Una analisi alternativa e profonda, per capire se è possibile considerare PRO da parte dei fotografi uno smartphone dal nome sfacciatamente altisonante.
Ci sono momenti di evoluzione che – proprio perché si rivolgono ad una nicchia di utenti specializzati – non vengono percepiti come “evoluzioni significative”. E’ successo che qualche giorno fa, e siamo sicuri che sebbene Apple abbia volutamente definire (forse provocatoriamente) “Pro” il suo prodotto di punta, l’iPhone 11 Pro, che i professionisti della fotografia abbiano snobbato, deriso e che si siano indispettiti di questo termine, perché così distante dalla loro concezione di “Pro”.
C’è però, in questa sede, da analizzare prima di tutto un altro lato, prima di scendere un attimo sui dettagli tecnici sui quali vorremmo soffermarci, non certo per “parlar bene” del prodotto, ancor meno per spingerlo o per proporlo (oggettivamente, che voi compriate un iPhone, un altro smartphone o una fotocamera – qualsiasi essa sia, di qualsiasi marca o modello – nulla ci importa e specialmente nulla ci cambia, nella nostra vita). Il termine Pro, che è stato introdotto da Phil Schiller, che è un vero esperto e marpione del marketing con la giusta titubanza “è un prodotto PRO – ha detto – per i PRO, ma anche per tutti noi che PRO non siamo”.
Già, Phil sa bene che non possono pensare di dedicare i due modelli di punta solo ad una nicchia di mercato, ne devono vendere milioni e milioni, e solo una piccolissima parte sono o sarebbero definibili “professionisti”, considerando che è chiaro che il punto di maggiore forza di questo “livello estremo e specialistico” riguarda la componente fotografica. Viene da sorridere se Apple considerasse come target i “fotografi professionisti”, ormai una categoria praticamente in via di estinzione, da proteggere come i panda. Quindi, PRO è un simbolo che funziona bene, ma più che altro per definire e giustificare un prezzo elevato, come quasi sempre è stato, specialmente nel nostro settore. Bene, quello che vogliamo dire è che questa “titubanza” l’abbiamo percepita non solo nel keynote visto come sempre live (un paio di volte anche dal vivo, invitati dalla stessa Apple): abbiamo sentito in questi giorni molti che dicevano quello che per anni abbiamo sentito dalle bocche dei “dilettanti”…
vorrei/uso una fotocamera, ma non “professionale”, perché io non lo sono certamente.
Buffo, nel momento in cui i professionisti forse si sentono definitivamente minacciati (o infastiditi) da un “telefono PRO” che incalza, per assurdo sembra che invece possa / potrà aiutare a ricreare un minimo di “distanza-differenziazione”. La parola “PRO” fa paura, specialmente ai giovani, che non amano essere etichettati, ma nemmeno amano le eccessive responsabilità, quindi dover garantire qualcosa con un ruolo spesso li intimidisce. Il termine PRO spaventa come visto addirittura qualcuno del marketing di Apple, perché potrebbe portare molti utenti che forse proprio per quello potrebbero puntare sul modello “amatoriale”, non sentendo l’esigenza del “PRO”, anche se il puntare al “top” invece è parte integrante della cultura attuale, ancora una volta tra i giovani e giovanissimi che non amano i compromessi. Lusso e “top” vanno bene, quindi compreranno il modello PRO, sebbene cerchino di creare le distanze dal ruolo professionale.
Smarcato questo punto, che oggettivamente ci fa sorridere e molto pensare, ci sono fatti che non sappiamo se poi qualcuno ha davvero approfondito, proprio per snobismo magari sul prodotto, magari sul termine PRO che ha disturbato, forse per una religione di marca che porta a non considerare Apple perché “io sono orgogliosamente Android”… come Canon e Nikon, come Inter e Milan, come destra e sinistra… chissà quando impareremo a guardare meno da una sola parte, che mai ci porta verso le scelte davvero giuste. Ci sono cose, tecniche, che dovrebbero imporre un approfondimento profondo per tutti (specialmente se si considerano professionisti, quindi capaci di conoscere quello che davvero conta, e non solo in superficie), per capire cosa si sta facendo con l’innovazione, in cosa davvero è nuovo per il nostro settore questo nuovo prodotto che di fatto forse dovrebbe essere decretato come “la fotocamera dell’anno”. Cerchiamo di elencarli, per far riflettere, ancora una volta non certo per convincervi ad un acquisto o anche solo ad un cambiamento di opinione. Solo un commento – consentiteci – “da esperto” di questo mondo (in un mondo in cui sembra che l’esperienza e la competenza sembrano non valere più), che da sempre ha una particolare sensibilità a intuire quello che “succederà”.
Dieci punti per capire quanto “PRO” possa essere uno smartphone come l’iPhone 11 Pro
1) Ottica super grandangolare.
La focale più corta propone un angolo di ripresa pari a 120 gradi, quello che corrisponde su un fullframe ad un 13 mm; meno di quel 20 mm (94 gradi) che è quasi sempre stata la focale più corta di un corredo professionale, e addirittura di un 14 mm (114 gradi) che era davvero l’estremo massimo nel 99% dei casi. Il tutto, senza deformazione, senza vignettatura… perché non siete saltati dalla sedia? Forse accecati dal pregiudizio? Basterebbe questo per far gridare all’entusiasmo (e considerate che questa focale c’è anche sul modello “non pro”… quindi fatevene una ragione: da oggi si penserà a questo come un linguaggio comune, nel mondo dell’immagine. Oggi abbiamo un “obiettivo” che permette di fare tutto questo, ma non è “solo quello”… molto di più.
2) La terna di ottiche, come una volta.
Una volta il corredo standard era composto da tre ottiche, molti sono diventati professionisti iniziando con 28-50-135 mm… oggi sull’iPhone 11 Pro, pur con valori diversi, viene offerto un pacchetto di flessibilità simile (con una estensione diversa, ma anche più interessante, almeno dal punto di vista grandangolare). La vera differenza è che queste tre ottiche lavorano “insieme”, non con un banale approccio zoom per avvicinare e allontanare, ma con una logica del calcolo computazionale. Quando si usa una focale, le altre lavorano per regolare e velocizzare la messa a fuoco, per scattare immagini che vengono poi fuse (fino a nove, per migliorare la resa in condizione di luce scarsa o nulla). Questo nessuna fotocamera “vera” lo fa, e non certo con il livello di innovazione che è ormai comune in questa area degli smartphone. Va anche detto – spesso si dimentica, anche se poco comprensibile che si possa dimenticare o, peggio, non comprendere – che quando si parla di “ottiche” non si parla di solo elemento ottico… ogni “obiettivo” è di fatto una fotocamera, dotata del suo sensore e della sua elettronica. Sono tre fotocamere (non tre obiettivi, non tre “lenti”, come si dice oggi), che lavorano quindi all’unisono per creare una unica immagine, come facevano le videocamere con 3 CCD (ricordate?), con la differenza che all’epoca ogni sensore catturava un solo colore (blu, verde e rosso) e non tutto lo spettro, e non 12 milioni di pixel per ogni sensore.
3) Tre (quattro) punti di ripresa video in una sola camera.
Una delle dimostrazioni più incredibili fatta durante il Keynote è stata quella di Filmic Pro, app di cui abbiamo parlato spesso nei nostri corsi e durante vari incontri, perché è un’app fantastica per controllare con un livello molto professionale la ripresa video con lo smartphone. Non lo avete visto? Fatelo, perché è impressionante: la nuova app, che sarà presto disponibile su AppStore (hanno dichiarato, in esclusiva per IOS, almeno all’inizio) permetterà di visualizzare sullo schermo tutti i flussi video delle 4 fotocamere (le tre citate più quella frontale, che ha una qualità più bassa ma che comunque ha una sua utilità come vedremo) e di poterne registrare due contemporaneamente. Questo significa che è possibile registrare, con una sola “camera” varie inquadrature della stessa scena senza fare diversi “take” e senza ovviamente disporre (e comprare) di più punti di ripresa (più “camere”). Chiaro che una ripresa contemporanea grandangolare e di dettaglio avrebbero comunque lo stesso punto di ripresa, quindi parzialmente limitante (ma in ogni caso è un bel passo avanti), ma se pensiamo che una di queste riprese potrebbe appunto essere fatta con quella frontale, di colpo ci si accorge che si potrebbe realizzare un campo/controcampo con un solo apparecchio, senza rifacimenti che… allungano la vita. Guardate la demo sul video qui sotto:
4) Senza paura dell’acqua (e non solo).
Quali sono le fotocamere professionali che hanno un rating IP68? Per dirla facile, significa che hanno una resistenza all’acqua a una profondità di 4 metri fino a 30 minuti. Non è una Nikonos (se siete troppo giovani, cercate online), ma è un record interessante, non certo per fare fotografia subacquea, ma per fotografare in tutte le condizioni, anche dove c’è acqua (una piscina, mare, un locale facendo riprese tra bicchieri e bottiglie che possono cadere…). Inoltre è garantita la resistenza agli schizzi per i liquidi più comuni come caffè, tè e bibite e alla polvere, grazie alle guarnizioni di precisione. Beninteso, altri smartphone sono arrivati ben prima a questi risultati, non è certo l’iPhone 11 Pro ad essere il primo… qui stiamo facendo un discorso di “fotocamera professionale”, concetto che prima altri non hanno affrontato. Ed è chiaro che fotocamere “estreme” come la GoPro hanno un potenziale di immersione ancora superiore, ma sappiamo bene che questo tipo di apparecchio è usabile a livello professionale solo in quei campi di azione dinamica, per la sua robustezza e specialmente per la sua dimensione super contenuta che le permette di essere posizionata, anche grazie agli accessori, ovunque.
5) Schede (rullini) protetti per la privacy.
Pensateci… siete nella classica situazione in cui arriva qualcuno che vuole “prendervi con la forza” le immagini scattate, magari per situazioni sociali o politiche avverse che avete documentato, come capita ai fotogiornalisti. Nel caso di fotocamere è facile aprire la fotocamera e farvi prendervi le schede (o, all’epoca, i rullini), oppure portarvi (rubarvi) tutto: fotocamera e contenuto che diventa accessibile (anche per potervi accusare, denunciare, arrestare). Beh, in questo caso, non c’è modo – anche se qualche agenzia segreta israeliana dice di essere in grado di farlo – di accedere alle vostre foto, se non “aprire” voi il telefono, e magari quelle foto nel frattempo le avete mandate dall’altra parte del mondo, perché non dimentichiamoci che lo smartphone è “anche” un mezzo di comunicazione ;-). Questa che sembra una cosa piccola, non certo esclusiva di questo telefono o di questo modello, ma crediamo che abbia senso metterlo nelle specifiche utili per un professionista. E sarà così, sempre di più.
6) Uno schermo eccezionale.
La fotografia digitale ha sempre avuto bisogno di ottimi compagni alla ripresa per poter visualizzare le immagini. Qual è lo schermo LCD di una fotocamera professionale in grado di garantire la qualità di un iPhone 11 Pro? che è un OLED da 800 nit per una visione migliore in pieno sole e fino a 1200 nit per guardare foto in HDR e video in HDR, un contrasto di 2.000.000:1, una risoluzione di 458 pixel, e ovviamente una dimensione di 5,8 o 6,5 pollici. In più, ed è una novità, dispone di una interfaccia immersiva che grazie all’angolo di campo più ampio, si può vedere cosa succede al di fuori dell’inquadratura e includerlo nello scatto con un semplice tocco (vedere sotto).
7) Software di controllo, correzione foto e video e montaggio video.
Tutto incluso, pronto all’uso, e stiamo parlando “solo” delle versioni standard, dei software che controllano la ripresa, senza pensare ad altre app accessorie che fanno e potranno fare ancora di più. Parliamo anche di algoritmi e funzioni che permettono di sviluppare sempre più, specialmente nel ritratto, opzioni finora possibili solo in uno studio fotografico, usando bene le luci. Avete visto la resa in bianco e nero dei ritratti che eliminano il fondo rendendolo completamente bianco? Ovvio, sono test fatti con grande controllo (diciamolo… fatti da professionisti bravi… voi: giusto?), ma i risultati sono spettacolari. Quali sono le fotocamere professionali che possono fare tutto questo (senza uno studio fotografico abbinato, che ovviamente se usato correttamente può fare molto di più e molto meglio, ma anche con uno smartphone usato in quelle condizioni… La novità è che si può, con uno smartphone, fare cose simili in un istante)?
8) Foto o video? É solo questione di frames.
Lo diciamo sempre: non sempre la strada giusta è una foto, non sempre un video, spesso si deve passare da un “mondo all’altro”, avere un sistema che unisce questi mondi in modo sempre più dinamico fa pensare a nuove modalità di lavoro. Come leggiamo nelle informazioni pubblicate sul sito di Apple:
Stai scattando una foto e all’improvviso succede una cosa che meriterebbe proprio un bel video. Succede a tutti, ma ora non è più un problema. Con QuickTake, per iniziare a registrare non devi passare alla modalità video: ti basta tenere premuto il pulsante di scatto. E se vuoi continuare a girare, scorri verso destra. Oppure scorri a sinistra per scattare una sequenza di foto.
Già, la ripresa si adatta a quello che si desidera, senza perdere un solo secondo di ripresa, ma ancor di più nemmeno un battito di ciglia dall’attenzione sul soggetto.
9) Connessioni super veloci con Wi-Fi 6
Non citata durante il Keynote e poco segnalata anche nella documentazione ufficiale, ma sui nuovi iPhone di ultima generazione (non solo sui PRO, ma anche il modello “solo 11) c’è il supporto al Wi‑Fi 6 (802.11ax) con tecnologia MIMO, che non solo migliora copertura e reattività, ma permette (purché i router che si usano siano abilitati, ce ne sono già disponibili come per esempio questo, ce ne saranno di sempre più comuni) per velocità teoriche fino a 6100 Mbps – 2,7 volte più veloce di quanto possibile con la tecnologia più evoluta dino a questo momento, ovvero quella 802.11ac. Altro punto da considerare…
10) OLTRE…
C’è un altro argomento (e non è detto che sia l’ultimo), ma lo accenniamo solo, ora… ma che è fondamentale: si parla delle evoluzioni verso la realtà aumentata. Oggi la fotocamera (ma specialmente le componenti di elaborazioni del chip interno) consentono di fruire contenuti in realtà aumentata con una potenza impressionante, ma è solo l’inizio perché presto ci sarà modo anche di produrre contenuti con scanner 3D direttamente con lo smartphone (con il 12Pro? PRObabilmente…). La fotografia, in particolare “professionale”, dovrà confrontarsi, scontrarsi, integrarsi con questo mondo, e la differenza tra mondo della fotografia “tradizionale” e quella “moderna”, che si svilupperà sempre più su strumenti come gli smartphone si sentirà sempre più.
Cari amici, come vedete, è bene cominciare a capire che essere professionisti dell’immagine significa allargare gli orizzonti. Senza abbandonare le strade più tradizionali (anzi, forse creandone di sempre più “tradizionali”, perché il vintage funziona benissimo), ma comprendendo che tra le mani dovremo avere sempre più strumenti che ci permetteranno di fare quello che gli strumenti tradizionali semplicemente non fanno, e forse non faranno mai. Aggiungiamo che ci sono altri aspetti PRO che abbiamo personalmente approfondito questa estate, legati ai mezzi mobile, ma dovremmo aprire un vero e proprio universo, e non è questo lo spazio (ormai esaurito, come sarete esauriti voi che leggete) per farlo, non ora. Ma questo non vuol dire che non va e non debba essere affrontato. Seguiteci, sempre di più… Perché un articolo così focalizzato sul ruolo per i fotografi professionisti di un “oggettino così poco professionale” come l’iPhone 11 Pro non lo avete trovato da nessuna parte. Si, avete bisogno di noi ;-)