Più o meno un anno fa (più precisamente, il 28 giugno 2009), abbiamo pubblicato un SundayJumper dedicato all’annuncio della fine della commercializzazione del Kodachrome, la mitica pellicola che ha scritto anni e anni di storia fotografica. Oggi torniamo sull’argomento perché è successo… è stato sviluppato l’ultimo rullo da 36 pose, che è stato affidato a Steve McCurry (beh, forse è stato uno dei maggiori clienti di questo prodotto, forse se lo è meritato… in ogni caso l’ha chiesto lui), che ha detto che inizialmente aveva pensato di scattare queste ultime 36 fotografie storiche nei sobborghi di New York, ma poi ha pensato di usarla in India, per “raccontare” una tribù che, a sua volta, è sull’orlo dell’estinzione.
I fatti sono questi, e come abbiamo detto un anno fa, non siamo attaccati alle tradizioni: ci può dispiacere che un pezzo di storia stia finendo/sia finito. Ma non ci cambia la vita, anzi. Steve McCurry si lamenta che il digitale non ci lascia nulla tra le mani, solo degli hard disk, i negativi e le diapositive invece erano oggetti fisici… ma è solo un fiume di parole che passa silenzioso, che scorre e va via. Non sono attaccato a questo, meglio guardare al futuro: ho rispetto per il passato, ma sono per il guardare oltre, specialmente quando il parlare non porta a nulla (non è che il lamento riporterà indietro la produzione, non credo che ci sarà un altro “Impossible Project“ come quello che vuole far rivivere le Polaroid, e per di più il trattamento Kodachrome è stato riconosciuto come una delle nefandezze inquinanti che era giusto eliminare).
Al tempo stesso, era questa un’occasione ghiotta per un gioco da condividere con tutti voi e che consiste in questa domanda: come avremmo “sfruttato” questi ultimi 36 scatti, se la Kodak ce l’avesse consegnato, quell’ultimo, storico rullino di Kodachrome? Per quanto si possa non considerare il valore del passato, vale invece la responsabilità del presente e di quello che consegneremmo alla storia: se ne potrebbe fare una mostra, un libro, un evento (forse si farà, Steve McCurry è uno che sa “fare business”, non solo fotografie…). E qualcuno potrebbe indicare quelle foto per il valore simbolico: quelle sono le foto che hanno chiuso un’era. Abbiamo la prima foto scattata nella storia (quella di Niépce), non abbiamo la prima fotografia digitale, a dimostrazione che non c’è stato un primo muro abbattuto, ma un’evoluzione graduale, e però ci sarà l’ultima foto scattata col Kodachrome. Se l’avessimo scattata noi? Cosa avremmo immortalato, per chiudere un’era, oppure per essere sicuri che verrà garantita ai posteri?
E’ una disquisizione filosofica, da “siamo pronti per le vacanze“, ma ci ho pensato, e sarebbe bello che questo esercizio venisse condiviso e arricchito con la collaborazione di tutti… magari potremmo davvero farci qualcosa di carino, non per crogiolarci nel passato, ma per dare un segno. Allora,vediamo qualche idea?
1) 36 persone che rappresentano 36 razze e religioni dell’uomo, per fare una mostra che possa unirli tutti e facciano capire che siamo tutti parte dello stesso mondo, e che dovremmo essere uniti e non lontani
2) Raccontare una persona in 36 momenti della sua vita. Scadenza a parte della pellicola (questi limiti dell’analogico!), potrebbe essere una storia di u’intera vita, da bambino a vecchio. Una storia che, una volta sviluppato il rullino, ci racconta un film di una vita.
3) Fare un viaggio in 36 tappe differenti. Si potrebbe fare backstage con fotocamere digitali e videocamere, e poi “la foto” scattarla con la pellicola. Questo esercizio farebbe anche capire che dovremmo smetterla di scattare a vanvera: con la pellicola c’era la consapevolezza della preziosità dello scatto, c’erano solo 36 foto a disposizione, poi bisognava caricare un altro rullo, e questo voleva dire il doppio del costo. Oggi si scatta… tanto non costa nulla. Col cavolo! Costa in archiviazione, in selezione, in indicizzazione, in scelta, in remore del “non voglio buttare via nulla“…
4) 36 foto che il mercato non comprerebbe mai, perché non coerenti con le sue “esigenze”. Foto che sono frutto di sensibilità e non di “metodo”. Foto che non verrebbero accettate dal macro e dal microstock, che verrebbero bocciate da qualsiasi Picture Editor, che verrebbero gettate nel cestino da qualsiasi pubblicitario. Forse, tutte insieme, queste 36 foto potrebbero aprire un varco per far capire che spesso (troppo spesso) si usano schemi stantii, che si cercano e si commissionano sempre le stesse foto, che c’è bisogno di trovare nuove vie per far aprire gli occhi e il cuore della comunicazione.
5) 36 foto per ritrarre tutte le persone che mi hanno salutato dicendo “ci vediamo”… e sapevo bene, proprio in quel momento, che non avrei più rivisto, oppure tutti quei luoghi che sapevo che non avrei più rivisto come li stavo lasciando, e tutti quelli – tornando indietro – che non avevo capito che sarebbero cambiati così tanto, al punto di non poterli riconoscere più
6) 36 foto di persone che dichiarano di amare la fotografia e che mostrano una foto (una stampa in mano, nel cellulare, sul computer) che è quella che amano di più al mondo: non importa che sia stata scattata da loro o da qualcun altro, la “Foto della Vita”.
Potremmo andare avanti all’infinito, sarebbe davvero bello che chiunque di voi aggiungesse, nei commenti, un’idea. Lo so, siamo a fine luglio e la voglia di staccare la testa è più forte… siamo deconcentrati, stiamo facendo la valigia… ma sarebbe bello raccogliere tante idee su come riempire questo ipotetico ultimo rullino di Kodachrome, e vedere come nascono le idee e come si sviluppano (letteralmente…). Dai, datevi da fare!