I fotografi non sempre (quasi mai) sono esperti nel capire quali sono le fotografie più vendibili. Il rapporto creativo (inteso come atto di creazione) crea un legame che rende ciechi – o quantomeno miopi – nel selezionare il materiale scattato che può portare ad un riconoscimento in termini economici (guadagnare più soldi) . Lo stesso vale a livello di “utilità”: in un mondo gravido da una produzione (solo su Instagram, 95 milioni di foto/video al giorno, per un archivio di oltre 50 miliardi di foto… così, tanto per indicare una piccola statistica), le foto che hanno un valore di mercato devono prima di tutto rispondere ad una esigenza, e quindi devono “essere utili” (fa male a qualcuno dalla sensibilità troppo “artistica”, ci dispiace…).
Abbiamo fatto di recente un corso che parlava di auto promozione, una delle cose sulla quale abbiamo insistito è che le fotografie da selezionare sul vostro sito/portfolio devono essere poche, e quindi molto ben selezionate. Chi vi può aiutare in questa selezione? Ci sono foto alle quali siete affezionati, ma saranno quelle che vi porteranno più clienti, che pagheranno le vostre bollette? Non sempre. Servono dei professionisti che fanno questa scelta, che guardano i contenuti con occhio non solo “freddo/distaccato”, ma anche che conoscono quello che il mercato chiede, quando una fotografia risponde a delle specifiche esigenze, anche compositive: per esempio, spesso sono utili inquadrature che lasciano spazio “negativo” per consentire un inserimento di titoli o altri elementi del messaggio.
E’ notizia abbastanza recente che una delle soluzioni più interessanti per la vendita di immagini online, Eyeem, ha aggiunto una funzionalità che vi aiuta a capire quali sono le immagini che sono più “vendibili”, usando specifici ed elaborati algoritmi che analizzano i contenuti, la composizione, la qualità dell’immagine e ci consiglia quali fotografie uplodare. Si, lo possiamo immaginare: penserete che si tratta di qualcosa di troppo amatoriale, un’app, che scansione le foto del rullino del proprio smartphone… tutto questo è davvero fuori da qualsiasi senso professionale. Proviamo a fare un paio di considerazioni.
Vendere fotografie: la strada passa dallo smartphone?
La prima considerazione da farsi è la fotografia con gli smartphone non può più essere snobbata dai fotografi professionisti (e, ancor meno, da chi vuole vendere fotografie), specialmente se si considera che un professionista non usa (non dovrebbe usare) uno strumento all’apparenza “limitato” come lo userebbe un “dilettante”, ma si preoccuperebbe di ottimizzarne sia le potenzialità, sia la capacità di usare i giusti accessori. Di recente, per esempio, è stata svelata la metodologia produttiva della campagna “Shot on iPhone” e si possono notare, più che “trucchi” un approccio professionale anche quando si usa uno smartphone, e i risultati sono evidenti, emozionanti, spettacolari, e ogni giorno ci sono delle novità in questo settore, per esempio date un’occhiata a Pictar trasforma il tuo iPhone in una vera fotocamera!, la distribuzione in Italia è iniziata da pochi giorni (quindi più facile da acquistare), se ne occupa Image Consult, una vecchia conoscenza e amicizia.
Ma, facendo finta di non considerare la questione dello smartphone come strumento di produzione, c’è una seconda considerazione, ancora più importante: la tecnologia legata all’immagine, e ancor di più la connessione tra contenuti visuali e distribuzione digitale (pubblicazione su blog, social, e-Store per la vendita di immagini, tema di oggi), è sempre più forte, e quindi algoritmi, tecnologia, innovazione, scienza si trovano proprio in questo ambito, e la chiave di tutto è l’intelligenza artificiale, che è al centro di tutto e che condizionerà sempre di più il nostro mestiere: i passi avanti li sta proponendo Google, di cui abbiamo parlato a seguito dell’ultimo keynote/evento Google I/O 2017, ma anche Facebook, Apple e attori meno “chiacchierati” come Eyeem – che pur ha milioni di utenti, ha collaborazioni con Getty Images, Alamy e altri. Avrebbe quindi molto senso almeno valutare questa opzione, e iniziare a lavorare con un supporto di analisi che vada oltre al nostro “istinto creativo”, e che addirittura possa orientare la nostra futura produzione: valutando infatti quello che ci viene indicato da questa analisi. Ovviamente non va e non andrà presa come “oro colato” ma come uno dei tanti strumenti di analisi, e considerando che siamo agli inizi: la tecnologia potrebbe risultare ancora immatura e acerba, ma avrà il vantaggio di essere distaccata da qualsiasi considerazione personale, e potrà solo crescere.