Oggi, 25 luglio, però 100 anni fa, nasceva uno dei nomi più leggendari nel mondo della fotografia, Nikon. In questa giornata, se ne parlerà tanto, in giro, in questo web e in questo mondo “social” dove tutto è un “derivato”, un’illusione del poter scrivere la storia usando le parole di altri. In questa giornata dove si racconta una storia così importante, proverò a raccontare un pezzettino (minuscolo… ma la “Grande storia” si costruisce con tanti piccoli ingredienti) non conosciuto, o quantomeno personale.
Moltissimi fotografi sono diventati tali “per colpa” di Nikon, di sicuro è successo a me, ma la curiosità è che non è successo “usandola”. Per me, è una questione di imprinting, la prima fotocamera che ho visto, che ho desiderato, che mi ha fatto capire che amavo la fotografia era una Nikon F Photomic FTN. C’era un problema, avevo cinque anni, e ovviamente non era alla mia portata. Era la passione, l’oggetto più desiderato (e conquistato) di mio padre, da lui ho imparato l’amore per la fotografia, lui mi consentiva di stare con lui per stampare foto in bianco e nero in una specie di tinello (più un corridoio, a dirla tutta) nella prima casa dove ho abitato a Milano, ma non mi permetteva di toccare la sua fotocamera. Faceva bene, ovviamente, sebbene robusta non avrebbe resistito ad un bimbetto imbranato come me. Sapevo che era stata acquistata con sacrificio, sapevo che era un oggetto esclusivo e meraviglioso, ma maledettamente aveva una forma così spigolosa, così particolare, così unica da non consentire di rimanere indifferenti, era pitonizzante. Era lei, la perfezione, l’idea stessa della fotografia.
Avevo una sola speranza: prima o poi, l’avrei avuta, ma il destino non è mai così semplice e limpido come lo può immaginare un bambino di cinque anni, e nemmeno di di 8, 10, 12 anni. E’, al contrario, arrivata prima una delle principali delusioni della mia vita. Nel mio cuore sapevo di voler fare il fotografo (oppure lo scrittore, la dicotomia era sempre quella… ma prima di tutto fotografo, per scrivere libri gialli serviva la “finestra perfetta” che cercavo disperatamente e che non ho ancora trovato; per fare il fotografo bastava la Nikon F Photomic FTN di mio padre… che era ad un passo da me!). La delusione è che durante una riunione di famiglia, venne fuori che la persona portata davvero per la fotografia, nella nuova generazione, era mia sorella. Di fatto, una scelta sbagliata: a mia sorella, della fotografia non ha mai interessato nulla, ma era la più grande, e – agli occhi dei genitori – quella portata per questa arte. La prima fotocamera di qualità, quindi, fu un regalo per lei, una Ricoh (non ricordo il modello, forse era una Konica… ma era tanto carina, meravigliosa rispetto alla mia Kodak 126, quella con le pellicole/cartucce a prova di imbecille, che faceva foto quadrotte). Non solo ero lontano da una fotocamera “seria”, ma la Nikon F Photomic FTN sembrava un miraggio ancora più lontano. L’intuizione era giusta…
Già, perché quella meravigliosa fotocamera non arrivò mai tra le mie mani, e maledette le mani che l’hanno sottratta… non certo mani di famiglia, ma degli esseri immondi che hanno aperto un container che ha portato tutta la mia casa in Brasile. Non riesco a capire come mio padre possa avere lasciato la sua fotocamera del cuore dentro delle casse, e non in una borsa portata a mano, sta di fatto che è successo: rubarono tutta la sua attrezzatura e anche una radio intercontinentale che avrebbe consentito di ascoltare le stazioni italiane dall’altra parte del mondo (mio padre era appassionato di calcio… ecco, questo non l’ho presa come passione da lui).
Fu un dramma, e non era proprio il caso di fare polemica, in quel momento, e fu l’inizio della fine. Mio padre si consolò (fece finta di consolarsi) con una Pentax K1000, ma si capiva, e io capivo, che non c’era paragone, ma non ci potevamo permettere all’epoca una Nikon F3. Di una cosa a quel punto ero sicuro: non avrei mai avuto la “mia” Nikon F Photomic FTN, non mi importava della Pentax, volevo quell’oggetto che era la mia icona di fotocamera, la linea diversa da tutte le altre, unica, esclusiva. E fu così, per tanto tempo. Arrivò finalmente la mia prima fotocamera, ormai si era capito che io amavo la fotografia, e che mia sorella invece no… ma fu mia madre a regalarmela, credo per i 16 anni, e non era quella, e nemmeno una Nikon, e nemmeno una Chinon che avevo trovato sull’Almanacco di Fotografare, e mi piaceva perché era nera. Me ne arrivò una molto meglio della Chinon, ma non era nera… altra delusione, eppure era molto meglio, all’epoca non lo sapevo.
Quella fotocamera, che non era una Nikon, rimase a Parigi, io ragazzo innamorato della ragazza più bella del mondo, decisi di lasciargliela in prestito, così mi illudevo che l’avrei rivista, lei – la ragazza più bella del mondo e la mia prima vera fotocamera – e invece, ovviamente, non rividi nessuna delle due, e a oggi sinceramente ricordo con maggiore tristezza la fotocamera, anche se ne sono passate tante, e anche delle Nikon (F 801, ultima reflex a pellicola, poi sono arrivate le digitali). Ma una cosa che ho imparato e che cerco di ricordare nei momenti difficili è quello che mi hanno sempre detto, in casa: se vuoi davvero qualcosa, la otterrai… potrebbe non essere semplice, ma è solo questione di forza di volontà, di vero desiderio. Aggiungerei, con la maturata saggezza dell’età avanzata, che ci vuole anche un po’ di culo…
Ed è successo. Anni fa, parlando con il mio caro amico Lenny, con il quale abbiamo condiviso un corso di fotografia in una scuola/università come quella dove ora insegno (il mondo gira sempre attorno a noi ed è tanto piccolo), gli raccontai la mia storia della Nikon F Photomic FTN. Lui ha sorriso, si è alzato ed è andato in un’altra stanza. Poco dopo è apparso con LEI, esattamente con quella fotocamera… e me l’ha regalata, lui ormai orientato su altre attrezzature, più “moderne”, aveva sempre tenuto quel cimelio così per amore del passato (i fotografi, noi fotografi, siamo così, molto legati alla tradizione, non riusciamo a liberarcene). Ma in quel momento, amicizia e condivisione di una cosa più importante ha portato ad un passaggio naturale. Un legame che ci ha avvicinato ancora di più (ho pianto, non lo nego), e un pezzo di storia che si completava, che tornava dal passato per indicare una strada futura. Mancava l’obiettivo, ma io avevo obiettivi Nikon per farla funzionare, che però erano “nuovi”, e non stavano certo bene dal punto di vista dell’impatto (ma tanto di cappello alla progettazione degli ingegneri di Nikon, una macchina del 1962 che può usare ottiche dell’era digitale…), anche perché la ghiera degli obiettivi dell’epoca era davvero unica anche quella… la ricordavo bene, ma alla fine c’è eBay e a pochi soldi ho trovato un 50 mm per completare l’opera.
Inutile dire che non l’ho mai usata… è appoggiata sulla mia scrivania da quel giorno, accanto a tante altre fotocamere che invece uso, ma sono digitali. Ma adesso so cosa farò… l’altro giorno mi è arrivata una bottiglia di prezioso spumante dagli amici di Nital, dicendo di festeggiare insieme oggi, 25 luglio, questo centenario, e di raccontare e condividere il brindisi online. Beh, lo ammetto… sono astemio, ma ho un’idea migliore. Domani comprerò un rullino, lo caricherò sulla Nikon F Photomic FTN (si, so ancora caricarlo!) e farò delle foto. E’ il mio modo di festeggiare un pezzo di storia, che è quello di un marchio, ma che è la mia storia, ed è – lo so bene – la storia di tanti.
Grazie a te che stai leggendo, per essere arrivato/a in fondo, era una storia che volevo raccontare, perché se è vero che non sono le macchine che fanno le fotografie, la fotografia è fatta di quello che abbiamo guardato, vissuto e toccato/accarezzato con le mani. E quindi, anche le macchine ne hanno fatto parte.
Qui sotto, un paio di link del sito ufficiale dell’anniversario dei 100 anni di Nikon, con un video, una lista cronologica delle macchine e una segnalazione del museo Nikon, a Tokyo. Enjoy.
Nikon|100th Anniversary Site – Il FILM