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Le nostre immagini non ce la fanno più a stare rinchiuse in un cassetto (e nemmeno noi)

Qualche giorno fa è arrivato, dopo anni di attesa, anche il “Drive” di Google: una soluzione “cloud” targata Google (l’azienda più “digitale” al mondo, che per motivi ben poco chiari è arrivata tardi in questo tipo di servizio). In pratica, da oggi potete avere a disposizione 5 Gb gratuiti per archiviare tutti i dati che desiderate, e quindi averli a vostra disposizione ovunque. Servizi simili sono già ben conosciuti: Dropbox, iCloud, Skydrive e anche il recentissimo Creative Cloud di Adobe, di cui abbiamo parlato la settimana scorsa. Per non parlare di soluzioni ottimizzate per i fotografi come il fantastico (e poco compreso in Italia) PhotoShelter, di cui abbiamo parlato spesso in passato.

Troppa confusione, derivata dalla poca conoscenza, impedisce un utilizzo più maturo da parte dei fotografi italiani. Paura (oddio, mi rubano i dati), scetticismo (ma chissà a cosa mi serve?), preoccupazione (ma la mia rete è lenta e quindi non posso caricare tanti dati velocemente), errata analisi dei costi (perché devo pagare per avere spazio online se posso farlo “gratis” sul mio HD dello studio?). Sono anni che lottiamo contro questa errata valutazione, che ci allontana da una gestione del lavoro moderna, che non si basa più sulla fisicità di un luogo, ma sulla possibilità di lavorare e di accedere ai nostri dati ovunque.

Quanto spendiamo, ogni anno, di affitto di un luogo “fisico”? Almeno una decina di migliaia di euro, a spanne, spesso molto di più. Ci serve davvero? A cosa? Molti dicono “per prestigio“, ma si tratta molto spesso di un prestigio al quale teniamo più noi che non i nostri clienti. Certo, se abbiamo un negozio, difficilmente possiamo farne a meno, ma in questo caso bisognerebbe analizzare molto attentamente come dovremo farlo “rendere” al meglio, e non è oggetto di questo post. Parliamo di professionisti, che sempre di più hanno a che fare con clienti che sempre meno vedono in faccia, che quando proprio devono vederli sono obbligati ad andare a trovarli di persona. E quando bisogna parlare di argomenti “seri” ed impegnativi, di solito ci si trova davanti ad un piatto da mangiare…

Torniamo a “bomba”, però: il cloud è la soluzione per moltissime attività. Vi segnaliamo qualche risposta a quei dubbi e false convinzioni a cui sopra abbiamo accennato, per farvi capire – speriamo una volta per tutte – che è ora di cambiare mentalità e per aiutarvi ad approfondire.

1) Paura

Lo so, qualcuno dirà che online le nostre immagini e i nostri lavori sono molto a rischio. Potranno anche dimostrarlo con dei fatti (per esempio gli errori commessi da Sony nella gestione dei dati dei suoi utenti, le aziende che hanno perso tutti i dati che avevano in gestione). Bisogna ovviamente affidarsi a dei servizi di qualità (e non strutture che hanno, come nel caso di Megaupload, utilizzi prevalentemente dedicati a chi si occupa di pirateria, che poi arriva l’FBI e ti blocca tutto), usare password affidabili (almeno 8 caratteri, almeno una lettera maiuscola, almeno un numero) per evitare di essere “bucate” con troppa facilità. Sta di fatto che l’economia mondiale sarà digitale, e non possiamo far vincere la paura, perché perderemo in competitività. Prima di metterci alla guida di un’auto in autostrada dobbiamo superare un esame, dovrebbe essere lo stesso per le autostrade digitali, ma poi si impara e il rischio di un incidente (sempre possibile) non ci toglie la comodità, l’efficienza e la gradevolezza di prendere l’auto. Deve essere lo stesso, se no dovevamo ritornare alle carrozze, dovremmo rinunciare alla luce elettrica, al gas per il riscaldamento, al telefono cellulare. La paura dovrebbe avere un ruolo come quello del sistema nervoso, che ci tiene all’erta, ma che non deve impedirci di muoverci.

2) Scetticismo

A cosa serve avere i dati (le immagini) on line? Mi serve davvero? Si, serve davvero, perché ci permette di gestire il lavoro con tutta la libertà e flessibilità necessaria al giorno d’oggi. Non ci sono più clienti che “possono aspettare”, c’è bisogno di essere affidabili e veloci, rispondere in tempo reale alle esigenze, a qualsiasi ora del giorno (e quasi della notte…). I dati digitali contenuti in hard disk o dvd “fisici”, si appesantiscono anch’essi della fisicità, non si muovono e non si smuovono, serve raggiungerli, spostarli come dei mobili antichi. Ci sono infinite attività remunerative e fidelizzanti che richiedono un accesso costante e in tempo reale ai dati, se non li sfruttate perdete opportunità enormi, e verrete superati da chi sarà più “connesso”.

3) Limiti velocità rete

Molti utenti parlano e si disperano (giustamente) dei limiti della connettività della loro rete internet. Proprio a coloro che vivono questo problema ci rivolgiamo, per far capire che proprio in queste condizioni l’uso del cloud per assurdo diventa ancora più importante. Durante l’arco della giornata (e della nottata) ci sono momenti attivi e passivi di connettività. Se dobbiamo mandare un file “al volo” a qualche cliente, la nostra rete è un imbuto, ci rende difficile essere disponibili alla velocità richiesta e necessaria. Se sfruttiamo invece le ore “passive” per caricare i nostri dati (per quanto lenta, la rete in ore e ore, per esempio quelle notturne, macina dati) e a quel punto, quando servono, i dati sono già online e si possono condividere quando si vuole. Qualcuno dirà che la lentezza dell’upload è snervante, anche nelle connessioni più veloci e costose disponibili nel nostro Paese. Vero, ma ci sono soluzioni che prevedono, per esempio, di non dover caricare nulla, ma di usare il proprio computer come “server”. Argomento complicato? Si, ma anche no, perché sono nate soluzioni davvero semplici da usare, che non richiedono contratti costosi per avere per esempio un IP fisso, che richiedono solo un computer acceso. Tra questi, abbiamo sperimentato Tonido, ed è eccezionale: permette a poche decine di Euro all’anno di trasformare il proprio computer in un server, raggiungibile ovunque, e di gestire i contenuti interni al PC anche a distanza con un cellulare  e mandare dei link ai clienti di files che non sono “online”, quindi che non li abbiamo uploadati ancora, che sono ancora sul computer, ma l’utente che riceverà il link potrà scaricare il file senza problemi. E se non volete avere un computer acceso, potete investire meno di 100 euro per un apparecchio che fa le veci del server, al quale collegare un vostro HD e fare lo stesso lavoro. Funziona, è comodissimo… I problemi si superano, se si conosce… se si rimane nell’ignoranza invece non si fanno passi in avanti, bisogna avere fiducia nella tecnologia!

4) Costi

C’è il servizio Photoshelter, che all’anno, per un archivio di 1 Tb, chiede quasi 500 euro di investimento. Ovviamente si può spendere molto meno, per avere meno Gb, e quindi si può iniziare a basso costo e addirittura gratis. Molti dicono: perché devo spendere questi soldi? Un HD da 2 Tb mi costa poco più di 100 euro, e non devo ripagarlo ogni anno. Questo conferma che la maggior parte dei professionisti non sono imprenditori, che non sono capaci di fare i conti economici. Quanto costa un/a segretario/a all’anno per preoccuparsi di scegliere delle immagini, inviarle, ridurre la risoluzione, convertire formati, inserire eventuale copyright sulle foto? Il servizio Photoshelter fa tutto questo, online, con un sistema così efficiente da risultare sconvolgente. Non si pagano i Gb, si paga il servizio. Quando costa (lo abbiamo già detto) il luogo fisico dell’ufficio? Quanto costa la garanzia e la sicurezza della protezione dei dati? Fossi in voi, un giro su Photoshelter, iniziando ad usarlo anche nei limiti della sua offerta gratuita, lo farei. Lo abbiamo consigliato anni fa, ma nessuno ci ha ascoltati. Forse, due anni dopo il mercato è pronto a capirlo?

Quello che ci manca non è infrastruttura, è che abbiamo delle idee e non riusciamo a superarle. Pensiamo che il mondo non si muove, e invece siamo noi a non muoverci. Per questo abbiamo lavorato per creare occasioni di formazione: questo incontro settimanale gratuito del SundayJumper è una sintesi, un campanello di allarme, ma serve di più: serve guardare, studiare, leggere, approfondire, crescere. Pensate che stiamo ultimando un libro su come utilizzare il servizio più comodo per il cloud computing (Dropbox) da parte dei fotografi professionisti. Non esiste al mondo un libro così, perché analizziamo non solo il suo funzionamento (che forse tutti conoscono…), ma la sua flessibilità nei confronti del lavoro quotidiano dei fotografi professionisti. Sarà disponibile tra una settimana su JumperPremium, che è la nostra piattaforma formativa. Potete anche studiare da soli, senza il nostro aiuto, ma sappiamo che siete impegnati in mille altre attività e alla fine non avete il tempo per occuparvene. Lo facciamo per voi, questo libro è un esempio evidente, chiaro, forte. Entrate nel nostro mondo, che è il “vostro” mondo, e se siete soci TauVisual mandateci una mail… c’è una promozione importante per voi, che comunicheremo presto, ma voi potrete approfittarne in anticipo! Ma non confondete questo messaggio con uno “spot pubblicitario”… un iscritto in più non cambierà la nostra vita o la nostra economia, ma cambierà quella del nuovo iscritto: siamo in un mondo che non tollera più attese e ritardi, non si esce dal “buio” di questa crisi tirando la cinghia (come dicono i nostri governanti), ma trovando nuovi modi per crescere, per essere vitali, per trovare nuovi approcci.