Jumper

JumperTASK: è ora di essere una comunità…

Da quanti anni siamo qui, tutti insieme? Tanti, davvero tanti: almeno con alcuni di voi, ci conosciamo da dieci anni, o forse più. Prima ci si trovava attraverso le pagine di Jump, la nostra rivista cartacea (con qualcuno, addirittura prima, sulle testate di altri editori), e poi su Jumper. Jumper.it esiste dal 2000, anche se il suo sviluppo è maturato negli ultimi cinque anni, ed è via via diventato quello che vedete oggi, e che cerca di crescere malgrado le tante difficoltà a causa di un tempo che è sempre tiranno.

La cosa che mi fa arrabbiare nei momenti di maggiore stanchezza (oggi sono più stanco del solito) è vedere quanto ci sarebbe da dire e da scrivere in questo settore (che non è affatto dimenticato, se non in Italia), e quanto poco si fa. Già altre volte abbiamo detto che mezzi di informazione per i professionisti non ce ne sono mai stati tanti, ma che ora siamo davvero alla frutta: non interessa a nessuno, e quando lo si fa si parla delle solite cose, quelle che alla fine interessano più a fotoamatori che capiscono solo le ragioni dell’hardware di marca; si finge di parlare ai professionisti, per poi soddisfare le paranoie dei feticisti delle fotocamere, e non delle fotografie. Ma dietro l’ultima pur eccezionale reflex, dietro la pur importante ultima release del software famoso, ci sono migliaia di innovazioni che meriterebbero attenzione. Qual è il problema? Che ci vuole tempo, ci vogliono soldi, ci vuole sensibilità per stanare, provare, approfondire, individuare qualcosa che può agevolare o migliorare il lavoro quotidiano. Se non di tutti, almeno di alcuni.

A volte mi prende lo sconforto, quando cerchiamo idee per il Sunday Jumper. Non perché mancano, ma perché ogni settimana ci sarebbe da parlare di decine di cose. Il problema è che non basta dire: “hey, questa sembra una figata!“, perché viste da fuori le cose sembrano tutte fighe, o tutte stupide, a seconda del nostro stato di umore o di concentrazione. Dopo tanti anni di ricerca, abbiamo maturato una certa sensibilità: di solito, quello che annusiamo e che ci sembra interessante, poi lo è (a parte qualche clamorosa cantonata), ma poi non basta la segnalazione, siamo tutti incasinati, non abbiamo il tempo per ogni segnalazione di fare prove, di dedicarci tempo, di approfondire. E, allora, chi lo fa?

Noi ce la mettiamo tutta. Pensate che, a seguito dei commenti della scorsa settimana, ci siamo messi a studiare soluzioni per l’interazione tra video e fotografia, e abbiamo addirittura scritto (sempre che ci dedichi qualche minuto, lo speriamo) al grande capo della RED, la società che è al centro di questa innovazione. Gli abbiamo chiesto di chiarirci la sua idea su quello che sarà (è?) la possibilità di lavorare contemporaneamente con foto e video, le problematiche tecnologiche, le opportunità. E’ una piccola cosa, ma già questo tentativo sarà complesso, non dico che è come telefonare a Steve Jobs e chiedergli qualcosa sul nuovo iPhone che verrà presentato lunedi, ma… poco ci manca: Jim Jannard è davvero un personaggione, e ci sarà da lottare con gli uffici stampa, per cercare di rubare qualche risposta. Ma, anche se ci riusciamo, è solo un piccolo tassello di mille altri discorsi che sarebbe utile approfondire.

L’altro giorno, parlavamo con l’amica Elena Landi (a proposito: il 22 giugno c’è il suo JumperCamp sulle tecniche legate ai motori di ricerca, ci sono alcuni posti liberi, ancora, ma non fatevi scappare questo evento, primo in Italia). Si parlava di problematiche di “accettazione” dei propri lavori sui siti di Microstock, e ci sono domande molto lecite che dobbiamo approfondire. Non possiamo rimanere solo in mezzo ai dubbi, abbiamo bisogno di risposte concrete, e dobbiamo chiederle ai responsabili. Stiamo mandando una lettera per averle, queste risposte, e anche queste sono solo un piccolo passo per avere un quadro più nitido delle opportunità che abbiamo di fronte. Ma anche questo, che è un piccolo tassello, richiede tempo ed impegno.

In questi giorni è stato lanciata (finalmente) la versione beta per Mac di uno dei software per la gestione degli archivi di immagini, ACDSee Pro. Ecco una buona occasione per approfondire questa soluzione software che negli USA (e nel mondo) è apprezzatissima. Abbiamo scaricato la beta (che sarà funzionante fino a febbraio 2010) e stiamo cercando di approfondirne i vantaggi, i limiti, le caratteristiche. Ma, certo, per capirne a fondo le potenzialità e le caratteristiche andrebbe inserito in un flusso di lavoro di elevata produttività, e non solo in un’area di “test”.

Ieri leggevamo di un software sviluppato da un “mito” della stampa bianco e nero, George de Wolfe, che propone un plug in per Photoshop CS3 o CS4 per poter agire sulla luminanza delle immagini, ed ottenere un risultato più vicino a quello della percezione dell’occhio umano. Bello, o quantomeno stimolante. Si chiama Perceptool e si può scaricare per prova da qui (funziona per 30 giorni, e poi costa 89.95 dollari). Lo abbiamo scaricato, e vi mostreremo qualche risultato, ma ci vorrebbe qualcuno che, esperto di stampa bianco e nero, possa dedicarci del tempo da condividere con gli altri.

Potrei tediarvi all’infinito con esempi come questi. Possiamo dirvi che stiamo studiando soluzioni di Digital Asset Management (DAM) per poter trasferire conoscenze approfondite su come gestire i flussi di lavoro, dallo scatto all’archiviazione, posso dirvi che stiamo dedicando moltissimo tempo allo sviluppo delle tecnologie di Geotagging, alle riviste digitali, ai sistemi di vendita e di presenza on line. Ultima scoperta, davvero bellissima, è questa: si chiama Viewbook e propone, ad un costo molto limitato, gallerie di immagini strepitose. Sto cercando di capire perché non riesco, malgrado l’installazione del plug in specifico, ad esportare le immagini da Lightroom (se qualcuno lo scopre… me lo dice?), ma in ogni caso, a prescindere da questo dettaglio è davvero eccezionale. Stiamo intervistando persone altrettanto eccezionali per la JumperTV, che presto pubblicheremo (dobbiamo solo montarle), abbiamo altre lezioni su Aperture che attendono solo di essere pubblicate, abbiamo fatto un micro corso sull’uso delle tavolette grafiche, che presto avremo on line.

Dove voglio arrivare? Al fatto che questo mestiere ce lo siamo cercati da soli, e quindi possiamo reclamare. E non lo facciamo: tutto quello che viene pubblicato su Jumper è frutto di passione, di curiosità, di voglia di condividere. Il problema è che il tempo è poco, le risorse pochissime, e quindi la scelta è quella di fare poco (anche se tantissimo… ammettetelo), e lasciare indietro tantissimi argomenti, oppure aprire finalmente una porta che da anni vorremmo aprire, ma che in realtà è aperta, ma quasi nessuno oltrepassa. Quella della cooperazione, quella del capire che questo spazio non esiste perché è “sensato” (imprenditorialmente non lo è affatto, spendiamo soldi e non certo ne guadagnamo), ma perché vuole essere un punto di incontro, forse l’ultimo, per i professionisti della fotografia in Italia. Per essere “grande” deve affidarsi all’intelligenza collettiva, alla collaborazione di tutti. Far crescere Jumper significa far crescere il settore intero. Condividere la conoscenza di questo settore non porterà ad impoverire il singolo che dedica del tempo a raccontare agli altri qualcosa di interessante (fatti concreti, esperienze, verifiche sul campo), ma arricchirà tutti, anche coloro che la fotografia l’acquistano e non solo la vendono.

Sentiamo la responsabilità di aprire questo mondo per farlo vivere di una forza che non può arrivare solo da noi. Se pensate che le attività di Jumper sono solo il nostro “passatempo”, è chiaro che la lista del “ToDo”, delle cose da fare, è molto più lungo, immensamente più lungo, di quello che possiamo condividere con voi in relazione a Jumper. E allora? Se ci fossero altre realtà che svolgono parte di questo lavoro, potremmo anche dividerci i compiti, ma l’unica realtà che percepiamo presente in questo settore, oltre a noi, è Tau Visual, che come associazione fa un lavoro pazzesco e meraviglioso. Ma – penso di interpretare anche la loro opinione – servite voi. In che modo?

Ci stiamo pensando da tanto tempo, e crediamo che il settore della fotografia professionale italiana non sia ancora pronto ad un’interazione digitale profonda, come succede in altri ambiti. Ma ci si può arrivare a piccoli passi. Per questo, oggi, non crediamo ad un forum, ma crediamo a qualcosa che abbiamo chiamato JumperTASKS (cose da fare). Ne abbiamo accennato durante il primo JumperCamp, a Milano, ma era solo una piccola segnalazione, ora abbiamo la volontà (e la necessità) di mettere in pratica qualcosa che possa creare un’onda di conoscenza approfondita, che possa arricchirci tutti. Non chiedeteci: “e io cosa ci guadagno“, perché se questo dubbio vi viene (e sarebbe anche lecito), vuol dire che non c’è lo spirito della collaborazione, quello che ci deve essere in un progetto a largo respiro come questo. Partecipate solo se siete sicuri che questa iniziativa potrà esservi utile proprio perché anche voi darete una mano.

Per ora il meccanismo è manuale, ma abbiamo identificato anche la soluzione tecnologica per inserirla successivamente sul sito. Chi è interessato a sapere quali sono i TASKS che abbiamo identificato e che vorremmo sviluppare, ci manda una mail e si “iscrive” a questa comunità che riceverà gli aggiornamenti via via: chi dice che vuole occuparsene, i risultati che si ottengono via via. Diventa quindi un dialogo tra coloro che dimostrano interesse per questo progetto, che quando crescerà potrà essere pubblicato, con estratti, su Jumper, a disposizione di tutti. Come detto, quando il meccanismo crescerà, quando saremo più dei “quattro gatti” che ci aspettiamo che si iscriveranno, allora diventerà qualcosa che prenderà corpo… fino a diventare (lo speriamo) il sito stesso di Jumper, alimentato da tutti e non solo da pochi.

E’ una sfida grande, quella che presentiamo ufficialmente oggi. Sappiate che chi si iscrive lo deve fare con coscienza… e non solo per “divertimento”: è come autocertificare un impegno importante. E’ come dire: “credo che il futuro, per essere affrontato, richieda uno sforzo di tutti, e io ci sono, nei limiti delle mie possibilità”. E dobbiamo sapere che comunque, su di voi possiamo contare, come voi potete contare su di noi.

Vediamo cosa succede… speriamo che possa aprire un orizzonte più ampio, perché tutti noi, prima di tutto la fotografia, ce lo meritiamo!

Come fare, per partire?

Molto semplice: invia una mail qui, ti scriveremo con un elenco di TASK sui quali vogliamo lavorare, e partiamo con questo progetto. Ci crediamo moltissimo! Sulla base della vostra collaborazione, potremo agire attivando le aziende, le società di servizi, unendo gli sforzi per fare quello che per noi forse è più facile fare, basandoci sulla forza che, insieme, potremo sviluppare.