Avete fretta e non volete leggere fino in fondo? Ok, la notizia è che giovedì, 18 ottobre, presso ViscomItalia (Fiera di Milano/Rho) apriremo la serie di convegni di ViscomTalk con un seminario dal titolo:
Puntate di successo, puntate al successo.
Come creare le relazioni con il cliente utilizzando le strategie di comunicazione delle serie televisive.
Il seminario è gratuito, inizia alle 11 (puntualmente) e vi assicuriamo che sarà davvero molto interessante per tutti coloro che si occupano di comunicazione nell’era digitale.
Link: Viscom Talks – Viscom Italia.
Se volete saperne invece di più, e se avete il tempo per farlo, leggete qui sotto! ;-)
Un convegno per chi vuole guadagnare l’attenzione del mercato (e vincere nel business)
Il rapporto con clienti o con il “target” di riferimento, come si dice in gergo, del quale vogliamo attirare l’attenzione e possibilmente anche una reazione economicamente vantaggiosa (vendere dei prodotti o dei servizi), sembra essere cambiato molto negli ultimi anni, anche se – a guardarla bene, questa questione – non è cambiato per nulla. Si torna sempre alla base di tutto: le persone vanno comprese, e bisogna entrare nella loro mente e nelle loro abitudini. Bisogna capire cosa interessa loro, e trasmetterlo con una modalità e un ritmo adeguato. Di fatto, è proprio il ritmo ad essere cambiato, e su questo bisogna riflettere, e specialmente agire sapientemente.
Già, i ritmi una volta venivano definiti con regole precise, legate alle opportunità, ai costi, ai media, alle logiche di produzione. Per esempio, un’azienda una volta all’anno realizzava un catalogo delle “novità dell’anno”, e in quel momento concentrava un grande sforzo di comunicazione, e di investimenti. Si faceva un enorme sforzo, tutto concentrato, e poi si diluivano gli effetti, spalmandoli sull’intero anno. Per rafforzare il lato commerciale e marketing, si abbinavano campagne pubblicitarie, su riviste (settimanali, mensili), su giornali, in televisione, eccetera. E si sapeva quando il pubblico si poteva raggiungere con il giusto impatto: per esempio, in quello che veniva definito il “prime time”, gli orari che andavano dal dopo cena al prima di coricarsi per la notte.
Quello che è cambiato non è il cosa si comunica, ma il quando e il come. Oggi un’azienda che fa uno sforzo di comunicazione annuale e concentra tutto in un periodo verrebbe dimenticata in poco tempo. E, specialmente, non abbiamo più regole e nemmeno un’attenzione preconfezionata e prevedibile. Semplicemente, gli utenti sono così sparpagliati e ciascuno con orari e approcci così diversi che non riusciamo più ad aggregarli per inviare il nostro messaggio. Tanti (tanti…) anni fa avevamo letto il famoso libro “Essere digitali” di Nicholas Negroponte (è ancora attuale e si trova ancora qui) dove il mitico direttore del MediaLab del MIT, tra le tante analisi che si sono rivelate vere, segnalava come l’evoluzione del business della telefonia sarebbe passata da una monetizzazione del tempo ad una monetizzazione della quantità di informazioni che sarebbero passate dai sistemi di trasmissione (all’epoca cavi, essenzialmente) delle compagnie telefoniche. Oggi la comunicazione è cambiata nella sua logica e anche nel suo costo: la missione è sempre quella, rubare tempo e attenzione, ma esattamente al contrario di quello che è successo con la telefonia: non si paga per concentrare più informazioni in poco tempo, ma si distilla questo contenuto in un tempo lungo, lunghissimo… oseremmo dire costante e perenne.
Il pubblico vuole decidere quando e quanto accettare tali messaggi e stimoli. Abbiamo strumenti potentissimi che permettono di accedere a qualsiasi forma di informazione, nella quantità desiderata, e proprio per questo lo vogliamo fare quando e come meglio ci aggrada. Non più orari, non più regole quantitative: possiamo ingoiare piccoli bocconi in micro momenti, oppure passare un intero fine settimana assorbiti e pitonizzati, i canali di accesso sono quelli che vengono percepiti più funzionali (spesso a portata di mano e di scroll) e le fonti non hanno più una logica legata all’autorevolezza, ma alla personale considerazione e opinione che ogni individuo ha deciso di dedicare a tali “fonti”, siano queste mezzi di informazione, testate giornalistiche, opinionisti, infuencer o altro.
Quello che è evidente, però, è che per rientrare nella “dieta” di informazione e aggiornamento di un numero di persone consistente, e possibilmente adeguate alla tipologia che ci può interessante, va creata un’abitudine, una sequenzialità di messaggi, una narrazione che prosegue (o, meglio ancora, che l’utente vuol far proseguire). Possiamo chiamarla “fidelizzazione”, ma è qualcosa di più dell’effetto cagnolino che segue il padrone. E’ un’esigenza, data da stimoli, curiosità, desiderio di non perdere una traccia e un filo conduttore. Ogni messaggio è una puntata di una serie, di una storia più grande, più lunga, che non si vuole interrompere.
E, allora, se dobbiamo capire come far funzionare questa comunicazione (per noi, per le aziende per le quali collaboriamo, per lanciare un servizio o una nuova gamma di prodotti, per progettare un contenuto di intrattenimento o di informazione), allora dobbiamo guardare al come le persone – noi tutti – ormai usiamo il nostro tempo libero e il fenomeno “Netflix” è forse il più evidente. Questa azienda non solo si è reinventata (noleggiava DVD, inizialmente: sappiamo bene che fine hanno fatto i colossi che facevano questo tipo di attività, come Blockbuster), ma ha renventato la televisione. Non più orari e un menu predefinito che doveva andare bene a tutti, ma un archivio immenso dove le persone possono pescare quello che vogliono, per il tempo che vogliono. Non più “la puntata del giovedì”, ma tutte le puntate della serie disponibili insieme il primo giorno: se uno vuole – molti lo fanno, è un fenomeno chiamato “Bingewatching” – può rimanere davanti alla tv o al computer per due giorni interi, anche senza mangiare e senza dormire…
Questo fenomeno merita di essere analizzato, e lo abbiamo fatto (e non abbiamo rivolto la nostra ricerca, attenzione e conclusioni solo a Netflix) creando un appuntamento per permettere di decodificare questo fenomeno, e trasformarlo in azioni e strategie di marketing da applicare ovunque. Sappiamo che non diventerete una casa di produzione di Serie TV (oppure sì?), di sicuro non avete le armi e la potenza che può avere Netflix (o Amazon con il suo servizio Prime Video, Google con YouTube Premium, e da come si sta vociferando, Apple con un futuro prossimo progetto analogo). Ma questo non vuol dire che non potete applicare idee, visioni e strategie per il vostro profitto.
Ecco, questo è solo il punto di partenza di un incontro che si tiene – come detto all’inizio di questo articolo, per chi aveva fretta – a Milano (Fiera di Rho), Giovedì 18 ottobre presso Viscom Italia. Apriamo proprio noi quest’anno la sessione di incontri dell’area ViscomTalk, alle 11, un’ora di pura ispirazione creativa e strategica, che verrà portata avanti con ritmo, stimoli e visione non convenzionale… chi ci conosce sa bene che è il modo che cerchiamo di proporre quando prepariamo questo tipo di convegni. Sarà, per tutti, anche l’occasione visitare (prima o dopo… durante sarebbe bello avervi tutti a sentici!) una fiera che è di grande ispirazione, perché propone idee, tecnologie, apparecchiature e aziende per creare comunicazione a tutti i livelli, con qualsiasi materiale, con tanta innovazione. ViscomItalia è davvero una eccezionale occasione di guardare oltre, di trovare risposte a domande che magari non vi siete ancora posti, e di trovare nuove strade per il vostro lavoro. Vi aspettiamo tutti: al nostro convegno (è gratuito), agli altri eventi e a visitare gli stand di Viscom Italia.