Centinaia di megapixel per gli schermi (e le connessioni) del prossimo futuro

Centinaia di megapixel per gli schermi (e le connessioni) del prossimo futuro

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Luis Valladolid

La settimana appena conclusa ha prodotto un grande rumore attorno alla presentazione della nuova ammiraglia di casa Fujifilm, la GFX 100: un “mostro”, dal costo superiore agli 11 mila euro, in grado di creare immagini da 102 megaPixel (11648×8736 Pixel di area), usando un sensore medioformato (55 mm di diagonale), senza abbandonare le caratteristiche di potenza e velocità tipiche di una reflex, e in aggiunta un sistema di stabilizzazione a 5 assi che garantisce una perfetta nitidezza malgrado i rischi che sono derivati dall’alta risoluzione. Nonostante sia dotata di un sensore che è, di fatto, 1,7 volte più grande di un sensore full frame da 35mm, leggiamo che il corpo della GFX 100 è equivalente a quello di una fotocamera DSLR full frame in termini di dimensioni e di peso (circa 1400 g incluse due batterie, scheda di memoria ed EVF). Per finire la descrizione “primordiale” (se volete avere più informazioni potete fare riferimento alla scheda tecnica, qui) va detto che questo apparecchio consente di fare riprese video 4K 30p video con registrazione interna a 10 bit 4:2:0, e a 10 bit 4:2:2 (registrazione esterna).

Fin qui, la cronaca, che si colloca però in un contesto storico all’interno del quale si sta navigando con qualche difficoltà, dal punto di vista professionale. E’ chiaro che la competizione e il posizionamento del mestiere del fotografo è in crisi da anni, e non certo e non solo dal punto di vista delle attrezzature, ma è pur sempre un elemento che appare evidente agli occhi esterni. Abbiamo attorno a noi messaggi sempre più focalizzati al come sia possibile ottenere qualità perfetta con smartphone che stanno in tasca (e nella tasca di tutti), e serve sempre più un gap che ci possa identificare e ci permetta di “far capire la differenza”. Purtroppo non si tratta solo di attrezzature (anche, ma non solo), è proprio una questione più profonda, che invade la creatività, la capacità di catturare le immagini “davvero vincenti”, con parametri che hanno a che fare più con l’instagrammabilità che non le tradizioni della fotografia, che porta ad una concorrenza tra ritratti professionali e “selfies”, dove questi ultimi hanno dalla loro una esperienza profonda su come le persone “amano apparire”, ancor più di come “vengono viste”.

E’ facile, e ovviamente anche affascina, l’innovazione: oggi può essere strategico disporre e usare strumenti come questo che pone l’asta della qualità verso un traguardo ancora più alto, ma che ha bisogno di piattaforme che le possono mettere in evidenza, e non crediamo che sia una coincidenza che si possono percepire sempre più interessanti una serie di argomenti che permettono di fruire altissima qualità sugli schermi. Già, perché alta qualità, elevato numero di pixel non deve essere più visto come qualcosa che “finisce sulla carta” (non solo), ma che trova spazi sempre più importanti sugli schermi. Ormai lo standard dei monitor è 4K, ma siamo già ben oltre, e non pensiamo solo a quelli 8k che iniziano a presentarsi e a proporsi, ma alla modulari degli schermi (pareti di schermi, ne abbiamo parlato qualche mese fa in questo stesso spazio) che possono trovare anche soluzioni meno “impegnative”, come quelle che stiamo vedendo in molti negozi, anche italiani, e che per esempio ci stanno portando a sviluppare progetti di questo tipo, recuperando anche apparecchiature non costose, ma che offrono grandissime opportunità – ne parleremo…). Ma pensiamo anche a tutto il mondo del VR, che insegue risoluzioni sempre maggiori, e non solo per quella che è la visione di un solo angolo (al momento, i sistemi più evoluti permettono di visualizzare con i due occhi 2550 pixel di larghezza), ma proprio perché i contenuti sono “a 360 gradi”, la risoluzione totale deve essere molto superiore, e quindi si arriva facilmente ad esigenze che superano anche gli 8k. Infine, c’è tutta la piattaforma di connettività basata sul 5G che trasformerà totalmente tutto il mondo della comunicazione (e non solo), dove la velocità di passaggio dei dati renderà possibile quello che oggi è difficile anche solo da immaginare.

L’aumento dei pixel è una componente non importante per quello che è il “mondo vecchio”, la stampa non cresce come esigenza di qualità/risoluzione da decenni, e i processi di retinatura stocastica (irregolare / random) già venti anni fa hanno consentito di ottenere risultati di nitidezza incredibili anche a fronte di quantità di dati non elevato. La scommessa e la sfida sono sugli schermi, e su quello che ci porterà verso una percezione realisticamente immersiva dei mondi virtuali (o aumentati). Dobbiamo guardare a questo futuro con ottimismo e con idee da sviluppare, e poi individuare quali sono i percorsi tecnologici per raggiungerli. E non nel futuro, perché se è vero che serve tempo per creare le infrastrutture per fruire di questi contenuti di altissima qualità digitale, ci vuole ancor più tempo per crearli, i contenuti…

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