E’ arrivata una rivoluzione a cielo aperto, era super prevista e anticipata, ma le rivoluzioni sono tali se quando arrivano le persone mediamente non erano comunque preparate. Parliamo di computer, parliamo di piattaforme informatiche, e parliamo di Apple, ma non lo facciamo per glorificare un brand (visto che ci sono i fan e gli haters di questo mondo, e sinceramente delle discussioni sterili ne rimaniamo fuori volentieri), ma perché questo step sarà importante per comprendere il futuro del nostro lavoro, specialmente dal punto di vista gestionale, a prescindere dalle scelte e dagli acquisti che faremo o non faremo.
I fatti, crediamo, li abbiano letti e visti tutti: Apple ha presentato la prima gamma di computer (un MacBook Air, un MacBook Pro 13” e un MacMini) dotati del nuovo processore progettato e sviluppato in “casa”, denominato Apple M1. Si è parlato della loro incredibile potenza che fa pensare che addirittura un MacBook Air potrebbe agilmente diventare uno strumento di lavoro per chi fa grafica, fotografia e addirittura video e 3D, ma forse non si è capito bene che tutto questo non porta solo ad una questione di “potenza pura” (ci preoccupa molto più il tempo per pensare che non quello che ci fa attendere la risposta del calcolo di un processore… ormai da tanti anni quello che manca è il tempo uomo, non il tempo macchina!).
Quello che cambia, davvero, è che è possibile avere tra le mani (o a disposizione, comunque) la fusione tra l’universo desktop e quello mobile, e in particolare tra iPad (che da anni diciamo essere la piattaforma del futuro) e desktop. Visto che i processori M1 sono “gli stessi” (solo più potenti, incredibilmente più potenti) degli iPad e iPhone, significa che su “computer” gireranno in nativo tutte quelle applicazioni (app) che abbiamo apprezzato in questi ultimi anni ma anche magari abbiamo considerato “accessorie” rispetto al nostro lavoro solo perché non sembravano davvero “professionali”. Attenzione, quello che è difficile capire è se è l’iPad ad essere diventato un Mac o viceversa, ma il vero approccio è che uno ora trae il vantaggio dall’altro e non – come qualcuno dice, non avendo compreso il processo evolutivo, o solo per poter dire “non c’è limite al peggio” – che ormai i Mac sono morti.
I fatti sono altri. I fatti sono che in una sola mossa, Apple ha introdotto delle variabili importanti nel flusso del lavoro di tutti, ma in particolare per i creativi dell’immagine ai quali ci rivolgiamo:
1) Hardware: una potenza che è “pro” su macchine che sono decisamente “consumer”.
Certo, ci saranno quei professionisti che si sentiranno “presi in giro” perché se non si fa girare il lavoro su macchine “dichiaratamente pro” non è possibile considerarsi “professionisti”, e poi sono gli stessi che probabilmente lavorano con macchine ingombranti e vecchie di 5 o addirittura 8 anni, pensando che siano ancora delle “macchine professionali”, con sistemi operativi vecchi perché “sono quelli affidabili”. Beh, forse è il momento della maturità: cari amici, se usate queste macchine dobbiamo “svelarvi” che purtroppo non sono nemmeno lontanamente avvicinabili in termini di prestazioni al più economico portatile con processore M1, visto che è decine di volte più potente, anche sulle app non ancora ottimizzate, figuriamoci con quelle che sono “ready” perché già ricompilate per il “nuovo”, dove davvero “volano”. Anche sui concetti di megaHertz, Apple ha ben chiarito che sono parametri privi ormai di senso, e persino la RAM va ripensata in modo più maturo: perché – pensando per esempio alle piattaforme mobile – un iPhone è quasi in tutto più performante di un apparecchio Android che ha il triplo di RAM a bordo? Perché i processi di elaborazione e calcolo sono ottimizzati. Non stiamo facendo discorsi da “appassionato Apple”, è scienza, è ingegneria, è volume di calcolo: non diciamo che iPhone è meglio o peggio di Android, diciamo solo che software e hardware ottimizzato portano ad avere minore esigenza di sistema e questo succede anche sui nuovi Mac con processori Apple. Cosa vuol dire? Che se pensate che se per lavorare non si può avere a bordo “almeno” 32 Gb (non supportati al momento dai sistemi con processore M1) potreste ricredervi e comprare una macchina molto più snella e specialmente più economica. Chiaro che se volete “spendere per essere quelli che comprano solo macchine pro” potete attendere qualche mese e verrete soddisfatti: Apple è sempre stata molto generosa nell’offrire la possibilità di comprare macchine costosissime per chi lo desidera. Quello che diciamo da anni, e ora è arrivato il momento di crederci, è che l’attività di un fotografo, anche se lavora in produzione, non richiede più – come in passato – macchine dal costo esorbitante, e questo è un grande vantaggio. L’iPad Pro 11” che sto usando in questo momento ha soli 4 Gb di RAM, e vi posso garantire che è più potente e performante della maggior parte dei computer che state usando per fare produzione massiva, anche per attività di post produzione foto e rendering video, il modello 2020 è passato a 6 Gb, considerando che il sistema operativo del Mac è più “pesante”, si può considerare che lo standard di 8 GB permette di lavorare per un uso standard, e che i 16 GB sono ok per un uso intensivo. Certo, ci saranno esigenze di superare questo limite, ma sarà un problema solo per “alcuni utenti pro” e non per tutti, perché la chiave è la gestione della memoria e il tipo di applicazioni che si useranno, di cui parleremo tra poco.
2) Software (APP): la vera rivoluzione è questa!
Quello che rivoluziona un sacco di cose, e ancora una volta (sono anni che lo diciamo) chi rischia di rimanere indietro sono proprio i leader, che dall’alto del loro successo sono quelli più restii (o hanno più difficoltà) a fare rivoluzioni veloci, non solo per delle priorità più “grandi” da gestire, ma anche per la complessità di adattamento di applicazioni complesse e “immense” (pensate a Photoshop, per fare un esempio calzante). Cosa significa? Che grazie a Big Sur le applicazioni “standard” per il Mac potranno sempre girare sui Mac con i nuovi processori (va spiegato che “nuovi processori” non significa solo un adattamento di potenza, di fatto i processori M1 “parlano” una lingua diversa rispetto a quelli Intel, quindi tutte le app devono essere “tradotte” nel linguaggio giusto, e ci vuole tempo), ma usando un ambiente di emulazione, che si chiama Rosetta2, nome che richiama un sistema simile che ha permesso il passaggio dall’architettura PowerPC – di quando voi che leggete eravate troppo giovani – e Intel. Non sembrano esserci grandi problemi, anzi: si dice che questa “traduzione al volo” non porterà a rallentamenti perché appunto i processori sono potentissimi. Ma, di sicuro, tutte le applicazioni dovranno essere riscritte per essere finalmente native e quindi sfruttare al massimo le prestazioni che saranno subito disponibili invece per le applicazioni di Apple che sono già state riscritte (Safari, Keynote, Pages, ma anche FinalCut, Logic eccetera). Adobe ha dichiarato di essere “entusiasta” di questa transizione, ma tra il dire e il fare c’è un bel mare: le applicazioni, partendo da Photoshop, saranno disponibili in versione nativa solo in un ancora non definito periodo del 2021, ad esclusione di Lightroom che dovrebbe arrivare entro un mese (perché si tratta dell’app che già ha avuto una sua evoluzione sostanziosa verso il mobile e quindi era di sicuro “più pronta” a questo porting).
Ma c’è un MA… ci saranno le tantissime (e spesso meravigliose) applicazioni che, nate per iPad, si sono preoccupate di fare il porting nativo per quelle che sono chiamate “App Universali”, ovvero ottimizzate per adattare alle gesture e all’interfaccia desktop le app nate per iPad, usando il kit di sviluppo uscito lo scorso anno e chiamato Mac Catalyst e di cui è possibile, se volete, approfondire qui. In pratica, le app iPad e iPhone sono “scritte” già nel linguaggio corretto, e quindi “pronte” ma questa “ottimizzazione” consente di renderle “adeguate” all’uso su computer. Tra queste, la dinamica suite Affinity (vera e concreta concorrente della CC di Adobe, disponibile sia su Mac che su iPad) e che ha segnato di essere pronta a Big Sur per i computer M1 (qui l’annuncio), ma anche due delle App più apprezzate per la post produzione foto, ovvero Pixelmator (qui) e Darkroom (qui) hanno annunciato le loro versioni adattate ai Mac M1, sin dal primo giorno. Se usate il video, forse dovreste conoscere LumaFusion, la più potente applicazione per montaggio video su iPad, semplice e potentissima, che già gira, anche se non in formato ottimizzato, su Mac M1 ed è stato annunciata la versione “universal” anche per Big Sur in questo tweet degli sviluppatori. Non abbiamo ancora letto annunci da parte di Procreate, la migliore e ormai considerata LO standard per l’illustrazione digitale pittorica, ma siamo sicuri che non tarderà. Cosa vogliamo dire? Che in un momento di grandi cambiamenti è il momento in cui l’ovvio può trovare alternative, dove lo standard trova nuove alternative, dove si può fare un passo in avanti più veloce di quando tutto sembra immobile.
3) Costi e visioni future.
Come abbiamo detto, oggi comprare una macchina “per fare lavoro professionale” è e sarà sempre di più una esperienza diversa: dal punto di vista della filosofia, dell’approccio, dell’analisi del costo. Stiamo pensando ad un nuovo modo di pensare ad essere professionista che sa scegliere i propri strumenti: chi non guarderà oltre all’ovvio della “tradizione” rischia di avere sulle proprie spalle costi da ammortizzare che potrebbero non essere giustificati. Il futuro è MOBILE, e questo riduce l’obbligo di avere uno “spazio destinato all’ufficio”, e questo può far risparmiare soldi; il fatto che le macchine pur potenti moderne, basate su questi nuovi processori consentono di lavorare con una autonomia più che doppia rispetto ai portatili precedenti (si parla anche di 20 ore, ma sinceramente già 8-9 ore “vere” sarebbe un miracolo che permette di lavorare OVUNQUE per una giornata intera senza avere bisogno di alimentazione esterna), i processori nuovi hanno abbassato, anche se di poco, ma pur sempre un centinaio di euro, il costo delle macchine. MA, il vero vantaggio sarà quello della gestione dei costi dei software. Oggi ci sono opzioni che permettono di pensare che invece che puntare su software “standard” che hanno costi elevati su piattaforma Mac, si potrebbe pensare di fare una migrazione su app come dicevamo molto più “moderne”, leggere, che richiedono poca memoria (torniamo al discorso che la quantità di RAM diventa un po’ meno fondamentale), che possono essere usate sia su iPad che su Mac, che costano spesso pochi euro, al massimo due o tre decine di euro “a vita” e non “al mese”. Chiaro, non tutti vorranno cambiare gli strumenti, ma qualcuno lo farà e potrebbe di colpo risparmiare solo nel primo anno circa 700 euro della Creative Cloud e di colpo pensare che la gestione dei costi potrebbe essere presa sotto un’altra visione; lo sappiamo, sono considerazioni molto “estreme” e probabilmente non attuabili per molti, ma in due anni è probabile che il risparmio sul software quasi potrebbe ripagare il costo dell’hardware. Ci saranno professionisti che però faranno questa scelta, che porterà anche a dei processi di produzione più veloci, più snelli, dove forse vinceranno più le idee che gli strumenti.
Aggiungiamo un dettaglio, che forse a molti non apparirà utile, ma noi lo consideriamo importante visto che sempre più dobbiamo registrare contenuti in diretta video, e spesso uno dei problemi è il fastidioso rumore delle ventole: nel MacBook AIR con processore M1 le ventole non ci sono, come non ci sono sull’iPad, la macchina è totalmente silenziosa e questo potrebbe essere un altro vantaggio, ovviamente da valutare se questa assenza di ventole può portare in certi casi ad un abbassamento delle prestazioni per impedire il surriscaldamento eccessivo, non lo sappiamo, ma non lo sa nessuno ancora, se non gli ingegneri che l’hanno testata: quello che si sa oggi è che i parametri di “ieri” valgono poco, ed è tutto da verificare. Che invece che acquistare un secondo monitor esterno e una tavoletta grafica, si potrebbe avere al loro posto un iPad, anche economico, che diventa anche una “seconda macchina di lavoro” che raddoppia la produttività (mentre elaborate le foto sul Mac, potete fare rendering video su iPad, per fare un esempio). Di sicuro, essere professionisti oggi richiede di ridisegnare, ridefinire, ripensare a molte cose, e queste analisi genereranno modalità di approccio al lavoro diverse. Non vi so dire chi vincerà, ma consiglio di accettare una visione più fluida e meno ancorata al passato. Non c’è fretta, se non sentite l’esigenza di “correre”, ma iniziate questo percorso di visione allargata.
Nota: personalmente, ma questa è una questione personale, ho fretta e urgenza e, per questo motivo, ho deciso di passare su un nuovo computer con questo processore, per capire, provare, intuire, raccontare a voi i se qualcuno invece ha bisogno di una macchina moderna, attuale e coerente con il “presente concreto” più che in un futuro in cui ancora non ne sente l’esigenza, e quindi fosse interessato a comprare il mio Mac usato – MacBook Pro 13 Touch Bar 16/512 del 2018 perfetto – fatevi sotto (preferisco venderlo a voi che non alla prima persona che passa), rispondete pure a questa mail se volete informazioni in merito.
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