Jumper

La nostra giornata digitale dura 36 ore (presto 48). Non accontentavi delle sole 24 "fisiche"…

Ai fotografi, quanto interessa l’informatica? Dopo anni sono stati accettati i computer, questo è vero, ma l’impressione è che l’amore per questi strumenti e per il loro mondo sia molto limitato. Si accetta il fatto di doverci capire qualcosa (dei computer, del loro linguaggio, delle loro idiosincrasie) solo per il fatto che inevitabilmente quotidianamente le fotocamere si devono collegare a questi “macchinari” e quindi è stato necessario un certo (minimo) approfondimento, che però in molti casi non supera quello che poteva essere quello per la chimica quando si usava la pellicola.

Lo ammettiamo, l’informatica non è molto affascinante, se presa dal lato sbagliato: un po’ come la matematica (discipline che in effetti sono vicine), ma forse perché nessuno ci insegna a guardarla per quello che è: non (solo) un mondo fatto di ferraglia e bit, ma un percorso evolutivo che è intrinsecamente legato alla nostra realtà umana. A molti, questo potrebbe dare fastidio: sembra che ci allontaniamo dai “veri valori” della vita, ma non è così: possiamo scegliere come vivere, nel senso che possiamo (potremmo, dovremmo) anche trovare spazi per coltivare piante sul balcone, per passeggiare tra i boschi, per pedalare in bicicletta alla mattina presto… ma questo non c’entra con la corsa con cui ogni giorno siamo tutti obbligati a confrontarci. Uno studio della Cisco dal titolo:  Visual Networking Index (VNI) Forecast and Methodology, 2008-2013 ci segnala una serie di cose, come ad esempio che il traffico Internet nel 2013 sarà 5 volte superiore a quello del 2008, che il traffico video – attualmente 1/3 di quello totale – nel 2013 rappresenterà in tutte le sue forme il 91% del totale. Ci dice anche che il traffico internet via mobile tra il 2008 e il 2013 crescera di 66 volte, e che tra quattro anni la quantità di dati mensile sarà pari 10 miliardi di DVD, che si inizia a parlare di Zettabyte (ZB), unità di misura che corrisponde a 3 miliardi di GB! Ma, specialmente, che le attività che eseguiamo in multitasking oppure usando i sistemi passivi di networking aumentano, pur virtualmente, le ore della nostra giornata digitale. Attualmente, questo studio indica che la nostra giornata digitale attuale è di 36 ore, ma che diventerà di 48 ore nel 2013. Vi fa sorridere? Lo so, questi calcoli possono, in effetti, farci fare una risata, ma in realtà è un argomento serissimo: la nostra possibilità di essere presenti sul mercato, come professionisti, come aziende efficienti, offrendo servizi competitivi, non può fare a meno di queste ore in più, che non sono virtuali come sembrano: fare più cose contemporaneamente è un fatto obbligato in quasi tutte le attività, sebbene i rischi siano molti e pericolosi (fare tante cose male).

Conoscere, approfondire, dominare l’informatica (che non è solo Photoshop, tanto per intenderci) sta alla base del nostro presente e del nostro futuro. Quanto vi ha fatto incuriosire, per esempio, la notizia di Google che lancerà Chrome OS, un proprio sistema operativo nel prossimo anno? Poco, immaginiamo, ma si tratta di un passo importante in questa evoluzione, che ci permetterà di avere una soluzione alternativa (si parla di un sistema che avrà la capacità di funzionare su computer poco potenti (i famosi netbook, che affascinano tutti, ma che poi nella pratica si dimostrano troppo poco potenti), permettendo anche un avvio velocissimo: da spento ad acceso e collegato al web in pochi secondi, e poi protezione da virus, totale integrazione con i servizi online di Google, che sono applicazioni e funzionalità evolute. E, non ultimo, tutto questo sarà gratuito. Forse molti di noi non useranno mai questa soluzione, ma si tratta di una mossa che coinvolgerà tutta l’informatica, e farà correre velocemente verso nuovi confini. Alcuni dicono che questo annuncio di Google sia stato anticipato per smorzare gli annunci che Microsoft potrebbe fare già il prossimo lunedi, ovvero la sua strategia (a sua volta sviluppata per competere proprio con Google: la lotta è davvero all’ultimo sangue) su Office in versione “online”, che si pagherà per quello che si usa, e non come pacchetto, qualcosa del tipo: se scrivi una lettera all’anno pagherai “Word online” 1 centesimo, se lo userai per scrivere l’enciclopedia pagherai di più…

I fotografi non sono e non saranno mai degli informatici. Ma non possiamo evitare di esserlo, almeno nella componente utilitaristica. I fotografi non sono piloti di Formula 1, ma quasi tutti guidano un’automobile, e sarebbe quasi impossibile (esclusi i fotografi di Venezia!) lavorare senza avere un’automobile e quindi senza sapere come si guida, senza una patente. Non dobbiamo stravolgere il nostro modo di vedere, di vivere, di amare e di creare: essere profondi conoscitori dell’informatica non ci renderà dei nerd, non ci toglierà la nostra sensibilità, semplicemente ci renderà più facile la vita, oggi e specialmente nel futuro. Non dobbiamo imparare a programmare, non dobbiamo necessariamente essere capaci di decifrare il codice sorgente di un applicativo, ma dobbiamo sapere come funzionano le macchine, cosa possono fare, saperle usare al meglio, sapere cosa possiamo chiedere loro. Capire, in definitiva, dove siamo e dove vogliamo andare.

Lo so… sarà una pillola difficile da mandare giù per molti. Proprio per questo finiamo con un video che ci riporta a casa nostra, alla nostra fotografia. Un video pubblicato su YouTube da Olympus per promuovere la PEN E1 di cui avevamo parlato settimana scorsa, è che è stato realizzato con la tecnica di stopmotion con 60 mila immagini, riprodotte poi in 9600 stampe. Il risultato è davvero eccezionale, e merita la nostra attenzione sia perché apre e propone idee interessanti di comunicazione, sia per il fatto che un’azienda fotografica, per una volta, sfrutta davvero la fotografia per la propria comunicazione (stranamente, è raro). Speriamo che questa chiusura, dal sapore più vicino a “noi” rispetto al tema del Sunday Jumper di oggi possa farvi tornare il buon umore. Ma non dimenticate quello che vi abbiamo voluto raccontare.