Forse sono stupido, anzi: lo sono, lo so. Ma non seguo e non cerco mai la strada più facile, e quando me ne trovo davanti una mi insospettisco, più sembra facile e più mi preoccupo, perché non riesco a dare credibilità e speranze a qualche soluzione che non preveda di scalare le montagne.
Lo ammetto: il mio approccio non è quello più comodo, lo so bene, e non dico che debba essere seguito da tutti. Al tempo stesso, mi preoccupa l’eccesso opposto, perché sembra eccessivamente dilagante. Si pensa che tutto debba essere una strada in discesa, che sono considerati “furbi” quelli che prendono le scorciatoie, che “la fanno facile”. Perché, come risultato, c’è solo un raro successo, che però dura poco e lascia solo tracce di inutilità.
Non amo fare discorsi da “vecchio” (prima o poi dovrei accettare di esserlo diventato, vecchio, ma combatto ancora con lo spirito per non esserlo, con il far finta che i capelli grigi siano siano un ricordo del troppo sole e della salsedine del Brasile), e non voglio dire cose del tipo: “bisogna far la gavetta“. Non credo necessariamente alla “gavetta”, se uno è un genio a vent’anni, può fare cose che uno che ha fatto tanta gavetta non riuscirà mai a raggiungere. Ne ho conosciuti, di genietti così, e hanno fatto una strada incredibile, e li ho persi di vista, perché giustamente hanno una velocità di crociera che noi esseri umani non possiamo raggiungere mai. Può mancare esperienza, anche i genietti commettono ingenuità, e sono addirittura portato a dire che anche l’ingenuità può essere un elemento per liberarla, la genialità. Insomma, non sono un bacchettone… forse vecchio, ma non bacchettone!
Quello che mi fa arrabbiare, che penso sia un pericolo, invece, è credere che la strada facile, quella che non prende in considerazione gli elementi più profondi, sia sempre quella vincente. Lo pensano e lo professano i responsabili del marketing, i più beceri. Faccio sempre un esempio del “pallone da spiaggia“. Un giorno – ero giovanissimo redattore di una rivista di fotografia, e forse ero alla mia prima Photokina – ho ascoltato il responsabile marketing di una importante azienda del settore delle pellicole dichiarare:
“Se vuoi vendere pellicole durante il periodo estivo, la cosa migliore è fare una promozione che regala un pallone gonfiabile per giocare in spiaggia”.
Con tutto il rispetto, mi è tutt’ora difficile credere che “la strada” sia necessariamente ed unicamente quella “del pallone da spiaggia“, è un modo per banalizzare, per fare tutto semplice, e per di più di creare un precedente da seguire sempre, senza metterlo in dubbio (non a caso, ogni anno, e per tanti anni, questa azienda ha regalato palloni da spiaggia. Ehm… non si tratta di una storia di successo che è durata tanto, ma va anche detto che il mercato è cambiato… quello delle pellicole, intendo!). La strada migliore che siamo in grado di trovare non è detto che sia la strada migliore in assoluto, ma solo la più semplice.
Questo è un discorso generale, ma ovviamente ha un motivo che l’ha scatenato, ed è una rivista uscita credo proprio oggi su iPad, il secondo numero di Living di Martha Stewart. Martha è un personaggio davvero famoso anche perché un pochino egocentrica e quindi… difficile che non sia “visibile” (già il nome della testata, con il suo nome lo fa capire…) e pubblica questa rivista molto bella di cucina e “cose belle per la casa” che si chiama appunto Living. Il primo numero per iPad è forse la migliore pubblicazione realizzata finora per questo device. Magari non la più rivoluzionaria, ma quella che è riuscita con sapienza e sensibilità a proporre alcune delizie che rendono molto godibile la fruizione su un media digitale. Lo abbiamo spesso dichiarato e mostrato come esempio, ci sono delle sequenze (le chiamiamo in gergo “le bolle”) che mostrano una sequenza di quattro scatti di una modella seduta che sta giocando con le bolle di sapone che mostrano quanto la semplicità possa vincere sull’estremizzazione: sono solo quattro foto che si alternano con sapiente ritmo e giusta dose di dissolvenze, che rendono perfettamente l’idea del movimento, senza essere un video, e senza essere troppo “pesante”: lasciano il tempo per sognare…
Inutile dire che, quando abbiamo visto che era uscito il nuovo numero, ci siamo “fiondati”. Dovete capirci, siamo sensibili: visto che usiamo le stesse tecnologie (sviluppate da Adobe) per realizzare la nostra rivista per iPad (sta arrivando, finalmente!), vogliamo confrontarci con i migliori di tutto il mondo, per capire, per scoprire, per apprendere, per valutare e soppesare. Non immaginate la nostra delusione nello scoprire che il nuovo numero non possiede la versione “orizzontale”. Vi spieghiamo l’arcano: l’iPad visto che si tiene tra le mani, si può orientare sia in orizzontale che in verticale, a seconda del gusto e dell’abitudine Proprio per questo, le riviste digitali sono sviluppate in entrambi gli orientamenti, ma visto che quasi tutte sono sviluppate a partire da una pubblicazione cartacea, di versione “pronta all’uso” ce ne è una sola… quella verticale (le pagine cartacee sono verticali, l’orizzontale è figlio dell’unione di due pagine, o “doppia pagina”). Il grande lavoro è quello di creare una seconda versione “adattata all’orizzontale” dello stesso contenuto, sebbene sia – almeno a nostro giudizio – una grande stupidaggine, anche se comprensibile dal punto di vista della produzione industriale e anche del costo; fare più contenuti da “sbattere” nell’orientamento orizzontale costa infatti soldi, ma costa anche fatica per un grafico adattare 100 pagine nella versione “sdraiata”. Beh, Living ha deciso di tagliare la testa al toro: solo versione verticale, se giri l’iPad non succede nulla. Semplice, la strada più veloce e indolore.
Qualche tempo fa abbiamo sentito altri responsabili di case editrici dire “non siamo sicuri che in futuro si continuerà a proporre il doppio orientamento sulle riviste digitali“, e la prima avvisaglia è arrivata qualche mese fa dal primo numero di Wired UK, che proponeva la versione orizzontale solo per le pubblicità (visto che pagavano… gliel’hanno concessa), e nell’orientamento orizzontale delle pagine redazionali appariva una triste pagina nera con una freccia e la scritta “This is a OneWay Page, Rotate to read” (questa è una pagina a senso unico, ruota per leggere).
Abbiamo già detto che comprendiamo le motivazioni, ma questo è un esempio classico di quello che definiamo una “Strada veloce”, che però è al tempo stesso un tradimento: quante persone come me sono rimaste deluse da questa scelta? L’innovazione che ci viene offerta da un media che è al tempo stesso verticale e orizzontale dovrebbe essere di eccezionale stimolo, è la prima volta che si offre questa opportunità, e invece che potenziarla al massimo, creando percorsi di comunicazione che fanno uso di questo “effetto”, si butta tutto via, in nome del “facciamo veloci, senza spendere, tanto chissenefrega…”. Invece che dare di più, si da di meno. Invece che aggiungere, si toglie, invece che aprire gli orizzonti, si chiudono.
Brutta scelta, signora Martha. Chi l’ha consigliata, lo ha fatto per rendersi (o renderle) la vita facile, ma questo è un mezzuccio che non porta lontani. Tante persone, deluse, smetteranno di comprare la sua rivista, perché ci ha tolto emozioni, invece che aggiungercele. Un tradimento per il mezzo e per la sua potenzialità, un tradimento per tutti quei lettori che vorrebbero qualcosa di nuovo, e che sono stati traditi per voler risparmiare qualche ora di lavoro ed evitare il lavoro per i neuroni. E pensare che noi abbiamo sviluppato una rivista dove ogni argomento propone contenuti diversi tra orizzontale e verticale… e quindi ogni pagina è un’esperienza da vivere “sia” in verticale che in orizzontale: questo, è il nostro approccio, scegliere la strada più difficile.
Siamo sicuri però che la strada difficile sia la più costosa? Alla fine, se abbiamo 100 pagine, possiamo averne 50 in orizzontale e 50 in verticale, che in totale formano gli stessi 100 contenuti. L’unica differenza è che si possono posizionare contenuti che “stanno meglio” in verticale in questo orientamento, e sviluppare gli altri sull’orizzontale, senza compromessi (una foto orizzontale, in una pagina verticale, ci sta strettina… tanto per essere chiari). No, le strade più semplici, quelle dei “furbi” sono solo quelle che pensano ad un solo degli elementi, di solito il più banale. Gli altri si perdono per strada…
La crisi, le difficoltà, la mancanza di tempo: tutto questo ci porta a seguire le strade più veloci, ma attenzione: sono le strade più battute, sono le strade dove sarà facile farci superare da chiunque, e anche quelle che verranno percepite come prive di valore. Quello che non dobbiamo perdere di vista sono gli obiettivi, che devono essere quelli di creare emozioni, soddisfazioni, senso di esclusività al destinatario del nostro lavoro.
Spero davvero di incontrare tanti di voi, in questa strada difficile. Il bello è che, in questo terreno, chi ci passa è amico, non concorrente, chi fa sforzi ammira, apprezza e aiuta coloro che stanno mettendoci lo stesso impegno, e in questa condivisione di rispetto e di conoscenza, possono nascere solo cose positive. Una volta (tanti chili fa) facevo maratona, e mi ricordo una scena fantastica: correvo, davanti a me, uno era stravolto, ha rallentato e ha tirato fuori da un sacchetto una mela, mentre lo passavo non ho potuto non guardare quella mela, ero stanco anche io, stremato. Lui ha visto i miei occhi sulla sua mela, mi ha guardato e sorridendo mi ha chiesto, prima di addentarla lui, se volevo dare un morso. Questo è lo spirito che si trova, sulle strade in salita, in quelle irte, in quelle che sembrano non finire mai. E riesce a darci la forza per arrivare in fondo, anche quando sembra che le forze ci abbandonano.
La nostra rivista per iPad è pronta. Ha due lati: uno orizzontale e uno verticale, diversi e complementari. Ed è bellissima. Lo diciamo senza presunzione, solo con entusiasmo. Non saremo mai grandi come Living, non saremo mai famosi come Martha Stewart, ma abbiamo una rivista che ha interpretato, compreso, assorbito, preteso e desiderato l’innovazione. E’ stata una strada difficile, complessa, ma ora siamo qui a brindare e ad attendere tutti coloro che stanno seguendo strade che passano di qua.Ma non siamo qui a parlare di noi, siamo qui a parlare di “tutti noi”, che viviamo tempi difficili, ma che ci meritiamo qualcosa di più… se saremo in grado di crederci.
Beppe says:
Caro Luca, che bell’articolo!
Parlare di strade difficili mi fa venire in mente quando ho cominciato a usare i filtri wratten per
modificare il colore della luce che attraversava l’obiettivo. Una strada in salita, difficile, ogni volta
speravi di aver azzeccato, il digitale era molto lontano 20 anni fa ( e qui son vecchio).
Quella strada difficile però mi ha fatto comprendere fino all’esaurimento come giocano i colori
e le sue sfumature mixandoli sapientemente; ora in digitale. Che vantaggio.
Sono certo che anche i vostri sforzi costruiranno un terreno per il futuro, sicuramente più
difficile, ma che farà la differenza. Anzi, la sta già facendo. Grazie
Paolo says:
MI scusi Luca,
ma anziché affaticarsi arrabbiandosi “Quello che mi fa arrabbiare, che penso sia un pericolo, invece, è credere che la strada facile, quella che non prende in considerazione gli elementi più profondi, sia sempre quella vincente” semplicemente non tiene orientato in verticale il suo iPad?
Luca Pianigiani says:
Paolo, se è una battuta, rido. Se il concetto non è stato compreso, ovvero che fare un lavoro a metà, farlo pagare la stessa cifra, risparmiare fatica e non innovare non è sufficiente per non arrabbiarsi, allora sono contento del suo stato di serenità Zen. Io, come le formiche, mi incazzo e continuerò a farlo…
Paolo Nobile says:
Non dimenticare che Martha è famosa anche perchè si è fatta qualche tempo in gattabuia per insider trading (mi sembra). Lí in galera ci vanno anche quelli come Martha, Madoff, ecc..
Hai ragione, meglio hanno fatto quelli della Condé Nast americana e australiana (Gourmet Live e Gourmet Traveller rispettivamente). Interessante che lo scroll possa essere sia verticale nei due sensi, per leggere l’articolo, sia orizzontale per passare da un articolo all’altro.
GIACOMO says:
SIGH!… Mi hai fatto ricordare un “matto” innovatore-sperimentatore che stampava le copertine del suo giornale sempre su carte ricercate diverse e con effetti diversi (ne conservo ancora qualcuna)… per non parlare dei contenuti sempre un passo avanti agli altri: un must, un cult un …JUMP.Continua, testardo di un capricorno! ;-)
Roberto Cecato says:
Ciao Luca,
Non conosco il giornale di cui ha parlato, ma le ha fatto una così bella pubblicità che andrei a scaricarlo.
Ci conosciamo da molto e sai bene che non sono mai uno che ha scelto le strade facili. Sono stato uno dei primi ad utilizzare e a questionare pubblicamente l’elaborazione dell’immagine fotografica, ancora quando non se lo poteva fare su un desktop, in una discussione nella Galleria Diaframma della quale hai partecipato anche tu.
Ho avuto anche la fortuna di vedere in privato e in anteprima la tua bella rivista di cui aspettiamo tutti l’uscita. Capisco il tuo entusiasmo per tutte le potenzialità del nuovo supporto, che condivido sinceramente, volevo solo far notare che in qualsiasi forma di comunicazione, il contenuto è la cosa più importante, altrimenti qualsiasi tecnologia non ha senso.
Da qualche anno vediamo la valanga 3D che ci sommerge. Questa tecnologia esiste da quando hanno inventato la fotografia, e ogni tanto riemerge come novità. Intanto l’emozione che ci hanno portato a vivere tanti cineasti, alle volte con pochissimi mezzi, ci resta a vita e non c’è paragone con un film miliardario in 3D, che dimentichiamo appena usciti dal cinema.
Anche le riviste e i libri possono essere fatti in orizzontale e verticale, forse non è questo il punto principale quando si parla di iPad, ma per esempio la animazione con le bolle, che non ho visto ma mi fa sognare lo stesso…
Giovanna says:
Gent.mo Luca,
tutta questa disqisizione sul “dramma” di tenere l’iPad (mezzo che uso e adoro) orizzontale o verticale non crede che avrebbe potuto dare spazio a qualche argomento più interessante dato che nel corso del tempo in qualche occasione è stato in grado di fare molto meglio? E’ comunque bello che la passione per qualche dettaglio possa far perdere così tanto tempo a chi scrive…
…purtroppo, anche chi legge consuma il proprio tempo pensando di trovare qualche spunto interessante.
Un saluto!
Luca Pianigiani says:
La questione non è sull’orientamento dell’iPad. Mi dispiace che non sia stato compreso il senso e il contenuto del discorso…
Fabio – 2Click says:
Io credo che non sia sempre così immediato saper scegliere quando è il caso di seguire una strada “più facile”, leggi più veloce, e quando invece sia meglio optare per un approccio più approfondito e di conseguenza più lento. Credo che, come nella maggior parte delle cose, non esista una scelta univoca ed assoluta. Ritengo che una delle qualità del bravo imprenditore sia anche quella di saper trovare il giusto compromesso tra velocità e completezza, quando andare veloci e quando posticipare una scadenza. In questi tempi frenetici potrebbero esserci situazioni in cui “perdere tempo” sulla “lettura orizzontale”, sempre per restare in tema, potrebbe introdurre un ritardo “pericoloso”, altri contesti in cui arrivare prima ma con un risultato parziale (leggi “beta”) potrebbe portare ad un danno d’immagine che farebbe perdere rapidamente il vantaggio acquisito. La terza strada invece potrebbe essere un rilascio senza lettura orizzontale ma una struttura pensata e progettata già per poterla introdurre a breve.
Insomma secondo me questa discussione su un aspetto apparentemente banale dovrebbe essere colto invece come un ottimo spunto per riflettere non tanto sulla strada facile o su quella più lunga, ma sul quando scegliere una, quando scegliere l’altra e soprattutto sul quando potrebbe rivelarsi interessante percorrerle…..entrambe.
Luca Pianigiani says:
Vero, a volte la scelta è nel mezzo, oppure nel prenderle entrambe le strade. Grazie per il tuo commento Fabio: utile e giusto, arricchisce il dialogo ;-)
Simone says:
Ciao Luca.
Io ho capito il discorso che fai sull’orientamento dell’i-pad. Penso sia lo stesso discorso che sento fare ai fotografi ed agli editori che “rispettano” il pubblico che acquista i loro libri fotografici. E mi riferisco alle foto stampate con la divisione della pagina in mezzo. Alcune case editrici se ne fregano e la mettono a dopiia pagina rovinando completamente tutto. Altra invece stampano tutto il libro ad un formato maggiore (molto più costoso per loro, e mi rendo conto che cercano di tenere il prezzo relativamente allo stesso livello di quelli stampati “alla cazzo”) per avere le foto senza interruzioni.
Volevo chiederti un’informazione, ma la rivista per I-pad avrà una sorellina magari in pdf? Perchè altrimenti tagliate fuori utenti che, come me (penso), non abbiano nessuna intenzione di comprare quello strumento.
Continuate così!
Paolo Brisighelli says:
Luca , io ho 58 anni e da 38 faccio il fotografo professionista .
La mia azienda esiste dal 1903 ….. Non posso che essere assolutamente d’ accordo con te !
La strada in salita è l’unica che porta alla “Vetta” !
Ciao , continua così sei grande :
maxfabrizi says:
ciao Luca,
post interessante per gli spunti, un po’ meno per la questione orizzontale/verticale. Il commento di Fabio credo sia il più giusto e lo reputo il più interessante per il presente e per le evoluzioni future.
Ora ti bacchetto (ma voglio costruire e quindi non ti offendere) :-)
Secondo me il problema non è orizzontale/verticale. Intanto iniziare poi pian piano, modificare, crescere, ascoltare. Se non ricordo male anche te dovevi aver già pubblicato la rivista (mi sembra che in un post di novembre dicesti inizio dicembre, facendo un grande spottone alla nuova creatura).
Ora non voglio entrare nel merito del perché dei due mesi di ritardo e ancora non si sa quando uscirà. Ci possono essere mille motivi per procrastinare e non devi certo scriverlo per giustificarti, però spero non sia per non aver ottimizzato gli articoli per entrambe le versioni verticale/orizzontale per iPad.
Mi ricordo che scrivesti che jpm era visibile su una miriade di device. La fortuna di un sacco di startup innovative è la scritta eterna di “Beta” in alto a destra o sinistra. Se cerchi la perfezione sarai sempre costretto a procastinare, perché troverai sempre qualcosa che non va.
Credi che all’uscita della rivista non ci sia che ti criticherà anche se avrai messo il mille per cento di impegno? Spero per te che ce ne siano pochi ma ci saranno, fidati. Tanto vale uscire, poi pian piano aggiustare, modellare, cucire su misura il vestito, ascoltare le critiche e le polemiche che ci saranno e farne tesoro.
Un saluto e un in bocca al lupo per jmp.
Io un iPad non ce l’ho ancora ma se mi prometti che da un macbook o un iphone si legge sarò uno dei primi a scaricare la nuova creatura.
ciao
MAX
Luca Pianigiani says:
Simone: si, lo abbiamo detto, JPM sarà disponibile non solo per iPad, ma sarà ben di più (su desktop – Mac, Win, Linux) che un PDF, ma un’esperienza interattiva completa e complessa, sebbene differente rispetto a quella che si fruisce su iPad (e uno dei motivi è proprio il doppio orientamento, consentito dal e dai tablet). Su Smartphone (iphone ma non solo) sarà disponibile una versione PDF completamente impaginata per questa “dimensione di schermo”, quindi fruibile e leggibile comodamente, anche se semplificata rispetto a quella per i device più potenti e “grandi”.
Per Max: la rivista doveva uscire a fine novembre, ha due mesi di ritardo, è vero. Ci sono motivi? Si, un sacco, per esempio che si lavora con versioni beta che richiedono più impegno, e specialmente ci sono complessità in relazione alla struttura. Tutte le pagine sono in doppia lingua e seguono un approccio di sostituzione delle aree di lettura a seconda della scelta dell’utente, ci sono programmazioni per fare cose che al momento in software non può fare e che noi consideravano fondamentali (per esempio: inviare una mail con un contenuto predefinito e integrabile con altro testo personalizzato, lasciare dei commenti, pubblicare su Twitter). Saremo criticati, non ne abbiamo dubbi, ci sono molti errori e cose che non vanno ancora bene, lo sappiamo (e molte cose, invece, non le sappiamo ancora). Al tempo stesso, stiamo competendo con i maggiori editori al mondo (siamo la prima rivista italiana che uscirà che sta usando questa tecnologia… ) e siamo in due persone che ci lavorano nei momenti liberi. Abbiamo dedicato tanto tempo alla ricerca tecnologica, senza però dimenticarci che una rivista è fatta di contenuti… e chi l’ha vista è rimasto stupito dal fatto che questi contenuti ci sono, e sono di buon livello. Abbiamo collaborato direttamente con tutte le aziende che hanno creduto in questo progetto sviluppando per loro tutte le pubblicità, perché nessuno (e dico “nessuno”) oggi è in grado di fare pubblicità per iPad, nemmeno le più grandi agenzie pubblicitarie. Abbiamo preso i contenuti di base, abbiamo fatto fotografare i prodotti per poterli animare, abbiamo smontato layout nati per la carta per creare un’esperienza godibile su iPad.
Tutto questo, se scalato su una realtà editoriale grande, potente, strutturata, sarebbe stato uno scherzo… per noi è stato uno sforzo ciplopico, ma abbiamo costruito un sistema che poi ci permetterà di far funzionare la testata in modo adeguato, o almeno ci stiamo provando. E forse ci saranno anche altre edizioni… stiamo prendendo accordi per avere un’edizione in Brasile, per esempio.
Quello che abbiamo fatto all’epoca non era “uno spottone”, era una condivisione di un progetto, che era importante per noi, ma anche (almeno lo speravamo) per i nostri lettori.
Non siamo in ritardo per il doppio orientamento, ma perché abbiamo fatto una rivista che ancora non c’è, non così, non così calata sul media che abbiamo deciso di adottare. Dimensione dei caratteri, struttura delle colonne, dimensione e lunghezza delle pagine, fondo per rendere meno fastidiosa la lettura a monitor, animazioni, interazioni, programmazione. Ok, abbiamo sbagliato le tempistiche, i grandi editori, secondo noi, hanno sbagliato progetto, e i numeri di vendita nel mondo lo confermano… sono in crollo netto. Non certo per il problema della mancanza di ottimizzazione (potrei fare un trattato, forse lo farò, del perché non vendono, a nostro giudizio), ma… anche per quello.
Grazie comunque per i tuoi commenti, la mia risposta non è polemica, ma vuole far capire che dietro questo post non c’è la banalità che forse alcuni hanno voluto vedere…
marilisa says:
Ciao a tutti, volevo dire che questo è uno dei sunday jumper che mi ha fatto riflettere di più…
E’ la prima volta che rispondo e voglio farlo proprio per ringraziare Luca per il messaggio che ha voluto condividere con noi, perchè è un concetto assolutamente vincente!
Penso davvero che ognuno di noi debba andare “oltre”.
Non soffermarsi…sull’ orientamento della rivista, ma alle mille possibilità che abbiamo a portata di mano e nemmeno le prendiamo in considerazione, perchè …costano fatica…, perchè….tanto è inutile, perchè…non ci guadagnamo….
Non è vero! Vale sempre la pena impegnarsi,provare,mettersi in discussione!…secondo me…
Ciao
Marilisa
Sergio Molino says:
Perfetto sincronismo Luca, come sempre ;)
Oggi mi è arrivato l’oggetto del contendere: iPad nuovo fiammante, così potrò anch’io entrare nell’arena.
se non si tocca con mano è + difficile comprendere.
La strada è sempre lunga e dura…
Ciao
Sergio
maxfabrizi says:
Grazie Luca per la risposta esauriente ed articolata. Come ti dicevo non eri obbligato a scrivere il perché ma lo hai fatto ugualmente. Ti ringrazio e rinnovo la stima. Sei un grande – al di là della statura ;-) Non vedo l’ora di metter le mani su jmp, anche perché tra un po’ me lo compero anch’io l’iPad. :-)
Ciao
MAX
leo says:
bellissimo articolo, uno dei migliori, caro Luca, mi piaci di più quando parli di contenuti piuttosto che quando parli troppo di prodotti, certi prodotti che finisci col fare pubblicità alla mela…ma non quella del maratoneta (bellissimo aneddoto), oh scherzo non ti offendere è che sei un po’ troppo fissato con i prodotti di quella marca lì e a volte tralasci i contenuti… a volte invece scrivi delle bellissime riflessioni come questa che sto commentando. Ciao, Leonardo.
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