Foto: © Foto di Laurent Renault/Shutterstock
Dopo qualche settimana di discussione sui dubbi relativi al come muoversi in questa professione che cambia, cerchiamo di puntare sulle possibili soluzioni. Abbiamo detto che una strada può essere quella di aprire gli orizzonti verso il microstock (che sembra l’unica, o tra le poche aree dove si vendono fotografie), ma non è per tutti per motivi di approccio, di cultura, di aspirazione. Abbiamo parlato di social network, ovvero di usare la potenza della rete per farsi conoscere di più e fuori dai nostri confini, ma molti fotografi sono “asociali” o comunque non pensano che questa sia la strada per loro. C’è una terza possibilità? (e una quarta, una quinta…). Per esempio, quella di riuscire a farsi riconoscere una competenza e una tecnica che altri non hanno e che “oggettivamente serve” ai clienti (perché, ne siamo ormai convinti in molti, sono pochi i clienti che percepiscono o che sono comunque disposti a pagare una qualità più alta ad un prezzo più alto).
E’ da tanto che guardiamo a questa evoluzione con grande attenzione, e siamo davvero felici di essere stati i primi a trattare questo argomento, a crederci anche quando esperti e competenti hanno definito tutto questo “solo un gadget che non serve a nulla“. Stiamo parlando del video, che si è prepotentemente avvicinato al mondo della fotografia (pur essendone un figlio un po’ “bastardo” da sempre), grazie o a causa delle funzionalità aggiuntive sulle reflex di ultima generazione e a quel pianeta “rosso” che si chiama RED, di cui abbiamo discusso varie volte in questa sede. Siamo in linea, in questo spazio di discussione e di confronto, con il presente che si sta vivendo all’estero e in particolare negli USA, dove il fenomeno sta prendendo forme entusiasmanti, e chi vuole credere in noi (abbiamo dimostrato negli anni di essere abbastanza capaci di individuare i fenomeni che davvero contano, con largo anticipo, no? Fidatevi di noi). Il tema non è “il video” (che ha una sua realtà, un suo linguaggio e una competitività accesa), ma un linguaggio che è nuovo e al tempo stesso antico: quello del cinema. Oggi, il fotografo è in prima linea per proporsi per la realizzazione di film (non “filmati“, non “video“… semmai “corti“, impariamo ad usare il linguaggio giusto per distinguerci) che diventeranno un’esigenza e un’aspirazione di un mercato enorme. Vediamo il perché (e vado a punti, perché di questo ne stiamo discutendo così tanto al nostro interno/grotta virtuale di Jumper che potremmo riempire un libro).
1) I clienti hanno sempre più bisogno di strumenti di comunicazione “multimediali”, (più che “fotografie”) che vengono distribuiti su media digitali (siti internet, DVD, pubblicazioni e brochure digitali), e le fotografie, pur utili e fondamentali, si integrano sempre di più all’immagine in movimento. La foto è sintesi, l’immagine in movimento cattura l’attenzione e rende tutto dinamico. Cosa significa? Che o prendiamo la “commessa” tutta insieme, o saremo quelli che “fanno le foto” e altri saranno quelli che fanno “il video”.
2) La tecnologia attuale consente di ottenere immagini fisse da filmati video con una qualità sufficiente per stampare una copertina di una rivista come Esquire (l’abbiamo tra le mani in questo momento). Questo significa che se bisogna “tagliare” è possibile tagliare il costo del fotografo e ottenere immagini “fisse” usando il video. Snort…
3) Una produzione video viene fatta pagare di più di una produzione foto. Anche perché è più impegnativa, vuol dire che è più difficile “improvvisarsi” filmaker che non fotografo. Serve una gestione di una troupe, bisogna essere capaci di illuminare spazi più ampi per seguire il movimento di macchina, servono attrezzature più costose. Insomma: il risultato dello sprovveduto nel video è più evidentemente scarso rispetto a tante tipologie di ripresa fotografica.
4) Siamo abituati ad una qualità “televisiva” che pur scarsa dal punto dei contenuti, in Italia è molto elevata dal punto di vista tecnico. Anche un cliente poco attento e competente sulla qualità, si accorge se una ripresa video fa schifo.
5) C’è anche il microstock del video, ma non a caso viene valutato molto di più della fotografia. Questo significa che c’è spazio per vendere a costo più alto anche brevi filmati “stock”
Ok, abbiamo identificato alcuni (tra i tanti) motivi per cui è interessante credere ed investire nella ripresa “cine“-video. Ma perché parliamo di “cinema”? Perché la resa meravigliosa di queste D-SLR (che da oggi chiameremo V-SLR, dove la V sta per Video) non assomiglia al video, ma al cinema. L’uso di sensori di grandi dimensioni (ne abbiamo parlato tante volte) che si misurano in cm e non in mm permettono l’uso di piani di messa a fuoco, di prospettive, di uso della profondità di campo che rientrano nel linguaggio del cinema, e non del video (che con le videocamere broadcast hanno sempre tutto a fuoco, se non usando trucchi). E la resa ottica degli obiettivi delle reflex consente risultati eccezionalmente emotivi. A questo aggiungiamo la resa, in condizioni tra le più disparate (le nuove Canon EOS 1D Mark IV e Nikon 3Ds possono lavorare fino a 102.400 Iso, anche in video!), aggiunge potenzialità incredibili.
Oggi, acquistando una reflex che comunque risponde a tutte le esigenze qualitative per la fotografia, abbiamo “gratis” una macchina da presa cinematografica, e se non vogliamo ora comprarla possiamo noleggiarla, spendendo proprio poco al giorno (120 euro, da listino noleggio FCF, a Milano) e iniziare a fare prove. Tanto per capirci, una macchina da presa cinematografica costa al giorno migliaia di euro, anche perché richiede un operatore di macchina, senza il quale non si fa nemmeno un secondo di ripresa. Se avete dei dubbi qualitativi, sappiate che oggi le case di produzione cinematografiche stanno usando queste reflex per fare molti lavori, e le giudicano eccezionali, addirittura uscendo poi “su pellicola” per la proiezione nei cinema.
Ci sono altri elementi da prendere in considerazione: accessori, soluzioni, trucchi che permettono di fare riprese di eccezionale qualità, con una flessibilità incredibile, usando un apparecchio piccolo che ci permette di fare cose che con una macchina da presa spesso sono impossibili. E poi c’è il software: da quando è uscito Photoshop CS4 Extended è possibile realizzare interventi sul video con grande facilità… basta conoscere Photoshop e i fotografi sanno usare Photoshop, no? Oltre alla possibilità di lavorare oggi con il video con grande facilità anche con sistemi non potentissimi (QuickTime 10, su SnowLeopard consente delle cose meravigliose, da far cadere la mascella), iMovie e FinalCut su Mac, Adobe Premiere su Win e Mac, eccetera.
Cosa vuol dire tutto questo? Che possiamo allargare la nostra visione (e la nostra possibilità di fatturare) con sforzo minimo, ma con tanta competenza: è arrivato il momento di dimostrare con i fatti che sappiamo guardare, inquadrare, illuminare… il video/cinema non perdona, dobbiamo essere proprio bravi, o possiamo diventarlo, se abbiamo la stoffa, e proponendo al cliente le foto, le riprese in movimento (architettura, moda, industriale, matrimonio… proprio tutto) con un budget che ovviamente non è quello della “sola fotografia” e che tra l’altro può basarsi sui budget delle case di produzione. E possiamo fare tutto in un solo momento, unificando una serie di costi che portano ad essere competitivi non perché “scontiamo” il lavoro, ma perché due strutture inevitabilmente costano di più di una.
Se vogliamo credere nel nostro futuro, ma vogliamo essere contemporanei e quindi comprendiamo che il mercato si è mosso e si muoverà, se pensiamo che la fotografia sia fatta di luce, di capacità di portare le persone a seguire un percorso visivo che abbiamo determinato noi, di tecnica, di sensibilità, di capacità di emozionare, arriveremo tutti alla conclusione che fotografo e regista sono due professioni vicine, che fotografia e direzione della fotografia sono la stessa cosa, anche se con sfumature da approfondire. Cosa vi manca, per iniziare questa nuova strada con il piede giusto, dando una risposta davvero professionale, per togliere quei dubbi (tecnici, gestionali, strutturali)? Noi li abbiamo sintetizzati in un Jumper Camp che faremo il 17 novembre, a Milano, presso il nostro consueto spazio di convegni, presso DPF. E’ il primo corso che si fa in Italia su questo tema, ed è una panoramica fittissima delle tematiche che abbiamo identificato, confrontandoci anche con il meglio che si sta facendo nel mondo. E lo abbiamo sviluppato insieme ad un amico fotografo, che è stato tra i primi a credere in questo “modo di fare fotografia… in movimento”, Marco Nero, che ci affianca per dare quell’interpretazione da fotografo, che può raccontare la sua esperienza e la sua visione, e con il quale stiamo preparando i contenuti, per mostrare, e non solo “dire”, per provare e non solo “dichiarare”, per far capire come è possibile dire “Yes, we can do it!” al di là di quello che possiamo leggere sulle specifiche delle fotocamere.
Questo è il primo JumperCAMP della serie 2010. Lo facciamo a novembre 2009, ma è già pensato e strutturato sulla base delle esperienze, dei consigli, delle critiche della prima serie di corsi. Abbiamo imparato moltissimo, grazie e insieme a voi, e siamo entusiasti di quello che abbiamo messo e stiamo mettendo in pista, unendo formazione e informazione con uno stile e con le esigenze che appartengono a tutti noi, che in questo mondo della fotografia vogliamo continuare a vivere e ad avere soddisfazioni.
Vi segnaliamo, come al solito, che i posti sono davvero limitati, quindi vi consigliamo (per evitare delusioni) di iscrivervi subito, per avere garanzia del vostro posto prenotato. Ci vediamo il 17 novembre, per muoverci, per muovere il futuro. E sarà un percorso che faremo insieme, non vi lasceremo soli, abbiamo studiato, stiamo studiando e studieremo per essere un supporto e un luogo dove far crescere questo mondo che si muove. Perché, diamine, vogliamo muoverci!
roberto zanni says:
salve
molto interessante
speriamo di riuscire a cambiare ancora la nostra professione
evoluzione del mezzo, i contenuti forse sono ancora nostri con la nostra creatività e pensiero.
grazie
meno male che esiste qualcuno che ci sprona a vederci in modo opportuno
roberto zanni
roberto zanni says:
salve
molto interessante
speriamo di riuscire a cambiare ancora la nostra professione
evoluzione del mezzo, i contenuti forse sono ancora nostri con la nostra creatività e pensiero.
grazie
meno male che esiste qualcuno che ci sprona a vederci in modo opportuno
roberto zanni
Ando Gilardi says:
Bello, bravo come sempre. Però forse non sai che esiste un vibratore (170 dollari) capace di fotografare gli interni vaginali e anali. Naturalmente anche gli esterni, cioè può fare fotografie a luci rosse, ma la grande novità sono le immagini prese nelle locations intime specialmente femminili. Attento ora che viene il difficile: non si tratta di fotografare solo l’ambiente, diciamo le pareti della “galleria” ma vi si possono introdurre delle cose diverse, come ad esempio piccole immagini, minuscoli ritratti dell’uomo amato, Mi sto dando da fare per procurarmi non il vibratore, che per me sarebbero soldi sprecati perchè non ho le location, ma degli esempi di ripresa, Attento ora, quando lamentavo per colpa dell’età la mancanza di una location, un mio amico contadino, vivo come in campagna, mi ha proposto di fare delle prove con la sua mucca| Sai che io che mi do tante arie non avevo un’idea delle dimensioni di questa “galleria” che sono tali però che potrei anche usare la mia adorata Olompus E.P1.
Scusa se ti scrivo tanto ma lo faccio anche, mi illudo, per rendere sempre più interessante questa tua bellissima rubrica Ando Gilardi
Ando Gilardi says:
Bello, bravo come sempre. Però forse non sai che esiste un vibratore (170 dollari) capace di fotografare gli interni vaginali e anali. Naturalmente anche gli esterni, cioè può fare fotografie a luci rosse, ma la grande novità sono le immagini prese nelle locations intime specialmente femminili. Attento ora che viene il difficile: non si tratta di fotografare solo l’ambiente, diciamo le pareti della “galleria” ma vi si possono introdurre delle cose diverse, come ad esempio piccole immagini, minuscoli ritratti dell’uomo amato, Mi sto dando da fare per procurarmi non il vibratore, che per me sarebbero soldi sprecati perchè non ho le location, ma degli esempi di ripresa, Attento ora, quando lamentavo per colpa dell’età la mancanza di una location, un mio amico contadino, vivo come in campagna, mi ha proposto di fare delle prove con la sua mucca| Sai che io che mi do tante arie non avevo un’idea delle dimensioni di questa “galleria” che sono tali però che potrei anche usare la mia adorata Olompus E.P1.
Scusa se ti scrivo tanto ma lo faccio anche, mi illudo, per rendere sempre più interessante questa tua bellissima rubrica Ando Gilardi
Mauro Lausdei says:
Sono socio di Tau Visual dal 1992. Conosco Roberto e proprio recentemente, in occasione dell’articolo sulla chiusura di G Neri ho inviato una mail ai miei partners, collaboratori, iscritti, esortandoli a leggere on line e lodando il tuo lavoro, Luca, certamente prezioso.
Detto questo non mi convince la prospettiva descritta ora. Certo, commercialmente non fa una grinza. e nemmeno metto in dubbio il trend da te descritto. Il fatto è che certamente potremmo offrire al cliente un prodotto “completo” ma continuo a pensare che la visione di un fotografo sia altra cosa. Mi hanno detto un sacco di volte, guardando le mie foto dei ciclisti: “Hai fissato il gesto al suo culmine”, oppure a teatro. ” Ecco questo è l’attimo di massima espressività”.
Questa, secondo me, è la fotografia. Nessun documentario può suscitare le stesse emozioni di Marco Polo di Yamashita, o della incredibile, meravigliosa “Creazione” di Haas.
E’ ovviamente un parere , del tutto personale e certo il mercato non va in questa direzione. Però, permettimi, ripeto e te quello che ho sempre sostenuto in Tau Visual: abbiamo, noi fotografi, addetti ai lavori, una grande responsabilità se adesso i clienti non riconoscono (e pagano) la qualità che troppo spesso non abbiamo saputo, come categoria, offrire loro.
Francamente si, credo proprio che siamo nei guai, noi fotografi. Però, intanto mi sono trovato uno sponsor per stampare il mio libro di foto sportiva “Ciclismo”. Non siamo ancora morti….
Ti esterno la mia stima ed il mio grazie per tutto quello che fai. Ti seguo sempre!
Ciao!!
PS. Volevo parlarti da tanto e non mi interessa venga pubblicato. Anche perchè è un po’ lungo….eh?
Mauro Lausdei says:
Sono socio di Tau Visual dal 1992. Conosco Roberto e proprio recentemente, in occasione dell’articolo sulla chiusura di G Neri ho inviato una mail ai miei partners, collaboratori, iscritti, esortandoli a leggere on line e lodando il tuo lavoro, Luca, certamente prezioso.
Detto questo non mi convince la prospettiva descritta ora. Certo, commercialmente non fa una grinza. e nemmeno metto in dubbio il trend da te descritto. Il fatto è che certamente potremmo offrire al cliente un prodotto “completo” ma continuo a pensare che la visione di un fotografo sia altra cosa. Mi hanno detto un sacco di volte, guardando le mie foto dei ciclisti: “Hai fissato il gesto al suo culmine”, oppure a teatro. ” Ecco questo è l’attimo di massima espressività”.
Questa, secondo me, è la fotografia. Nessun documentario può suscitare le stesse emozioni di Marco Polo di Yamashita, o della incredibile, meravigliosa “Creazione” di Haas.
E’ ovviamente un parere , del tutto personale e certo il mercato non va in questa direzione. Però, permettimi, ripeto e te quello che ho sempre sostenuto in Tau Visual: abbiamo, noi fotografi, addetti ai lavori, una grande responsabilità se adesso i clienti non riconoscono (e pagano) la qualità che troppo spesso non abbiamo saputo, come categoria, offrire loro.
Francamente si, credo proprio che siamo nei guai, noi fotografi. Però, intanto mi sono trovato uno sponsor per stampare il mio libro di foto sportiva “Ciclismo”. Non siamo ancora morti….
Ti esterno la mia stima ed il mio grazie per tutto quello che fai. Ti seguo sempre!
Ciao!!
PS. Volevo parlarti da tanto e non mi interessa venga pubblicato. Anche perchè è un po’ lungo….eh?
lucio says:
sempre più difficile. Alla soglia dei 50 anni è difficile restare aggiornati senza spendere tanto tempo e soprattutto denaro, specialmente se lavori in una piccola azienda fotografica che rischia di annegare da un momento all’altro. L’evoluzione tecnologica è affascinante e chi si ferma è perduto. Già perduto, come quelli di 50 anni se perdono il lavoro. Insomma la vostra rivista online, che leggo da quando ancora era cartacea…parlo dei primi anni 90, è sempre stata un quid avanti ma non ha mai dato l’impressione di dare quell’aiuto che intendo io. La storia dell’evoluzione tecnologica ha sempre portato gioia e dolore. Purtroppo per quelli che non possono decidere per se non c’è possibilità di uscita se non inventandosi il lavoro ma quando hai dedicato le tue risorse allo sviluppo dell’azienda dove sei dipendente, ti ritrovi solo e senza speranza. A 50 anni si ha tanto da dare ma…c’è qualcuno disposto a prenderlo? Sunday Jumper, perchè oltre alla tecnologia che ci dai, non ci dici anche come fare a dare il nostro sapere? Scusate ma nonostante tutto cerco di essere sempre pronto non mi sento mai all’altezza.
Lucio Caddeu
lucio says:
sempre più difficile. Alla soglia dei 50 anni è difficile restare aggiornati senza spendere tanto tempo e soprattutto denaro, specialmente se lavori in una piccola azienda fotografica che rischia di annegare da un momento all’altro. L’evoluzione tecnologica è affascinante e chi si ferma è perduto. Già perduto, come quelli di 50 anni se perdono il lavoro. Insomma la vostra rivista online, che leggo da quando ancora era cartacea…parlo dei primi anni 90, è sempre stata un quid avanti ma non ha mai dato l’impressione di dare quell’aiuto che intendo io. La storia dell’evoluzione tecnologica ha sempre portato gioia e dolore. Purtroppo per quelli che non possono decidere per se non c’è possibilità di uscita se non inventandosi il lavoro ma quando hai dedicato le tue risorse allo sviluppo dell’azienda dove sei dipendente, ti ritrovi solo e senza speranza. A 50 anni si ha tanto da dare ma…c’è qualcuno disposto a prenderlo? Sunday Jumper, perchè oltre alla tecnologia che ci dai, non ci dici anche come fare a dare il nostro sapere? Scusate ma nonostante tutto cerco di essere sempre pronto non mi sento mai all’altezza.
Lucio Caddeu
Luca Pianigiani says:
Lucio, ovvio che fa pensare il tuo sconforto, ma quello che si cerca di fare qui non è parlare di “tecnologia”, così come non lo è stato mai, nemmeno nell’edizione cartacea che citi (e ti ringrazio di averci seguito da così tanto tempo). Non so cosa intendi per “aiuto” che avremmo dovuto dare, in cuor mio ho fatto il possibile per mostrare quello che capivo, e ovviamente non è sufficiente, ma coaa avrei potuto fare? Non è “colpa mia” se la tecnologia corre, se il mercato di evolve o se – peggio ancora – se crolla. Posso dare chiavi di interpretazione, posso preoccuparmi di creare iniziative di formazione per aiutare chi vuole approfondire una conoscenza che gli sfugge. Ma non posso cambiare la realtà delle cose. La realtà porta a dire, purtroppo, che ci sarà una selezione naturale, che in Italia ci sono troppi fotografi per il mercato che si comprime ogni giorno di più. Ogni settimana cerchiamo di trovare interpretazioni nuove, appigli, nuove strade, che non devono essere viste come una dimostrazione di “non essere all’altezza”, ma come delle alternative. Mi dici: come dare “il nostro sapere”… e non lo faccio? Dico che si possono vendere foto tramite il microstock (basta metterle in circolo, capire cosa si vende, produrre e proporre), oggi parlavo di come abbinare la conoscenza della luce e dell’inquadratura creando video e film da vendere ai clienti e quindi proponendosi in modo più completo. Cosa devo dirti? Vai in quella azienda o in quella redazione che stanno chiedendo un servizio fotografico e non trovano nessuno?
Non sono un ragazzino neanch’io, e alle soglie dei miei di 45 anni mi domando ogni giorno cosa posso fare: per me e per un mondo al quale appartengo. Provo, e cerco di essere all’altezza, così come spero che tutti quelli che ci seguono possono fare altrettanto, ognuno con la propria competenza e sensibilità.
Luca Pianigiani says:
Lucio, ovvio che fa pensare il tuo sconforto, ma quello che si cerca di fare qui non è parlare di “tecnologia”, così come non lo è stato mai, nemmeno nell’edizione cartacea che citi (e ti ringrazio di averci seguito da così tanto tempo). Non so cosa intendi per “aiuto” che avremmo dovuto dare, in cuor mio ho fatto il possibile per mostrare quello che capivo, e ovviamente non è sufficiente, ma coaa avrei potuto fare? Non è “colpa mia” se la tecnologia corre, se il mercato di evolve o se – peggio ancora – se crolla. Posso dare chiavi di interpretazione, posso preoccuparmi di creare iniziative di formazione per aiutare chi vuole approfondire una conoscenza che gli sfugge. Ma non posso cambiare la realtà delle cose. La realtà porta a dire, purtroppo, che ci sarà una selezione naturale, che in Italia ci sono troppi fotografi per il mercato che si comprime ogni giorno di più. Ogni settimana cerchiamo di trovare interpretazioni nuove, appigli, nuove strade, che non devono essere viste come una dimostrazione di “non essere all’altezza”, ma come delle alternative. Mi dici: come dare “il nostro sapere”… e non lo faccio? Dico che si possono vendere foto tramite il microstock (basta metterle in circolo, capire cosa si vende, produrre e proporre), oggi parlavo di come abbinare la conoscenza della luce e dell’inquadratura creando video e film da vendere ai clienti e quindi proponendosi in modo più completo. Cosa devo dirti? Vai in quella azienda o in quella redazione che stanno chiedendo un servizio fotografico e non trovano nessuno?
Non sono un ragazzino neanch’io, e alle soglie dei miei di 45 anni mi domando ogni giorno cosa posso fare: per me e per un mondo al quale appartengo. Provo, e cerco di essere all’altezza, così come spero che tutti quelli che ci seguono possono fare altrettanto, ognuno con la propria competenza e sensibilità.
giuseppe bigliardi says:
La competenza sulla luce che ha (dovrebbe avere ) un fotografo è in effetti una risorsa molto preziosa per il mondo del video. Per esperienza personale ho verificato più volte che operatori video improvvisandosi anche fotografi (e spesso la luce sul set la gestiscono loro) non conferiscono al prodotto finito quella suggestione che dovrebbe avere. Non parlo delle grandi produzioni che hanno tra i vari collaboratori anche i fotografi stessi, ma di tutte quelle piccole realtà che svolgono quotidianamente tanto lavoro nei circuiti più locali. Credo che in questo ambito un fotografo abbia sicuramente molta capacità nel tradurre con la luce le emozioni e le sensazioni che il progetto richiede e che il passo tra fotografo e videomaker sia molto breve. E’ un nuovo stimolo e il mercato a mio parere è pronto ad accogliere questa nuova figura di fotovideomaker. Vista con l’ottica giusta (scusate il gioco di parole) è un’evoluzione quasi scontata.
giuseppe bigliardi says:
La competenza sulla luce che ha (dovrebbe avere ) un fotografo è in effetti una risorsa molto preziosa per il mondo del video. Per esperienza personale ho verificato più volte che operatori video improvvisandosi anche fotografi (e spesso la luce sul set la gestiscono loro) non conferiscono al prodotto finito quella suggestione che dovrebbe avere. Non parlo delle grandi produzioni che hanno tra i vari collaboratori anche i fotografi stessi, ma di tutte quelle piccole realtà che svolgono quotidianamente tanto lavoro nei circuiti più locali. Credo che in questo ambito un fotografo abbia sicuramente molta capacità nel tradurre con la luce le emozioni e le sensazioni che il progetto richiede e che il passo tra fotografo e videomaker sia molto breve. E’ un nuovo stimolo e il mercato a mio parere è pronto ad accogliere questa nuova figura di fotovideomaker. Vista con l’ottica giusta (scusate il gioco di parole) è un’evoluzione quasi scontata.
Luca Pianigiani says:
Grazie Giuseppe, avevo il sospetto di essere solo!
Luca Pianigiani says:
Grazie Giuseppe, avevo il sospetto di essere solo!
Francesca Pompei says:
Innanzitutto grazie a Jumper per il suo splendido lavoro di informazione e per il suo sguardo lucido e disincantato.
Fermo restando che penso sia fondamentale restare al passo con i nuovi canali di comunicazione e cercare di lavorare su piani diversi, rispetto al discorso video sono d’accordo con Mauro Lausdei. Pur innamoratissima del cinema, ho sempre pensato che l’approccio mentale ed estetico di un fotografo che deve selezionare e fissare un’istantanea sia molto diverso da quello di regista/operatore che si rivolge a un flusso di immagini in movimento (Deleuze insegna…).
Io per esempio ho scelto di fare la fotografa (istinto masochista?) anche per cercare di esorcizzare il mio rapporto con il tempo…
Francesca Pompei says:
Innanzitutto grazie a Jumper per il suo splendido lavoro di informazione e per il suo sguardo lucido e disincantato.
Fermo restando che penso sia fondamentale restare al passo con i nuovi canali di comunicazione e cercare di lavorare su piani diversi, rispetto al discorso video sono d’accordo con Mauro Lausdei. Pur innamoratissima del cinema, ho sempre pensato che l’approccio mentale ed estetico di un fotografo che deve selezionare e fissare un’istantanea sia molto diverso da quello di regista/operatore che si rivolge a un flusso di immagini in movimento (Deleuze insegna…).
Io per esempio ho scelto di fare la fotografa (istinto masochista?) anche per cercare di esorcizzare il mio rapporto con il tempo…
andrea magistroni says:
Ciao!
Credo che questa trasformazione sia iniziata tempo fa e oggi sia pronta da cogliere al volo.
Ricordo di fotografi (ma non i loro nomi, ora) appassionati di video, diventati poi registi di videoclip musicali…poi pubblicità televisive ed infine, di film in grande stile.
Solo due cose… anzi tre:
1_il denaro da investire per nuove attrezzature (audio/video)
2_il tempo per avviare il tutto – quanti anni hai?
3_la professionalità, il fattore più importante.
Ho scritto professionalità perchè raggruppa tutto: tecnica, storia, curiosità e visione 360°… tutto ciò che può unire la staticità e trasformarla in dinamica (e non è poco). La voglia di emozionare e far sognare.
Tutto è possibile, basta essere pronti!
andrea magistroni says:
Ciao!
Credo che questa trasformazione sia iniziata tempo fa e oggi sia pronta da cogliere al volo.
Ricordo di fotografi (ma non i loro nomi, ora) appassionati di video, diventati poi registi di videoclip musicali…poi pubblicità televisive ed infine, di film in grande stile.
Solo due cose… anzi tre:
1_il denaro da investire per nuove attrezzature (audio/video)
2_il tempo per avviare il tutto – quanti anni hai?
3_la professionalità, il fattore più importante.
Ho scritto professionalità perchè raggruppa tutto: tecnica, storia, curiosità e visione 360°… tutto ciò che può unire la staticità e trasformarla in dinamica (e non è poco). La voglia di emozionare e far sognare.
Tutto è possibile, basta essere pronti!
lucio says:
Non avevo di questi dubbi, ognuno da quello che sa quando può, il mio era uno sfogo. Non posso certo incolpare l’evoluzione del mondo se in questo paese la nostra “professione” è gestita spesso da chi la fotografia la conosce solo come hobby. I paesi anglosassoni ne danno sicuramente un’interpretazione diversa in tutto il mondo dell’arte. Non credo che sia un caso che “Artisti” come Basilè o Puppi hanno spostato le loro sinergie a Londra. Non è il mio caso e il mio sfogo era solo una constatazione di questo mondo. A chi come me desidera o semplicemente vorrebbe avere altre opportunità non vede strade che la rassegnazione o la speranza di arrivare alla pensione. Ma chi non ha quel pensiero e cerca in continuazione di migliorarsi che fà? Si tiene informato, non solo con Jumper ma con PC prof ed altre realtà news che ci spiegano le nuove tecniche le nuove uscite hardware e software. Il mio pensiero non era certo da interpretare negativamente per chi fa informazione. Luca Pianigiani: ci siamo incontrati tanti anni fa a Roma nella sede di una azienda del settore che sembrava imbattibile. Quella azienda è fallita e il titolare ha pagato caro il prezzo di scelte discutibili ma mi insegnò molto. Quei insegnamenti non bastavano ad essere in competizione e ho dovuto rimboccare la maniche una volta e ancora una. Oggi mi risulta tutto più difficile ed una terza volta ricominciare mi spaventerebbe perchè vedo solo il buio di una camera oscura che non ha più luce. Chiedo scusa a chi legge ma spesso esternare le proprie riflessioni porta a trovare conforto, anche se non ci si conosce di persona. grazie Luca, grazie a tutti
lucio says:
Non avevo di questi dubbi, ognuno da quello che sa quando può, il mio era uno sfogo. Non posso certo incolpare l’evoluzione del mondo se in questo paese la nostra “professione” è gestita spesso da chi la fotografia la conosce solo come hobby. I paesi anglosassoni ne danno sicuramente un’interpretazione diversa in tutto il mondo dell’arte. Non credo che sia un caso che “Artisti” come Basilè o Puppi hanno spostato le loro sinergie a Londra. Non è il mio caso e il mio sfogo era solo una constatazione di questo mondo. A chi come me desidera o semplicemente vorrebbe avere altre opportunità non vede strade che la rassegnazione o la speranza di arrivare alla pensione. Ma chi non ha quel pensiero e cerca in continuazione di migliorarsi che fà? Si tiene informato, non solo con Jumper ma con PC prof ed altre realtà news che ci spiegano le nuove tecniche le nuove uscite hardware e software. Il mio pensiero non era certo da interpretare negativamente per chi fa informazione. Luca Pianigiani: ci siamo incontrati tanti anni fa a Roma nella sede di una azienda del settore che sembrava imbattibile. Quella azienda è fallita e il titolare ha pagato caro il prezzo di scelte discutibili ma mi insegnò molto. Quei insegnamenti non bastavano ad essere in competizione e ho dovuto rimboccare la maniche una volta e ancora una. Oggi mi risulta tutto più difficile ed una terza volta ricominciare mi spaventerebbe perchè vedo solo il buio di una camera oscura che non ha più luce. Chiedo scusa a chi legge ma spesso esternare le proprie riflessioni porta a trovare conforto, anche se non ci si conosce di persona. grazie Luca, grazie a tutti
Luca Pianigiani says:
Francesca, non pongo l’accento sulla passione, sul “modo di essere e di vedere”: dico che questo è un mercato, che offre opportunità, che la tecnologia video è più vicina che mai. Il lavoro non sempre ha a che fare con la filosofia, anche io avrei adorato fare il fotografo di copertine di dischi, ma non si vendono dischi e non si sopravvive di copertine di dischi (poche eccezioni escluse).
Date un’occhiata al lavoro di chi fa questi corti con V-SLR, e scoprirete quanto sono vicini alla fotografia e al cinema. Possiamo dire che non fa per noi: io stesso ho snobbato il video per anni, non lo sento mio. Ma oggi percepisco qualcosa di diverso, qualcosa che assomiglia al mio modo di pensare alla fotografia, alla produzione che sogno per fare foto e che invece non viene più pagata per fare immagini fisse. Non cadiamo, per favore, in un confronto che è di pancia, andiamo oltre, cerchiamo di cogliere quello che si affaccia davanti a noi. E’ difficile, lo so… maledettamente difficile. Ma proprio per questo insisto. E’ importante che ci si capisca, per questo abbiamo pensato ad un corso: non certo per “farci i soldi” (non si fanno così e non con questi temi), ma perché abbiamo bisogno di infilarlo nella nostra mente e nella nostra pelle questa evoluzione… non fa male, anzi: rischia di essere molto bella. Ma ci dovete credere un pochino, accettare di guardare oltre una staccionata senza preconcetti storici. Ci proviamo?
Luca Pianigiani says:
Francesca, non pongo l’accento sulla passione, sul “modo di essere e di vedere”: dico che questo è un mercato, che offre opportunità, che la tecnologia video è più vicina che mai. Il lavoro non sempre ha a che fare con la filosofia, anche io avrei adorato fare il fotografo di copertine di dischi, ma non si vendono dischi e non si sopravvive di copertine di dischi (poche eccezioni escluse).
Date un’occhiata al lavoro di chi fa questi corti con V-SLR, e scoprirete quanto sono vicini alla fotografia e al cinema. Possiamo dire che non fa per noi: io stesso ho snobbato il video per anni, non lo sento mio. Ma oggi percepisco qualcosa di diverso, qualcosa che assomiglia al mio modo di pensare alla fotografia, alla produzione che sogno per fare foto e che invece non viene più pagata per fare immagini fisse. Non cadiamo, per favore, in un confronto che è di pancia, andiamo oltre, cerchiamo di cogliere quello che si affaccia davanti a noi. E’ difficile, lo so… maledettamente difficile. Ma proprio per questo insisto. E’ importante che ci si capisca, per questo abbiamo pensato ad un corso: non certo per “farci i soldi” (non si fanno così e non con questi temi), ma perché abbiamo bisogno di infilarlo nella nostra mente e nella nostra pelle questa evoluzione… non fa male, anzi: rischia di essere molto bella. Ma ci dovete credere un pochino, accettare di guardare oltre una staccionata senza preconcetti storici. Ci proviamo?
Luca Pianigiani says:
Lucio: lo so, e lo ribadisco dopo la risposta a Francesca: lo so che è difficile. C’è l’alternativa del volersi fermare, sedere, rallentare la corsa. Fai il passo che ti senti, nessuno obbliga a fare passi che non ci sentiamo di fare. Spero solo che l’entusiasmo possa tornare, perché è alla base di questo mestiere (più dei pixel, più della luce, più dell’occhio). Un saluto e grazie comunque di seguirci.
Luca Pianigiani says:
Lucio: lo so, e lo ribadisco dopo la risposta a Francesca: lo so che è difficile. C’è l’alternativa del volersi fermare, sedere, rallentare la corsa. Fai il passo che ti senti, nessuno obbliga a fare passi che non ci sentiamo di fare. Spero solo che l’entusiasmo possa tornare, perché è alla base di questo mestiere (più dei pixel, più della luce, più dell’occhio). Un saluto e grazie comunque di seguirci.
Claudio Vignola says:
Ehm.. forse sono l’unico che la vede come Luca…?
Anzi, dirò di più…. nel mercato attuale io stò lavorando di più realizzando backstage video che non servizi fotografici!
Guarda caso usando proprio una reflex, come diceva Luca.
Fortunatamente il “passaggio” (neanche fosse un senso unico…) per me è stato assolutamente facile, anzi, quasi scontato, tanto che adesso quando scatto una foto mi immagino cosa potrebbe esserci nel secondo successivo e quindi già realizzo un video nella mente.
L’unica mia preoccupazione, invece, è che anche questo campo “ibrido” che si è appena aperto possa venir infestato da improvvisati “foto-video-maker” che dopo aver contribuito ad uccidere il mercato fotografico si possano spostare su quello nuovo per “provare la nuova digitale” che hanno preso.
Un saluto a tutti e uno in particolare a Luca.
Claudio Vignola says:
Ehm.. forse sono l’unico che la vede come Luca…?
Anzi, dirò di più…. nel mercato attuale io stò lavorando di più realizzando backstage video che non servizi fotografici!
Guarda caso usando proprio una reflex, come diceva Luca.
Fortunatamente il “passaggio” (neanche fosse un senso unico…) per me è stato assolutamente facile, anzi, quasi scontato, tanto che adesso quando scatto una foto mi immagino cosa potrebbe esserci nel secondo successivo e quindi già realizzo un video nella mente.
L’unica mia preoccupazione, invece, è che anche questo campo “ibrido” che si è appena aperto possa venir infestato da improvvisati “foto-video-maker” che dopo aver contribuito ad uccidere il mercato fotografico si possano spostare su quello nuovo per “provare la nuova digitale” che hanno preso.
Un saluto a tutti e uno in particolare a Luca.
gantico says:
Quando mi sono imbattuto nei primi filmati realizzati con le V-SLR da fotografi professionisti sono rimasto sbalordito. Senso dell’inquadratura, maestria nella messa fuoco e nell’ammaestrare la luce, eleganza stilistica, cura raffinata di tutti i dettagli. Ho visto anche in Italia, fotografi over 50 (e non ragazzini smanettoni), persino alla prime esperienze video, prendere la loro 5D Mark II e tirar fuori delle “immagini in movimento” che non si sono mai viste. E sono filmati Full HD in qualità broadcast HD, che lasciano senza fiato anche i veterani del video.
Questo per dire che i fotografi hanno già un know-how di grande valore. Nessuno, al momento, sa usare meglio di loro le DSLR. I videomaker stanno svaligiando i negozi, ma ci impiegheranno del tempo per acquisire quell’esperienza con le ottiche, i corpi, gli accessori, che i fotografi hanno sviluppato negli anni. Ci sono delle opportunità in fermento nell’intersezione tra i due mondi, quello delle “moving pictures” e quello delle “still pictures”. Si tratta di sperimentare, provare e sviluppare le competenze aggiuntive per rendere lo “still-know-how” spendibile nel mercato come “moving-know-how”. Cosa chiedere di più al buon Luca se non un seminario ed approfondimenti ad hoc?
Nessuno dice che si debba trasformare tutto in immagine in movimento e nemmeno che tutti i fotografi debbano per forza passare al lato oscuro perchè questa è la tendenza. Ci sono probabilmente generi, contesti, ambienti, situazioni che si prestano di più, altri meno. Ci sono anche le inclinazioni personali, l’interesse, la sensibilità e la voglia di rimettersi in gioco, di imparare nuove competenze e di inventarsene delle altre. Ci sono passi a misura del fotografo, altri fuori dalla sua portata.
Con buon gusto, buon senso e curiosità si possono fare molte cose. Per quelle che non si possono o vogliono fare ci sono le collaborazioni. Un fotografo non ha interesse a spingersi troppo a fondo nel montaggio o nella postproduzione? Benissimo, magari approfondisce e capisce la varibile movimento come linguaggio, realizza o partecipa allo shooting, arriva a fare da solo un premontaggio, poi può passare la palla al montatore, all’artista della post-produzione, al motion e al sound designer, al musicista… Per i piccoli progetti si fa di più, per quelli grandi si delega di più.
Ho la massima stima e ammirazione per il fotografo capace di immortalare l’attimo. Probabilmente ha ragione, quell’attimo non è raccontabile meglio in nessun altro modo. Però in qualche altro luogo, magari lì vicino, in qualche altro momento, magari lì subito dopo o prima, c’è qualcosa che può essere raccontato in modo diverso con una serie di immagini in movimento. Un paesaggista potrebbe in alcuni casi trovare più interessante congelare l’attimo di luce più radioso, in altri esprimersi meglio con un time-lapse che svela il digradare progressivo della luce o il passaggio dalla notte al giorno. Un naturalista potrebbe amare gli scatti super incisi e dettagliati, ma talvolta preferire il racconto più lungo di un gesto di un animale.
Gli esempi potrebbero essere molti, questo è uno famoso girato da una fotoreporter con una Nikon (e montato poi da montatori): http://www.youtube.com/watch?v=54aiz8Syqs0
gantico says:
Quando mi sono imbattuto nei primi filmati realizzati con le V-SLR da fotografi professionisti sono rimasto sbalordito. Senso dell’inquadratura, maestria nella messa fuoco e nell’ammaestrare la luce, eleganza stilistica, cura raffinata di tutti i dettagli. Ho visto anche in Italia, fotografi over 50 (e non ragazzini smanettoni), persino alla prime esperienze video, prendere la loro 5D Mark II e tirar fuori delle “immagini in movimento” che non si sono mai viste. E sono filmati Full HD in qualità broadcast HD, che lasciano senza fiato anche i veterani del video.
Questo per dire che i fotografi hanno già un know-how di grande valore. Nessuno, al momento, sa usare meglio di loro le DSLR. I videomaker stanno svaligiando i negozi, ma ci impiegheranno del tempo per acquisire quell’esperienza con le ottiche, i corpi, gli accessori, che i fotografi hanno sviluppato negli anni. Ci sono delle opportunità in fermento nell’intersezione tra i due mondi, quello delle “moving pictures” e quello delle “still pictures”. Si tratta di sperimentare, provare e sviluppare le competenze aggiuntive per rendere lo “still-know-how” spendibile nel mercato come “moving-know-how”. Cosa chiedere di più al buon Luca se non un seminario ed approfondimenti ad hoc?
Nessuno dice che si debba trasformare tutto in immagine in movimento e nemmeno che tutti i fotografi debbano per forza passare al lato oscuro perchè questa è la tendenza. Ci sono probabilmente generi, contesti, ambienti, situazioni che si prestano di più, altri meno. Ci sono anche le inclinazioni personali, l’interesse, la sensibilità e la voglia di rimettersi in gioco, di imparare nuove competenze e di inventarsene delle altre. Ci sono passi a misura del fotografo, altri fuori dalla sua portata.
Con buon gusto, buon senso e curiosità si possono fare molte cose. Per quelle che non si possono o vogliono fare ci sono le collaborazioni. Un fotografo non ha interesse a spingersi troppo a fondo nel montaggio o nella postproduzione? Benissimo, magari approfondisce e capisce la varibile movimento come linguaggio, realizza o partecipa allo shooting, arriva a fare da solo un premontaggio, poi può passare la palla al montatore, all’artista della post-produzione, al motion e al sound designer, al musicista… Per i piccoli progetti si fa di più, per quelli grandi si delega di più.
Ho la massima stima e ammirazione per il fotografo capace di immortalare l’attimo. Probabilmente ha ragione, quell’attimo non è raccontabile meglio in nessun altro modo. Però in qualche altro luogo, magari lì vicino, in qualche altro momento, magari lì subito dopo o prima, c’è qualcosa che può essere raccontato in modo diverso con una serie di immagini in movimento. Un paesaggista potrebbe in alcuni casi trovare più interessante congelare l’attimo di luce più radioso, in altri esprimersi meglio con un time-lapse che svela il digradare progressivo della luce o il passaggio dalla notte al giorno. Un naturalista potrebbe amare gli scatti super incisi e dettagliati, ma talvolta preferire il racconto più lungo di un gesto di un animale.
Gli esempi potrebbero essere molti, questo è uno famoso girato da una fotoreporter con una Nikon (e montato poi da montatori): http://www.youtube.com/watch?v=54aiz8Syqs0
mimmo torrese says:
E già da un pò di anni che la professione di fotografo si intreccia con quella di realizzatore di video, e mi è già capitato di dover offrire ai clienti soluzioni “servizio completo”. Ho notato più volte interesse verso i motion, cioè i filmati realizzati con fotografie in sequenza condite da un commento musicale e da un commento parlato o scritto. I clienti vedono anche un potenziale supporto multimediale da proiettare in varie occasioni promozionale. Io stesso più volte mi sono cimentato in questo tipo di lavoro. Detto questo, però, credo che non risponda esattamente al vero il fatto che ci si può improvvisare fotografi, mentre essere filmaker risulta più difficile. Ci si può improvvisare in entrambi i generi. Ma la differenza tra un improvvisato e un professionista del settore a parità di prodotto di vede eccome. Anche la differenza tra il prezzo pagato per le foto e per i video, in settori come quello matrimoniale, registra un compenso maggiore al fotografo. Comunque io sono convinto che questa sia la via, la professione inevitabilmente sta andando verso una visione multimediale. Ben vengano allora le dritte di Luca Pianigiani e gli eventi formativi, anche se a noi che operiamo nel centro sud di questa penisola piacerebbe avere qualche data magari più vicino a casa nostra.
mimmo torrese says:
E già da un pò di anni che la professione di fotografo si intreccia con quella di realizzatore di video, e mi è già capitato di dover offrire ai clienti soluzioni “servizio completo”. Ho notato più volte interesse verso i motion, cioè i filmati realizzati con fotografie in sequenza condite da un commento musicale e da un commento parlato o scritto. I clienti vedono anche un potenziale supporto multimediale da proiettare in varie occasioni promozionale. Io stesso più volte mi sono cimentato in questo tipo di lavoro. Detto questo, però, credo che non risponda esattamente al vero il fatto che ci si può improvvisare fotografi, mentre essere filmaker risulta più difficile. Ci si può improvvisare in entrambi i generi. Ma la differenza tra un improvvisato e un professionista del settore a parità di prodotto di vede eccome. Anche la differenza tra il prezzo pagato per le foto e per i video, in settori come quello matrimoniale, registra un compenso maggiore al fotografo. Comunque io sono convinto che questa sia la via, la professione inevitabilmente sta andando verso una visione multimediale. Ben vengano allora le dritte di Luca Pianigiani e gli eventi formativi, anche se a noi che operiamo nel centro sud di questa penisola piacerebbe avere qualche data magari più vicino a casa nostra.
andrea magistroni says:
Grazie Luca di aver aperto questo argomento e grazie anche a Gantico per questo interessante link ad un bellissimo video (o fotovideo o videofoto?).
andrea magistroni says:
Grazie Luca di aver aperto questo argomento e grazie anche a Gantico per questo interessante link ad un bellissimo video (o fotovideo o videofoto?).
Gió says:
Foto e video si o no? Sono dell’idea che piú cose siamo in grado di fare piú opportunitá avremo. Quindi video sí… E sí anche a tutte le novitá che si proporanno nei prossimi anni. La fotografia sta cambiando radicalmente e personalmente ritengo che non siamo in grado di prevedere cosa saremo in grado di fare tra 5 anni con una reflex… la tecnologia corre e ci obbliga a correre.
Gió says:
Foto e video si o no? Sono dell’idea che piú cose siamo in grado di fare piú opportunitá avremo. Quindi video sí… E sí anche a tutte le novitá che si proporanno nei prossimi anni. La fotografia sta cambiando radicalmente e personalmente ritengo che non siamo in grado di prevedere cosa saremo in grado di fare tra 5 anni con una reflex… la tecnologia corre e ci obbliga a correre.
Mauro Lausdei says:
Non è uno “scontro” tra foto e cinema. E non è nemmeno strano che il fotografo “veda” meglio di altri, no? E’ pure scontato che le forme di arte sono tante…Tutto giusto e Luca non è solo. Bene.
Ma, come temuto da qualcuno, presto anche il mercato video avrà i suoi “praticoni”, magari doppiolavoristi come quelli fuori la chiesa ai matrimoni, che però si accordano con il parroco ed il fotografo, ed il prezzo che il cliente sarà disposto a pagare scenderà. Sempre di più. Di nuovo.
L’altro giorno un grafico mio amico mi ha detto: “Guarda, io sono andato con la compatta digitale di mio fratello, ho scattato una marea di foto, un po’ a casaccio, ma qualcuna è venuta benissimo. Poi lo sai, io con una foto di 300KB ci faccio un A4…”. Capito?
Ritengo giustissimo avere un occhio, anche tutti e due , all’evoluzione tecnico-commerciale e ribadisco di considerare prezioso il lavoro di chi ci “da le dritte”. Dico soltanto di fare più attenzione a quello che ci sentiamo dentro, noi che creativi siamo. Senza pregiudizi, che non ho mai avuto, e pronti a saltare non le staccionate, ma i palazzi, se serve.
Un caro saluto a tutti.
Mauro Lausdei says:
Non è uno “scontro” tra foto e cinema. E non è nemmeno strano che il fotografo “veda” meglio di altri, no? E’ pure scontato che le forme di arte sono tante…Tutto giusto e Luca non è solo. Bene.
Ma, come temuto da qualcuno, presto anche il mercato video avrà i suoi “praticoni”, magari doppiolavoristi come quelli fuori la chiesa ai matrimoni, che però si accordano con il parroco ed il fotografo, ed il prezzo che il cliente sarà disposto a pagare scenderà. Sempre di più. Di nuovo.
L’altro giorno un grafico mio amico mi ha detto: “Guarda, io sono andato con la compatta digitale di mio fratello, ho scattato una marea di foto, un po’ a casaccio, ma qualcuna è venuta benissimo. Poi lo sai, io con una foto di 300KB ci faccio un A4…”. Capito?
Ritengo giustissimo avere un occhio, anche tutti e due , all’evoluzione tecnico-commerciale e ribadisco di considerare prezioso il lavoro di chi ci “da le dritte”. Dico soltanto di fare più attenzione a quello che ci sentiamo dentro, noi che creativi siamo. Senza pregiudizi, che non ho mai avuto, e pronti a saltare non le staccionate, ma i palazzi, se serve.
Un caro saluto a tutti.
luca buongiorno says:
Grazie Luca per aver trattato un argomento così interessante. Spesso si è scettici verso il nuovo. In un momento come questo che nulla va lasciato al caso, è importante più che mai analizare quello che ci viene offerto e provare a trovare nuove opportunità. Penso che per tutti noi, il nuovo che ci viene offerto non fa altro che stimolare la nostra creatività. Stimolo e voglia di creare sono cibo per la mente e per lo spirito, ed èmotivo per andare avanti con un pò più di ottimismo. Un saluto a tutti.
luca buongiorno says:
Grazie Luca per aver trattato un argomento così interessante. Spesso si è scettici verso il nuovo. In un momento come questo che nulla va lasciato al caso, è importante più che mai analizare quello che ci viene offerto e provare a trovare nuove opportunità. Penso che per tutti noi, il nuovo che ci viene offerto non fa altro che stimolare la nostra creatività. Stimolo e voglia di creare sono cibo per la mente e per lo spirito, ed èmotivo per andare avanti con un pò più di ottimismo. Un saluto a tutti.
Marco says:
Fine giornata, dopo ore di riprese per un documentario, il fonico rivolto all’operatore se ne esce con una battuta “tanto tra 5 anni famo le riprese cor n’acendino…che fa pure le luci. L’acendino.” (non so scrivere in romano, immaginatevelo). La fotografia nasce facendo scomparire qualche professione e forse oggi tocca a lei. Ma la cosa che un fotografo deve per forza diventare videomaker, o qualcosa del genere, non mi straconvince. Certo che la tecnologia avanza, le quote di mercato per i fotografi si restringono, ma non é vero che nel settore video funziona così bene. Li la rivoluzione é già avvenuta, intendo quella che ha mandato all’aria diverse realtà scalzate dai sistemi di montaggio alla FinalCut. Oggi trovi persone che si propongono con una telecamera nemmeno un granche e montano in Premiere e fanno prezzi da straccio. Non è che si campi bene, nemmeno li. Per questo non sono tanto d’accordo con Luca (che allo stesso tempo va sempre ringraziato per il suo incessante lavoro di aggiornamento e informazione), i cambiamenti tecnologici hanno portato perturbazioni più o meno pesanti ma oggi, rincorrendo la novità tecnologica, si corre il rischio di farsi la guerra per strapparsi il lavoro tra professionisti, video o foto che sia. Ed é una guerra tra poveri. E tra un po ci mettiamo anche l’audio, perchè no. (nella produzione multimediale – foto + musica – è già così…)
Quello che credo importante, al di la dell’attenzione all’innovazione tecnologica, é un’ attenzione maggiore alle forme del lavoro in questo settore, ai modi produttivi con i quali si possano affrontare i cambiamenti in atto. Non credo al ruolo isolato del fotografo. Luca non si può star dietro a tutto, da soli. Ad un certo punto in Francia sono nati i collettivi di fotografi ed hanno fatto una loro storia. Oggi forse devono nascere forme nuove di lavoro collettivo, dove le competenze diverse si integrano per produrre, allora si in questo caso, prodotti nuovi: fotografia, nelle sue diverse forme, multimediale, “video fotografico”, prodotti web. Collettivi (faccio per dire, sia chiaro) in grado di affrontare commesse diverse, che consentirebbero di crescere anche professionalmente. Per me la sfida é sul modo di lavorare, più che sulla tecnologia, che deve essere presa in carico, totalmente, ma che deve essere compresa in una approccio al lavoro e al mercato, più articolato. L’epoca del fotografo solitario forse é alla fine, semplicemente perchè non é più in grado di reggere i cambiamenti, da solo.
Spero di essemi spigato.
alla prossima
marco
Marco says:
Fine giornata, dopo ore di riprese per un documentario, il fonico rivolto all’operatore se ne esce con una battuta “tanto tra 5 anni famo le riprese cor n’acendino…che fa pure le luci. L’acendino.” (non so scrivere in romano, immaginatevelo). La fotografia nasce facendo scomparire qualche professione e forse oggi tocca a lei. Ma la cosa che un fotografo deve per forza diventare videomaker, o qualcosa del genere, non mi straconvince. Certo che la tecnologia avanza, le quote di mercato per i fotografi si restringono, ma non é vero che nel settore video funziona così bene. Li la rivoluzione é già avvenuta, intendo quella che ha mandato all’aria diverse realtà scalzate dai sistemi di montaggio alla FinalCut. Oggi trovi persone che si propongono con una telecamera nemmeno un granche e montano in Premiere e fanno prezzi da straccio. Non è che si campi bene, nemmeno li. Per questo non sono tanto d’accordo con Luca (che allo stesso tempo va sempre ringraziato per il suo incessante lavoro di aggiornamento e informazione), i cambiamenti tecnologici hanno portato perturbazioni più o meno pesanti ma oggi, rincorrendo la novità tecnologica, si corre il rischio di farsi la guerra per strapparsi il lavoro tra professionisti, video o foto che sia. Ed é una guerra tra poveri. E tra un po ci mettiamo anche l’audio, perchè no. (nella produzione multimediale – foto + musica – è già così…)
Quello che credo importante, al di la dell’attenzione all’innovazione tecnologica, é un’ attenzione maggiore alle forme del lavoro in questo settore, ai modi produttivi con i quali si possano affrontare i cambiamenti in atto. Non credo al ruolo isolato del fotografo. Luca non si può star dietro a tutto, da soli. Ad un certo punto in Francia sono nati i collettivi di fotografi ed hanno fatto una loro storia. Oggi forse devono nascere forme nuove di lavoro collettivo, dove le competenze diverse si integrano per produrre, allora si in questo caso, prodotti nuovi: fotografia, nelle sue diverse forme, multimediale, “video fotografico”, prodotti web. Collettivi (faccio per dire, sia chiaro) in grado di affrontare commesse diverse, che consentirebbero di crescere anche professionalmente. Per me la sfida é sul modo di lavorare, più che sulla tecnologia, che deve essere presa in carico, totalmente, ma che deve essere compresa in una approccio al lavoro e al mercato, più articolato. L’epoca del fotografo solitario forse é alla fine, semplicemente perchè non é più in grado di reggere i cambiamenti, da solo.
Spero di essemi spigato.
alla prossima
marco
Nunzio Bellini says:
E’ una strada che ho cercato di percorrere all’ultimo matrimonio fatto, oltre alle foto ho realizzato delle clip con una G10 CANON (compatta). Ho poi montato poi uno slide show dove ogni tanto ho inserito queste clip, dal tutto ho ricavato un filmato in quicktime che ho “musicato”.
Ne è venuto un risultato molto gradevole, foto in movimento (slideshow), clip col sonoro originale, sottofondo musicale.
Credo sia una novità, almeno credo.
ho cercato di unire foto e movimento. Devo dire che il movimento è molto evocativo, suggestivo.
E’ un primo tentativo, una compatta è molto limitante ecc. ecc
Però una strada che cercherò di percorrere ancora
Nunzio Bellini says:
E’ una strada che ho cercato di percorrere all’ultimo matrimonio fatto, oltre alle foto ho realizzato delle clip con una G10 CANON (compatta). Ho poi montato poi uno slide show dove ogni tanto ho inserito queste clip, dal tutto ho ricavato un filmato in quicktime che ho “musicato”.
Ne è venuto un risultato molto gradevole, foto in movimento (slideshow), clip col sonoro originale, sottofondo musicale.
Credo sia una novità, almeno credo.
ho cercato di unire foto e movimento. Devo dire che il movimento è molto evocativo, suggestivo.
E’ un primo tentativo, una compatta è molto limitante ecc. ecc
Però una strada che cercherò di percorrere ancora
Luca Pianigiani says:
Si, ti sei spiegato, Marco. Ma “la sfida sul modo di lavorare” è una bella frase che rischia di non essere compresa non da me, ma dal mercato. E io non sono, ahimè, un committente, ma solo l’amico del bar con il quale parlare. Tutto è difficile, se strada facendo trovo una strada facile, che promette (anzi garantisce) un sacco di soldi sicuri, che riconosce la qualità e promette anche sorrisi ve lo faccio sapere. A parte le battute, non ci sono soluzioni semplici: bisogna lottare, e tanto. E ognuno deve trovare la propria strada. Nelle ultime settimane ho proposto strade “semplici”, e le critiche arrivate erano che impoveriva troppo la professione (per alcuni, vendere tanto a basso costo è una cosa da evitare per questo). Questa settimana ho parlato di una cosa difficile (proporsi per fare “cinema” è una cosa difficile ed impegnativa) e le risposte, mediamente, tendono con una certa uniformità a dire che è “troppo difficile”. Non a caso abbiamo proposto un corso, per aiutare, faremo anche un corso per imparare a vendere nel microstock (che è altrettanto difficile). E’ un modo di aiutare a “reggere” i cambiamenti. Non è la soluzione a tutti, ma è un aiuto… fate voi la vostra scelta.
Luca Pianigiani says:
Si, ti sei spiegato, Marco. Ma “la sfida sul modo di lavorare” è una bella frase che rischia di non essere compresa non da me, ma dal mercato. E io non sono, ahimè, un committente, ma solo l’amico del bar con il quale parlare. Tutto è difficile, se strada facendo trovo una strada facile, che promette (anzi garantisce) un sacco di soldi sicuri, che riconosce la qualità e promette anche sorrisi ve lo faccio sapere. A parte le battute, non ci sono soluzioni semplici: bisogna lottare, e tanto. E ognuno deve trovare la propria strada. Nelle ultime settimane ho proposto strade “semplici”, e le critiche arrivate erano che impoveriva troppo la professione (per alcuni, vendere tanto a basso costo è una cosa da evitare per questo). Questa settimana ho parlato di una cosa difficile (proporsi per fare “cinema” è una cosa difficile ed impegnativa) e le risposte, mediamente, tendono con una certa uniformità a dire che è “troppo difficile”. Non a caso abbiamo proposto un corso, per aiutare, faremo anche un corso per imparare a vendere nel microstock (che è altrettanto difficile). E’ un modo di aiutare a “reggere” i cambiamenti. Non è la soluzione a tutti, ma è un aiuto… fate voi la vostra scelta.
Pino Digrisolo says:
Sono sempre stato in dubbio se il mio vero amore fosse la fotografia o il video, oggi mi rendo conto che la bigamia mi potrà dare ciò che ho sepre voluto due amori per un solo obiettivo.
dopo avere acquistato una 5d mark II mi sono reso perfettamente conto delle sue potenzialità con il video, ed oggi che -da sempre matrimonialista – mi sto avvicinando al digital signage potrò come luca ha detto offrire quel plus che mi servirà a distinguermi dagli “improvvisati”.
Purtroppo il sud o meglio il mio sud, la lucania, terra che amo, rende sempre più lente tutte le sfide. La cultura,la scarsa popolosità del territorio, le infrastrutture, dover andare ogni volta o quasi a Milano per gustare un po di sapere altrui, spesso rende tutto più faticoso. Nonostante tutto credo che a 37 anni ci sia ancora una vita di cose da fare e di sfide da affrontare.Grazie Luca per lo stimolo che ogni volta vedi e ci trasmetti.
Pino Digrisolo says:
Sono sempre stato in dubbio se il mio vero amore fosse la fotografia o il video, oggi mi rendo conto che la bigamia mi potrà dare ciò che ho sepre voluto due amori per un solo obiettivo.
dopo avere acquistato una 5d mark II mi sono reso perfettamente conto delle sue potenzialità con il video, ed oggi che -da sempre matrimonialista – mi sto avvicinando al digital signage potrò come luca ha detto offrire quel plus che mi servirà a distinguermi dagli “improvvisati”.
Purtroppo il sud o meglio il mio sud, la lucania, terra che amo, rende sempre più lente tutte le sfide. La cultura,la scarsa popolosità del territorio, le infrastrutture, dover andare ogni volta o quasi a Milano per gustare un po di sapere altrui, spesso rende tutto più faticoso. Nonostante tutto credo che a 37 anni ci sia ancora una vita di cose da fare e di sfide da affrontare.Grazie Luca per lo stimolo che ogni volta vedi e ci trasmetti.
Luca Pianigiani says:
Grazie a te, Pino. Per la forza, la voglia, la curiosità,
Luca Pianigiani says:
Grazie a te, Pino. Per la forza, la voglia, la curiosità,
mimmo torrese says:
“Collettivi” un’ottimo sassolino lanciato nello stagno della discussione.
Mettersi insieme, mettercela tutta, potrebbe significare anche accesso al credito, strutture ben dimensionate, contratti importanti. Penso che questa soluzione, adottata già ampiamente da architetti, ingegneri, avvocati, pubblicitari, sia la carta vincente per la nuova sfida che ci attende.
mimmo torrese says:
“Collettivi” un’ottimo sassolino lanciato nello stagno della discussione.
Mettersi insieme, mettercela tutta, potrebbe significare anche accesso al credito, strutture ben dimensionate, contratti importanti. Penso che questa soluzione, adottata già ampiamente da architetti, ingegneri, avvocati, pubblicitari, sia la carta vincente per la nuova sfida che ci attende.
enzo corti says:
ottima iniziativa x guadare oltre
partecipero’ sicuramente e grazie
enzo corti says:
ottima iniziativa x guadare oltre
partecipero’ sicuramente e grazie
marco says:
ciao Luca,
mettiamolo così, non discuto le proposte, ci mancherebbe, sto dicendo che sarebbe interessante occuparsi anche di aspetti come quello delle forme del lavoro. Proprio perchè ci si vuole rivolgere ai professionisti. Non sei l’amico del bar, se ormai da tempo qualcosa di più…
ci sentiamo,
marco
marco says:
ciao Luca,
mettiamolo così, non discuto le proposte, ci mancherebbe, sto dicendo che sarebbe interessante occuparsi anche di aspetti come quello delle forme del lavoro. Proprio perchè ci si vuole rivolgere ai professionisti. Non sei l’amico del bar, se ormai da tempo qualcosa di più…
ci sentiamo,
marco
Luca Pianigiani says:
Mimmo: non pensi che i fotografi siano “moderatamente” asociali e poco corporativi? In tanti anni di convivenza, di vita vissuta tra i fotografi, mi viene da dire che neanche le difficoltà potrebbero creare unioni se non a breve termine. Ricordo tentativi del Siaf, dell’Afip e di tanti altri… sono durati al massimo una stagione. Questo non significa che non si possa provare, che non si possa essere disponibili al dialogo e all’incontro.
Luca Pianigiani says:
Mimmo: non pensi che i fotografi siano “moderatamente” asociali e poco corporativi? In tanti anni di convivenza, di vita vissuta tra i fotografi, mi viene da dire che neanche le difficoltà potrebbero creare unioni se non a breve termine. Ricordo tentativi del Siaf, dell’Afip e di tanti altri… sono durati al massimo una stagione. Questo non significa che non si possa provare, che non si possa essere disponibili al dialogo e all’incontro.
Andrea Magistroni says:
Ciao
Solo un piccolo contributo inerente a questo discorso.
Un video, una presentazione di un prodotto per agevolare le videoriprese con D-SRL.
Se si impegnano a creare e promuove determinati prodotti, è perchè la metamorfosi è già in atto.
Spero possa interessare, stimolare e far riflettere.
http://www
Ciao a tutti
Andrea Magistroni says:
Ciao
Solo un piccolo contributo inerente a questo discorso.
Un video, una presentazione di un prodotto per agevolare le videoriprese con D-SRL.
Se si impegnano a creare e promuove determinati prodotti, è perchè la metamorfosi è già in atto.
Spero possa interessare, stimolare e far riflettere.
http://www
Ciao a tutti
Luca Pianigiani says:
Grazie Andrea: proprio di soluzioni come quelle di Zacuto (con cui siamo in contatto), ma non solo vogliamo parlare in questo Camp. E c’è tantissimo da dire e da condividere. Meno parole, e tanti fatti… almeno da valutare. Speriamo che ci sia il pienone!
Luca Pianigiani says:
Grazie Andrea: proprio di soluzioni come quelle di Zacuto (con cui siamo in contatto), ma non solo vogliamo parlare in questo Camp. E c’è tantissimo da dire e da condividere. Meno parole, e tanti fatti… almeno da valutare. Speriamo che ci sia il pienone!
marco says:
Ritorno ancora sul tema, poi smetto. Siccome almeno Mimmo ha raccolto il segnale aggiungo un paio di cose.
Non credo che il mercato non sappia raccogliere una sfida giocata sul rapporto tecnologie e nuova organizzazione del lavoro. Personalmente non sono un fotografo (l’ho fatto da giovane ed ora lo sono solo a livello di ricerca personale), ho una società di comunicazione e collaboro con due gruppi di fotografi, uno più eclettico(sport, industriale, reportage) e uno sul reportage (e fanno anche video) uso il microstok, il macrostock, e nelle attività che svolgo facciamo anche diverso video (in collaborazione con studi professionali). E anche diversi miei colleghi vedono di buon occhio gruppi professionali articolati e se specializzati sull’immagine, meglio ancora.
Insegno in un scuola di design ed ai giovani studenti promuovo un’approcco al lavoro più articolata, ma nella logica delle sinergie e non della poliprofessionalità centrata solo su un individuo.
Seconda cosa, personalmente non parlo di collettivi, o gruppi di lavoro di solo fotografi, ma di grupi di professionisti o professionalità legate all’immagine di diverse competenze, sviluppo web, fotografia e video. Che sono altra cosa rispetto alle passate esperienze…di soli fotografi.
Dato il contributo vi saluto. Mi piacerebbe che prima o poi se ne parlasse.
buon lavoro
marco
marco says:
Ritorno ancora sul tema, poi smetto. Siccome almeno Mimmo ha raccolto il segnale aggiungo un paio di cose.
Non credo che il mercato non sappia raccogliere una sfida giocata sul rapporto tecnologie e nuova organizzazione del lavoro. Personalmente non sono un fotografo (l’ho fatto da giovane ed ora lo sono solo a livello di ricerca personale), ho una società di comunicazione e collaboro con due gruppi di fotografi, uno più eclettico(sport, industriale, reportage) e uno sul reportage (e fanno anche video) uso il microstok, il macrostock, e nelle attività che svolgo facciamo anche diverso video (in collaborazione con studi professionali). E anche diversi miei colleghi vedono di buon occhio gruppi professionali articolati e se specializzati sull’immagine, meglio ancora.
Insegno in un scuola di design ed ai giovani studenti promuovo un’approcco al lavoro più articolata, ma nella logica delle sinergie e non della poliprofessionalità centrata solo su un individuo.
Seconda cosa, personalmente non parlo di collettivi, o gruppi di lavoro di solo fotografi, ma di grupi di professionisti o professionalità legate all’immagine di diverse competenze, sviluppo web, fotografia e video. Che sono altra cosa rispetto alle passate esperienze…di soli fotografi.
Dato il contributo vi saluto. Mi piacerebbe che prima o poi se ne parlasse.
buon lavoro
marco
mimmo torrese says:
Caro Luca, e’ vero i fotografi sono moderatamente asociali, ma come lo sono gli architetti, gli ingegneri, gli avvocati e tanti altri. Ma qui non si sta parlando di associazionismo, che tranne qualche esempio che ben conosciamo, lascia il tempo che trova. Qui parliamo della opportunità, della necessità di mettersi insieme per offrire un prodotto migliore e quindi forse vincente. Quattro fotografi insieme possono avere accesso più facilmente al credito, possono locare o addirittura comprare uno studio di maggiore quadratura, possono specializzarsi ognuno in un settore, possono permettersi attrezzature migliori. E se a questi quattro si aggiunge un grafico, e se a questi cinque si affianca anche un pubblicitario si può offrire ai clienti un servizio quasi chiavi in mano. E che dire della possibilità di avere accesso ai finanziamenti POR, magari portando un progetto che può essere volano anche di nuova occupazione. E vero caro Luca, è un progetto tutto in salita, ma se siamo qui in questo tuo spazio virtuale, qualcosa vorrà pure dire.
mimmo torrese says:
Caro Luca, e’ vero i fotografi sono moderatamente asociali, ma come lo sono gli architetti, gli ingegneri, gli avvocati e tanti altri. Ma qui non si sta parlando di associazionismo, che tranne qualche esempio che ben conosciamo, lascia il tempo che trova. Qui parliamo della opportunità, della necessità di mettersi insieme per offrire un prodotto migliore e quindi forse vincente. Quattro fotografi insieme possono avere accesso più facilmente al credito, possono locare o addirittura comprare uno studio di maggiore quadratura, possono specializzarsi ognuno in un settore, possono permettersi attrezzature migliori. E se a questi quattro si aggiunge un grafico, e se a questi cinque si affianca anche un pubblicitario si può offrire ai clienti un servizio quasi chiavi in mano. E che dire della possibilità di avere accesso ai finanziamenti POR, magari portando un progetto che può essere volano anche di nuova occupazione. E vero caro Luca, è un progetto tutto in salita, ma se siamo qui in questo tuo spazio virtuale, qualcosa vorrà pure dire.
Graziano “Biska” Meneghini says:
Quoto in tutto e per tutto Mimmo e Marco: l’idea del collettivo di uno studio fotografico in cui operano più professionisti (come appunto fanno già architetti, ingegneri, avvocati, medici, ecc…), è una strada che, in piccolo, sto già percorrendo con almeno due miei amici. Dico almeno perché sono all’inizio, ma l’idea mia è quella di più fotografi “indipendenti” che operano all’interno della stessa struttura, per condividere le risorse fisiche ma rimanendo entità a se, e ancor meglio portando avanti una specializzazione a se (ovvero uno che ami lo still life, uno il reportage, uno i matrimoni, uno la moda, ad esempio), perché a tutti piacciano tutti i generi (o quasi…), ma non tutti i generi li riusciamo a “far nostri” come altri, per il nostro modo di vedere, di pensare, anche di vivere: e anche per i nostri limiti, perché no? In questo caso, beh, in un momento di crisi è una strada che aiuta a suddividere le spese, per esempio (e come ha deto Mimmo, per avere magari uno studio più grande, a parità di spesa procapite, per esempio), e aiuta il cliente ad avere più prodotti, tutti di qualità, nello stesso posto (una specie di centro commerciale dell’immagine), fidelizzandolo (e soddisfandolo) maggiormente: aggiungendoci appunto anche un grafico e un web designer, ecco che il prodotto “comunicazione e immagine” nasce e cresce nello stesso luogo, con evidenti vantaggi non solo di qualità, ma anche economici. Nel mio piccolo, come ho accennato sopra, sto compiendo passi in questo senso con persone/amici che non condividono lo stesso luogo di lavoro (ognuno ha un suo spazio, per ora), ma che portano avanti progetti comuni, con evidenti vantaggi anche di visibilità (ognuno è pubblicizzato dagli altri due, in 3 aree geografiche diverse): e, in termini più economici, realizzare pubblicità comuni (noi per esempio condivideremo un totem pubblicitario all’interno di un centro commerciale) permette di ridurre le spese senza perdere in efficacia, anzi.
E per rientrare nel topic del SJ di questa settimana, anche la parte video non verrà messa da parte, anzi (è giusto di ieri un contatto per una possibile collaborazione con VERI videomaker), ma rimarrà, nell’ottica della qualità, una parte che verrà svolta da chi si occupa di questo già da tempo, e che vuole (e deve) migliorarsi sempre di più: anche a me piace (ed è servito) “giocare” con la parte video della mia 5D Mk II, ad un matrimonio tra l’altro, ma che questo mi porti a voler diventare un vero operatore video ce ne passa, e se mai un giorno succederà, beh, quasi certamente da quel giorno la mia parte di fotografo sarà messa abbondatemente da parte perché, come la vedo io, foto e video vanno a braccetto si, ma non contemporaneamente nella stessa persona, perché o fai bene i video, o fai bene le foto, sennò fai di tutto un po’, con risultati mediamente “normali” (a parte le dovute, e rare, eccezioni).
Questo, sempre secondo me.
E ora vado a dormire, senza rileggere, che sto scrivendo in trance, alle 2 di notte!!
Graziano “Biska” Meneghini says:
Quoto in tutto e per tutto Mimmo e Marco: l’idea del collettivo di uno studio fotografico in cui operano più professionisti (come appunto fanno già architetti, ingegneri, avvocati, medici, ecc…), è una strada che, in piccolo, sto già percorrendo con almeno due miei amici. Dico almeno perché sono all’inizio, ma l’idea mia è quella di più fotografi “indipendenti” che operano all’interno della stessa struttura, per condividere le risorse fisiche ma rimanendo entità a se, e ancor meglio portando avanti una specializzazione a se (ovvero uno che ami lo still life, uno il reportage, uno i matrimoni, uno la moda, ad esempio), perché a tutti piacciano tutti i generi (o quasi…), ma non tutti i generi li riusciamo a “far nostri” come altri, per il nostro modo di vedere, di pensare, anche di vivere: e anche per i nostri limiti, perché no? In questo caso, beh, in un momento di crisi è una strada che aiuta a suddividere le spese, per esempio (e come ha deto Mimmo, per avere magari uno studio più grande, a parità di spesa procapite, per esempio), e aiuta il cliente ad avere più prodotti, tutti di qualità, nello stesso posto (una specie di centro commerciale dell’immagine), fidelizzandolo (e soddisfandolo) maggiormente: aggiungendoci appunto anche un grafico e un web designer, ecco che il prodotto “comunicazione e immagine” nasce e cresce nello stesso luogo, con evidenti vantaggi non solo di qualità, ma anche economici. Nel mio piccolo, come ho accennato sopra, sto compiendo passi in questo senso con persone/amici che non condividono lo stesso luogo di lavoro (ognuno ha un suo spazio, per ora), ma che portano avanti progetti comuni, con evidenti vantaggi anche di visibilità (ognuno è pubblicizzato dagli altri due, in 3 aree geografiche diverse): e, in termini più economici, realizzare pubblicità comuni (noi per esempio condivideremo un totem pubblicitario all’interno di un centro commerciale) permette di ridurre le spese senza perdere in efficacia, anzi.
E per rientrare nel topic del SJ di questa settimana, anche la parte video non verrà messa da parte, anzi (è giusto di ieri un contatto per una possibile collaborazione con VERI videomaker), ma rimarrà, nell’ottica della qualità, una parte che verrà svolta da chi si occupa di questo già da tempo, e che vuole (e deve) migliorarsi sempre di più: anche a me piace (ed è servito) “giocare” con la parte video della mia 5D Mk II, ad un matrimonio tra l’altro, ma che questo mi porti a voler diventare un vero operatore video ce ne passa, e se mai un giorno succederà, beh, quasi certamente da quel giorno la mia parte di fotografo sarà messa abbondatemente da parte perché, come la vedo io, foto e video vanno a braccetto si, ma non contemporaneamente nella stessa persona, perché o fai bene i video, o fai bene le foto, sennò fai di tutto un po’, con risultati mediamente “normali” (a parte le dovute, e rare, eccezioni).
Questo, sempre secondo me.
E ora vado a dormire, senza rileggere, che sto scrivendo in trance, alle 2 di notte!!
Mauro Lausdei says:
Mimmo, Marco, Graziano… bravi!
Invece di fregarsi il lavoro, oppure aspettare che ce lo freghino, meglio, molto meglio, portarlo ad un alto livello di qualità, la sola cosa che può farci sopravvivere.
La qualità è dei seri professionisti che hanno forza, coraggio e fiducia nei loro mezzi, certo, ma anche in quelli di altri come loro. Ci siamo, direi, finalmente!!
Mauro Lausdei says:
Mimmo, Marco, Graziano… bravi!
Invece di fregarsi il lavoro, oppure aspettare che ce lo freghino, meglio, molto meglio, portarlo ad un alto livello di qualità, la sola cosa che può farci sopravvivere.
La qualità è dei seri professionisti che hanno forza, coraggio e fiducia nei loro mezzi, certo, ma anche in quelli di altri come loro. Ci siamo, direi, finalmente!!
Luca Pianigiani says:
Hey ragazzi, è giovedì sera e ancora ci si scambia opinioni e il dibattito è ancora acceso qui! Davvero qualcosa sta cambiando, sono contento di avere contribuito in piccolo a creare questo dialogo ! Proseguiamo …
Luca Pianigiani says:
Hey ragazzi, è giovedì sera e ancora ci si scambia opinioni e il dibattito è ancora acceso qui! Davvero qualcosa sta cambiando, sono contento di avere contribuito in piccolo a creare questo dialogo ! Proseguiamo …
Graziano “Biska” Meneghini says:
Da non pubblicare (oppure si, se anche a qualcun’altro interessa): come posso mettere anche il mio faccione, dopo il link a sito web?? Un po’ di narcisismo non guasta, non credi? ti devo mandare una foto e me la linki (!?!) tu?
Grazie!
PS: inutile dire che per il JC non potrò esserci, non mi posso permettere chiusure dello studio in questi primi mesi, a meno che non sia per servizi fotografici (ergo, per riscuotere pecunia!). Pazienza… Ti so un’idea: e se decidessi di farne un DVD stile Teacher in a box, ma in realtà vista come una presa diretta della lezione, con i dovuti tagli, magari a prezzo “umano”? Potrebbe essere un modo per coinvolgere quelli che al JC non possono proprio venire (o non se lo posso permettere), ed un modo per “arrotondare” ulteriormente, non credi? Oramai hai una platea ben nutrita, tutta di professionisti, tuttalpiù ti rimane del girato a costo zero (come ci insegni tu sui video… :o) , e il montaggio non dovrebbe neppure essere dei più sopraffini, data la diversa natura degli incontri (sarebbero tipo le lezioni del Consorzio Nettuno per l’università). Io te l’ho buttata, ora rimuginaci su (se ti pare).
Ciao!
Graziano “Biska” Meneghini says:
Da non pubblicare (oppure si, se anche a qualcun’altro interessa): come posso mettere anche il mio faccione, dopo il link a sito web?? Un po’ di narcisismo non guasta, non credi? ti devo mandare una foto e me la linki (!?!) tu?
Grazie!
PS: inutile dire che per il JC non potrò esserci, non mi posso permettere chiusure dello studio in questi primi mesi, a meno che non sia per servizi fotografici (ergo, per riscuotere pecunia!). Pazienza… Ti so un’idea: e se decidessi di farne un DVD stile Teacher in a box, ma in realtà vista come una presa diretta della lezione, con i dovuti tagli, magari a prezzo “umano”? Potrebbe essere un modo per coinvolgere quelli che al JC non possono proprio venire (o non se lo posso permettere), ed un modo per “arrotondare” ulteriormente, non credi? Oramai hai una platea ben nutrita, tutta di professionisti, tuttalpiù ti rimane del girato a costo zero (come ci insegni tu sui video… :o) , e il montaggio non dovrebbe neppure essere dei più sopraffini, data la diversa natura degli incontri (sarebbero tipo le lezioni del Consorzio Nettuno per l’università). Io te l’ho buttata, ora rimuginaci su (se ti pare).
Ciao!
GAntico says:
Altro che Giovedì, potremmo andare avanti a parlarne per mesi/anni, e il tema non si esaurirebbe! È come se ci mettessimo a discutere se un pezzo musicale è più di un genere o di un altro, di un sottogenere, di un altro con influenze di un altro ancora, di un mix, di uno nuovo…. Ecco forse il parallelo musicale è calzante: accade lo stesso anche nel mondo delle moving e still pictures, e ancor più nella loro intersezione.
Con la diffusione del digitale, del multimedia, di Internet e “nuovi media”, diventa sempre più ampio lo spettro di collegamenti e ibridazioni tra mondi diversi. Lì nella terra di mezzo tra moving e still pictures c’è terreno fertile, che le nuove V-SLR aiutano ad esplorare. I pionieri sono già partiti da un po’, ma aumenteranno sempre di più i “followers”, alla scoperta di nuovi generi e opportunità di mercato.
Sarebbe interessante fare un censimento dei formati di mezzo, per capire come orientarsi, dalla stop-motion al time lapse (= tante foto per costruire un video), dal semplice slide-show alla “photomation” (foto elaborate per creare animazioni), dall’inquadratura lunga (così come tenta di definirla Flickr per i contributi video) al cortometraggio. Si aprirebbe un capitolo a parte solo per le foto rubate al video: vedasi ultimo post di Jumper sulla Red o si potrebbe chiedere semplicemente ai fotografi più sperimentatori. Ho sentito paparazzi fare video con la macchina al collo in momenti in cui non potevano farsi vedere a fare foto con l’occhio al mirino. Oppure naturalisti che lasciavano partire il video rec in situazioni estreme in cui sarebbe stato molto difficile fermare l’attimo, ma anche quelli che lasciavano partire il video è in più scattavano durante la ripresa video…
Ci sarebbero tantissime intersezioni che hanno visto come protagonisti i fotografi, un esempio per tutti: Keith Loutit. Per chi non lo conosce è il fotografo australiano (e continua a definirsi fotografo) che tra i primi ha portato la tecnica del tilt-shift nel mondo del video: http://keithloutit.com/.
Continuo a credere che per i fotografi ci sia spazio per la ricerca tecnica e linguistica verso la fotografia in motion, che potrebbe portare a risultati e opportunità interessanti in futuro. Certo, non dico che tutti ci si debbano buttare, concordo assolutamente che ognuno deve puntare su quello che riesce a fare suo come genere.
A volte però ho l’impressione che ci sia una sorta di distorsione percettiva o una specie di scorza protettiva che non riesce a filtrare e far passare spunti interessanti. Nessuno potrebbe mai sminuire la professionalità o il valore di un fotografo che decide di concentrarsi solo ed esclusivamente su un genere specifico, senza nessuna contaminazione video/cinematografica. Tanto di cappello e stima a chi fa della fotografia un’arte. Però mi fa strano quando si esclude in toto e a priori che ci possa essere qualche percorso interessante da scoprire con il tasto rec sulla reflex…
Quando Luca parla di cinema e film sta lanciando una pulce nell’orecchio dei fotografi, molti la schiacceranno o semplicemente ignoreranno. I più scettici la liquideranno escludendo qualsiasi riflessione, i più sarcastici con un “figurati se mi metto a fare un film”. Qualcuno però potrebbe starla a sentire, per capire, orientarsi, valutare, confrontarsi e decidere con più informazioni. Magari nasceranno degli spunti e delle idee nuove.
Fare cinema non vuol dire necessariamente lungometraggio. C’è anche il cortometraggio e lo spot, di cui hanno già parlato in molti, ma aggiungerei il micro-metraggio, diciamo un film misurato in secondi, magari anche una sola inquadratura. Un micro racconto, più lungo di una foto, più corto di un corto. Flickr chiama quei 90 secondi “long picture”, le stock library semplicemente contributo da pagare il triplo rispetto alle foto, i clienti lo chiamano in ogni modo, per dire “mettete una pillola o qualcosa sul nostro sito in modo che sia più attraente di quello dei nostri concorrenti…”.
Ora però smetto di scrivere e inauguro il mio sciopero dai commenti su Jumper fino a che Luca (o chi per lui) non installa un plug-in di WordPress che permetta di iscriversi alle discussioni di un post specifico:
http://txfx.net/wordpress-plugins/subscribe-to-comments/
eggià che ci siamo, anche uno per poter editare/correggere i propri commenti:
http://ajaydsouza.com/wordpress/plugins/wp-ajax-edit-comments/
:-)
GAntico says:
Altro che Giovedì, potremmo andare avanti a parlarne per mesi/anni, e il tema non si esaurirebbe! È come se ci mettessimo a discutere se un pezzo musicale è più di un genere o di un altro, di un sottogenere, di un altro con influenze di un altro ancora, di un mix, di uno nuovo…. Ecco forse il parallelo musicale è calzante: accade lo stesso anche nel mondo delle moving e still pictures, e ancor più nella loro intersezione.
Con la diffusione del digitale, del multimedia, di Internet e “nuovi media”, diventa sempre più ampio lo spettro di collegamenti e ibridazioni tra mondi diversi. Lì nella terra di mezzo tra moving e still pictures c’è terreno fertile, che le nuove V-SLR aiutano ad esplorare. I pionieri sono già partiti da un po’, ma aumenteranno sempre di più i “followers”, alla scoperta di nuovi generi e opportunità di mercato.
Sarebbe interessante fare un censimento dei formati di mezzo, per capire come orientarsi, dalla stop-motion al time lapse (= tante foto per costruire un video), dal semplice slide-show alla “photomation” (foto elaborate per creare animazioni), dall’inquadratura lunga (così come tenta di definirla Flickr per i contributi video) al cortometraggio. Si aprirebbe un capitolo a parte solo per le foto rubate al video: vedasi ultimo post di Jumper sulla Red o si potrebbe chiedere semplicemente ai fotografi più sperimentatori. Ho sentito paparazzi fare video con la macchina al collo in momenti in cui non potevano farsi vedere a fare foto con l’occhio al mirino. Oppure naturalisti che lasciavano partire il video rec in situazioni estreme in cui sarebbe stato molto difficile fermare l’attimo, ma anche quelli che lasciavano partire il video è in più scattavano durante la ripresa video…
Ci sarebbero tantissime intersezioni che hanno visto come protagonisti i fotografi, un esempio per tutti: Keith Loutit. Per chi non lo conosce è il fotografo australiano (e continua a definirsi fotografo) che tra i primi ha portato la tecnica del tilt-shift nel mondo del video: http://keithloutit.com/.
Continuo a credere che per i fotografi ci sia spazio per la ricerca tecnica e linguistica verso la fotografia in motion, che potrebbe portare a risultati e opportunità interessanti in futuro. Certo, non dico che tutti ci si debbano buttare, concordo assolutamente che ognuno deve puntare su quello che riesce a fare suo come genere.
A volte però ho l’impressione che ci sia una sorta di distorsione percettiva o una specie di scorza protettiva che non riesce a filtrare e far passare spunti interessanti. Nessuno potrebbe mai sminuire la professionalità o il valore di un fotografo che decide di concentrarsi solo ed esclusivamente su un genere specifico, senza nessuna contaminazione video/cinematografica. Tanto di cappello e stima a chi fa della fotografia un’arte. Però mi fa strano quando si esclude in toto e a priori che ci possa essere qualche percorso interessante da scoprire con il tasto rec sulla reflex…
Quando Luca parla di cinema e film sta lanciando una pulce nell’orecchio dei fotografi, molti la schiacceranno o semplicemente ignoreranno. I più scettici la liquideranno escludendo qualsiasi riflessione, i più sarcastici con un “figurati se mi metto a fare un film”. Qualcuno però potrebbe starla a sentire, per capire, orientarsi, valutare, confrontarsi e decidere con più informazioni. Magari nasceranno degli spunti e delle idee nuove.
Fare cinema non vuol dire necessariamente lungometraggio. C’è anche il cortometraggio e lo spot, di cui hanno già parlato in molti, ma aggiungerei il micro-metraggio, diciamo un film misurato in secondi, magari anche una sola inquadratura. Un micro racconto, più lungo di una foto, più corto di un corto. Flickr chiama quei 90 secondi “long picture”, le stock library semplicemente contributo da pagare il triplo rispetto alle foto, i clienti lo chiamano in ogni modo, per dire “mettete una pillola o qualcosa sul nostro sito in modo che sia più attraente di quello dei nostri concorrenti…”.
Ora però smetto di scrivere e inauguro il mio sciopero dai commenti su Jumper fino a che Luca (o chi per lui) non installa un plug-in di WordPress che permetta di iscriversi alle discussioni di un post specifico:
http://txfx.net/wordpress-plugins/subscribe-to-comments/
eggià che ci siamo, anche uno per poter editare/correggere i propri commenti:
http://ajaydsouza.com/wordpress/plugins/wp-ajax-edit-comments/
:-)
Vittore Buzzi says:
Inutile tergiversare, nuove possibilità creative perchè non provare a coglierle?
Da qui a trasformarsi in registi, videoperatori o esperti di montaggio ne passa.
Ci vedremo sicuramente il 17 novembre.
Vittore Buzzi says:
Inutile tergiversare, nuove possibilità creative perchè non provare a coglierle?
Da qui a trasformarsi in registi, videoperatori o esperti di montaggio ne passa.
Ci vedremo sicuramente il 17 novembre.
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