La scorsa settimana abbiamo parlato – come sempre indirettamente, non siamo uno spazio che “parla di prodotti – di una (due, per dire la verità) fotocamera di nuova generazione proposta da Canon, che ha reso sostanzialmente “popolare” la ripresa video 8k in ambito fotografico, con le conseguenze che abbiamo approfondito nel dettaglio. In questa settimana, un po’ per reazione, ma ovviamente anche perché siamo di fronte ad un processo evolutivo del mercato e degli “attori” dello stesso, si sono amplificati i rumours e gli annunci di prodotto e di visione per i mesi/anni a venire. E ne viene fuori un quadro interessante, la scacchiera della produzione degli strumenti di ripresa (foto e video) aiuta a capire come il mercato si immagina le esigenze e i posizionamenti dei suoi acquirenti.
Dietro le grandi aziende, ci sono ormai studi precisissimi di marketing, flussi di big data e di statistiche molto evoluti. Non si investono cifre immense per sviluppare un prodotto se non si sa chi, quanti e quando verrà acquistato. Certo, anche le grandi aziende possono fare errori, tentare soluzioni avventate, ma è difficile crederlo; piuttosto, è utile guardare come si muovono queste scelte che sono poi percorsi di investimenti, di soldi, perché i soldi sono sempre stati una precisa mappa che aiuta a capire come si svilupperà il futuro.
Vediamo quindi la mappa di questi movimenti di “investimenti, che si trasformano in prodotti (presenti o prossimi… molto vicini) che proviamo a commentare mettendo le bandierine sulla mappa di orientamento che stiamo disegnando.
Video: non basta che si muova (e non bastano i K)…
Sul fronte evolutivo dei prodotti annunciati, va collegata al concetto di video ad alta risoluzione, la nuova Blackmagic URSA Mini Pro 12K, che si autodefinisce la cinepresa digitale più avanzata al mondo, e i numeri sono impressionanti: 12K, sensore Super 35 12K di 12.288×6480 e 14 stop di gamma dinamica, 80 megapixel per fotogramma, può riprendere a 60fps in 12K, a 110fps in8K e fino a 220fps in Super16 4K, in pratica fa “impallidire” l’annuncio di Canon di qualche giorno fa, anche se si tratta di un apparecchio ben diverso dalla R5, e il suo prezzo è più del doppio, quindi una cifra elevata, ma non è poi così, perché ancora una volta il confronto è con soluzioni che sul mercato hanno, almeno dal punto di vista dei numeri, meno prestazioni e costo molto più elevato. La Blackmagic Ursa Mini Pro 12K non è un apparecchio fotografico che fa video, è proprio nella forma e nella sostanza una “videocamera-cinepresa”, ben diversa anche dalla ben più popolare e piccola Blackmagic Pocket Cinema 6k della stessa Casa, nasce per chi fa produzioni video e che vuole un prodotto di altissimo livello.
Questo doppio confronto ad alto contenuto di “k” (Canon – Blackmagic) sembra aprire un unico campo di battaglia, quello già tracciato dalla fotografia e delle fotocamere dai “millemegapixel”, dove il parametro commerciale sembra essere unicamente quello della estremizzazione della risoluzione, ma non è solo così, e quindi il gioco si fa più difficile, ed è una traccia di una tendenza importante. Si parla anche di un’evoluzione della Nikon Z5, ma le informazioni non sono ancora approfondite, quindi possiamo solo dire che si vedrà quali sono le armi che Nikon vorrà sfoderare. Sony ha invece finalmente ammesso (dopo tanti rumours) il prossimo annuncio (il 28 luglio) della 7S III, che non solo rimane legata ad una risoluzione di sensore molto limitato, solo12 Megapixel, e nel video dove si ferma al “solo” 4K, ma tutto si potrà dire meno che questo sia un apparecchio di minore contemporaneità proprio nel campo della ripresa in movimento, dove questa Casa ha sempre dimostrato una particolare qualità e propensione. Per esempio, le notizie rubate in anticipo sull’annuncio ufficiale, parlano di un formato di output RAW a 16 bit che consente un range dinamico da 15 stop, nessun limite di tempo di registrazione (un argomento molto “caldo”, anche nella recente presentazione di Canon) e uno schermo totalmente articolato, che farà contento chi userà questo apparecchio per la sua flessibilità. E qui, lasciamo sul campo la nostra prima considerazione: il video – vissuto come accessorio in ambito fotografico, ha bisogno di essere approfondito anche solo dal punto di vista tecnico, ci sono mille evoluzioni, ben superiori alla tecnica fotografica, tra cui i formati, l’ottimizzazione dei flussi, la gestione del coloring, la comprensione delle differenze tra la resa delle singole tecnologie, concretamente e non a parole. Serve una formazione ad hoc che non può più attendere, se si vuole affrontare questo mondo con qualità, anche solo nei formati di salvataggio (anche le tecnologie di codec che verranno, come questa), della scelta dei bitrate, del come usare i vari LOG, eccetera. Non c’è, crediamo, più spazio per poter usare il video senza avere piena coscienza di quello che si deve (e si può) fare.
Il passato torna senza far rumore (ma facendosi notare lo stesso)
Interessante, dal punto di vista degli annunci “veri”, è la sfida lanciata da Pentax che ha dichiarato di non voler entrare nel mondo delle mirrorless, e di puntare tutto sulla tecnologia SLR, per rafforzare questa filosofia ha creato e lanciato un nuovo sito che vi consigliamo di visitare perché fa riflettere: è una mossa intelligente, perché chiaramente l’azienda ha deciso dal punto di vista della strategia e del marketing di andare controcorrente e di andare a caccia della nicchia. Dopo le brutte notizie che arrivano dal fronte di Olympus (anche se tutti speriamo che non sia un punto di fine corsa per questa celebre e meraviglioso marchio), Pentax ha scelto una strada nitida della propria visione, per individuare un ben chiaro e nitido utente, che probabilmente oggi si sente “trascurato” dalle scelte delle grandi aziende (Nikon e Canon) che stanno ovviamente deviando verso la tecnologia mirrorless. La strada della nicchia che spinge in ambito “vintage” è un’arma che funziona, ne sa qualcosa ovviamente Lomo, ma anche Polaroid, Fujifilm (che ha nella sua area Instax dello sviluppo immediato quella che garantisce maggiori profitti): sono molti gli appassionati che guardano “indietro” e, dal punto di vista tecnologico, le aziende si possono appoggiare su tecnologie già ben collaudate, riducendo gli sforzi e gli investimenti in innovazione, e dedicando invece tutto lo sforzo sul marketing emozionale. Anche questo è un altro tassello interessante, che può essere preso in considerazione dai professionisti, ovvero puntare sui fasti del passato e sull’appeal del vintage, fino ad arrivare ad estremi che ci riportano verso la pellicola o addirittura verso le fotocamere di grande formato, come questa che è un progetto nuovo, non del passato come sembra.
Fotografia: realtà, finzione e privacy
Una delle maggiori e più complesse sfide per chi realizza immagini è la questione etica: oggi c’è una pressione sull’apparire diversi (migliori, più belli…) per essere apprezzati e accettati sui social network; qualcuno dirà che è sempre stato così (apparire migliori in fotografia o con “trucchi” di ogni genere), ma oggi il fenomeno rischia di essere eccessivo. Si parla di HyperBeauty, un canone di “iper-bellezza” che se non si riesce ad ottenere, può generare delusione, depressione, patologie, e per questo si usa la fotografia (o il video) per alterare la realtà e trasformarla direttamente in fase di registrazione, e non solo di “post produzione”. A questo fenomeno, Google e Android stanno cercando di dare una risposta con la prossima release 11, dove verranno “bannate” le app che trasformano la geometria o la resa della pelle o altri dettagli del viso direttamente in fase di ripresa. Il motivo, oltre che etico per evitare che le fotografie possano, almeno in origine, “descrivere” con falsità il viso delle persone, è anche di pericolo nei confronti dei sempre più comuni fenomeni di Deep Fake dove si agisce trasformando la fisionomia delle persone per trasformare e simulare delle realtà che verrebbero “validate” proprio dalla “Prova fotografica”. Al tempo stesso, il fenomeno dei selfies e della pubblicazione smodata sui canali pubblici (Facebook, Instagram, eccetera) generano un altro tipo di pericolo, che è quello che si sono creati database visuali immensi (infiniti) che permettono il riconoscimento facciale delle persone in qualsiasi situazione, anche quando non autorizzato. Per questo, esistono soluzioni che agiscono proprio nell’alterazione di alcuni elementi della geometria del viso per garantire una privacy sempre più difficile da difendere.
Il ruolo del fotografo professionista, in questa mappa di posizionamento, sarà o potrà essere anche quello di sapere come muoversi e come orientare le esigenze di un mondo sempre più assetato di immagini, creando un percorso sano e coerente, anche per spingere un approccio di bellezza più “inclusiva”, come raccontato qui, e chi se non i creatori di immagini professionali possono portare avanti questo approccio, non è la loro missione (anche) creare e far “passare” nuovi canoni di bellezza, più socialmente corretta e positiva? E’ un discorso un po’ complesso e ostico, ma proprio per questo lo mettiamo in fondo e lasciamo la porta aperta per considerazioni e valutazioni future.
In sintesi
Come detto, come diciamo sempre di più, serve una mappa, serve posizionarsi in una scacchiera per sapere dove siamo e dove vogliamo andare. Guardate ai movimenti della tecnologia, le scelte che le aziende stanno facendo attorno a noi, e avremo un quadro chiaro di quello che saremo, di come stanno disegnando il futuro che ci coinvolge direttamente. Ma qualsiasi scelta vogliate fare, dovete comprendere che servono orientamenti netti, chiari, forti, specializzanti: se non si capirà chi siamo, non saremo nulla… oppure molto (troppo) poco.