Non sono un appassionato (per mancanza di tempo… già…. il tempo) di Star Trek, ma so che ricorreva nei film e nei telefilm la frase “Spazio, ultima frontiera”. La vera ultima frontiera, invece, è il tempo: più facile arrivare su Marte che non trovare un’ora al giorno in più, rubare una settimana ogni trimestre per “noi”, una giornata per staccare completamente. Le settimane iniziano e finiscono in un lampo, durante la giornata si corre da una parte all’altra del mondo, della città, delle strade (siano queste fisiche o digitali), e ci accorgiamo che molte cose che vorremmo (e forse potremmo) fare, finiscono nell’angolino.
La mancanza di tempo è uno degli elementi della fragilità di molti settori economici; purtroppo, uno di questi è quello dei contenuti, della creatività, dell’informazione: abbiamo poco tempo, e ne dedichiamo sempre meno, privilegiamo le soluzioni che ci permettono di “assorbire” qualcosa in modalità “multitasking”, ovvero mentre … facciamo “anche” qualche cos’altro. In questo, la televisione è ancora regina, ma non a caso si fa sempre più spazio lo smartphone, che abbiamo sempre in tasca e ci permette di consultarlo, come un oracolo, nelle pause di qualche minuto, mentre attraversiamo la strada (attenzione!), mentre attendiamo la metropolitana, mentre siamo in coda all’ufficio postale. Personalmente, mi trovo a volte ad amare le code (che invece coloro che non sono attratti o dotati di tecnologia odiano), perché riesco a riposarmi e a dedicarmi alla lettura degli ultimi feed o per leggere qualcosa che mi interessa: che cambiamento epocale, godere delle “peggio cose” che la comunità ci impone. E forse gli italiani sono i più vicini a questo approccio di consumo di informazioni veloci, visto che siamo tra i primi posti al mondo nell’uso degli smartphones (38%, contro il 19% degli USA) rispetto ai cellulari “normali”, quelli che – incredibile – fanno solo telefonate e mandano SMS, un record che prende una forma ancora più importante se consideriamo che il 160% degli abitanti di età da super giovane a supervecchia (escludiamo i neonati, insomma) dispone di un cellulare, quindi una media di 1,6 cellulari per testa.
Uno studio ha dimostrato che dedichiamo alle informazioni digitali circa 3 minuti sul web, fino a 45 minuti sull’iPhone e fino a 100 minuti su iPad. Chris Anderson, di Wired, sul palco dello IAB Forum a Milano, qualche giorno fa (perché l’unico anno che non sono andato è arrivato lui? vedete, sempre problemi di tempo… non ero nemmeno riuscito a leggere in anticipo, e ovviamente non potevo esserci perché il mio tempo riesco a programmarlo con scalette di un mese, non certo di una settimana), diceva “I soldi inseguono in tempo: dove gli utenti investono il loro tempo, lì arriveranno i soldi“. Non è una teoria nuova: non è un caso che le posizioni più richieste e appetibili in un supermercato siano quelle davanti alle casse, dove sostiamo per più tempo (e non a caso, è lo spazio preferito dalla Ferrero, che in fatto di marketing non è seconda a nessuno).
Analizziamo il tempo che dedichiamo in una giornata alle cose: rimarremo angosciati probabilmente dallo scoprire quanto siamo simili a tutti… siamo creativi, artisti, sensibili interpreti della nostra realtà, del nostro mondo… eppure il tempo che dedichiamo all’immagine, all’informazione, allo studio, alla ricerca è sempre più ridotto. Vogliamo essere “diversi”, ma troppo spesso siamo “uguali” a tutti, corriamo come ossessi, e in questa corsa ci perdiamo tutto quello che ci deve alimentare. In molti (io mi metto tra questi) diranno: mi manca il tempo, se non corro poi non c’è da mangiare, aggiungiamo farcitura di appuntamenti e di lavori per riuscire ad arrivare alla fine del mese, il lavoro in tutti gli ambiti diventa sempre più “quantitativo” che non “qualitativo”, la tecnologia non sappiano se ci viene incontro perché ci consente di lavorare ovunque e a tutte le ore, oppure se ci ha schiavizzato, ma non possiamo (a meno che non vogliamo dire eresie) dare la colpa alla tecnologia per questa situazione.
Al tempo stesso, in questa contorta e complessa situazione, ci si accorge che qualche margine di tempo ancora ce lo abbiamo, semplicemente siamo avari. Forse qualche monetina la possiamo dare al passante bisognoso, ma se ci chiedesse qualche minuto allora no… non saremmo mai disposti. La capacità creativa deve puntare sul guadagnare il tempo delle persone, e in questo modo riusciremo a dimostrare il nostro valore. La comunicazione, da anni, ha un solo credo e messaggio: “Risparmia”… è il tasto fondamentale, ma per il futuro crediamo che il valore non sarà quello del “pagare meno”, ma dell’investire in tempo. Se riusciremo ad attrarre, lì arriveranno i soldi: lo dice Chris, lo diciamo noi (ahahhaa…. che azzardo il confronto!), e lo dice il senso. Siamo pronti a questa competizione? Saremo capaci di farci dare “tempo” dalle persone? Se il confronto tra i media che abbiamo citato come statistica (3′ web, 45′ iPhone, 100′ iPad) ci porta ad un consiglio sul dove “esserci”, dobbiamo fare anche altre valutazioni: il video sta vincendo sull’immagine fissa (ma ci chiede più tempo e attenzione: un video dura diversi secondi o minuti, una foto si “sfoglia” in una frazione di secondo), gli spettacoli in TV che stanno funzionando di più sono quelli che ci “agganciano” e ci “impongono” di tornare tante volte per vedere nuove puntate (serial TV, sceneggiati…).
La mancanza di tempo è reale, ma lo è ancora di più la voglia di dedicare il poco tempo che abbiamo a quello che davvero ci interessa. Questa è la formula, questo è l’obiettivo. Per tutti.
A proposito, vi siete mai chiesti perché il Sunday Jumper è sempre così lungo…? Perché ci leggete, e dedicate a noi diversi minuti, non secondi. Secondo l’applicazione Writer, che uso per scrivere su iPad (realizzata dagli amici di Information Architects) dice che ci metterete 4 minuti e 42 secondi anzi… visto che sto continuando a scrivere arriviamo a 4:50, 4:55, 4:59… Speriamo che questa generosità nei nostri confronti possa continuare sempre, noi ce la metteremo tutta per meritarcelo!
Barbara says:
Sono 4 minuti e qualche manciata di secondo della domenica sera sempre ben spesi leggendoti. Avanti tutta :-)
Andrea says:
Come sempre interessante, acuto e realista.
Vittore says:
Interessante come al solito. Buffo che in questo periodo si rifletta in molti sulla variabile tempo e organizzazione di quest’ultimo.
Dopo un periodo in cui la tecnologia sembrava subissarci di stimoli e rubarci il tempo si inizia ad andare verso una razionalizzazione di quest’ultimo.
Qui un mio articolo id qualche giorno fa sull’argomento:
http://www.viaggiefotografia.net/2010/11/going-mobile-01-ufficio-2-0-ora-si-puo/
A presto.
Vic.
Francesco says:
sembra un articolo interessante, lo stampo e lo leggerò quando avrò tempo! LOL
Stefano says:
Argomento estremamente attuale ed ottimamente esposto. A questo proposito mi sento di consigliare la lettura del saggio “I Barbari” di Barricco.
‘il lavoro in tutti gli ambiti diventa sempre più “quantitativo” che non “qualitativo”’ – tristemente vero… ma siamo sicuri sia la strada da seguire?
Paolo says:
Gli anziani recitavano che il tempo è tiranno. E noi siamo i sudditi di questo tiranno, quindi non per vincere … ma per pareggiare almeno dovremmo trovarne dell’altro di tempo – ma di qualità – !!! meditiamo gente, meditiamo
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