Siamo in un periodo caldo, caldissimo per il mercato della fotografia, intendiamo quello della fotografia delle “macchine”. In queste settimane, annunci a ripetizione bombardano il mondo dell’informazione: annunci a “sorpresa”, come le presentazioni delle fotocamere mirrorless di Nikon e Canon, seguite da quelle di Fujifilm con la sua X-T3 (unica che sembra ancora credere al formato Aps-C, per offrire anche un prezzo molto competitivo), l’annuncio dato per sicuro (per martedi 25) di un’alleanza tra Leica, Panasonic e Sigma per una nuova fotocamera full frame mirrorless, Zeiss che uscirà dal suo paradiso fatto di sole ottiche per proporre una fotocamera “completa”, e poi ovviamente Sony che di sicuro proporrà la sua evoluzione nel settore della foto-video fotografia di azione di cui non si hanno ancora specifiche ufficiali.
E’ il canto del cigno di Photokina, che dopo quest’ultima edizione “come la ricordiamo noi”, chiuderà i battenti per riaprirli l’anno prossimo con una logica completamente diversa, legata al mercato locale tedesco e non più con il respiro internazionale e globale che l’ha sempre contraddistinta. In qualche modo, forse, l’industria fotografica ha voluto omaggiare questo ultimo atto con uno spettacolo di fuochi di artificio (ma forse abbiamo solo una visione romantica della questione, probabilmente è più una questione di maturazione dei tempi): sono comunque anni che non si vedevano così tante novità, che ovviamente trovano nelle fotocamere la maggiore evidenza, ma in realtà ci sono molti obiettivi/ottiche prestigiosi che verranno lanciati e che si potranno provare agli stand, ci sono luci e flash che si proporranno per la prima volta sul mercato (Profoto ha fatto una grande promozione per il suo nuovo “piccolo-grande” modello), e tanto altro.
Alla fine della prossima settimana, quindi, si chiude un’era. Un’era dove la grande attenzione del mercato si orienta sulla fotografia che si realizza con gli smartphone, e non certo su oggetti “specialistici” come le fotocamere. Un po’ come gli orologi: chi li usa ancora al polso? Se non sono strumenti ad alto contenuto tecnologico, oppure per scopo estetico e di moda: chi ha bisogno di un orologio per sapere che ore sono? In queste settimane, sono evidenti alcuni elementi sui quali riflettere: le spiegazioni dei vantaggi delle fotocamera dei nuovi iPhone – di solito molto approfondite nei keynote – sono state invece poco dettagliate; ne parla una delle poche voci che meritano di essere lette sulla tecnologia vicina ad Apple, John Gruber, in questo post, in cui mostra quanto si sia evoluto il comparto fotocamera del nuovo iPhone in situazioni critiche, eppure anche lui si domanda come mai non sia stato messo in evidenza. La risposta, in realtà, crediamo di averla in mente: ormai quasi non serve più enfatizzare qualcosa che inizia a diventare specialistico, per pochi: per la massa, la qualità degli smartphone è già più che sufficiente, ed enfatizzare richiede forse troppo sforzo e i risultati possono non essere determinanti (un po’ come, una volta, si presentavano le nuove pellicole dicendo che erano più nitide, con colori più belli… chi se ne accorgeva?). Anche Samsung ha presentato il primo smartphone con 3 fotocamere della sua linea (non è il primo smartphone con questa funzionalità comunque…) ma è un dettaglio che è stato poco enfatizzato e che per di più è posizionato su un apparecchio di fascia media.
Tutto questo porterebbe a dire che ormai, parlare di tecnica fotografica (e forse di fotografia) non ha più senso, se non tra pochi appassionati o per quei professionisti che ancora credono di dover trovare una risposta alla crisi (esistenziale) del loro mestiere nei dettagli tecnici. In questa situazione, al contrario, serve un canale adeguato per parlare di quello che è – oggi – e di quello che sarà questo mestiere, questo ruolo (c’è un ruolo anche sociale, non solo commerciale, nell’essere fotografi), c’è bisogno di collocare e connettere la fotografia in un contesto più ampio, perché non c’è – crediamo – un senso a isolare la fotografia da tutto quello verso cui l’innovazione, la cultura e la comunicazione stanno andando. Abbiamo perso un’occasione, l’incontro internazionale tra tante persone del settore in Photokina, ma serve trovarne altre. E attorno a questa idea, la testa si sta muovendo: la nostra e crediamo non solo la nostra. E bisogna fare presto, perché se no tutto quello che ci ha permesso di arrivare a quello che conosciamo, rischiamo che si perda per sempre. La fotografia fa così parte della vita degli individui, più che mai, che non è possibile non trarre beneficio e ruolo da veri narratori ed esperti di questo mondo. Non ora, che come mai è sulla bocca e nella mente di tutti.
Nelle prossime settimane apriremo questo pensiero per condividerlo con l’esterno, a tutti i livelli, e vediamo se questa sensazione si trasformerà in qualcosa di concreto. Siamo ottimisti, il momento è quello giusto per aprire un nuovo capitolo di dialogo e di incontro tra fotografi e sulla fotografia.