Quali sono le tendenze della fotografia? Qual è il gusto, l’estetica, i colori che vengono richiesti oggi (e lo saranno nei prossimi mesi)? E’ un argomento spinoso, non tanto per il suo difficile e anche appassionante quesito, ma perché una volta queste tendenze aveva senso chiederle (e aspettarsele) dai diretti interessati, i fotografi; ora, spesso, questa risposta non arriva da loro. E, secondo noi, è il maggiore pericolo per il futuro del nostro mestiere: i nostri clienti (anche privati) potrebbero avere una visione più moderna della nostra, in fatto di stile e di tendenze estetiche.
Il mestiere del fotografo ha subito in questi ultimi venti anni una serie di evoluzioni che hanno portato a ridurre il suo ruolo primario, quello di “essere quello che sa fare le foto”, quindi un approccio tecnico e artigiano. Oggi, chiunque sia normodotato (di fotocamera e/o di testa) è in grado di fare eccellenti fotografie, e quindi il primario ruolo del professionista “che fa le foto” si riduce fortemente. Certo, ci sono casi in cui la complessità della ripresa ancora richiede delle competenze tecniche specifiche, ma la peggiore delle situazioni è quella di credere che le metodologie estreme che oggi richiedono anche attrezzature specialissime e grandi competenze non saranno risolte (magari tra un anno o due) da una semplice e gratuita (o poco costosa) App, o da un software o da un nuovo hardware nato per un uso di massa. E’ già successo in tanti campi, la tecnologia (o un approccio commerciale di larga scala) ha superato qualsiasi impegno concreto nel volersi ritagliare una fetta di mercato esclusiva. Chi vende progetti è salvo, chi vende artigianalità è a rischio!
Oggi il fotografo, spesso in difficoltà economica proprio perché perde competitività sul mercato e quindi perde aree di monetizzazione, tende a non evolvere il proprio livello qualitativo, o anche quando investe in nuove attrezzature tende a cercare in queste dei valori assoluti invece che sfruttarle per quello che è il vero vantaggio (per esempio, la produttività: ne abbiamo parlato qualche settimana fa), quando cerca di sfruttare i nuovi canali di comunicazione, ovvero i social network, si vede superato da ragazzetti che di social network ci capiscono molto ma molto di più.
Cosa rimane? La capacità creativa e quella di guardare “oltre”, sia dal punto di vista delle applicazioni e dei campi della fotografia, i nuovi media (che a volte sono la carta…), la capacità progettuale e la cultura visiva, che porta a capire in anticipo i trend dell’immagine e della comunicazione futura: chi si affida ad un professionista, gli chiede di essere l’occhio che guarda oltre a quello che rappresenta il panorama attuale, chiede di salire dei gradini di una scala che fa elevare il messaggio e lo porta più in alto. Questa non è tecnica, non è “un proprio stile”… è appunto cultura visiva e tempo investito nel guardarci in giro.
Cosa facciamo, come professionisti, per guardare oltre? Quanto il “nostro modo di vedere” è vincente rispetto all’evoluzione delle tendenze e dello stile? Andare controcorrente è una azione interessante e spesso efficace dal punto di vista strategico, ma per farlo dobbiamo conoscere, riconoscere, anticipare la corrente. Altrimenti, non siamo “alternativi”; più che altro, non sappiamo dove stiamo andando rispetto al dove vanno gli altri. Le tendenze sono davanti a noi, ma ci chiedono impegno e tanto sforzo… specialmente di tempo, ma noi il tempo lo usiamo per correggere i RAW, per lavorare nella post produzione per giorni e giorni, per cercare interventi correttivi a problemi che nessuno nota (e, specialmente, che nessuno paga). Nel frattempo, ci sono milioni di persone che vedono quello che mostra un orientamento, un percorso estetico futuro. Ci capita di mostrare spesso delle foto che hanno un “chiaro gusto moderno”, e nel chiedere conferma ai professionisti vedo i loro occhi che acconsentono… peccato che sto mostrando foto di 10 anni fa.
Un paio di mesi fa, è stato rilasciato da Getty Images un report dei trend per il 2016, raccontato in prima persona da Pamela Grossman, direttrice dei “visual trend” dell’agenzia (potete recuperarlo come webinar da qui) ovviamente in inglese, oppure visualizzare il report e scaricarlo in PDF da qui). Pamela Grossman, in poche parole, segnala che i trend per il 2016 sono questi (sono un po’ concettuali):
Divine Living
(un approccio più spirituale alla vita, immagini di persone che sono avvolte da luce, che guardano verso l’alto come a cercare una risposta “superiore”).
Extended Human
(l’estensione del corpo umano, questo vuol dire immagini che rappresentano le tecnologie indossabili, ma anche robot, la casa “intelligente”, le auto che si guidano da sole, eccetera).
Outsider In
(La tendenza ad essere alternativi, ribelli, attivisti, irriverenti, per le scelte “forti”).
Messthetics
(Difficile da tradurre, concettualmente si intende l’estetica del caos/confusione/disordine (mess + aesthetics) come rifiuto di ciò che si vede dappertutto, che è tutto uguale, che è fintamente perfetto; si tratta di contenuti spesso cruenti, persino brutti).
Silence vs. Noise
(Il minimalismo che combatte il rumore in un mondo di comunicazione che è sempre più fastidioso).
Surreality
(Immagini che grazie all’approccio surreale riescono a catturare l’attenzione, magari anche la simpatia, e che riescono a bucare lo schermo).
Se volete, potete cliccare ciascuna di queste voci per avere, al di là dei concetti espressi in parole (magari difficili), delle board con delle immagini create dalla stessa Pam Grossman che mostrano quali sono gli esempi significativi che lei sta citando.
Sono e siamo dell’idea che a volte questi “manuali di visione futura” sono di fatto più delle segnalazioni di qualcosa che è già evidente: per esempio, nel settore del food è da qualche anno che diciamo che gli esempi “Messthetics” sono ben chiari nella produzione più attuale (piatti sporchi, toni cupi, elementi di “vissuto” che vanno in antitesi al tutto “chiaro, luminoso, bello e perfetto” – quindi siamo arrivati ben prima di questo “report illuminante”). Ed è ovvio che Getty Images non ha una attività che si basa sull’underground, sulla tendenza in fase iniziale, ma anzi riflette quando il prodotto/immagine/tendenza arriva al suo punto di divulgazione più allargata. Questo però non significa che quello che viene detto sia “superato”, anzi: è probabile che molti che pur lavorano in questo campo (da entrambe le barricate: di chi produce e di chi compra) non si siano ancora accorti di queste tendenze, e quindi il report è utile: sintetizza, amplifica, orienta chi non ha avuto modo di accorgersene agli albori. Semplicemente, non bisogna credere che “semplicemente scaricandolo” abbiamo risolto i nostri problemi dell’aggiornamento sulle vere tendenze dell’immagine. Per il prossimo 2016, queste tendenze si propagheranno e diventeranno forti, per poi iniziare un loro naturale declino, che già è iniziato proprio nella periferia più creativa, e che si allargherà a macchia d’olio.
Essere coscienti e al centro delle tendenze del presente è strategicamente utile dal punto di vista commerciale. Anticipare è rischioso dal punto di vista della proposta (magari non abbiamo clienti in grado di capire e apprezzare l’innovazione), ma è fondamentale essere aggiornati, anche solo per capire quando queste tendenze stanno arrivando al momento della loro esplosione. Questo richiede sforzo, investimenti di tempo, concentrazione, a volte di avere accanto esploratori che traducono e distillano queste tendenze e la spiegano. Se qualcuno pensa che tutto questo non sia uno sforzo pagato o pagabile, forse rischiano di trovarsi a non avere nulla da offrire essi stessi in questo mercato.
alle bonicalzi says:
Grazie Luca, interessanti spunti (occhio che il link a Silence & Noise non è corretto).
Non immediati nella decodifica, per me, soprattutto alcuni, ma ancor più da studiare.
Ciaooooooo.
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