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La luce, anima della fotografia. Che cambia…

Spesso leggo, sui forum e come consigli degli esperti, che si diventa davvero bravi fotografi quando si inizia ad usare un esposimetro. Dal vecchio Lunasix della Gossen, al fantastico modello SpotMeter III della Minolta (o della Sekonic, ma non ricordo il nome: è l’unico che non ho mai usato): sono stati amici preziosi, veri strumenti non solo per misurare (e non sbagliare), ma specialmente per “capire”. Personalmente, sono sempre stato un fotografo da misurazione “spot”, amavo controllare contrasti e densità punto per punto, per poi – con un blocchetto e matita – scegliere il compromesso ideale. Atteggiamento da fotografi di studio, oppure da appassionato di Ansel Adams e dei suoi fantastici trattati, vera base per la fotografia per tutti noi.

Parlo quindi da persona che gli esposimetri li ha amati, adorati, ricercati. Da chi ha speso tanti soldi in questi accessori, e che – per di più – si ricorda quando da piccolo un amico di famiglia chiedeva a mio padre (l’esperto di fotografia del gruppo): “Quanto ci dò?” , ovvero – tradotto in pratica – “che diaframma e tempo uso in queste condizioni”? Già, all’epoca l’esposimetro non era “inserito” nella fotocamera, si andava ad occhio e avere vicino un occhio più allenato poteva sopperire al problema.

Siamo stati viziati, prima dalla misurazione della luce TTL, poi dagli automatismi ed infine dal digitale che ci ha permesso di verificare all’istante (e anche prima, con gli istogrammi) il risultato e la perfezione dell’esposizione. Per non parlare del RAW che ha reso possibile il recupero di file anche molto compromessi dal punto di vista delle densità. Diciamolo, oggi un esposimetro non serve proprio, o almeno non nel suo classico approccio, non certo per sapere “se l’immagine viene bene”. Qualche utilità maggiore, forse, nella calibrazione della luce mista (Flash di riempimento + luce ambiente) se non usiamo un flash dedicato, o se non ci fidiamo delle misurazioni della nostra reflex. Per assurdo, forse il suo maggiore uso (dell’esposimetro, intendo) è quando si usano fotocamere vintage, solo per il divertimento (o per l’approccio creativo e “slow” che aiuta tanto a seguire un aspetto contrario alla corsa e alla velocità).

Sono d’accordo con coloro che dicono, quindi, che l’esposimetro è la migliore scuola per imparare a controllare la luce, a conoscerla, a capirla. Ma non perché serve, solo perché rallenta lo scatto, ci fa analizzare, ci fa capire cosa stiamo facendo. Un po’ come quando si dice: scatta in manuale, è più creativo, e poi si scopre che la “creatività” si limita all’impostare manualmente e lentamente valori decisi comunque dalla fotocamera… stupido, non creativo (Vieni avanti… cre(a)tino).

Da anni, però, l’analisi della luce dovrebbe richiedere strumenti ben più potenti dell’esposimetro, proprio perché la tecnologia ci permette di raggiungere un livello di perfezione tale che non non basta un’analisi così “sommaria” come quella che ci offre questo tipo di strumento. Per questo, in definitiva, non sono d’accordo con la teoria dell’importanza dell’esposimetro, e non consiglierei a nessun giovane fotografo di investire 2-3-400 euro (o anche di più) in uno strumento del genere. Non più, investirei questa stessa cifra in libri, in viaggi, in ore davanti al computer per vedere immagini: non si impara a controllare la luce con un misuratore, così come non si impara a scrivere misurando il numero di parole di un testo, o non si può capire la musica misurandone il ritmo con un metronomo. Nessun esposimetro può permetterci di capire se una luce accarezza con efficacia un soggetto, se mette in evidenza un dettaglio, se fa brillare gli animi e solletica il cuore. Oggi che “non si può sbagliare”, bisogna andare oltre alla misurazione, oltre all’ovvio, oltre ai numeri.

Eppure… tra questa notte e questa mattina, ho comprato due esposimetri.Uno che lavora solo in luce riflessa (ma permette anche la misurazione spot), il secondo sia per luce riflessa che incidente. Sapete quanto ho speso? 1,59 euro per il primo, 0,79 per il secondo. Sono due App per iPhone e iPad, e specialmente la seconda è meravigliosa, nel suo look “vintage”, con le rotelline per i settaggi degli ISO e del diaframma che quando si muovono emettono un rumorino a scatti. Sapete poi qual è il dettaglio che impressione di più? Che… funzionano! Si, se prendete il vostro esposimetro e lo verificate con queste app, il risultato è analogo… E’ incredibile, lo so… è qualcosa che va al di là della passione per i gadget (si, lo sappiamo…. in qualche modo ne siamo vittime). Non ho mai pensato che un cellulare potesse sostituire una fotocamera (e questo è successo da tanto tempo), non immaginavo che un cellulare potesse proporsi come alternativa ad una videocamera digitale Full HD, e anche questo è successo. Ma se queste idee potevano anche essere ipotizzabili (e magari mai raggiunte dalla nostra generazione), proprio sono rimasto impressionato dall’idea che un telefono potesse trasformarsi in un esposimetro, in uno strumento così fuori da ogni concetto “telefonico”. Eppure è così, e invito tutti coloro che hanno un iPhone o un iPad (2, non può essere il modello 1 perché non ha fotocamera, ed è proprio la fotocamera che rileva la luce) a scaricarla e provarla.

Non tanto e non solo perché serva davvero (abbiamo detto che, oggettivamente, si può fare a meno di un esposimetro per controllare e calibrare la luce, nella maggior parte delle situazioni), ma perché l’emozione di misurare la luce con un “cellulare” è di grande stimolo. Forse sarà un elemento che ci farà riflettere, sulla luce, ma anche sul come il mondo sta davvero cambiando ed evolvendosi, trasformando tutti i concetti che ci hanno accompagnato finora.

Inoltre, da oggi, chiunque può avere in tasca un esposimetro, e quindi sarà un altro muro da superare: per dimostrare di essere dei validi fotografi professionisti, servirà ben più di un esposimetro per darsi le arie, e per far capire a tutti di “essere dei professionisti”…  ancor di più bisognerà essere capaci di fare belle foto… maledizione, che cosa difficile ;-)

Ps: se amate la fotografia a foro stenopeico, forse amerete anche questa app!