PLR ha fatto un accordo di 5 anni con Summit Global Group per la produzione e la commercializzazione – sotto il marchio Polaroid – di fotocamere digitali, cornici digitali e specialmente le PoGo, fotocamere dotate di stampanti Zink (Zero INK), tecnologia nata al di fuori del gruppo (da una società che nulla aveva a che fare, ne abbiamo parlato anni fa), ma trasformata in un punto di forza: primo vero colpo di acume, perché unisce la ripresa digitale alla stampa su carta, per dare agli utenti un doppio modo di vivere la fotografia. Se si va a vedere il sito di Polaroid, si parla di queste cose, e di nient’altro, se escludiamo il social network fotografico (Polaroid Studio). Stiamo dicendo che Polaroid, nel suo meccanismo di business, nemmeno si ricorda di “essere un produttore di pellicole”: sul sito ufficiale, non se ne parla proprio!
A questo punto, perché si parla di Polaroid? Se la Polaroid nemmeno si ricorda di pellicole, allora… di cosa si sta parlando? Beh, un po’ di tempo fa, è nato un progetto “impossibile“, anche nel nome, non a caso è stato chiamato “The Impossible Project“, e la società, Impossible b.v., che è riuscita ad acquisire l’intero magazzino di pellicole prodotte e la possibilità di gestire uno degli unici due impianti ancora esistenti, sebbene chiusi, di Polaroid: quello olandese di Enschede (quello messicano ce lo siamo giocati…). Il progetto, ancora più complesso, non è quello di tornare a produrre le vecchie pellicole, ma sviluppare nuovi progetti (sembra tutti basati sul formato compatibile con le macchine SX-70 e 600). Tra questi, anche nuove emulsioni sviluppate in collaborazione con Ilford Photo. E – siamo sicuri – ci saranno molte novità e molte evoluzioni attorno a questo progetto, che ovviamente è affascinante, si basa su un’esigenza latente, su un movimento culturale che cerca di recuperare (o di non perdere) il gusto di questo lessico visivo. Condivisibile, vero?
Mmm… il dubbio viene qua. Premetto: ho amato e amo le Polaroid, ho vissuto l’Era che richiedeva una Polaroid per verificare l’immagine scattata con il banco ottico, prima di esporre le pellicole in studio, ho amato il negativo bianco e nero della Polaroid Type 55, così ricco di dettagli e di sfumature. Ho ancora un mio ritratto che mi ha scattato Joe Oppedisano con la Polaroid 50×60. Il problema è capire: cosa c’è dietro questo progetto? Una meravigliosa intuizione commerciale, oppure una reale esigenza di mercato? Se abbiamo smesso tutti di usare le Polaroid, non ci sarà forse un motivo? E se in molti (dove “molti” sono forse l’1% dei più appassionati di fotografia, non certo del globale degli utenti della fotografia), ancora la cercano non è forse per la paura… di averla persa? La rincorsa per accaparrarsi le ultime emulsioni, in parte anche scadute, non è legata indissolubilmente al desiderio di possedere qualcosa che in pochi possono ancora avere tra le mani? Ci sono persone che del linguaggio Polaroid ne hanno fatto una strada netta, ovviamente si può pensare a Maurizio Galimberti, e tanti che vedono nell’unicità della copia un valore artistico molto forte. Altri ancora, vedono nella manipolazione “fisica” il vero valore delle pellicole Polaroid, perchè la manipolazione “fisica” è – di per sé – superiore a quella digitale… almeno agli occhi di molti. Si parla poco di quello che forse è stato il maggiore valore delle “Polaroid”, che era il senso di condivisione delle immagini tra gli amici e parenti, un modo di vivere la fotografia tutto speciale, il primo vero “social network fotografico”, decenni prima di Flickr e di Facebook… mentre tutti parlano di “risultato estetico“, di “fisicità” e di unicità dello scatto Polaroid.
Non voglio demonizzare le passioni, non faccio finta di non capirne il fascino ed anche il valore storico e culturale. Dico che… a volte bisogna anche comprendere quali sono le conquiste, e specialmente chi sta conquistando chi… siamo noi, fotografi ed appassionati, che riusciremo ad avere di nuovo il gusto del passato, oppure è un attento progetto di marketing che ha deciso di catturarci, proponendoci il sapore del passato e dei bei tempi in pillole biodegradabili al costo altissimo? E, peggio ancora, non stiamo delegando la nostra creatività ad un supporto? Ad un linguaggio-effetto? Una foto brutta diventa bella se scattata in Polaroid? A volte… ho paura che sia successo, che possa succedere. E so che irriterò molti appassionati… ma non sono convinto che sia necessario il supporto antico per far rinascere vecchie passioni. Specialmente perché si cade nel trucco… quello che tanto si critica nell’uso del digitale. Un filtro di Photoshop è “cheap“, l’uso di una pellicola Polaroid invece è “cool“… perché? In questi giorni mi sto interrogando molto su questo, perché mi sono trovato ad usare soluzioni che mi hanno ricordato molto il gusto del passato, ma non sono “fisiche”, sono virtuali, sono “effetti”, sono “trucchi”, ma non per questo devono essere interpretati come “inferiori” o non meritevoli di attenzione. Un ottimo esempio è l’applicativo Lo-Mob per iPhone, che permette di elaborare in stile “vintage” le immagini scattate (o copiate) sul telefonino di Apple. Nella foto di introduzione (già… forse qualcuno potrebbe avere pensato fosse una Polaroid “originale”) e qui sotto potete trovare qualche esempio… robetta da nulla, sono scatti fatti per gioco dal sottoscritto, quindi nulla di “artistico” (al limite wannabe…). Si usa, come potete vedere, il look and feel delle Polaroid, e probabilmente si tratta anche di un banale scimmiottamento. Ma non rischiamo di inseguire un altro tipo di “scimmiottamento” cercando nelle pellicole pellicole Polaroid una strada di creatività?
In definitiva, quello che volevamo dimostrare, o quantomeno discutere, è che la nostra creatività non dovrebbe appoggiarsi sugli “strumenti”, ma solo sulle idee. Facile da dire, quando si parla di “cose nuove”, ma dannatamente difficile quando si guarda al passato… ma in definitiva (e fino a prova contraria, “Replicanti” a parte), siamo umani.
sante castignani says:
Condivido al 100 per cento. Quando mancano le idee, ci si aggrappa alle forme. Ci sono talmente tanti mezzi di espressione, che una affezione morbosa a uno solo, se diventa moda, nasconde qualcosa. La fotografia sta morendo. Oramai gli argini sono crollati, e tante tecniche si mescolano in un unico bacino: quello dell’immagine, fissa o meno.
Ogni lutto ci priva di qualcosa, e nella ricerca del nostro vissuto si condensa il tentativo di esorcizzare le nostre paure.
La risposta alla tua domanda iniziale è, purtroppo (ma anche no) scontata :-)
sante castignani says:
Condivido al 100 per cento. Quando mancano le idee, ci si aggrappa alle forme. Ci sono talmente tanti mezzi di espressione, che una affezione morbosa a uno solo, se diventa moda, nasconde qualcosa. La fotografia sta morendo. Oramai gli argini sono crollati, e tante tecniche si mescolano in un unico bacino: quello dell’immagine, fissa o meno.
Ogni lutto ci priva di qualcosa, e nella ricerca del nostro vissuto si condensa il tentativo di esorcizzare le nostre paure.
La risposta alla tua domanda iniziale è, purtroppo (ma anche no) scontata :-)
sigrid says:
E una riflessione molto interessante. E mi interessa particolarmente la parte in cui l’effetto polaroid si riversa nel digitale. Anch’io per un po’ sono stata a giocare molto con un’applicazioncina ‘polaroid’ per iphone, e anche a me aveva fatto molto riflettere quel gesto. In effetti, probabilmente, non ‘va bene’ fare delle immagini mediocri con un effetto polaroid creato appositamente per l’iphone. Semmai andrebbero esplorate le possibilità (chissà perché ma penso ai margini delle possibilità) dell’iphone stesso, quello probabilemente sarebbe un’ esplorazione degna al pari di ciò che hanno fatto gli utenti polaroid tempo fa. Non l’utilizzo di un facile e comodo filtro, per quanto meraviglioso sia :)
sigrid says:
E una riflessione molto interessante. E mi interessa particolarmente la parte in cui l’effetto polaroid si riversa nel digitale. Anch’io per un po’ sono stata a giocare molto con un’applicazioncina ‘polaroid’ per iphone, e anche a me aveva fatto molto riflettere quel gesto. In effetti, probabilmente, non ‘va bene’ fare delle immagini mediocri con un effetto polaroid creato appositamente per l’iphone. Semmai andrebbero esplorate le possibilità (chissà perché ma penso ai margini delle possibilità) dell’iphone stesso, quello probabilemente sarebbe un’ esplorazione degna al pari di ciò che hanno fatto gli utenti polaroid tempo fa. Non l’utilizzo di un facile e comodo filtro, per quanto meraviglioso sia :)
gantico says:
a proposito di Polaroid app, ce n’è una da provare assolutamente sul Mac e sul PC. Probabilmente non tanto per il valore artistico, ma perchè è maleddatmente divertente. Si scarica gratuitamente ed eventualmente si fa una donazione allo sviluppatore se è particolarmente gradita:
http://www.poladroid.net/
Tra le caratteristiche:
• Easy to use: Drag & Drop
• Generate High-resolution pictures
• “ready-to-print” with a Polaroid design
• Funny : only 10 treatments per session, like the content of a cartridge;
• interactive: look at the demo (si possono “agitare” le immagini per accelerare lo sviluppo…);
• random and realistic Polaroid-like colors variation…
gantico says:
a proposito di Polaroid app, ce n’è una da provare assolutamente sul Mac e sul PC. Probabilmente non tanto per il valore artistico, ma perchè è maleddatmente divertente. Si scarica gratuitamente ed eventualmente si fa una donazione allo sviluppatore se è particolarmente gradita:
http://www.poladroid.net/
Tra le caratteristiche:
• Easy to use: Drag & Drop
• Generate High-resolution pictures
• “ready-to-print” with a Polaroid design
• Funny : only 10 treatments per session, like the content of a cartridge;
• interactive: look at the demo (si possono “agitare” le immagini per accelerare lo sviluppo…);
• random and realistic Polaroid-like colors variation…
roberto zanni says:
tutto molto bello il passato
ma proprio perchè è passato
cosa penseremo di questi anni infelici
a raccogliere pixel con una maschera di contrasto su Photoshop ?
La pellicola dava a noi questo senso di eternità che cerchiamo continuamente
nella nostra vita.
In fondo noi cerchiamo di creare qualcosa di unico (polaroid) che abbia l’illusione di eternità
Con un file digitale replicante,replicato,scalcinato,elaborato,inviato,invisibile non ci ridà
questa illusione
e tutta la vita che abbiamo sognato davanti diventa relativa e effimera
la materia è così importante per noi che diventa parte del nostro essere?
Diventa parte della nostra creatività ?
Comunque, grazie Polaroid.
Luca Pianigiani says:
Ciao Sigrid. Una delle esplorazioni interessanti, in effetti, è proprio l’uso di strumenti “poveri” come l’iPhone (dal punto di vista fotografico): personalmente, dopo vent’anni di fotografia “scritta e discussa” ho ritrovato la passione del fotografare con un cellulare Nokia, che faceva foto così pessime dal punto di vista qualitativo dal risultare (almeno a me) affascinante. La cosa importante è, credo, usare gli stimoli che accendono le lampadine della nostra mente a volte assopita (o intorpidita, o annoiata, o delusa), per raggiungere un livello più elevato di visione, e nuovi orizzonti di creatività. Si dece sempre che non conta lo strumento, ma le idee… vorrei che fosse così per tutto, e non solo nel “digitale”. Detto questo, sto facendo prove per usare gli “effetti” Lo-Mob usando immagini scattate con altre fotocamere, e poi trasferite sull’iPhone. Anche questa è ricerca, come quella della camera oscura, del recupero di vecchie forme e strumenti passati, eccetera… sarebbe bello condividerle.
roberto zanni says:
tutto molto bello il passato
ma proprio perchè è passato
cosa penseremo di questi anni infelici
a raccogliere pixel con una maschera di contrasto su Photoshop ?
La pellicola dava a noi questo senso di eternità che cerchiamo continuamente
nella nostra vita.
In fondo noi cerchiamo di creare qualcosa di unico (polaroid) che abbia l’illusione di eternità
Con un file digitale replicante,replicato,scalcinato,elaborato,inviato,invisibile non ci ridà
questa illusione
e tutta la vita che abbiamo sognato davanti diventa relativa e effimera
la materia è così importante per noi che diventa parte del nostro essere?
Diventa parte della nostra creatività ?
Comunque, grazie Polaroid.
Luca Pianigiani says:
Ciao Sigrid. Una delle esplorazioni interessanti, in effetti, è proprio l’uso di strumenti “poveri” come l’iPhone (dal punto di vista fotografico): personalmente, dopo vent’anni di fotografia “scritta e discussa” ho ritrovato la passione del fotografare con un cellulare Nokia, che faceva foto così pessime dal punto di vista qualitativo dal risultare (almeno a me) affascinante. La cosa importante è, credo, usare gli stimoli che accendono le lampadine della nostra mente a volte assopita (o intorpidita, o annoiata, o delusa), per raggiungere un livello più elevato di visione, e nuovi orizzonti di creatività. Si dece sempre che non conta lo strumento, ma le idee… vorrei che fosse così per tutto, e non solo nel “digitale”. Detto questo, sto facendo prove per usare gli “effetti” Lo-Mob usando immagini scattate con altre fotocamere, e poi trasferite sull’iPhone. Anche questa è ricerca, come quella della camera oscura, del recupero di vecchie forme e strumenti passati, eccetera… sarebbe bello condividerle.
paolo callipari says:
Bellissima riflessione, non posso che trovarmi in totale accordo. si, è bene e necessario conoscere più mezzi d’espressione, non dimenticare le vecchie tecniche ma sempre guardando al presente e futuro, però, sarà una banalità, ma senza idee non si arriva da nessuna parte.
P.s.
piccola lamentela.
muoio dalla voglia di partecipare a questi benedetti jumper camp sulle riprese video con reflex, ma impegni lavorativi continuano a non permettermi di lasciare Roma nel periodo previsto.
Dai fate qualcosa anche qui, vi prego
paolo callipari says:
Bellissima riflessione, non posso che trovarmi in totale accordo. si, è bene e necessario conoscere più mezzi d’espressione, non dimenticare le vecchie tecniche ma sempre guardando al presente e futuro, però, sarà una banalità, ma senza idee non si arriva da nessuna parte.
P.s.
piccola lamentela.
muoio dalla voglia di partecipare a questi benedetti jumper camp sulle riprese video con reflex, ma impegni lavorativi continuano a non permettermi di lasciare Roma nel periodo previsto.
Dai fate qualcosa anche qui, vi prego
Silvia Coluccelli says:
alla domanda “la polaroid ha ancora senso?” io risponderei “sì e no ” a seconda delle due prospettive da cui si considera l’ argomento.
La prospettiva di chi l’ immagine la fa e la prospettiva di chi ne fruisce.
Per chi l’ immagine come me la produce, sono sicura che la polaroid come supporto e come procedimento per arrivare all’ immagine finale, sia insostituibile da qualsiasi filtro di photoshop o da qualsiasi applicazione per iphone.
L’ unicità del risultato finale, a volte voluto altre meno, la capacità e lo studio che ci sono dietro se consideriamo ad esempio il distacco di emulsione piuttosto che il trasferimento, la sensazione tattile, l’ odore inconfondibile di chimica….tutto ciò non è paragonabile ad un “doppio click –>applica filtro polaroid –> et voilà…. il risultato finale eccolo qua.
Questo però è un modo di vedere la cosa in modo un pò egoistico e forse anche un pò elitario.
Diciamocelo, a me dà un pò fastidio che in 2 secondi, senza nessuna preparazione o competenza, si possa arrivare ad un risultato digitale simile a quello ottenuto da di chi la polaroid la studia da anni.
Dunque, per chi usa la polaroid dico sì, ha ancora senso.
Dal punto di vista del destinatario finale invece, ciò che conta è il risultato e l’ emozione o il messaggio che l’ immagine riesce a trasmettergli. Attraverso quale mezzo ci si arrivi….è un “problema” del fotografo. Se guardo le immagini “finte polaroid” che hai pubblicato, da semplice spettatrice non c’ è molto differenza dalla “polaroid vera” di apertura del tuo articolo.
In questo caso per me, fruitrice dell’ immagine, il messaggio e la bellezza mi arrivano indipendente dal mezzo, ma grazie all’ idea e alla sensibilità del fotografo.
è una questione di evoluzione tecnologica. ci sarà sempre qualcuno che guarderà con nostalgia al passato “appena passato”. ma chi adesso, guardando 2 quadri del 400 uno dipinto con i tradizionali colori a tempera (usati fin dall’ antichità) ed uno dipinto con i più “innovativi” colori ad olio, svaluterebbe quest’ ultimo perchè “troppo tecnologico”?
Silvia Coluccelli says:
alla domanda “la polaroid ha ancora senso?” io risponderei “sì e no ” a seconda delle due prospettive da cui si considera l’ argomento.
La prospettiva di chi l’ immagine la fa e la prospettiva di chi ne fruisce.
Per chi l’ immagine come me la produce, sono sicura che la polaroid come supporto e come procedimento per arrivare all’ immagine finale, sia insostituibile da qualsiasi filtro di photoshop o da qualsiasi applicazione per iphone.
L’ unicità del risultato finale, a volte voluto altre meno, la capacità e lo studio che ci sono dietro se consideriamo ad esempio il distacco di emulsione piuttosto che il trasferimento, la sensazione tattile, l’ odore inconfondibile di chimica….tutto ciò non è paragonabile ad un “doppio click –>applica filtro polaroid –> et voilà…. il risultato finale eccolo qua.
Questo però è un modo di vedere la cosa in modo un pò egoistico e forse anche un pò elitario.
Diciamocelo, a me dà un pò fastidio che in 2 secondi, senza nessuna preparazione o competenza, si possa arrivare ad un risultato digitale simile a quello ottenuto da di chi la polaroid la studia da anni.
Dunque, per chi usa la polaroid dico sì, ha ancora senso.
Dal punto di vista del destinatario finale invece, ciò che conta è il risultato e l’ emozione o il messaggio che l’ immagine riesce a trasmettergli. Attraverso quale mezzo ci si arrivi….è un “problema” del fotografo. Se guardo le immagini “finte polaroid” che hai pubblicato, da semplice spettatrice non c’ è molto differenza dalla “polaroid vera” di apertura del tuo articolo.
In questo caso per me, fruitrice dell’ immagine, il messaggio e la bellezza mi arrivano indipendente dal mezzo, ma grazie all’ idea e alla sensibilità del fotografo.
è una questione di evoluzione tecnologica. ci sarà sempre qualcuno che guarderà con nostalgia al passato “appena passato”. ma chi adesso, guardando 2 quadri del 400 uno dipinto con i tradizionali colori a tempera (usati fin dall’ antichità) ed uno dipinto con i più “innovativi” colori ad olio, svaluterebbe quest’ ultimo perchè “troppo tecnologico”?
Luca Pianigiani says:
Silvia, grazie del tuo commento… Un solo piccolo dettaglio: “anche” la foto di apertura è fatta con iPhone e elaborata con LoMob…. Come vedi il “come” è meno importante del “cosa”… ;-)
Luca Pianigiani says:
Silvia, grazie del tuo commento… Un solo piccolo dettaglio: “anche” la foto di apertura è fatta con iPhone e elaborata con LoMob…. Come vedi il “come” è meno importante del “cosa”… ;-)
Silvia Coluccelli says:
Ti leggo sempre. Per me é un piacere poter dir la mia su un argomento che mi sta a cuore.
La tua risposta non fa altro che rafforzare la seconda parte del mio commento.
Oggi per la maggior parte dei casi, siamo abituati a vedere immagini attraverso monitor, per cui sotto forma di pixel…prive di materia, tatto, odore. Penso che in pochi, ed io evidentemente non sono tra quelli:), riuscirebbero a distinguere la tua immagine da una vera polaroid se non avendola fra le mani.
Silvia Coluccelli says:
Ti leggo sempre. Per me é un piacere poter dir la mia su un argomento che mi sta a cuore.
La tua risposta non fa altro che rafforzare la seconda parte del mio commento.
Oggi per la maggior parte dei casi, siamo abituati a vedere immagini attraverso monitor, per cui sotto forma di pixel…prive di materia, tatto, odore. Penso che in pochi, ed io evidentemente non sono tra quelli:), riuscirebbero a distinguere la tua immagine da una vera polaroid se non avendola fra le mani.
Francesca Pompei says:
Caro Luca, i tuoi spunti di riflessione sono sempre stimolanti.
Piccola digressione: Polaroid a parte, se ti ricordi, in passto ebbi a “polemizzare” sulla questione video/fotografia (l’approccio concettuale immagine in movimento vs immagine fissa…). Oggi, grazie anche al tuo aiuto mi sono ricreduta e, come dici tu, penso sia un treno che valga la pena non perdere. Per questo mi unisco alla richiesta di Paolo Callipari: a quando un Jumper Camp interessantissimo come quello che si sta per tenere, a Roma o cmq in una sede alternativa a Milano?
Magari si potrebbero cercare delle soluzioni, per esempio produrre del materiale da scaricare, magari con un piccolo contributo, per chi è impossibilitato a venire sul posto.
Abbattiamo le barriere, anche geografiche!
Francesca Pompei says:
Caro Luca, i tuoi spunti di riflessione sono sempre stimolanti.
Piccola digressione: Polaroid a parte, se ti ricordi, in passto ebbi a “polemizzare” sulla questione video/fotografia (l’approccio concettuale immagine in movimento vs immagine fissa…). Oggi, grazie anche al tuo aiuto mi sono ricreduta e, come dici tu, penso sia un treno che valga la pena non perdere. Per questo mi unisco alla richiesta di Paolo Callipari: a quando un Jumper Camp interessantissimo come quello che si sta per tenere, a Roma o cmq in una sede alternativa a Milano?
Magari si potrebbero cercare delle soluzioni, per esempio produrre del materiale da scaricare, magari con un piccolo contributo, per chi è impossibilitato a venire sul posto.
Abbattiamo le barriere, anche geografiche!
max bonfanti says:
Io penso che tutto ha senso se lo scopo è raggiunto..può essere polaroid o file digitale lavorato per arrivare al risultato dovuto, comunque il fascino di certe esperienze con questi materiali fa parte delle nostra vita ed è naturale che cerchiamo questi sapori anche con altre tecnologie ps per luca.. che acquisti musica solo dal web ti segnalo un esempio positivo nel cd di Tom Waits c è un libricino con delle belle foto e su ogni pagina il relativo autore… bello… secondo me giustifica l’acquisto del cd..invece dei soli file musicali, quelle belle foto completano in maniera perfetta la musica che ascolti..e i nostri colleghi anno fatto un ottimo lavoro Ciao a tutti e un grazie speciale a Luca
max bonfanti says:
Io penso che tutto ha senso se lo scopo è raggiunto..può essere polaroid o file digitale lavorato per arrivare al risultato dovuto, comunque il fascino di certe esperienze con questi materiali fa parte delle nostra vita ed è naturale che cerchiamo questi sapori anche con altre tecnologie ps per luca.. che acquisti musica solo dal web ti segnalo un esempio positivo nel cd di Tom Waits c è un libricino con delle belle foto e su ogni pagina il relativo autore… bello… secondo me giustifica l’acquisto del cd..invece dei soli file musicali, quelle belle foto completano in maniera perfetta la musica che ascolti..e i nostri colleghi anno fatto un ottimo lavoro Ciao a tutti e un grazie speciale a Luca
franco ficeli says:
il ” look and feel ” polaroid, è secondo me già un valore in sé, per cui non vedo la differenza se lo ottengo da una polaroid originale o da una applicazione ” esterna”. Del resto anche ai tempi della pellicola c’ era chi proiettava diapositive su un dorso polaroid …
franco ficeli says:
il ” look and feel ” polaroid, è secondo me già un valore in sé, per cui non vedo la differenza se lo ottengo da una polaroid originale o da una applicazione ” esterna”. Del resto anche ai tempi della pellicola c’ era chi proiettava diapositive su un dorso polaroid …
mimmo torrese says:
Polaroid una parola magica che rievoca occhiali polarizzati e fotografia a sviluppo instantaneo. Un vero cult per quelli nella nostra generazione. Una cosa che rinnovo ogni volta che mi capita di utilizzare un pennarello Film Maker regalatomi in occasione di un Sicof inizi anni Novanta all’interno di un mega stand Polaroid. Ricordo anche le ottime pellicole 35 mm. Oggi tutto il mondo della fotografia appare ridimensionato e i marchi storici o sono scomparsi o appaiono appannati sotto l’incalzare di nuove realtà. Leggo spesso di fotografi che lamentano la mancanza del supporto Polaroid, anche se il mio grossista mi diceva che negli ultimi anni era sempre più difficile venderli. Una foto è una foto, e non conta il mezzo usato. Voler sostenere il contrario significa non avere argomenti. E anche sulla maestria e competenza bisogna riconoscere che molte elaborazioni erano frutto di una casualità che non era replicabile. Un poco come quando ragazzino trasferivo le foto delle riviste su carta utilizzando il diluente nitro. Siamo nel 2010 e Photoshop e i suoi filtri creativi hanno sostituito una manualità che ormai è legata alla storia di questa professione.
P.S. Caro Luca volevo ringraziarti per il consiglio di leggere “Gratis” di Chris Anderson. Veramente Illuminante. Per questo hai più di un caffè pagato appena capiterà l’occasione di vederci. Sono cliente Feltrinelli, e l’ho acquistato in un suo store, perchè i libri sono una delle poche cose che non mi piace acquistare on line. Sarà la vecchiaia?
mimmo torrese says:
Polaroid una parola magica che rievoca occhiali polarizzati e fotografia a sviluppo instantaneo. Un vero cult per quelli nella nostra generazione. Una cosa che rinnovo ogni volta che mi capita di utilizzare un pennarello Film Maker regalatomi in occasione di un Sicof inizi anni Novanta all’interno di un mega stand Polaroid. Ricordo anche le ottime pellicole 35 mm. Oggi tutto il mondo della fotografia appare ridimensionato e i marchi storici o sono scomparsi o appaiono appannati sotto l’incalzare di nuove realtà. Leggo spesso di fotografi che lamentano la mancanza del supporto Polaroid, anche se il mio grossista mi diceva che negli ultimi anni era sempre più difficile venderli. Una foto è una foto, e non conta il mezzo usato. Voler sostenere il contrario significa non avere argomenti. E anche sulla maestria e competenza bisogna riconoscere che molte elaborazioni erano frutto di una casualità che non era replicabile. Un poco come quando ragazzino trasferivo le foto delle riviste su carta utilizzando il diluente nitro. Siamo nel 2010 e Photoshop e i suoi filtri creativi hanno sostituito una manualità che ormai è legata alla storia di questa professione.
P.S. Caro Luca volevo ringraziarti per il consiglio di leggere “Gratis” di Chris Anderson. Veramente Illuminante. Per questo hai più di un caffè pagato appena capiterà l’occasione di vederci. Sono cliente Feltrinelli, e l’ho acquistato in un suo store, perchè i libri sono una delle poche cose che non mi piace acquistare on line. Sarà la vecchiaia?
marko tardito says:
Ciao Luca.
Grazie ancora per questi spunti di riflessione.
Come tu ben sai io di Polaroiid ne mangiavo a colazione e a pranzo, ed era il mio supporto ideale per ogni tipo di immagine, commerciale( se possiamo definirle tali le mie immagini ) e non.
Ma come tutte le cose belle anche questa è finita. Io ho deciso di smettere di fare ricerca con il Polaroid abbandonando la mia macchina adattata per tale scopo ( una mentor del 1901 prontamente modificata), perché ormai i tempi erano davvero cambiati e non aveva più senso continuare farlo. Quello che invece deve restare è il motivo per cui ci siamo orientati sulla Polaroid come mezzo di espressione , piuttosto che sulla pellicola o sul negativo.
Capire che cosa ci piaceva di questo supporto e cercare di riportare tali emozioni sui supporti che disponiamo oggi.
Non parlo dei Fake fatti con una sovrapposizione dei bordi polaroid, o dell’uso della tecnologica per simularli. Parlo di cogliere lo spirito e riprendere da dove ci ha lasciato la pellicola Polaroid e continuare con il sensore digitale.
Concordo con Max che alla fine è il risultato finale quello a cui dobbiamo mirare, e come ci arriviamo è un alchimia tutta nostra.
Io me ne sono fatto una ragione ma ho continuato a ricercare nel digitale ( con fatica all’inizio) da dove avevo lasciato con il Polaroid.
Quindi non posso che incitarvi a proseguire!
Marko
marko tardito says:
Ciao Luca.
Grazie ancora per questi spunti di riflessione.
Come tu ben sai io di Polaroiid ne mangiavo a colazione e a pranzo, ed era il mio supporto ideale per ogni tipo di immagine, commerciale( se possiamo definirle tali le mie immagini ) e non.
Ma come tutte le cose belle anche questa è finita. Io ho deciso di smettere di fare ricerca con il Polaroid abbandonando la mia macchina adattata per tale scopo ( una mentor del 1901 prontamente modificata), perché ormai i tempi erano davvero cambiati e non aveva più senso continuare farlo. Quello che invece deve restare è il motivo per cui ci siamo orientati sulla Polaroid come mezzo di espressione , piuttosto che sulla pellicola o sul negativo.
Capire che cosa ci piaceva di questo supporto e cercare di riportare tali emozioni sui supporti che disponiamo oggi.
Non parlo dei Fake fatti con una sovrapposizione dei bordi polaroid, o dell’uso della tecnologica per simularli. Parlo di cogliere lo spirito e riprendere da dove ci ha lasciato la pellicola Polaroid e continuare con il sensore digitale.
Concordo con Max che alla fine è il risultato finale quello a cui dobbiamo mirare, e come ci arriviamo è un alchimia tutta nostra.
Io me ne sono fatto una ragione ma ho continuato a ricercare nel digitale ( con fatica all’inizio) da dove avevo lasciato con il Polaroid.
Quindi non posso che incitarvi a proseguire!
Marko
eman says:
Credo che sia importante sottolineare la discussione “non è importante il supporto, ma le idee”.
l’idea quindi vale più di tutti i fattori, dalla nuova phase one a 65 MegaPX alla fotocamera dell’iPhone.
eman says:
Credo che sia importante sottolineare la discussione “non è importante il supporto, ma le idee”.
l’idea quindi vale più di tutti i fattori, dalla nuova phase one a 65 MegaPX alla fotocamera dell’iPhone.
Edoardo says:
Caro Luca,
sono pienamente d’accordo sulle tue conclusioni. Dopo aver passato più di trent’anni con in mano pennarelli e matite colorate devo dire che l’avvento del digitale non è stato così rivoluzionario, ha solo cambiato il modo di lavorare. Considero il computer alla stessa stregua di una matita o di un pennarello e, in questo ti do ragione, sono solo le idee che contano e non i supporti. Una delle ragioni per le quali la creatività è scaduta negli ultimi anni è dovuta al fatto che mentre prima bisognava fare una lunga scuola e una lunga esperienza per saper disegnare (o fotografare), ora “Carlo Rossi” di anni 18 si siede al computer e realizza, con i mezzi che la tecnologia gli mette a disposizione, il capolavoro della sua vita senza sapere come si fa a disegnare, a pensare e a progettare. Bisognerebbe ricominciare a dare il giusto valore alla professionalità e all’esperienza. Così non vedremmo più quei siti orrendi, quelle pubblicità assurde e tanti spot fatti di niente e non sorretti da un’idea che sappia esprimere un concetto comprensibile.
Edoardo says:
Caro Luca,
sono pienamente d’accordo sulle tue conclusioni. Dopo aver passato più di trent’anni con in mano pennarelli e matite colorate devo dire che l’avvento del digitale non è stato così rivoluzionario, ha solo cambiato il modo di lavorare. Considero il computer alla stessa stregua di una matita o di un pennarello e, in questo ti do ragione, sono solo le idee che contano e non i supporti. Una delle ragioni per le quali la creatività è scaduta negli ultimi anni è dovuta al fatto che mentre prima bisognava fare una lunga scuola e una lunga esperienza per saper disegnare (o fotografare), ora “Carlo Rossi” di anni 18 si siede al computer e realizza, con i mezzi che la tecnologia gli mette a disposizione, il capolavoro della sua vita senza sapere come si fa a disegnare, a pensare e a progettare. Bisognerebbe ricominciare a dare il giusto valore alla professionalità e all’esperienza. Così non vedremmo più quei siti orrendi, quelle pubblicità assurde e tanti spot fatti di niente e non sorretti da un’idea che sappia esprimere un concetto comprensibile.
mimmo torrese says:
“Così non vedremmo più quei siti orrendi, quelle pubblicità assurde e tanti spot fatti di niente e non sorretti da un’idea che sappia esprimere un concetto comprensibile” Caro Luca sono perfettamente daccordo con te, ma che c’entra il digitale? Converrai con me che situazioni del genere c’erano anche prima dell’avvento della tecnologia binaria. E sempre secondo il mio modestissimo parere la creatività è una cosa che non si può imparare, è una cosa innata e non tutti ce l’hanno. Si può imparare la tecnica, il linguaggio semiotico tanto in voga negli anni novanta; ma la bravura, il colpo di genio non si può imparare. E se c’è qualcuno che è più bravo di noi, bisogna accettarlo, anche se è Carlo Rossi di anni 18. Io faccio il giornalista, oltre alla professione di fotografo, ebbene ho imparato la tecnica della scrittura, riesco a scrivere cose decenti, ma non sono Montanelli o Scalfari. Nel settore fotografico, vedo più effervescenza e creatività tra i giovani “non fotografi” che tra gli osannati e vezzeggiati “maestri” che continuano a propinarci le solite cose stantie. E che dire dei filmati su YouTube? Ecco la nuova sfida che la nostra generazione deve raccogliere, riuscire a convivere con un esercito di baby creativi e non rimetterci le penne, ma continuare a lavorare rispettando anche chi è più bravo di noi.
mimmo torrese says:
“Così non vedremmo più quei siti orrendi, quelle pubblicità assurde e tanti spot fatti di niente e non sorretti da un’idea che sappia esprimere un concetto comprensibile” Caro Luca sono perfettamente daccordo con te, ma che c’entra il digitale? Converrai con me che situazioni del genere c’erano anche prima dell’avvento della tecnologia binaria. E sempre secondo il mio modestissimo parere la creatività è una cosa che non si può imparare, è una cosa innata e non tutti ce l’hanno. Si può imparare la tecnica, il linguaggio semiotico tanto in voga negli anni novanta; ma la bravura, il colpo di genio non si può imparare. E se c’è qualcuno che è più bravo di noi, bisogna accettarlo, anche se è Carlo Rossi di anni 18. Io faccio il giornalista, oltre alla professione di fotografo, ebbene ho imparato la tecnica della scrittura, riesco a scrivere cose decenti, ma non sono Montanelli o Scalfari. Nel settore fotografico, vedo più effervescenza e creatività tra i giovani “non fotografi” che tra gli osannati e vezzeggiati “maestri” che continuano a propinarci le solite cose stantie. E che dire dei filmati su YouTube? Ecco la nuova sfida che la nostra generazione deve raccogliere, riuscire a convivere con un esercito di baby creativi e non rimetterci le penne, ma continuare a lavorare rispettando anche chi è più bravo di noi.
corrado a. says:
Aldilà di tutte le interessanti argomentazioni lette,
del passato, della filosofia, delle sensazioni chimico fisiche tattili olfattive emozionali,
penso che la Polaroid sia oggi uno dei tanti supporti
artistici disponibili, scelto dall’artista per
tradurre nel miglior modo possibile il proprio lavoro.
Che poi qualcuno ne abbia fatto il proprio cavallo di battaglia,
buon per lui, però (relativamente a ciò che ho visto in mostra),
andiamoci piano ad esaltarne le doti artistiche solo perchè
appunto scatta solo ed unicamente uniche Polaroid.
Sarebbe come rimpiangere la vecchia 500…
un mito, un simbolo, una figata…
facciamoci anche la gita, facciamo i fighi in città
per qualche km, ma poco di più,
oppure se ce lo possiamo permettere,
usiamola tutti i giorni, per andare a spasso però.
ciao
Corrado
corrado a. says:
Aldilà di tutte le interessanti argomentazioni lette,
del passato, della filosofia, delle sensazioni chimico fisiche tattili olfattive emozionali,
penso che la Polaroid sia oggi uno dei tanti supporti
artistici disponibili, scelto dall’artista per
tradurre nel miglior modo possibile il proprio lavoro.
Che poi qualcuno ne abbia fatto il proprio cavallo di battaglia,
buon per lui, però (relativamente a ciò che ho visto in mostra),
andiamoci piano ad esaltarne le doti artistiche solo perchè
appunto scatta solo ed unicamente uniche Polaroid.
Sarebbe come rimpiangere la vecchia 500…
un mito, un simbolo, una figata…
facciamoci anche la gita, facciamo i fighi in città
per qualche km, ma poco di più,
oppure se ce lo possiamo permettere,
usiamola tutti i giorni, per andare a spasso però.
ciao
Corrado
Luca says:
Di solito Luca e’ intelligente, o meglio ci pensa due volte prima di scrivere cretinate, questa volta bisogna pensarci sopra e molto, molto di piu’.
Ma andiamo al sodo. POLAROID, oddio amo questo nome. Forse sono stato un pola-evangelista, e lo sono tutt’ora, ma di sicuro ho tutte le ragioni per farlo.
Permettetimi di girare ancora in tondo un pochino prima di arrivare al dunque : chi di voi ricordo , possiede, ha posseduto P ????????? Bene e’ stata la piu’ bella rivista mai pubblicata dopo Visionaire, intendo come manifattura.
Andiamo al tema. Io sono un fotografo felice, I fotografi si dividono in tristi e lamentosi e in felici e ciarlieri. Appartengo alla seconda genia. E bene ho sempre trovato che fare una fotografia e regalarla fosse il mio modo di stare al mondo. Ho consumato scatoloni di Polaroid, ho reso in Polaroid tutto quello che potevo rendere, amici, amanti, gatti e cani di casa, motociclette e barche amate spesso piu’ delle moglie e delle amanti, persino funerali. Tante ne ho fatte, tante ne ho regalate. La cosa che ho sempre amato di piu’ di Polaroid e che se a me brillano gli occhi quando scatto… di fatto brillano gli occhi anche a chi la polaroid la riceve. Ecco quell’istante io lo adoro, mi riempe, mi sembra di riuscire a spiegare me stesso. Epifania per Joyce, sinestesia per Lorca, polaroid per me.
Certo che la nostra creativita’ non dovrebbe appogiarsi sugli strumenti, lo fa comunque sempre, il problema e’ che la POLAROID non e’ uno strumento ma una idea… e il non capirlo e’ grave.
Luca Pianigiani says:
Luca, non ho capito dalla prima frase se… questa volta, secondo te, ho scritto cretinate, oppure se è tematica da discutere e basta… Accetto e pubblico la tua opinione (anche fosse davvero che la mia sia una cretinata), ammetto di non condividere, anche se capisco il lato emotivo, che la polaroid sia “un’idea”. Anche il bianco e nero, anche il cellulare, anche la Lomo… sono delle idee, ma rimangono ingredienti e strumenti. O, almeno, la penso così ;-) Grazie comunque per i tuoi numerosi interventi intelligenti in vari post!
Luca says:
Di solito Luca e’ intelligente, o meglio ci pensa due volte prima di scrivere cretinate, questa volta bisogna pensarci sopra e molto, molto di piu’.
Ma andiamo al sodo. POLAROID, oddio amo questo nome. Forse sono stato un pola-evangelista, e lo sono tutt’ora, ma di sicuro ho tutte le ragioni per farlo.
Permettetimi di girare ancora in tondo un pochino prima di arrivare al dunque : chi di voi ricordo , possiede, ha posseduto P ????????? Bene e’ stata la piu’ bella rivista mai pubblicata dopo Visionaire, intendo come manifattura.
Andiamo al tema. Io sono un fotografo felice, I fotografi si dividono in tristi e lamentosi e in felici e ciarlieri. Appartengo alla seconda genia. E bene ho sempre trovato che fare una fotografia e regalarla fosse il mio modo di stare al mondo. Ho consumato scatoloni di Polaroid, ho reso in Polaroid tutto quello che potevo rendere, amici, amanti, gatti e cani di casa, motociclette e barche amate spesso piu’ delle moglie e delle amanti, persino funerali. Tante ne ho fatte, tante ne ho regalate. La cosa che ho sempre amato di piu’ di Polaroid e che se a me brillano gli occhi quando scatto… di fatto brillano gli occhi anche a chi la polaroid la riceve. Ecco quell’istante io lo adoro, mi riempe, mi sembra di riuscire a spiegare me stesso. Epifania per Joyce, sinestesia per Lorca, polaroid per me.
Certo che la nostra creativita’ non dovrebbe appogiarsi sugli strumenti, lo fa comunque sempre, il problema e’ che la POLAROID non e’ uno strumento ma una idea… e il non capirlo e’ grave.
Luca Pianigiani says:
Luca, non ho capito dalla prima frase se… questa volta, secondo te, ho scritto cretinate, oppure se è tematica da discutere e basta… Accetto e pubblico la tua opinione (anche fosse davvero che la mia sia una cretinata), ammetto di non condividere, anche se capisco il lato emotivo, che la polaroid sia “un’idea”. Anche il bianco e nero, anche il cellulare, anche la Lomo… sono delle idee, ma rimangono ingredienti e strumenti. O, almeno, la penso così ;-) Grazie comunque per i tuoi numerosi interventi intelligenti in vari post!
Luca says:
Non ritengo il tuo punto di vista una cretinata perche’ e’ noto che non sei un cretino lo hai dimostrato mille volte. Ma secondo me, ripeto secondo me, questo tuo testo e’ un pensiero pensato poco.Troppo poco. Non ho la pretesa di generalizzare mai, ti dico solo che per me Polaroid e’ un gioco sottile che puoi instaurare tra te il soggetto scambiandoti una fotografia. Ti faccio un secondo esempio. Personale sia chiaro. Nella satchel ho preso l’abitudine di portare dei piccoli albumini con dentro dei 13×18 che sono dei polatransfer di mie foto, che uso come biglietti e come dono, per rompere il ghiaccio. Adesso ho anche una PoGo, ovvero la stampantina ZINK della nuova pola… Mi paice questa cosa di scambiarsi immagini che abbiano una loro propria fisicita, su cui si possa scrivere, su cui si possa diciamo immaginare… ecco questo aspetto della matericita’ della fotografia che nella polaroid recupera ? acquista ? una sua criticita’ mi sembra il nodo cruciale che tu hai sottovalutato. Oh detto questo mica e’ un peccato capitale, si fa’ per discutere. Su questo punto poi si potrebbe dire molto in tanti settori della fotografia contemporanea e dell’illustrazione digitale.
Luca says:
Non ritengo il tuo punto di vista una cretinata perche’ e’ noto che non sei un cretino lo hai dimostrato mille volte. Ma secondo me, ripeto secondo me, questo tuo testo e’ un pensiero pensato poco.Troppo poco. Non ho la pretesa di generalizzare mai, ti dico solo che per me Polaroid e’ un gioco sottile che puoi instaurare tra te il soggetto scambiandoti una fotografia. Ti faccio un secondo esempio. Personale sia chiaro. Nella satchel ho preso l’abitudine di portare dei piccoli albumini con dentro dei 13×18 che sono dei polatransfer di mie foto, che uso come biglietti e come dono, per rompere il ghiaccio. Adesso ho anche una PoGo, ovvero la stampantina ZINK della nuova pola… Mi paice questa cosa di scambiarsi immagini che abbiano una loro propria fisicita, su cui si possa scrivere, su cui si possa diciamo immaginare… ecco questo aspetto della matericita’ della fotografia che nella polaroid recupera ? acquista ? una sua criticita’ mi sembra il nodo cruciale che tu hai sottovalutato. Oh detto questo mica e’ un peccato capitale, si fa’ per discutere. Su questo punto poi si potrebbe dire molto in tanti settori della fotografia contemporanea e dell’illustrazione digitale.
Flavio says:
Hai detto cose sagge,
io non sono esperto di foto o che.. ma è innegabile il fascino della polaroid..
e forse è cosi’ forte che il rischio che paventi è reale.
Flavio says:
Hai detto cose sagge,
io non sono esperto di foto o che.. ma è innegabile il fascino della polaroid..
e forse è cosi’ forte che il rischio che paventi è reale.
ROBERTO ROSSO says:
… non è una questione di idee… la polaroid consegna al fotografo una fotografia bella o brutta che sia ma una fotografia, che contiene il coraggio di lasciarla così com’è, lasciando al fotografo, (ed in questi casi giovani fotografi) il piacere ritrovato di possedere concretamente una fotografia.
La riflessione non riguarda una questione di indietrologia, piuttosto un’analisi se effettivamente la “nuova” fotografia sia in effetti ancora fotografia.
Al di là delle riflessioni, complimenti per tutto il tuo lavoro. Ciao Luca
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