Oggi è la festa della mamma, e auguri a tutte le “mamme” del mondo, ancor più alle nostre lettrici “mamme”. In questo settore, ci sono state delle “mamme” che poi poi sono scomparse, e non è certo un ruolo adeguato e coerente, per una mamma, quello di sparire. Chiaro che ci possono delle complicazioni, nella vita, ma anche una grande responsabilità: essere mamma è un ruolo impegnativo, che non ha tregua, che non ha pause.
La “Mamma” della fotografia, per eccellenza, è stata Kodak, e sappiamo bene come è andata a finire: un faro che portava a mostrare la strada a tutti gli appassionati e professionisti legati alla fotografia, che semplicemente ha detto:
e via via si è allontanata, per poi decidere di tornare verso le sue origini, quelle della farmaceutica e della chimica, che è poi la “mamma” della mamma della fotografia così come l’abbiamo vista esplodere.
Senza mamma, i fotografi hanno proseguito la propria vita, e hanno trovato delle “mamme adottive” che non sono state però state così ampiamente “mamme”, anche perché non tutti i figli si sono sentiti così legati alla stessa mamma: è il caso delle aziende che producono fotocamere, in prima battuta Canon e Nikon, ma anche altri brand leggendari che erano meno “mamme di ruolo”, anche perché molto più “mamme di nicchia”. Le due grandi aziende si sono quindi spartite la maggior parte dei figli, creando competizioni e discussioni (la mia Mamma è migliore della tua, brutte cose da fare, confrontare la qualità delle mamme…), e poi con l’andare degli anni dove la competizione con la “terza mamma”, che è sempre stata una “anti mamma”, ovvero Sony (sinceramente, non ho mai personalmente percepito il tono di voce di Sony come una “potenziale mamma dei fotografi”, al contrario delle prime due, che almeno ci hanno provato con importanti azioni), e poi da tutto lo strapotere delle aziende del settore degli smartphone (Apple, Samsung, eccetera), e anche loro però non sono mai state delle “mamme” per i fotografi: anche se i produttori di smartphone devono tantissimo alla fotografia per far crescere le proprie vendite, hanno sempre considerato la fotografia come una “commodity”, non il fine di base.
C’è un’altra mamma che si è posizionata sul mercato, naturalmente, ovvero Adobe, che specialmente con Photoshop e Lightroom ha proposto la sua visione di Mamma digitale, e forse lo è stata, per molti. Chissà se lo è ancora, probabilmente no. Adobe ha, è vero, un programma rivolto ai soli fotografi ma si tratta di un pacchetto commerciale per la vendita di software, di fatto è una versione “sottodimensionata” della Creative Cloud, che fa sorridere perché proprio una azienda come Adobe dovrebbe portare avanti, da potenziale mamma che mostra la strada giusta, una visione ben più contemporanea del concetto di “fotografia”, che non può più essere disgiunta dal video; sono anni che diciamo che l’unica differenza tra fotografia e video, dal punto di vista dell’approccio della tecnica, è nel numero di frame che decidiamo di prendere in considerazione. Quasi nessuna fotocamera non realizza anche video, di altissima qualità, e siamo arrivati a creare sequenze di foto analoghe come numero di frame al secondo (30), su diverse fotocamere di ultima generazione (tutte mirrorless, per ovvi motivi costruttivi), ed è un aspetto che diventerà ancora più evidente con l’uscita della nuova Canon R3 che appunto propone questa funzionalità/rapidità e che amplificherà l’adozione a livello mondiale, come giustamente scritto qui.
Ormai la maggior parte delle immagini ha una fruizione sugli schermi, e sugli schermi le immagini funzionano meglio quando “si muovono”, ma non è detto che siano “meno fotografie”, perché possono essere immagini che possono essere “fisse” ma poi essere interattive, come per esempio le Live Photos di Apple, oppure come abbiamo mostrato diversi anni fa con il nostro progetto JPM8, per esempio per giocare con diversi frame interattivi nella fotografia di bambini (qui) oppure creando nuove esperienze nella fotografia di moda o di ritratto (qui), giocando con movimenti prima automatici (video) e poi fotografici interattivi. A nostro giudizio, la CS per fotografi dovrebbe includere almeno anche tools come Adobe Premiere e After Effects, ma questa sarebbe una visione che porterebbe ad una quota di abbonamento che porterebbe ad una criticità commerciale pericolosa per il fatturato di Adobe, oppure ad un aumento di costo per l’abbonamento (già poco digerito con piacere) dai fotografi.
Insomma, probabilmente non ci sono le condizioni di mercato per la fotografia di avere “una mamma vera”, è successo e forse non è stata la strada migliore, perché come detto non c’è nulla di peggio che contare sul supporto di una mamma che poi rischia di scomparire, lasciandoci soli. Siamo orfani, lo saremo sempre di più, ma questo porta a capire che tutte le iniziative, di formazione, di crescita, che mettono in enfasi la cultura e la relazione e l’evoluzione delle persone che vivono in questo settore, saranno sempre più difficili. La curiosità, in tutto questo, è che la comunicazione in tutti i campi, al contrario, lavora sul creare quella empatia tipicamente del “potersi fidare, appoggiare, credere” che è diventato il linguaggio dell’interazione tra aziende, brand e mercato.
La fotografia va all’indietro, in quasi tutti i campi e in quasi tutte le tendenze: forse sarebbe il caso che qualcuno se ne accorgesse… Ci sarebbe molto da fare, con risultati che potrebbero essere anche molto concreti, ma sembra che sia rimasto solo lo spazio dei freddi numeri per coprire le previsioni del trimestre in corso, nemmeno dell’anno. Peccato, ma non è tutto perduto, se qualcuno legge qualche valore e opportunità, tra queste righe.
Foto in apertura: J W on Unsplash