Rullino infinito: le foto, tutte insieme, tra nuvola e realtà

Rullino infinito: le foto, tutte insieme, tra nuvola e realtà

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In relazione alla tematica della archiviazione delle immagini digitali, condividiamo con voi una soluzione che abbiamo scoperto da poco:  non tanto perché siamo stati distratti, ma perché, di fatto, è stata presentata al mondo solo pochi giorni fa. Ed è una piccola-grande rivoluzione: l’idea è quella del “Rullino infinito“. Quanti di noi abbiamo sognato di non avere alcun vincolo nella archiviazione delle immagini, ma anche – al tempo stesso – la fruizione delle stesse in qualsiasi situazione e specialmente su qualsiasi device?

Quella che vi presentiamo è la soluzione chiamata Loom, (e poi accenniamo anche ad altre soluzioni “simili”) che forse è il passo più avanzato in questa continua lotta tra i limiti dettati da spazio disponibile (in termini di Mb/Gb), disponibilità in real time di tutti i contenuti (immagini) e la possibilità di visualizzarli agevolmente non solo dal computer (ormai uno strumento che sta invecchiando rapidamente), ma anche su un tablet o uno smartphone o meglio: nella situazione e della condizione che risulterà più comoda in ogni specifico momento. La cosa che fa rabbia è che il mondo professionale – quello che dovrebbe capire, che dovrebbe anticipare, che dovrebbe indirizzare – non sembra capace di capire queste cose, e si fa superare, sempre e costantemente, da realtà che nascono chiaramente per un pubblico amatoriale, ma che non per questo devono essere snobbati.

Il discorso è semplice: si scattano sempre più immagini con tanti device: reflex, compatte, cellulari. Questo flusso porta a tante immagini che risiedono in tanti posti diversi, alcuni di questi che hanno spazi molto limitati (o costi molto elevati, se questi spazi si devono dilatare). Al tempo stesso, il “luogo” di scatto (per esempio uno smartphone, magari usato per dei test, per degli appunti visivi, per effetti creativi: sono tante le applicazioni, anche professionali) diventa anche di condivisione e presentazione: sui loro schermi, ma anche per la condivisione online delle immagini stesse. Infine, mentre la condivisione delle immagini in ambito amatoriale è un processo naturale e “indolore” (quasi sempre), nel workflow professionale deve invece essere difeso e protetto; non evitato, come alcuni pensano e dichiarano, ma gestito: in moltissimi casi è utile e necessario condividere grandi quantità di immagini, ma solo con alcune persone, per esempio i collaboratori, oppure i clienti. La condivisione deve avvenire, poi, in un momento che potrebbe essere non lo stesso momento dell’upload, per motivi di comodità, di velocità, di costi di connessione: carica quando puoi (o ti fa comodo, per esempio quando hai una connessione Wifi veloce), condividi sempre e ovunque.

Partiamo dalla procedura, indicando che Loom è possibile usarlo dopo averne fatto una richiesta che prevede una “lista d’attesa”. Per il sottoscritto è stata molto breve (un giorno), non sappiamo se questo lasso di tempo migliorerà fino ad azzerarsi, oppure se crescerà in virtù dell’aumento degli utenti. Una volta che veniamo “accettati” possiamo scaricare l’app per Mac OSx e per iOS (iPad e iPhone). Altri sistemi operativi e altri device verranno tra breve aggiunti, è solo questione di tempo, quindi non scartate a priori questa soluzione se non usate le piattaforme attualmente supportate. A questo punto, parte il processo più noioso, che è quello dell’upload di tutti i contenuti che desideriamo unire nel nostro “Rullino infinito”: immagini scattate con i device mobili oppure – tramite il computer – qualsiasi immagine realizzata con le nostre fotocamere professionali. Sappiamo già che ci saranno persone che, con difficoltà oggettiva con le connessioni veloci diranno che questo processo è lungo; è vero, ed è per questo è stato predisposto un sistema – che si può attivare solo se lo si desidera – che supera il filtro dei 10 minuti che sui device iOS blocca le attività in background (che porterebbe all’interruzione dell’upload, che invece potrebbe richiedere la prima volta anche una nottata). Il bello – e qui sta una delle principali differenze rispetto ad altre soluzioni che potrebbero apparire analoghe, come per esempio l’ottimo e apprezzato (non potremmo più vivere senza) Dropbox – è che sui device mobili salverà in locale una versione a risoluzione sufficiente per poterla visualizzare su quello stesso device, scartando tutti i pixel che non “servono” per tale visualizzazione. Su un iPhone di ultima generazione, per esempio, le immagini scattate sono ad una risoluzione 11 volte superiore rispetto alla sua necessità di visualizzazione. Online, sul cloud predisposto da questo servizio, le immagini sono ad alta risoluzione, così come nella cartella del computer, ma sui device che hanno problemi di spazio… rimangono solo pochi Kb per ogni foto. Si, esatto… stiamo dicendo che – una volta caricate – le immagini che abbiamo nel nostro “rullino-che-finisce” sul device mobile possiamo gettarle via, lasciando prezioso spazio libero. Al tempo stesso, se dobbiamo visualizzare immagini sia per scopo personale, sia per fare una presentazione, non avremo bisogno di connessione internet per poterle scaricare (come per esempio avviene con Dropbox su Mobile, oppure su Evernote, o con altre soluzioni cloud), e nemmeno attendere il tempo del download stesso.  Ulteriore comodità, è che le immagini che sono già residenti online possono essere inviate e condivise semplicemente copiando il link delle immagini e inviandole a chi vogliamo (solo a chi vogliamo), senza doverle spedire “sul serio”:  non più allegati pesanti, i destinatari potranno scaricare le immagini dal link che avremo inviato, solo nel momento in cui sarà per loro più comodo. Le immagini possono essere organizzate per album, che si possono condividere con le persone (solo quelle che vogliamo).

Sappiamo che a questo punto ci chiederete quanto spazio abbiamo a disposizione, online. La versione gratuita consente di archiviare 5 Gb, ma ci sono pacchetti che partono da 50 Gb (meno di 4 euro al mese), oppure di 250 Gb (meno di dieci euro al mese). Per qualcuno potrebbe apparire un costo eccessivo, ma per chi pensa che questa possa essere una comodità operativa e professionale, si tratta di spiccioli. Ma non vogliamo portarvi a fare un eventuale investimento (non ci guadagneremmo nulla), bensì a capire il concetto e il servizio, che pur limitatamente (dal punto di vista dello spazio, non delle funzionalità) si può fruire gratuitamente. E’ forse un primo grande passo che apre gli orizzonti del Cloud all’immagine, e per farlo si preoccupa anche di metterci nella condizione di non perdere alcuna comodità (se apriamo l’iPhone o l’iPad, in qualsiasi momento possiamo mostrare tutte le immagini che vogliamo, senza problemi e rallentamenti), ma risparmiando lo spazio “costoso” e rendendo la nostra libreria di immagini comoda ed efficace su qualsiasi device. Tutto questo è comodo, si sincronizza automaticamente, ci rende dinamici e pronti a qualsiasi situazione in cui ci potremo trovare nel mestiere quotidiano di fotografi.

Visto che ci aspettiamo delle domande, ci siamo portati già avanti:

1) Perché spendere (o anche solo usare) un servizio diverso da quello già offerto gratuitamente da PhotoStream di Apple?

Perché questo servizio si “limita” alle ultime 1000 immagini scattate, e come ben sappiamo, nell’era digitale 1000 foto sono poche per essere un servizio davvero comodo.

2) Visto che scatto in RAW, posso fare l’upload di questi file?

Si, si possono uploadare, ma al momento purtroppo non si possono visualizzare. Secondo noi, però, questo spazio non deve essere interpretato come il backup dei file originali, ma di quelli da mostrare al cliente, o da usare per le presentazioni. Questo significa che possiamo salvarli in un più opportuno jpg

3) Può questa app sostituire quella “ufficiale” di Apple su iPad e iPhone?

No, per due motivi: non è possibile al momento salvare i video su Loom, e questo per un motivo spiegato dai responsabili di questo progetto. Hanno detto (e come dargli torto) che compressione e streaming video sono molto complicati, per questa fare iniziale. Il senso è che è complesso garantire una buona resa dei video da mantenere nella memoria del device, pur riducendone fortemente la dimensione. Il secondo motivo, molto più pragmatico, è che le app ufficiali non si possono “eliminare” ;-)

4) Non ho piattaforme Apple, cosa posso fare?

Esistono altre soluzioni, che seguono lo stesso approccio, e che però ci sembrano meno funzionali nella loro globalità (è una questione di sfumature, più o meno tutte fanno le stesse cose… ma pensiamo sia importante una visione globale, e non solo l’elenco delle caratteristiche). Prodotti come Everpix, Picturelife e specialmente Stream Nation (anche questo nuovissimo) sono da provare, sia perché usate su piattaforme diverse, sia per lo stesso uso su Mac e su iOS. E hanno alcune funzionalità che mancano a Loom.

5) Quanto si risparmia in termini di peso sui device, passando all’uso di Loom ed eliminando le immagini dal Rullino?

Non è facile da dirsi, proprio perché il grande vantaggio è quello che Loom gestisce in modalità “Responsive” le immagini e il loro peso in funzione del device. Vi facciamo un esempio: su iPad avevo 2,9 Gb di spazio occupato dalle immagini, la cache delle stesse immagini su Loom occupa ora 160 Mb (non male, vero?). La stessa dimensione di dati su iPhone si è ridotto a 70 Mb, perché la dimensione (peso) che serve a visualizzare correttamente le immagini su iPad è superiore a quella di iPhone. Questa è una delle cose più interessanti, dal punto di vista della visione concettuale: perché avere più pixel di quelli che servono per vedere l’immagine sul device preposto a questa azione? Lo stesso dovrebbe valere per i siti: che senso ha che venga visualizzata un’immagine con una quantità di pixel superiore a quella del monitor? Esistono soluzioni che ottimizzano sul web questo elemento, non solo dal punto di vista visuale (foto più grandi o più piccole), ma anche da quello del peso (meno Kb su device piccoli o con bassa densità di pixel dello schermo, più Kb al contrario).

6) Uso già piattaforme di Photosharing, come Facebook, Flickr, Google +; perché dovrei usare questi sistemi?

Perché le piattaforme “social” sono utili per un utilizzo social, non per backup e ancor meno per condividere solo con le persone che ci interessano le nostre immagini o i nostri album.

7) Come faccio a “buttare” le immagini da iPhone e iPad quando le ho trasferite su Loom?

Ci sono varie modalità, la più comoda e sicura, secondo noi, però è:

a) Collegate il device al Mac

b) Aprite un programma che quasi è sconosciuto (ma fa parte del sistema operativo da sempre) che si chiama Acquisizione Immagine

c) Questo programma vi consente di visualizzare la cartella immagini del vostro iPhone, proponendovi di “importare” le immagini

d) Per vostra sicurezza, copiate tutte le immagini in una cartella di backup, per ogni evenienza, così qualsiasi cosa possa succedere le avrete a vostra disposizione

e) Spuntate l’opzione “Elimina dopo importazione”. In questo modo, una volta importate, le foto (e anche i video, che vi ricordate non vengono importate da Loom al momento) verranno buttate dall’iPhone.

7 ) Usare un sistema amatoriale non mi mette in cattiva luce come professionista? Magari molti miei clienti useranno lo stesso sistema…

Usiamo tutti Facebook, e questa popolarità non ci condiziona. Semmai, dobbiamo pensare a come usare correttamente e in modo “Professionale” una soluzione nata in partenza per un uso amatoriale. Forse dobbiamo arrenderci alla dichiarazione (tanto discussa) di Marissa Mayer – CEO di Yahoo – che di recente ha dichiarato che “ormai non esistono più i fotografi professionisti”, dichiarazione che poi è stata corretta spiegando che il senso era quello di dichiarare che ormai tutti – professionisti o semplici appassionati di fotografie – hanno esigenze molto elevate nel campo della distribuzione e della visualizzazione delle immagini. E, aggiungiamo noi, anche nella fase di creazione delle immagini. Il senso è che non è professionista colui che usa strumenti e soluzioni che necessariamente nascono per l’uso professionale, ma chi sa realizzare prodotti e servizi di alta qualità, alta al punto da rendere giustificato l’investimento da parte di un cliente. Non spaventiamoci nell’usare soluzioni “non nate per noi”; in questo momento è difficile pensare che ci possa essere un mercato che possa vivere “su di noi”, quindi dobbiamo usare sensibilità e cultura, capacità innovativa e propositiva.

Comments (5)
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  • Alfredo
    Lug 28th, 2013
    Alfredo says:

    Ciao, Luca.
    Concordo con te sul senso generale del discorso e sull’utilità di alcune piattaforme online. Non sono però d’accordo quando dici “… La cosa che fa rabbia è che il mondo professionale – quello che dovrebbe capire, che dovrebbe anticipare, che dovrebbe indirizzare – non sembra capace di capire queste cose, e si fa superare, sempre e costantemente, da realtà che nascono chiaramente per un pubblico amatoriale …”
    Se compri una Canon D1x o l’ammiraglia equivalente Nikon trovi soluzioni tecniche e software già testate (e quindi “superate” nel tempo) sugli apparecchi amatoriali.
    Ci sarà un perché, no?
    Un professionista ha bisogno di soluzioni collaudate e consolidate. Anche della mente aperta alle novità, certo, ma soprattutto dell’affidabilità.
    Arrivare “dopo”, arrivare “secondi”, in alcuni casi non affatto un difetto ma solo la naturale conseguenza di dover necessariamente usare qualcosa chi sia abbondantemente testato e consolidato nel suo insieme.
    FB lo conoscono ormai tutti, così come dropbox e sai che – nei loro ambiti – ti garantiscono un risultato. Questi signori di Loom chi sono? chi mi garantisce che domani ci sono ancora e che tutto fili alla perfezione in modo da non incappare in una brutta figura col cliente?
    Meglio che sia l’amatore a provare, prima… poi si vedrà.
    Buona domenica,

    Alfredo

    1. Luca Pianigiani
      Lug 28th, 2013
      Luca Pianigiani says:

      La velocità di reazione non è più quella di una volta. Serve reagire e dare un risultato subito, fare innovazione, non aspettare 5 anni che tutto sia “collaudato”. Una cosa detta dal CEO di Loom fa pensare: dobbiamo ottenere quello che ha ottenuto Dropbox in 5 anni, ma ci dobbiamo mettere solo 1 anno.

      “Poi si vedrà” fa parte di una generazione fa. Bisogna muoversi velocemente, comprendendo quello che l’innovazione inventa. Prima degli altri, altrimenti arriviamo tardi non tanto a “proporre”, ma anche solo “a capire”.

      Se tra sei mesi Loom non esisterà più, avremo comunque tutti i file salvati e useremo soluzioni simili, migliori, più evolute, ma il nostro cervello si sarà mosso per tempo.

  • mario
    Lug 28th, 2013
    mario says:

    ora fa troppo caldo, ci penso un attimo per la “domanda numero 8”

    :-)

  • mario
    Lug 29th, 2013
    mario says:

    sono daccordo sulla sostanza del post di Alfredo, continuo a non essere convinto di tutta questa velocità, velocità, rapidità da frullatore, assimilazione ed espulsione da organismo monocellulare: un tubo digerente di qualunque cosa. io resto convinto che: idea che genera una innovazione che crea nuovi strumenti che svuluppa una metodica che da risultati differenti beh sono processi intanto che hanno dei tempi di consolidamento propri ma sopratutto che NON sono in capo ad un unico soggetto.
    Loom DEVE sviluppare in un anno ma non è detto che io debba seguire lo stesso”tempo” ( che non significa dormire). Il mio lavoro è diverso, io sono un fotografo…(arcaico) opss volevo dire mediatore fenomenologico di processi ghestaltici.
    :-)

  • Alessio
    Lug 29th, 2013
    Alessio says:

    Non ho provato questo nuovo servizio. Però mi incurioscice la stora sul fatto che limite lo spazio occupato solo ai pixel “necessari” senza scaricare tutta la grandezza dell’immagine.

    Il mio quesito è come si comporta il programma se devo fare un ingrandimento di un particolare della foto. Scarica nuovamente l’immagine da capo ma in dimensioni più grandi?

    Buona settimana!

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