Le (brutte) foto dei mille volti di McDonald's

Le (brutte) foto dei mille volti di McDonald's

C’è una teoria, che è quella della “bellezza” e del lato culturalmente elevato dei progetti seriali. In pratica, come dice un amico (che non cito perché non so se avrebbe piacere di essere “miccia” di un discorso polemico di questo tipo… ma almeno dico che non è farina del mio sacco), 1 foto brutta è una foto brutta, 10 foto brutte sono 10 foto brutte… 1000 foto brutte sono un “bel” progetto seriale.

Nell’attuale era, dominata dalle immagini e dalla facilità di produzione a costo praticamente prossimo allo zero, i progetti seriali dovrebbero non ottenere grande attenzione, specialmente se partono da singoli elementi brutti; già sarebbero di un certo fastidio se fossero belle (quando ovunque vince la quantità, sarebbe la qualità e la capacità di fare selezione che dovrebbe avere il sopravvento), figurarsi se sono brutte. Personalmente sono dell’idea che 1000 foto brutte rimangano 1000 foto brutte, e non un “bel progetto”.

Da un paio di giorni si possono vedere cartelloni di una nuova campagna pubblicitaria di McDonald’s. Non ho bisogno di leggere il comunicato stampa o le dichiarazioni di chi ha gestito il progetto per capire il senso: avranno puntato sulla naturalezza, avranno voluto trasmettere: i nostri ristoranti sono “vissuti” da gente vera, quindi non fotografiamo modelli e modelle, ma le persone che entrano ogni giorno per mangiare panini e altre “delizie”. In questa ricerca di volti si voleva certo mostrare non tanto i singoli, ma la comunità variegata e multisfaccettata, dai bambini agli anziani, dagli studenti ai manager, dai biondi ai rossi, di ogni etnia e cultura. E posso anche capire che c’è un legame con la comunicazione digitale, quella che nasce tra i giovani e vive sul web, in particolare su Facebook (e non a caso, molto spazio è stato dato proprio alla comunicazione su Facebook, potete trovare tutto qua). Capisco, e per certi versi posso anche condividere (anche se non è poi un’idea così rivoluzionaria ed innovativa). Ci aggiungo che so bene – volevo farci un SJ qualche mese fa – che una delle leve della comunicazione attuali è quella di mettere al centro dell’attenzione e della visibilità le persone “normali”, che sempre più desiderano apparire e “uscire dall’anonimato”. Chi non sa cantare o ballare non può entrare nei talent show, se il Grande Fratello non li accetta… rimane solo qualche debole speranza di finire su un cartellone pubblicitario. Insomma, non c’è bisogno di giustificare tutto questo, e non c’è modo di dire che “non abbiamo capito il senso del progetto“. Lo abbiamo capito, rimane una cosa: sempre foto brutte, ahimè, rimangono. Specialmente se pensiamo che, dietro questo progetto, non c’è – come forse sarebbe stato ancor meglio per dare ancora più valore al progetto stesso, in partenza – la scelta di avere scatti rubati con dei cellulari, magari dagli stessi avventori di McDonald’s che diventavano contemporaneamente “attori” di questa spontaneità, ma anche “creatori” delle immagini: esattamente come succede proprio con le immagini di Facebook (che in questo sono migliori: sono vere, e non “fintamente vere”. No, dietro questo progetto c’è “La Sterpaia” di Oliviero Toscani, e il progetto è stato curato da Rocco e Lola Toscani: insomma, una firma “pesante”.

Definire “brutte” delle fotografie prodotte da uno studio “titolato” è forse un azzardo: la bellezza o la bruttezza sono dati “oggettivi”? Forse non del tutto, e quindi accettiamo di considerare questa valutazione personale, ma per me foto slavate (come questa e questa), con dominanti (come questa, questa e questa), con inquadrature banali, addirittura in certi casi con errori di messa a fuoco (come questa e questa) e specialmente non in grado di trasferire nessuna emotività o “pathos” (un esempio tra tante: questa) non riesco a definirle in altro modo. Qualcuno mi dirà che “non ho capito” la poesia, il senso, il grande sforzo culturale… forse, ma continuo a dire che mille foto brutte non mi convincono di poter rappresentare un bel progetto. Attenzione (così evitiamo ulteriori eccessi e dispendio di soldi e di tempo): neanche diecimila…

Comments (48)
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  • Paolo Nobile
    Ott 2nd, 2011
    Paolo Nobile says:

    Luca, hai capito benissimo. Relativamente al titolare dello studio citato http://tinyurl.com/6xohjlg

  • carlo rondinelli
    Ott 2nd, 2011
    carlo rondinelli says:

    Se è per questo Toscani è stato chiamato (e suppongo profumatamente pagato) anche dalla San Carlo per fotografare patatine e affini su un fondino bianco con una leggera ombretta… Però vuoi mettere, sicuramente la percentuale di grigio dell’ombra è stata calcolata per trasmettere all’acquirente finale quel senso di sofficità e leggerezza… Toscani, come alcuni altri figli di illustri fotografi e comunicatori milanesi (leggi Corona) alcuni dei quali hanno fondato l’AFIP, non hanno conservato neanche un’unghia della cultura visiva e in generale della cultura, dei loro padri. Ne hanno solo sfruttato nome e conoscenze. A Fabrica dovrebbero aggiungere una b e mandarli tutti veramente in catena di montaggio (sempre che gli operai veri li vogliano accanto).

  • Biska
    Ott 2nd, 2011
    Biska says:

    Delle due l’una: o non hanno visto le foto e si fidano di Toscani (“Con quanto l’abbiamo pagato, vuoi mettere che possa fare qualche cavolata?”) o a loro non importa delle foto ma gli basta far sapere in giro che le ha fatte Toscani (ovviamente non lui, che manco con una usa e getta a pellicola può fare certe oscenità). Con non poca acidità posso tranquillamente dire che la qualità delle foto rispecchia la qualità del cibo…

  • Luca Pianigiani
    Ott 2nd, 2011
    Luca Pianigiani says:

    @biska: naaaa, il cibo è meglio :-))

  • stinco
    Ott 2nd, 2011
    stinco says:

    Sono foto in linea con il cibo spazzatura… e poi non credo siano state scattate da un fotografo professionista.
    La Sterpaia è un’agenzia di comunicazione diretta dai figli di Toscani e non da lui.
    Le agenzie italiane negli ultimi anni hanno fatto anche peggio, sono nella media.

  • Paolo
    Ott 2nd, 2011
    Paolo says:

    orrore! le foto scattate con il telefonino dalla zia che ha lasciato a casa gli occhiali…é vero ogni tanto cedo a un Macdo, sai cosa ricevi per il prezzo che conosci ed é sicuro, ma queste foto me ne fanno passare la voglia!

  • Roberta
    Ott 2nd, 2011
    Roberta says:

    Luca, che dirti sono…. affranta! Mai vista tanta “monnezza” tutta insieme e magari profumatamente pagata. Se volevi deprimerci, ci sei riuscito! Se volevi spronarci, pure! Questo è un insulto a tutti quelli che si sbattono con ore ed ore di postproduzione prima di consegnare un lavoro, che si aggiornano e si documentano ciclicamente su tutto ciò che di nuovo passa il convento, tecniche, stili, flussi e riflussi, influssi e tendenze!
    Quelli che prima di inventarsi un progetto seriale, ci pensano su talmente tanto tempo che rischiano che la stessa idea arrivi ad un altro per primo, e vengano battuti sul tempo.
    Penso che al successo di un prodotto una buona immagine contribuisca enormemente e questi partono malissimo. E che forse anche un nome così “altisonante” debba sempre autoproteggersi da inutili “macchie” perchè non vive incondizionatamente di luce propria ed eterna.
    E penso anche che questi brutti esempi, debbano incuterci più coraggio che timore, e debbano spronarci…ad osare di più!
    Ecco, questo è quello che (nel mio piccolo) semplicemente penso! Ma resto enormemente imbufalita!

  • Riccardo Marcialis
    Ott 2nd, 2011
    Riccardo Marcialis says:

    BUONA GIORNATA A TUTTI,
    il “bello” e il “brutto” sono due punti di vista esclusivamente umani, ma possono servire per comunicare dei concetti.
    Il problema è che se non si è in grado di comunicare non basta ne l’uno ne l’altro, nemmeno se messi assieme. Oliviero Toscani, anche in questo “progetto” ha dimostrato di essere una di quelle persone che non sanno comunicare: ne a parole, ne per iscritto e tanto meno per fotografia.
    Quindi, parlando della campagna MC Donald, se solo si cambia il brand può diventare per magia la campagna Benetton, ANCI Calzature oppure altre ancora di quelle precedenti ideate da lui.
    Pare che a Oliviero piaccia un po’ l’immagine spazzatura ma, forse, non solo a lui.
    Dobbiamo smettere di pensare e di dire che la fotografia potrebbe essere fatta con questo o con quello strumento; 20 anni fa eravamo d’accordo (parlo dei vecchi professionisti) su una cosa: “Se c’è il progetto (di comunicazione) la foto dovrà essere realizzata con lo strumento più adatto per comunicare il concetto. A costo di usare una fotocopiatrice”.
    I fotomodelli, una volta, servivano per ottenere espressioni e atteggiamenti delle persone “comuni” senza impazzire a spiegare loro di quanto dovevano tenere aperta la bocca o gli occhi. Per non parlare del resto. Però non era una regola.
    Oggi, generalmente, la pubblicità, soprattutto, rappresenta un ottimo esempio di spazzatura, oramai quasi latrina, presa da non so dove, da non so chi. Forse è già globale anche questo. Ma non prendiamola più come esempio.

  • Luca Pianigiani
    Ott 2nd, 2011
    Luca Pianigiani says:

    Riccardo, sono il primo a difendere l’uso di tecniche povere e anche nuovi mezzi di comunicazione. Ho anche scritto che se fossero state scattate da ragazzi con cellulare sporco di salse e patatine andrebbe anche meno. Il problema è che si vende una confezione di infinite belle parole e dentro c’è solo spazzatura. Ingiustificabile, perché le immagini presentate e linkate non sarebbero accettabili in nessun ambito, se dovessimo considerarle delle foto “professionali”, e tu lo sai bene…

  • Fabrizio
    Ott 2nd, 2011
    Fabrizio says:

    Comunque tra le foto ce ne sono alcune che sembrano fatte in studio, stile pubblicitá Benetton, molto migliori delle altre che hanno un aria piú informale.
    Sarebbe stato molto meglio montare uno studio in una piazza vicino a un ristorante e farle tutte cosí e non cercare uno sfondo bianco qualsiasi che, a seconda dell’orario, a volte é un pó azzurro a volte bruciato, insomma un brutto minestrone.

  • Riccardo Marcialis
    Ott 2nd, 2011
    Riccardo Marcialis says:

    Ciao Luca,
    spero tu stia bene,
    per un po’ di tempo, noi professionisti fotografi e giornalisti, ci siamo adoperati come modelli ed esempi per i fotoamatori; ti ricordi vero?
    Dicevamo:” se proprio dovremo essere incalzati dai dilettanti è meglio che assomiglino a noi”.
    Poi, invece, è andata che sono stati i professionisti a prendere a modello tutto quello che poteva essere diverso da una logica, da una ragionevole consapevolezza professionale.
    La differenza tra il professionale e il dilettantismo non sono gli strumenti ma la capacità professionale composta da: responsabilità, perspicacia, discernimento e…una struttura operativa di ricerca e sviluppo piccola o grande che sia.
    Sai qual è la differenza tra un disegno fatto da un bambino e uno fatto da un designer? Quello del bambino potrà stupire ma quello del designer potrà insegnare. Almeno credo.

  • Barbara
    Ott 2nd, 2011
    Barbara says:

    ma scusate…. che colpa ha Toscani o i suoi se le aziende sono disposte a pagare così tanto per dei risultati così mediocri? Lo farei pure io. L’intelligenza, il buon guisto e il senso critico non sono purtroppo un’ opzione più richiesta. Basta il nome. Quindi ben per lui.

  • Luca Pianigiani
    Ott 2nd, 2011
    Luca Pianigiani says:

    @barbara, la colpa è ANCHE di una struttura che propone un risultato qualitativo scarso, oppure dobbiamo pensare che ad esser furbi si deve vincere? Che se i clienti sono incapaci di critica allora va tutto bene? Esistono altri parametri, almeno per me, oltre al pagamento di una fattura. In ogni caso, la critica va rivolta certamente a chi ha accettato il prodotto, quindi al management di McDonald’s. Mi preoccupa che venga fuori però che se qualcuno ti paga mediocrità è giusto dare mediocrità…

  • Barbara
    Ott 2nd, 2011
    Barbara says:

    La mia era una provocazione data dalla mediocrità generica che si trova in giro. Sia proposta che accettata. E purtroppo è vero che in Italia si lavora solo (o di più) se hai un nome o sei figlio di. E se mi facessi adottare da Toscani?? :-D

    1. Luca Pianigiani
      Ott 2nd, 2011
      Luca Pianigiani says:

      Barbara, sappi che ti devono piacere i piccioni (lunga storia) e che forse ti perderesti qualcos’altro (o qualcun altro) ;-)

  • Patrizia
    Ott 2nd, 2011
    Patrizia says:

    Allora, io amavo le provocazioni di O.Toscani,poi però quando le provocazioni mi hanno stufato ho iniziato ad essere stufa anche di Toscani e del suo modo dichiaratamente alternativo ma in pratica neppure un po’ di essere fotografo. Per non dire di quando sono venuta a conoscenza del fatto che ha passato la gestione de La Sterpaia ai figli: Rocco che come si legge dalla sua biografia: “Classe 1980, figlio d’arte, fin da piccolo vive i set e gli shooting fotografici del padre, Oliviero Toscani.
    Dopo essersi diplomato presso l’istituto americano St.Stephen’s School di Roma, nel 1999 entra a Fabrica, laboratorio creativo di Benetton, come assistente fotografo e video.” Perché doveva entrare a Fabrica? Mi pare fosse già del padre…e la figlia Lola.
    Comunque potete vedere fotoritratto anche più brutte sul sito ufficiale de La Sterpaia inerenti ad altri progetti. Dopo questo articolo penso di aver chiuso per sempre con Toscani e la sua STIRPAia!:)

  • laura
    Ott 2nd, 2011
    laura says:

    e perché non semplicemente razzismo? in fondo al macdonald ci vanno i poveri e gli immigrati (che spesso sono la stessa cosa). per loro la comunicazione deve essere povera, se no non la capiscono… e magari non hanno neanche diritto a una comunicazione migliore…. brutti sporchi e cattivi, ma con due euro da spendere.

  • nicola zanettin
    Ott 2nd, 2011
    nicola zanettin says:

    vi dico solo questo: mi è capitato di incrociare un cliente di rocco. si doveva fare un redazionale e mi diceva che le foto le aveva già, fatte da rocco. le ho viste e ho preteso di rifarle. poi le ho vendute allo stesso cliente a più del triplo di quello che aveva chiesto “il figlio d’arte”….bene no?

  • AlexGì
    Ott 2nd, 2011
    AlexGì says:

    Non sapevo di questa campagna di Mac.
    Concordo al 100% con quello scritto da Luca.
    La cosa si pone a metà strada tra il ridicolo e il patetico.

  • Mimmo
    Ott 2nd, 2011
    Mimmo says:

    …le foto rispecchiano la enorme mole di immagini fatte con Iphone,ipad e altri electronic device tanto acclamati. E’ la dimostrazione che i fotografi sono sempre più ai margini di quello che era il loro mercato. Per quanto riguarda le critiche a Sterpaia, sono riusciti a capire i gusti della committenza e ne hanno fatto il loro business. E visto il calibro di questi bisogna solo dire: beati loro…

  • Luca Pianigiani
    Ott 2nd, 2011
    Luca Pianigiani says:

    No, Mimmo. Non confondere il mezzo con il risultato. Le foto con i cellulari possono essere fantastiche e quelle con un dorso da 80 milioni di pixel delle schifezze. In gioventù – non mi vergogno – ho fatto migliaia e migliaia di fototessere che erano più dignitose di quelle segnalate. Non sono beati coloro che, avendo la possibilità e i mezzi di fare bene fanno male. Non è una tesi che posso condividere. Sei la seconda persona che commenta dicendo “se guadagnano soldi hanno ragione” e continuo a dire che non lo trovo sensato. Almeno per il mondo al quale aspiro io personalmente, e sono sicuro anche molti altri che ci seguono. Finchè posso combatterò questo spirito che mette il denaro come unica dimostrazione del successo

  • Nancy
    Ott 2nd, 2011
    Nancy says:

    E la campagna di Bata lo vedo bruttissima e triste , ma cosa succede?? Poco lavoro e idee terribile mi deprimo!

  • Mimmo
    Ott 2nd, 2011
    Mimmo says:

    Certo caro Luca, posso anche convenire con te, la mia storia personale ha sempre prediletto la qualità e il bello. Purtroppo la vita quotidiana è fatta anche di bollette da pagare, libri da comprare ai figli che vanno a scuola, assicurazione, rata mutuo e tante altre spese che il lavoro di “fotografo di qualità” non riesce già da un pò a pagare. Durante la permanenza di due mesi nella repubblica popolare cinese per lavoro, mi sono trovato a confrontarmi con una realtà lavorativa diversa che mi ha fatto riconsiderare molte “certezze” di fotografo europeo.

  • Luca Pianigiani
    Ott 2nd, 2011
    Luca Pianigiani says:

    Ok, Mimmo: allora chi vuole può iniziare la gara all’accaparrarsi il lavoro meglio pagato e peggio realizzato. Chi vuole si presenti al via, io cercherò di pagare le bollette cercando altre strade…

  • Alessandro bianchi
    Ott 2nd, 2011
    Alessandro bianchi says:

    Qualche mese fa ho letto su un quotidiano un annuncio che toscani aveva pubblicato.
    Stava cercando persone che avevano fatto interventi di chirurgia plastica per essere fotografati e raccolti in un libro.
    Inutile dirvi che privilegiava gli interventi malriusciti. Parole sue.
    A voi le riflessioni

  • Giovanni B.
    Ott 2nd, 2011
    Giovanni B. says:

    Se la ricorda la storia de “il re é nudo”? Beh, cambiano i tempi, i vestiti e i personaggi, ma dire “il re è nudo” è ancora difficilissimo.
    Bravo.

  • massimo
    Ott 2nd, 2011
    massimo says:

    E quale riflessione sarebbe quella che lasci in sospeso?…. forse: sorprendente? Che c’e di meglio per comunicare lo stato di un certo momento se non mostrarlo nell’estremo? Dopo aver trasformato le cose trasformiamo il corpo inseguendo non si sa cosa. La totale mancanza di accettarsi di trarre da sé… un campionario degli orrori come nella storia della fotografia ci sono grandi esempi. E poi che centra Toscani ? Il padre con i figli ? la ha firmata lui la campagna stampa? Sono foto sue ? non credo!
    Quelle sono solo foto brutte perche ideate in laboratorio e che quindi mancano della naturalezza e della freschezza che il Maestro (leggi Toscani) sa dare. Avete mai provato a fare una foto apparentemente banale? Se ci avete provato forse avrete capito quale è la capacita e il genio di Munari perche non basta essere un designer per fare qualcosa che sembra fatto da un bambino tanto da poter insegnare e lo stesso non basta essere fotografi per fare qualcosa che possa comunicare soprattutto se per fotografia si intende qualcosa di estremamente articolato e complesso quasi alchemico alla Marcialis intendo. Il Toscani ha creto cose che hanno lasciato un segno che dura molto piu del sentire il profumo in una fotografia. Per questo lo lascerei dove sta. Se poi un nome trascina beh è un altro discorso. Un sacco di nomi illustri hanno generato figli che ci hanno provato e che la storia ha stroncato. Ma questo forse succede in altre arti e meno nella fotografia perche la gente comune dal nome si fa fregare solo una volta in settori piu ristretti invece a volte si persiste.

    1. massimo
      Ott 3rd, 2011
      massimo says:

      di figli d’arte ce ne sono tanti e molto spesso tolgono spazio a chi se lo meriterebbe di più ma non ha gli “agganci”.
      la campagna in questione mi ricorda molto certe immagini “spontanee” vere o finte molto presenti nelle riviste “di tendenza” estere e in tanti blog di moda. il manierismo si esprime anche così, e oggi viviamo di manierismo, di richiami a epoche passate, gli anni 50, i 60, i 70 ecc. attingiamo a enormi bacini di stili e di immagini già viste.
      una provocazione: non è che questi oceani di immagini stiano affogando l’originalità?
      forse è abbastanza originale lo scimmiottare certi atteggiamenti e modi di fare foto”spontanee” per accaparrarsi
      certe commesse da clienti “importanti”? questo “verismo” non è solo il sintomo di una civiltà in decadenza?
      in ogni caso preferisco abbinare certi prodotti a metodi decadenti e cercare alti livelli formali per contenuti più elevati rispetto alla pubblicità dei paninazzi.
      si potrebbe anche riaprire il dibattito sulla pubblicità come occasione di veicolazione di contenuti, alti o bassi, che non hanno nulla a che vedere con il marchio o il prodotto pubblicizzato…….
      mi sembra che la famiglia Toscani sguazzi proprio bene in questo territorio ambiguo e retorico delle immagini,
      e che potrebbero trovare delle belle parole per motivare le loro scelte, avrebbero come testimone proprio le loro immagini……

  • Angelo Trani
    Ott 3rd, 2011
    Angelo Trani says:

    Le foto di questa campagna sono effettivamente senza alcuna pretesa artistica, almeno è quello che viene da pensare a prima vista. A seconda vista viene giusto giusto da chiedersi perché, come ha ben fatto il nostro Luca e tutti quelli che sono incappati in queste immagini. Poi sopraggiunge il pensiero “Fabrica-Toscani-grande nome della fotografia-dunque prestigio e rilevanza da sfoggiare in sede di riunione con finanziatori, investitori, art director ecc.ecc.ecc.” e credo che qui ci fermiamo. La realtà dei fatti è (purtroppo) sempre quella, a mio avviso: se sei un gran fotografo che è riuscito ad imporre e far conoscere il proprio nome a livello internazionale, adesso per dei gran soldi sei libero di proporre delle altrettanto grandi CAGATE spacciandole per arte… tanto quei fessi di mangiapanini e patate fritte manco si accorgeranno delle foto della pubblicità.
    Solo qualche gruppetto di fanatici puristi della fotografia perderà il suo tempo a parlarne male. Il che non farà altro che accrescere il valore dell’ “opera”.
    Perché l’importante è parlarne, giusto?

  • Nino Mascardi
    Ott 3rd, 2011
    Nino Mascardi says:

    Lasciamo perdere la dinastia Toscani e questi manifesti McDonald’s che mi sembrano in sintonia con questi nostri tempi disgraziati. Non sono sicuro che i clienti capiscano quello che vedono e forse non lo capiscono più neanche le loro agenzie pubblicitarie. Sembra che, nella migliore delle ipotesi, credano che la moda del momento indichi la via del “se è brutto vuol dire che è bello”. Oliviero ha prodotto tante immagini molto belle e significative e anche tante molto meno belle, le prime in tempi lontani.
    Anche queste foto stanno nella media dei tempi e non mi sembrano le peggiori. Piuttosto andate a cercarvi quella campagna McDonald’s (in uscita da un bel pezzo) con l’hamburger in gran primo piano e l’italia fritta di più in basso rilievo. Di che colore è quella carne? Ho cercato su altri periodici per vedere se c’erano stati errori di stampa: no, erano tutte accuratamente della stessa tonalità. Quella sì che è una vera schifezza: io non riesco più a mangiarlo il MacDo, ho conati di vomito. E’ un fatto, è lì da vedere e possiamo farci paragoni precisi con il colore della carne a cui siamo abituati, compresi quelli della vera carne McDonald’s preparata e venduta ovunque, mentre la ragazzina e gli altri personaggi dei manifesti in questione sono un elemento di gusto, a te possono non piacere ma a lui sì e allora siamo fermi. La tecnica utilizzata in ripresa non mi pare assolutamente importante, l’immagine e il concetto sono importanti, chissenefrega con cosa è fatta. Gaugin usava pennelli da quattro soldi, vogliamo discuterne?
    Anni fa feci le foto per una campagna affissioni per McDonald’s ma non c’era carne perchè, mi spiegò con sussiego un loro dirigente, solo a Chicago sanno fotografare la carne come si deve: allora dova hanno fotografato questa qui?

  • Luca Pianigiani
    Ott 3rd, 2011
    Luca Pianigiani says:

    Nino, sono d’accordo che non serve (e sempre meno serve) parlare con cosa sono fatte foto o pennelli. Gaugin ha fatto delle cose carine, però… quindi per questo il pennello non era fondamentale. Ricordo eccome (e con ribrezzo) la carne con l’Italia: l’immagine diceva il contrario del messaggio (Carne putrida e non carne di qualità).

    In ogni caso, è stata occasione per riunire un po’ tutti attorno al tema, non credo che cambieranno le cose, ma almeno si sente che c’è una reazione. A volte, in questo settore, sembra che tutto cada nel vuoto. Almeno questa volta ci siamo parlati in tanti ;-)

  • massimo
    Ott 3rd, 2011
    massimo says:

    le immagini sono ottime per veicolare qualsiasi cosa, e l’immagine non professionale contiene la giusta dose di ingenuità e schiettezza per farla diventare “vera” testimone di un’idea che per riflesso diventa “vera”
    sono solo vecchi trucchi buoni per la pubblicità di cui si abusa anche per la politica, altro che macdonald!
    noi fotografi dovremmo essere i primi a usare la massima attenzione nel gestire quella bomba contenuta nelle immagini che si chiama ambiguità!

  • simone
    Ott 3rd, 2011
    simone says:

    ciao,
    forse ‘i toscani’ volevano semplicemente far parlare.. del brand e di sè stessi…come hanno sempre fatto da oltre 20 anni.
    missione compiuta quindi, è il mondo di oggi, non trovo giusto arrabbiarsi o puntare il dito contro un modus operandi.
    ognuno porti avanti il proprio progetto senza troppo preoccuparsi degli altri, questa è la ‘professione’…operare e produrre, non giudicare e criticare.
    bye

  • Luca Pianigiani
    Ott 3rd, 2011
    Luca Pianigiani says:

    Simone, non si giudica e non si critica: si analizza il mercato e le sue sfumature. Questo serve, eccome. Non tanto a far cambiare il mondo, o a far cambiare i fatti, ma a trovare un modo per operare e produrre in modo sensato. Premesso che Toscani lavora da 40 anni e non da 20, e non si sta criticando la sua storia, semplicemente si analizza un prodotto che fa pensare, perché se questo è il meccanismo giusto vuol dire che c’è qualcosa che non va. In questo caso comunque, la campagna McDonald’s non fa parlare di sé per la sua scarsa qualità di risultato (ne parliamo qui, solo tra quattro gatti, gli altri nemmeno se ne accorgono, ed è anche questa una considerazione importante da fare). Insomma, la qualità bassa delle immagini non è una strategia, è solo un dato di fatto. Che non fa parlare, ma lascia l’amaro in bocca.

  • Sandro
    Ott 3rd, 2011
    Sandro says:

    ..siamo in Italia ..nonostante il Mc non lo sia ….sulla pessima qualità concordo ed è sempre piu’ dilagante…vorrei dire che a volte guardo fotografie di moda sugli inserti pubblicitari delle riviste e ci trovo i soliti difetti di qualità ..ma il problema e che qulacuno la paga questa gente
    ..per me la qualità tecnica verrebbe prima e poi tutto quanto è creatività …capisco ormai da tempo che non è così per tutti sia per ” fotografi” che per i ” committenti”
    …ma caro Luca visto che io sono toscano ( di Firenze) si parla di Toscani (Olivero e c.) mi viene in mente
    quanto a clienti e committenti un video che ora è gia vecchio che e’ andato in onda in tv che sul web sulla
    nostra amata regione toscana …beh di commenti ne sono stati fatti .. io che l’ho visto è so quanto è costato(650.000 Euro) non dico di non apprezzare il lato innovativo ( anche se non mi piace perchè la Toscana non è questa …a partire dalle nubi minacciose ,dagli olivi che sembrano pugliesi…e forse lo sono! e non toscani) ma TECNICAMENTE anche qui ci riconosco un sacco di difetti …e non credo che in tutti quei soldi
    pur volendo cercare un effetto live con camera a mano non ci rientrasse una steady o una giraffa…e non sto qui ad elencarli tutti ‘sti difetti …
    http://www.youtube.com/watch?v=ROXdVKG3-Hs
    beh un saluto a tutti

  • Luigi
    Ott 3rd, 2011
    Luigi says:

    devo dire che oggi si sono scatenati in tanti, ogni commento in più è “quasi” superfluo.

  • Filippo Chiesa
    Ott 3rd, 2011
    Filippo Chiesa says:

    Un plauso a McDonald’s per la “sincerità”: “Vendiamo cibo improponibile e la nostra nuova campagna rispecchia tutto questo!!!” :-))))))
    Qualcuno di voi, ha mai considerato Toscani come un fotografo? Un comunicatore (a suo tempo), ma non di certo un fotografo.
    Questa campagna dimostra come il cliente non sia quasi mai in grado di giudicare il bello dal brutto (in questo caso specifico l’aggettivo “brutto” è riduttivo), soprattutto in questo periodo storico dove il piattume è dilagante.
    Da anni l’Oliviero nazionale è solo un vecchio (non anagraficamente) tronfio dei suoi successi che non ha più nulla da dire.
    Scusate la schiettezza!

  • Grazia
    Ott 3rd, 2011
    Grazia says:

    il padre come” fotografo” (??) non mi è mai piaciuto…ed il figlio è pure peggio

  • Barbara
    Ott 3rd, 2011
    Barbara says:

    Superficialità, pressappochismo, mancanza di una vera passione che porta allo studio e all’approfondimento…penso che siano dei mali molto diffusi che ci dobbiamo sforzare di combattere. La comunicazione oggi per fortuna ha tanti mezzi e tante strade, e se una cosa è di cattivo gusto tutti abbiamo il diritto e il dovere di dirlo esprimendo la nostra opinione. Credo che sia inutile bubbolare tra addetti ai lavori, quando da nessuna parte si fa più caso alla qualità e alla bellezza che nascono dal connubio tra cultura e artigianalità. Bisogna parlare a tutti, educare alla passione che porta impegno e sforzo per arrivare a dei risultati. Diamo qualche ceffone ai giovani perchè si sveglino dai sogni che li inebetiscono e si diano da fare per imparare un mestiere, diamone qualcuno ai vecchi che si ritengono arrivati, e non hanno capito che nella vita non si smette mai di crescere e di imparare. Ma a questo giro un bel ceffone sonoro suoniamolo a quei rinco di MCDonalds: il junk food è gustoso anche se fa male, la junk pubblicità invece fa male e basta!

  • carlo piccinelli
    Ott 3rd, 2011
    carlo piccinelli says:

    Guardando le fotografie (le varie “questa”, “questa”, ecc.) sono indotto a chiedermi se le persone rappresentate nelle immagini fossero, ovviamente con tutto il rispetto per i soggetti rappresentati, più belle o meno belle qualche istante prima di uscire dal McDonald’s con i loro pacchettini di prodotti edibili tra le mani.
    Però se questa è la “Fotografia”, vuol dire che non la capisco affatto come tanti altri. Credo che tra fotografia e comunicazione non esista necessariamente un rapporto di subordinazione reciproco: la pubblicità è un metodo universalmente diffuso per vendere qualcosa o vendersi, con tutti i successi e fallimenti che ne seguono. Dunque un prodotto pubblicitario fatto di immagini può piacere o non piacere ma è difficile da criticare in modo oggettivo, al massimo posso affermare che le immagini sono tecnicamente pessime secondo i miei criteri di valutazione ma non posso dire se e quanto raggiungeranno lo scopo che il committente si prefigge.

  • Alessio
    Ott 5th, 2011
    Alessio says:

    Ho sempre affermato, a torto o ragione, che Oliviero Toscani – fatte alcune note produzioni – sia rimasto fermo li e viva di rendita e sul suo nome a vantaggio del suo profitto.

    Questo mi ha sempre portato valanghe di MER…….. scusa… CRITICHE da parte di tutta una miriade di fotografi.

    Ciò nonostante, visto anche cosa continua a produrre, continuo a rimanere della mia opinione.

  • Corrado A.
    Ott 6th, 2011
    Corrado A. says:

    Mah… a me sembra che anche queste immagini fotografiche siano in linea con i nostri tempi, con tutto.

    Vale tutto ed il contrario di tutto, in tutti i campi.
    Ed anche nella fotografia diventano artisti e fanno tendenza quelli che scattano per strada senza inquadrare, senza pensare… tanto uno struggente motivo ai loro scatti verrà trovato.
    E poi ricordo male o una prerogativa della comunicazione istituzionale (come solo un grosso marchio può fare) è solo quella di ricordare che c’è, indipendentemente dall’efficacia del messaggio?

  • Roberto Tartaglione
    Ott 12th, 2011
    Roberto Tartaglione says:

    Vorrei spezzare una lancia a favore di chi ha realizzato la post produzione di queste immagini; guardando le affissioni, é stato fatto secondo me un ottimo lavoro di fotoritocco, forse le foto sono state realizzate con voluta sciatteria perchè tanto poi ci avrebbe pensato qualche esperto di post produzione. Sarebbe bello conoscerlo.

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  • Carlo Magni
    Ott 24th, 2011
    Carlo Magni says:

    Mamma mia quanta ignoranza.
    Dai ma stiamo scherzando?
    Luca spero che la tua critica “purovisibilistica” alla campagna pubblicitaria di Mcdonald sia una trovata per animare un po’ il blog.
    E’ evidente che il termine “foto bella” e “foto brutta” rientri solamente nell’”immginario” di un venditore di fotografie, vittima del “professionalismo”, cioè il fotografo che si preoccupa principalmente di tecnica di produzione e post produzione e marketing. Si però manca la cultura! Che non manca di certo a Toscani!

    Poi come si fanno a considerare aspetti tipo “inquadrature banali” e “non in grado di trasferire nessuna emotività o “pathos”” come connotati negativi di una fotografia? vuol dire che siamo rimasti a Cartier-Bresson? o se vi piace il colore a Steve McCurry?

    Esiste da tanti anni (nella storia della fotografia) quell’approccio che in Italia si chiama “estetica dell’impassibile” o “impassibilità”.

    Provate a prendere uno dei tanti progetti fotografici di Thomas Ruff basato sul ritratto.

    http://www.google.it/search?um=1&hl=it&biw=1680&bih=935&tbm=isch&sa=1&q=thomas+ruff+portrait&oq=thomas+ruff+portrait&aq=f&aqi=&aql=1&gs_sm=e&gs_upl=2558l4584l0l4737l9l9l0l8l8l0l138l138l0.1l1l0

    Siete liberi di affermare dire che siano tante “foto brutte”, ma questo superfluo giudizio “bello o brutto” non influisce certamente sul valore artistico di un progetto del genere, che è stato esposto nelle principali gallerie internazionali.
    Altro esempio potrebbe essere il progetto “Identidad nuevo leon” di Alejandro Cartagena.
    http://alejandrocartagena.com/identidad-nuevo-leon/
    Inquadrature banali, assenza di pathos, impassibilità del fotografo ma soprattutto consapevolezza del soggetto di essere fotografato.
    Questo è un artista, non è un fotografo a cui vengono commissionati servizi per matrimoni o cerimonie, ed in realtà il suo “core-businnes” non è certo la pubblicità.
    Il lavoro fotografico per McDonald è molto simile, e mi piace parecchio!

    Potrei rabbrividire sentendo un architetto definire la Torre Velasca “un brutto edificio”.
    Va bene detto da un milanese qualunque, ma non si può liquidare come “brutta” un opera così importante. Bisogna contestualizzarla, conoscere a fondo l’edificio, e soprattutto conoscere gli autori e la loro koinè culturale.

    Stessa cosa per un fotografo riguardo al giudizio dell’opera di un altro fotografo.
    Poi non bisogna limitarsi ad apprezzare solo opere basate su singole fotografie, magari gran belle fotografie autoreferenziate che non hanno bisogno neanche di una didascalia.
    (non parliamo di “titolo” perché corrisponderebbe ad una auto proclamazione di opera d’arte”).
    Secondo il mio punto di vista un “bel progetto fotografico” magari costituito da foto poco comprensibili singolarmente è molto più interessante di una singola fotografia che da sola pretende di reggere un giudizio critico completo.

    Ricordiamoci che Toscani è un artista, ovviamente è anche un fotografo, anzi consideriamolo pure un fotografo. Riesce a realizzare ottimi lavori sia con singole fotografie che con progetti molto più complessi.
    Beh che dire, la sua opera ricade tranquillamente nella storia della fotografia italiana ma soprattutto mondiale, così come l’opera (completamente differente) di Thomas Ruff, Alec Soth, Rineke Dijkstra o altri grandi ritrattisti. (…dai sentiamo il primo che schifa il lavoro di Dijkstra).
    http://www.google.it/search?hl=it&biw=1680&bih=935&q=Rineke%20Dijkstra&gs_sm=e&gs_upl=5577l5577l0l5989l1l1l0l0l0l0l0l0ll0l0&um=1&ie=UTF-8&tbm=isch&source=og&sa=N&tab=wi

    Limitiamoci a dire “non mi piace” piuttosto che dire “è brutto”. Io quando ci provo a volte ci riesco.
    A me non piace il lavoro di Settimio Benedusi, ma mi rendo conto che si tratta di un grandissimo fotografo pubblicitario che fa foto “meravigliose” (sia per tecnica, soggetto e location).
    Non mi interessano le lezioni di David Hobby, ma sono consapevole che certi strobisti realizzano immagini fighissime, autoreferenziate e spettacolari. (….e potrebbero essere tranquillamente esposte nella sala d’attesa di un dentista o di una parrucchiera, come le foto di Benedusi).

    Non mi stupirei se questo progetto di Toscani (o del figlio, ma poco importa) finisca sulle pareti della Triennale, o di Spazio Forma, ma anche alla TATE, o il MoMA di NY.

    Non è questione di capire o meno “la poesia”, basta rendersi conto che che il concetto di “bello” e “brutto”, oltre a non essere oggettivo, è periodicamente messo in discussione dalla cultura del proprio tempo, da circa un paio di secoli, anzi più o meno da quando è nata la fotografia. (cfr. “L’opera d’arte nell’era della sua riproducibilità tecnica” di Benjamin.)

    Ciao
    A presto.

    1. Luca Pianigiani
      Ott 24th, 2011
      Luca Pianigiani says:

      Ciao, tante parole per giustificare “a spada tratta” qualcosa che non è difendibile. Purtroppo a volte si cerca di dare spessore a qualcosa di troppo sottile. Se non fosse far firmato
      Da toscani non avresti difeso. Se finirà in una mostra o museo i
      Curatori saranno caduti nel tuo stesso abbaglio. È solo marketing costruito per creare un mito che dovrebbe essere riposizionato ma che si alimenta da difese come la
      Tua.

      Rispetto la tua difesa passionale, ma non dare per ignoranti coloro (me compreso) considerano questo lavoro per quello che è, un lavoro di bassissimo livello. E non sono certo difensore di cartier Bresson sono molto distante dalla storia, che pur mi ha fatto crescere.

    2. Cipo
      Ott 29th, 2011
      Cipo says:

      E qual è la differenza tra “a me non piace” e “per me è brutto”? Perché è chiaro se si esprime un giudizio, quel giudizio è personale, si che si usi la prima espressione che la seconda. Invece vale un discorso diverso quando si critica qualità tecnica di una foto, PALESEMENTE BASSA nel caso delle foto del McDonalds. Foto, quelle della campagna pubblicitaria che non hanno nulla a che fare con quelle dei fotografi da lei citati, apparentemente prive di pathos, ma solo a un primo sguardo superficiale. Le foto di Alejandro Cartagena non sono poi così distanti da McCurry, faccia caso alle espressioni, agli sguardi di buona parte delle foto, ciascuno sembra raccontare una storia diversa. Mentre gli sguardi delle foto del McDonalds non raccontano nessuna storia, sembrano banalissime foto ricordo, ma ATTENZIONE: di fatto dietro non c’è alcun ricordo, di fatto non resta nulla da apprezzare.

  • Carlo Magni
    Ott 24th, 2011
    Carlo Magni says:

    Scusa Luca,
    forse il mio intervento è stato un po’ aggressivo, ma in realtà sono io il primo ignorante: leggo e rispondo ai post con settimane di ritardo, non posseggo un ipad e nemmeno un iphone, ma ti garantisco che difenderei questa campagna pubblicitaria di Mcdonald anche se non avesse autore.
    Che sia Toscani o figli non ha importanza, a me piace quel genere di fotografia e non so un caxxo di marketing.
    Non voglio entrare quindi nel merito delle scelte pure di marketing sull’efficace del messaggio, è un problema di McDonald. Ma qui facciamo i fotografi e stiamo criticando / apprezzando un lavoro fotografico, quindi chiediamoci come mai paghiamo un biglietto per andare ad una mostra o compriamo libri di opere fotografiche confrontabili per canoni estetici alla pubblicità di McDonald.
    Ti ripeto non è una difesa di Toscani, ma di un genere di fotografia che sto guardando con interesse, pensando a Ruff primo tra tutti.
    ciao

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