Q&A: Quali consigli per un giovane che vuole lanciarsi nella professione di fotografo?

Q&A: Quali consigli per un giovane che vuole lanciarsi nella professione di fotografo?
Sono un giovane appassionato di fotografia, vorrei diventare professionista: come posso partire?”: una domanda che ricorre spesso, sui social network: proprio un paio di giorni fa è nata una discussione on line, e proviamo a dare un nostro contributo. Gli argomenti tecnici sono certamente fondamentali, ma è come indicare nella buona conoscenza della grammatica un elemento fondamentale per fare lo scrittore… così ovvio che non può rappresentare nulla: se non c’è una profonda conoscenza di base, nemmeno vale la pena discuterne, e quindi il discorso rimane a zero.
Se la domanda la interpretiamo in modo corretto, ovvero: “vorrei vivere vendendo fotografie, guadagnando a sufficienza per mantenere me e la mia famiglia (magari anche con serenità)”, dobbiamo uscire dai pur interessanti argomenti della tecnica che di solito si leggono: il mercato non ha necessariamente bisogno di immagini HDR, e nemmeno di bianco e nero, o di foto con un interessante sfuocato. Ha bisogno, a sua volta, di foto per vendere, per convincere delle persone a comprare dei vestiti, a fare delle vacanze in montagna, ad acquistare delle bottiglie di acqua, dei pannolini. C’è sempre la strada dell’arte, ovviamente, dove l’autore vende la sua specifica e creativa visione del mondo, ma tutti coloro che di fotografia vivono sanno bene che questa strada è decisamente in salita (sebbene tutto sia possibile, ma una credibilità artistica va costruita con fatica, perché anche in questo caso abbiamo a che fare con un “cliente”, che è il gallerista che decide di investire in noi).
Non siamo vicino alla fotografia artistica, quindi non ne parlo, lasciamo aperto lo spiraglio per dire che si… ci sono persone che vivono di arte, ma sono poche (al mondo) e spesso hanno supportato la loro scelta facendo altri mestieri: anche in fotografia, scattando fotografie “commerciali” pur di pagarsi la possibilità di potersi occupare di questo settore. Non parliamo d’arte, quindi (lasciamo ad altri eventuali approfondimenti), e segnaliamo quello che secondo noi sta succedendo in questo periodo sul mercato, e quindi che potrebbe aiutare a valutare una strategia corretta di inserimento professionale. Sono spunti, andrebbero approfonditi, il nostro compito è quello di farlo, ma serve molto più che un post (lo sanno bene tutti coloro che seguono la nostra newsletter settimanale, SundayJumper, se non lo fate ancora, basta iscrivervi inserendo qui a lato la vostra mail nel box: Iscrivetevi alla nostra newsletter).
1) un percorso porta al microstock, il mercato più attivo e vivace che ha nel sito Istockphoto il suo principale attore. Servono fotografie di altissimo livello, che siano “sensate” e “utili”, e intendo foto che possono supportare una richiesta e una “didascalia”. Il mercato non ha bisogno di “una bella foto”, ma di foto per aprire un articolo, per evidenziare un dettaglio, per raccontare un’emozione. Non una “bella foto di  un bambino”, ma la foto di un bambino che rappresenta “la gioia delle vacanze”, per fare un esempio banale. Per iniziare a vendere foto, è necessario essere “accettati”; avere tenacia, produrre tante foto. E’ una professione, non un passatempo!
2) Il mercato si sta muovendo verso nuovi media, dopo tante incertezze e teorie. L’iPad per primo sta creando un nuovo modo di comunicare (ma non rimarrà l’unico) e per fare questo servono nuove tipologie di prodotti di comunicazione: non solo immagini che sintetizzano, ma anche immagini in sequenza (da usare come slideshow), video (che possono essere frutto di piccoli video fatti con una reflex: sia la foto che la sequenza in movimento. Non dei video lunghi, foto che…. hanno piccoli movimenti. Anche qui banalizziamo, ma la “Gazzetta del profeta” di Harry Potter è un buon esempio. Produrre materiale misto rende più stimolante la collaborazione con riviste e testate che si stanno aprendo a questa evoluzione digitale delle riviste. E c’è meno concorrenza, al momento.
3) La geolocalizzazione delle foto (possibile con varie tecniche, anche molto economiche) aiuta a creare archivi di immagini, specialmente di viaggi, dove l’indicazione, i dati del “dove sono state scattate” può risultare vincente. Un conto è dire “foto fatta a New York”, in una didascalia, un conto è avere un dato interno alla foto che dice che è stata fatta nella 5a strada, attorno al numero civico 152. Di foto di NY ce ne sono milioni, forse di quella specifica posizione, molte meno…
4) Keywords… qualsiasi foto o tipologia di foto che si fa, va “taggata” con qualità e sensibilità, in inglese e non in Italiano. Servirà a distribuire le tue foto e specialmente a farle trovare.
5) Farsi trovare… sul web ci sono tante opportunità “latenti”, ma se nessuno ci trova rimaniamo nel limbo. Un buon lavoro per indicizzare il sito, inserendo chiare chiavi di ricerca, è fondamentale, ma anche una presenza intelligente sui social network (Flickr, Twitter, Linkedin, Facebook, Youtube….). Dove non si “cazzeggia” ma si creano relazioni intelligenti e utili. E dove, al tempo stesso, non si fa solo “promozione e pubblicità”, ma si costruisce un tessuto concreto e professionale, ma con un linguaggio meno formale, e meno “interessato”, dove si collabora e non solo si parla di sè stessi.
6) Self publishing: in un momento in cui il mercato editoriale tende ad impoverirsi, si può puntare sull’auto produzione, tutta digitale (PDF, o comunque contenuti da fruire su un monitor), oppure creando un libro che può essere stampato “on demand”. Si possono sviluppare progetti che sono molto evoluti, appassionanti, e magari si possono trovare anche degli sponsor (per esempio, un libro che parla delle Dolomiti può trovare degli sponsor nelle APT locali, un libro sul legno può trovare mobilieri interessati a sponsorizzarlo… anche qui l’analisi andrebbe fatto con maggiore approfondimento, ma questa è necessariamente una sintesi). Usando le reti dei social network si possono trovare utenti pronti ad acquistare i libri/riviste, oppure si può usare la pubblicità contestuale, come quella di Adsense di Google, che “paga” i contenuti di qualità, quelli che hanno successo, grazie ai “click” che vengono generati. Funziona così: se fate un sito con informazioni e gallerie di foto sulla “vita di montagna”, Google inserisce pubblicità contestuali all’argomento, e quindi la pubblicità di argomenti affini alla montagna verranno inseriti in automatico. Visto che i visitatori del sito di foto di montagna saranno interessati alla montagna, il gioco è fatto… Ci sono persone che guadagnano un sacco di soldi con questa tecnica, perché non provare? (non è facile fare “tanti soldi”… ma ci sono tecniche, strategie e cultura da approfondire… nulla è facile, ma è possibile, lavorando bene).
7) Non investire in cose fisiche… il mondo digitale consente di lavorare con minori costi: non solo la mancanza della “pellicola”; ma la distribuzione, la promozione, i contatti possono essere fatti tutti in modo digitale (e non costoso). Ma anche il posto “fisico”: non serve un ufficio, che costa soldi… basta un portatile, un cellulare e una connessione. Quando serve un posto fisico, si può “affittare” (interessante il fenomeno del co-working… un esempio lo trovi qui:  spazi a disposizione per lavorare, per fare riunioni, eccetera), se serve uno studio per fare delle foto si può noleggiare, lo stesso vale per le attrezzature. Insomma, agli inizi conviene investire in idee, in promozione, in studio…
8) Produrre idee, progetti completi, non solo fotografie. Spesso, il mercato ha bisogno di idee, più che di “fotografie”. Studiare un progetto sensato, intelligente, utile… è un modo per presentarsi. Non dire: vorrei un incontro per mostrarle le mie belle foto, ma: “Ho un progetto che parla dei luoghi dove si produce formaggio” (scusate, ho fame!), oppure “La vita nelle metropoli“… sono argomenti che possono catturare l’attenzione perché sono delle risposte.
Queste sono i primi otto consigli, per iniziare una carriera nella fotografia. Ah… poi serve fare eccellenti foto, creative, stimolanti, originali, perfette, uniche…ma questo lo si sapeva già, no?
Comments (6)
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  • Barbara
    Ago 18th, 2010
    Barbara says:

    e poi bisogna sapere qualcosa di valore delle foto su un determinato mercato, fare preventivi, questioni fiscali, dicgiarazioni, iva, tasse, leggi sulla privacy, tutela dei diritti (propri e degli altri). Ah, e avere un amico avvocato aiuta. ;-D

  • Barbara
    Ago 18th, 2010
    Barbara says:

    e poi bisogna sapere qualcosa di valore delle foto su un determinato mercato, fare preventivi, questioni fiscali, dicgiarazioni, iva, tasse, leggi sulla privacy, tutela dei diritti (propri e degli altri). Ah, e avere un amico avvocato aiuta. ;-D

  • Alessandro Di Noia
    Ago 19th, 2010
    Alessandro Di Noia says:

    Aggiungerei, anche se in parte l’hai già detto, seppur tra le righe, che occorre essere aperti. Avere una mentalità ricettiva e pronta a cogliere le opportunità che il mercato crea. Questo ad esempio significa considerare i professionisti già presenti sul mercato come dei potenziali partner e non necessariamente come concorrenti.

  • Alessandro Di Noia
    Ago 19th, 2010
    Alessandro Di Noia says:

    Aggiungerei, anche se in parte l’hai già detto, seppur tra le righe, che occorre essere aperti. Avere una mentalità ricettiva e pronta a cogliere le opportunità che il mercato crea. Questo ad esempio significa considerare i professionisti già presenti sul mercato come dei potenziali partner e non necessariamente come concorrenti.

  • massimo carraro
    Ago 27th, 2010
    massimo carraro says:

    Mille grazie per aver citato (con link) NomadWork, la nostra community internazionale dedicata al coworking.
    Mi permetto di segnalare anche il network di spazi in tutta Italia, che – focalizzandosi appunto sull’Italia, con 40 spazi in 20 città – può forse offrire contatti e riferimenti immediatamente utili: http://coworkingproject.com.
    Un saluto e buon lavoro,
    Massimo Carraro

  • massimo carraro
    Ago 27th, 2010
    massimo carraro says:

    Mille grazie per aver citato (con link) NomadWork, la nostra community internazionale dedicata al coworking.
    Mi permetto di segnalare anche il network di spazi in tutta Italia, che – focalizzandosi appunto sull’Italia, con 40 spazi in 20 città – può forse offrire contatti e riferimenti immediatamente utili: http://coworkingproject.com.
    Un saluto e buon lavoro,
    Massimo Carraro

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